Ventisei giugno: marmi e gessi.
“Ma perché hanno le mani così grandi?”
“È un gioco di prospettive; probabilmente queste statue erano collocate in alto
e la folla, guardandole dal basso, percepiva le proposizioni in modo corretto
quando, invece, le mani e le teste sono molto più grandi del normale. O dei canoni di Fidia.”
“Cioè?”
“Secondo la sua concezione la testa dell’uomo deve essere un settimo dell’intera figura umana.”
“È un gioco di prospettive; probabilmente queste statue erano collocate in alto
e la folla, guardandole dal basso, percepiva le proposizioni in modo corretto
quando, invece, le mani e le teste sono molto più grandi del normale. O dei canoni di Fidia.”
“Cioè?”
“Secondo la sua concezione la testa dell’uomo deve essere un settimo dell’intera figura umana.”
L’aria salmastra unge la pelle;
frusciano i capelli intrisi dell’odore dei corpi
accaldati; una marmaglia umana che brilla, ottenebra,
si muove e sguscia con movimenti viscidi tra i ponti,
tra le calli – singole composizioni e gruppi statuari
così glabri e così marmorei da apparire oscenamente perfetti
- plasmati da mano divina e mente superba.
Ci sono brividi d’estasi che percuotono la carne
e pulsazioni violente che sconquassano il cuore;
troppi pensieri, troppe idee che si ammassano,
confusionari, l’uno sopra l’altra in un’alcova mentale;
e non c’è rimedio alcuno; le sinapsi crescono, decrescono,
ma non muoiono mai nel travaglio.
È un male dolcissimo quello dell’artista.
*
Note:
Non credo di aver mai detto quanto io ami Michelangelo