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Autore: Akuma    28/06/2014    1 recensioni
« Il mio nome è Flamme.
Non Lucy, non Amanda. Flamme.
E niente battute, per favore, non si diverte nessuno. Perlomeno, io no di certo.
Mi divertirei molto, invece, se tramutassi le vostre risa in un grido di dolore, infilandovi un Asticello su per il... oh. Niente volgarità, almeno stavolta.
Il professor Albus Silente mi ha chiesto di riscrivere il tema dal principio già due volte e, come si dice, sbagliando s’impara.»
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston, Remus Lupin, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 3 - Che differenza avrebbe fatto?
 
Non sono una snob asociale ai limiti della misantropia come mi definiscono alcuni, davvero.
E’ che odio i rapporti interpersonali.
A chi voglio darla a bere? Al resto del mondo, immagino.
Se mi comporto da fredda egoista, è sicuro che tutti mi odieranno. E non pretenderanno niente da me, non si aspetteranno certo calore. O amicizia.
Il che, del resto, è l’ultima cosa che desidero.
Troppe complicazioni, troppe delusioni, troppe energie buttate nell’impegnarsi a credere in qualcuno che non sarà mai in grado di soddisfare le tue aspettative. Ecco il mio modo di vederla, quest’amicizia che tutti vanno decantando.
Se non hai amici e non ti costruisci i tuoi bei castelli per aria, è certo che ti risparmierai una gran bella illusione. Già, perché - diciamocelo - se una mattina ti dovessi svegliare e scoprire che il tuo migliore amico in realtà non è altro che uno dei tanti? Se le tue aspettative su di lui fossero improvvisamente ridimensionate da un qualsiasi, stupido evento? Di certo non staresti lì a sprizzare gioia da tutti i pori.
Bene, è proprio questo che intendo: niente amici, niente delusioni, niente conseguente depressione.
E’ pur sempre un metodo per evitare che la gente ti faccia del male, no?
O peggio, che tu faccia del male a loro.

 
Oliver ci aveva messo parecchio per riprendersi dal trauma della partita contro Tassorosso. Gli ci era voluto ancor più tempo di Harry, il quale perlomeno aveva subito dei traumi fisici.
Comunque ormai nessuno ci pensava più, dal momento che la seconda uscita ad Hogsmeade era all’ordine del giorno.
Questa volta le strade gremite di ragazzini erano coperte di neve e questi, gioiosi, non si risparmiavano battaglie improvvisate in qualsiasi spiazzo che offrisse lo spazio necessario per uno scontro all’ultimo sangue.
Flamme camminava trascinandosi con lentezza accanto alla vetrina di Stratchy&Sons, indecisa se comprarsi o meno un altro paio di guanti, dal momento che ne possedeva uno soltanto e, come tradizione vuole, l’aveva dimenticato al dormitorio.
Faceva più freddo del previsto e forse avrebbe fatto meglio a ripararsi da Madama Rosmerta, ma dal momento che I Tre Manici di scopa era sempre sovraffollato, dubitava di poter trovare un attimo di relax. Per questo era sempre finita ai piedi della Stamberga Strillante, l’unico posto al quale gli studenti di Hogwarts raramente si avvicinavano e, se lo facevano, era unicamente per testare il reciproco coraggio.
- Dovrebbe piantarla di andarsene in giro con quella là!- una voce acuta e femminile le giunse chiara e distinta da dietro l’angolo del negozio di abbigliamento per maghi.
- Già, è sempre tra le nuvole, si può sapere che diavolo ci trova?- una seconda voce fece eco alla prima, questa volta Flamme riconobbe essere quella di Katie Bell.
- E poi, andiamo, Flamme Dunkel è di Serpeverde!- Alicia Spinnet, ormai totalmente coinvolta nella sua crociata personale contro di lei, era partita con la sua invettiva - Fosse l’unica bionda della scuola! Se ne va in giro come se fosse una specie di... privilegiata! Fa l’aristocratica, puah!-
- Dovremmo dargli una svegliata, o la nostra squadra diventerà lo zimbello della scuola.- aggiunse di nuovo la prima voce, che per forza di cose doveva essere quella di Angelina Johnson - Non possiamo permettere che Oliver esca con lei! Ne parlano tutti quanti!-
Accidenti, i castelli di carta erano facili a costruirsi!
