Ventisette giugno: acqua gelida.
“Entriamo qui?”
“Sì, le altre sono le corsie per nuotatori esperti; andiamo il mese prossimo in quelle.”
“…”
“Com’è l’acqua?”
“Mhm è calda. Davvero, caldissima.”
“Ah! E’ ge-li-da. Dio, sto odiando il mondo in questo momento!”
I muscoli si stirano mollemente non appena sfiori“Sì, le altre sono le corsie per nuotatori esperti; andiamo il mese prossimo in quelle.”
“…”
“Com’è l’acqua?”
“Mhm è calda. Davvero, caldissima.”
“Ah! E’ ge-li-da. Dio, sto odiando il mondo in questo momento!”
la superficie dell’acqua e gemono giusto un po’
ancora intorpiditi e rigidi dalle scomode ore di sonno rubate;
la rigidità scorre sopra e sotto il corpo; sostiene e sospinge;
le prime bracciate, le prime boccate sono le più dolorose:
l’aria entra sferzando i polmoni spugnosi, li gonfia
e poi mille bolle solleticano la pelle delicata del volto.
È ambigua l’acqua; è pericolosa a modo suo, deve essere adulata,
vezzeggiata e non sottovalutata: non si ha timore di una goccia singola,
ma di un oceano, di un mare immenso e vibrante?
La senti la voce dei gorgoglii – piccoli singulti trattenuti
in quel ventre rigonfio di acqua e nulla.
I limiti irretiscono, ma i non-limiti; che cosa fare quando
non c’è margine, non c’è confine, non c’è inizio né fine?
Siamo gracili creature di polvere e carne, fango e sangue,
siamo superbi e troppo ingenui per riflettere, per riuscire
a comprendere noi stessi fino in fondo; e siamo avventati,
ci spingiamo oltre il bordo della comodità, della sicurezza;
sfidiamo il tempo, i ma; scommettiamo sugli e se naturali
e gioiamo dei nonostante tutti.
E perciò ci immergiamo in distese di acqua turpe e pacata;
inghiottiamo sogni e desideri insieme all’ossigeno amaro
e continuiamo ad andare avanti; si corre, si cammina, si nuota
fino all’ultimo respiro, fino a che i muscoli e le ossa reggeranno
perseguiremo col nostro incedere incauto.
E c’è ancora l’acqua che scivola, che sussurra, che canta leggende;
che ci accoglie al suo seno tiepido e immobile;
semplicemente ci crogioliamo nel nulla eterno
– pregando di non affogare.
*
Note:
Questa poesia non era nata così, con questi versi, l’avevo scritta ancora questo pomeriggio, ma non si è salvata a causa della corrente che era saltata momentaneamente. E, visto che non sono in grado di riscrivere le cose una seconda volta – in modo uguale alla prima – ne è uscita tutt’altra poesia. Meh. Probabilmente in questi sei mesi di poesie avrete notato che il tema dell’acqua ritorna molto, molto spesso; io adoro nuotare e adoro l’acqua e mi rispecchio molto in essa… e, insomma, alla fine della raccolta tutto sarà molto più chiaro
Grazie a chi segue, a chi legge e a chi recensisce. U r adorable.
Alla prossima,
hiccup