- Stanno parlando di te?-
Flamme sussultò, colta alle spalle da un’esclamazione acuta. Nel voltarsi di scatto, si trovò dinnanzi il volto gioviale di Karin Candace.
- Sono solo gelose dei miei capelli.- tagliò corto Flamme, facendo retrofront e ritornando sui suoi passi. Non sarebbe stato carino se quelle tre l’avessero beccata ad origliare, soprattutto perché era proprio lei l’oggetto delle loro accese critiche. Inoltre, la presenza di Karin le impedì di sfogare su di loro gli incantesimi che già fremevano nella sua bacchetta.
Niente testimoni oculari, come si dice.
- Io pensavo fossero gelose di Baston.- l’altra le trotterellò al fianco, sistemandosi la frangia squadrata di capelli scuri sotto il berretto di lana colorato.
- Karin, che vuoi?- sospirò Flamme, alzando gli occhi al cielo.
- Oh, io... nulla. Facevo quattro passi.- fu la risposta della compagna, che prese a guardarsi intorno nervosamente.
- Le tue amiche ti hanno chiesto di nuovo di fare qualcosa per loro?- la bionda alzò un sopracciglio, tra lo spazientito e l’impietosito - Cosa c’entro io, stavolta?-
- Oh, no... le mie... amiche, loro ecco, non credo siano mai state delle vere amiche, sai?- Karin sbatté i suoi grandi occhi color dell’ambra, stringendosi nelle spalle per non tradire un groppo alla gola.
- Lo dici perché ti sei accorta che ti sfruttavano e ti trattavano come una sciocca?- fu la questione senza peli sulla lingua di Flamme, incurante di risultare una Vipera, appunto.
- Già.- si rabbuiò l’altra.
- E quindi vuoi fare amicizia con la tua compagna di stanza per sentirti meno sola, giusto?- questa volta la bionda non si rese conto di essere stata crudele, perché Karin distolse lo sguardo e si fermò.
- Io ho sempre voluto fare amicizia, da quando sei arrivata.- si strinse di nuovo nelle spalle - Io non so che problema tu abbia, ma condividiamo le stesse cose da cinque anni... è assurdo che a volte non ci parliamo neppure!-
Flamme si sentì improvvisamente colpita allo stomaco da qualcosa di forte e turbinoso al pari di una tempesta. Forse avrebbe dovuto lasciare che Karin provasse a conquistarla, a farsi conquistare da lei, forse avrebbe dovuto cominciare ad instaurare un rapporto vero con le persone che la circondavano invece di isolarsi e non parlare mai con nessuno. Proprio come le aveva detto Oliver e proprio come le era appena stato ripetuto.
- Io non...- fece per iniziare, poi il riverbero del sole calante oltre i tetti delle ultime case di High Street le si insinuò prepotentemente negli occhi ed il monito di una imminente notte senza Luna le rimbombò prepotentemente in testa - Noi non condividiamo un bel niente, Karin.-
Furono queste le ultime parole che le rivolse, prima di alzare i tacchi con decisione e superarla senza nemmeno degnarsi di guardarla in faccia.
La tempesta nel suo petto infuriava.

 
Una goccia.
Due gocce.
Centinaia di gocce.
Un ramo spiovente stava lasciando ormai da tempo che quel poco di neve trasformata in rugiada del mattino picchiettasse leggermente sul suo volto, destandola dal torpore in cui era caduta.
Distesa sul pianoro candido con il corpo e le membra congelati, a malapena avvertiva i primi fiocchi che ricominciavano a cadere.
L’acre sapore del sangue all’interno della sua bocca si riversò sul d’un tratto sul bianco tappeto che accoglieva le sue labbra ormai violacee ed un rivolo silenzioso discese a rendere carminio il suolo innevato.
Che differenza avrebbe fatto?
Lacrime altrettanto silenziose e ghiacciate discesero lente dai suoi occhi oltremare, ormai opachi.
I lunghissimi capelli biondi, che normalmente si torcevano in volute morbide ora erano pesanti, fradici.
Che differenza avrebbe fatto?
Sarebbe morta così, scompostamente distesa a terra, senza un minimo di decenza?
La notte di Novilunio era trascorsa, dopotutto.
Ma ne sarebbero seguite altre. E altre ancora.
Finché di lei non sarebbero rimaste soltanto le urla.
Che differenza avrebbe fatto, morire?
 

Oliver sorpassò un apprensivo Piton, il quale stava avendo un’animata conversazione con Remus Lupin. Lo capì dal frenetico gesticolare, visto che i due parlavano talmente a bassa voce che era impossibile cogliere le parole.
Poi il professore di Pozioni si guardò intorno con fare guardingo e spinse l’altro nella prima aula libera, sfrattando Rüf senza troppi complimenti.
- Ehi! Non ho ancora finito di correggere i miei compiti!- si lamentò questo, saltellando per raggiungere la maniglia del portone, ovviamente invano.
Alcuni ragazzini del secondo anno non trattennero dei risolini divertiti, nel passargli accanto, tanto che a quel punto Rüf, risentito, filò via dritto per il corridoio, brontolando di andare a far rapporto alla McGranitt.
Baston scartò l’angolo, incappando improvvisamente nel caschetto nero di Karin Candace, appena uscita dai dormitori di Serpeverde.
- Ehi!- la placcò al volo con le sue spalle larghe da portiere, sovrastandola completamente.
- Hai visto Flamme?- le domandò rapidamente - Credo di averle soffiato di nuovo il libro di Astronomia. Volevo restituirglielo a Pozioni ma non l’ho...-
- Io... non la vedo da ieri.- lo interruppe lei, scuotendo il capo e stringendosi nelle spalle con aria amareggiata.
- Come sarebbe non la vedi da ieri?- ripeté Baston, stranito.
Karin si morse le labbra e prese a guardarsi intorno con sguardo incerto.
- Non è rientrata al dormitorio.- soffiò, tentando si superarlo senza aggiungere altro.
- Frena, frena, frena!- la intralciò lui, impedendole di sgattaiolare sotto il proprio braccio - Ma che stai dicendo?-
- Sto dicendo che potrebbe essere rimasta a Hogsmeade, a quanto ne so.- fu la risposta risentita che gli arrivò - E non m’interessa per niente, visto che... non condividiamo nulla, io e lei.- aggiunse infine, con crescente decisione.
Oliver riuscì a cogliere un baleno di amarezza nei suoi occhi d’ambra, ma Karin si affrettò a voltarsi dall’altra parte.
- Con tutti questi Dissennatori in giro? E con Sirius Black in libertà?- il Capitano aggrottò le sopracciglia - Sei davvero sicura che non sia rientrata al dormitorio?-
- Certo che ne sono sicura! Spettava a me controllare se gli studenti del mio anno fossero tutti presenti.-
- E sei sicura che Flamme non c’era.- ripeté Oliver, irrequieto.
- Sarò poco ferrata nello sport, ma con la matematica ci so ancora fare: li ho contati tutti. E no, Flamme non c’era. Non l’ho nemmeno vista, quindi o io sono cieca o lei non è rientrata da Hogsmeade.-
Questa volta l’inquietudine dell’altro trasfigurò la sua espressione tanto che Karin gliela lesse sul volto.
- E non hai avvertito nessun professore?- domandò di nuovo di rimando, sgranando i suoi occhi scuri.
- Calmati, stamane ho avvertito chi di dovere.- rispose quella, nervosa.
E fu allora che Oliver si esibì nella sua migliore espressione trasecolata.
- Stamane?!-
- Già, stamane. Visto che non è la prima volta che accade, perché dovrei allarmare mezza Hogwarts?! E comunque non è affar mio. Ora se vuoi scusarmi, vado di fretta.-
Con una mossa rapida, Karin lo oltrepassò con successo, sparendo dietro l’angolo. Il suono dei suoi tacchi si affievolì velocemente, segno che si era messa a correre su per il corridoio.
- Ehi!- fece in tempo a richiamarla Baston, ma ormai la ragazza era lontana.
Stranito, il Portiere fece per tornare sui suoi passi. Non era certo normale che qualcuno non rientrasse al proprio dormitorio, soprattutto di fronte al pericolo che tutti gli studenti correvano quotidianamente. Certo, il preside ed i professori si ostinavano a ripetere che tutti erano al sicuro, ma con degli esseri incappucciati in grado di succhiarti via l’anima tutt’intorno alla scuola, c’era poco da sentirsi al sicuro.
- E non perdiamo tempo!-
L’esclamazione di Remus Lupin si perse nel chiacchierio degli studenti che colmava la zona di passaggio, ma Oliver la colse perfettamente. Era rivolta a Piton, che uscì dall’aula di Storia della Magia per primo e si allontanò con passo svelto, senza badare al monito del collega.
- Professor Lupin!- esclamò il Portiere, raggiungendolo immediatamente.
Questo si voltò appena, ma mantenne la sua aria corrucciata e la sua andatura spedita.
- Non è il momento, Baston.-
- Invece credo che lo sia, professore.- ribatté il Capitano, prendendo a camminargli al fianco.
- Sarò felice di riceverla non appena farò ritorno nel mio ufficio. Può aspettare, immagino.- fu la replica distratta che gli giunse.
- No, non penso di poter aspettare: ho appena saputo che Flamme Dunkel di Serpeverde non è rientrata da Hogsmeade.- buttò là Baston, tutto d’un fiato.
Lupin ebbe un fremito sotto le sopracciglia corrucciate, ma fu svelto a nasconderlo.
- Non dire sciocchezze, ragazzo, non è mai successo niente del genere.- tagliò corto, ma Oliver lo incalzò immediatamente.
- Anche se volessi scherzare, lei sarebbe tenuto a darmi un minimo di corda, viste le condizioni in cui versa la scuola.-
Il professore di Difesa contro le Arti Oscure arrestò repentinamente la sua marcia, posandogli una mano su una spalla e fissandolo intensamente negli occhi.
Con uno sguardo provato e carico scandagliò il suo volto determinato, poi d’improvviso spezzò il grave silenzio.
- Baston, torna a studiare per i tuoi M.A.G.O e non creare inutile scompiglio. Ne riparliamo più tardi.-
Ne riparliamo più tardi” non era affatto una frase da Remus Lupin e Oliver ne era certo.
Con i Prefetti e i Fantasmi che pattugliavano ogni angolo, di certo Flamme non avrebbe potuto girovagare indisturbata per la scuola, dal momento che questi si assicuravano che non volasse anima viva per i corridoi dopo una certa ora.
Inoltre, se Karin non l’aveva né vista né conteggiata, significava per forza di cose che da Hogsmeade non era rientrata sul serio.
Osservò il professor Lupin scendere la scalinata in fondo al corridoio, concitato, e Piton sparire dietro l’angolo opposto con andamento altrettanto nervoso.
Fu allora che realizzò che tra il timore di un attacco di qualche Dissennatore, la minaccia di Sirius Black in circolazione e qualsiasi altra cosa potesse essere capitata a Flamme, cavalcare la sua scopa e volare fino ad Hogsmeade era l’unica cosa sensata che potesse fare.
 

Sorvolò l’High Street tre volte, ormai cominciava a riconoscere a vista i tetti dell’Emporio di Zonko e di Mielandia.
Era riuscito a non incappare nei guardiani di Azkaban, volando basso e stando ben attento a non essere scorto.
Non aveva comunque tutto il tempo del mondo a disposizione, era sicuro che presto o tardi non avrebbe più potuto risparmiarsi un Incanto Patronus. Era già abbastanza lontano da Hogwarts per ritenersi fortunato ad aver coperto una tale distanza, tutto merito dell’intensivo allenamento che aveva fatto seguire alla squadra.
Se non si fossero esercitati così intensamente sullo scatto, di certo la sua Tornado Sette ed il suo fisico non avrebbero ottenuto un risultato tanto notevole.
Chissà che diavolo era successo a Flamme? Karin Candace gli aveva detto che non era la prima volta che non rientrava al dormitorio, questo voleva dire che probabilmente Flamme aveva deciso di non farvi ritorno di sua spontanea volontà. Era strano che i professori l’avessero permesso in passato e che non avessero preso provvedimenti.
Eppure conosceva così poco di lei che non riusciva ad avanzare ipotesi sensate al riguardo.
Le strade di Hogsmeade erano insolitamente deserte, tanto da fargli per un attimo ipotizzare che l’antico villaggio di maghi si popolasse esclusivamente quando gli studenti di Hogwarts vi si recavano in gita scolastica.
Oppure, più probabilmente, con i Dissennatori a pochi chilometri dal centro abitato, i cittadini avevano pensato bene di ritirarsi nelle rispettive case, tanto che soltanto un pugno di figure dai lunghi cappelli a punta ardiva a percorrere le strade innevate.
Giunto in periferia, Baston stava per voltare di nuovo il suo manico di scopa, quando intravide una figura immobile, seminascosta da spoglie fronde alla base della collina della Stamberga Strillante.
Si abbassò dapprima con cautela, poi, una volta riconosciuti i lineamenti della sua compagna, si affrettò a planare sul suolo bianco.
Si separò dalla scopa quasi immediatamente, rendendosi conto che Flamme era priva di conoscenza e notando che dalla sua bocca semidischiusa era disceso un rivolo di sangue ormai ghiacciato. La neve sottostante era tinta di vermiglio.
Oliver coprì la breve distanza che lo separava da lei con una rapida corsa, inginocchiandosi con un tuffo al suo fianco e sollevandole immediatamente il capo con una mano.
- Flamme! Ehi, Flamme! - la richiamò dapprima a voce, poi scuotendola energicamente.
I suoi lunghi capelli bagnati e le membra abbandonate seguirono d’inerzia il flusso degli scossoni di Baston.
Istintivamente, con le mani infreddolite e il volto arrossato dal gelo invernale, Oliver si accertò che respirasse ancora, accostando il proprio volto a quello livido di Flamme e riuscendo così a cogliere lievi respiri impercettibili susseguirsi lentamente.
Poi, altrettanto prontamente si tolse il mantello e sollevò il corpo della compagna, avvolgendolo meglio che poté, caricandoselo sulle spalle e rimontando in sella alla sua Tornado Sette. Il tutto in una manciata di secondi.
Non pensò, non si pose alcuna domanda, con i pugni serrati uno sul manico della scopa, l’altro su un fianco di Flamme, cavalcò speditamente le nuvole grigiastre con l’intenzione di atterrare quanto più possibile in prossimità del giardino della scuola.
Non sapeva cosa avrebbe fatto dopo, né se avesse trovato Flamme in tempo per evitarle a dei danni seri, né che diavolo le fosse accaduto. Come un guerriero, si sarebbe posto queste questioni soltanto dopo aver portato a termine il proprio compito.
Improvvisamente, un sibilo acuto lo raggiunse e una sagoma scura gli impedì di planare dov’era diretto, tagliandogli la strada.
Oliver riuscì appena a cogliere il fruscio delle vesti nere del Dissennatore che stava rapidamente tornando alla carica, mentre un altro paio stava scendendo velocemente dalla cuspide più vicina.
Baston li aggirò: da buon Portiere riuscì a visualizzare gli anelli della meta ed immaginarsi che non fossero altro che cerchi di legno attaccati a delle pertiche.
Questo funzionò un paio di volte, ma quando il primo Dissennatore ripartì alla carica, Oliver si rese conto di dover ricorrere all’unico metodo noto per scacciare i guardiani della prigione dei maghi.
Anche in questo caso, se non fosse stato allenato, non avrebbe di certo potuto mollare la presa dal manico di scopa in piena virata, mantenere la stretta ferrea sul corpo di Flamme e allo stesso tempo estrarre la propria bacchetta dalla casacca.
Il peso irrisorio della compagna non lo sbilanciò, ma il suo debole tepore che andava sempre più attenuandosi lo indusse ad agire ancor più prontamente.
- Expecto Patronum!- gridò con decisione, lasciando che dalla sua bacchetta scaturisse un intenso alone argenteo, che si gonfiò rapidamente per assumere le sembianze di un grande orso.
Senza perdere tempo, scartò immediatamente ed abbandonò l’idea di atterrare nel giardino, puntando piuttosto il finestrone centrale dell’infermeria.
Con i tre Dissennatori distratti dall’enorme orso, Baston fece appena in tempo a dirigere la scopa verso la vetrata e a proteggersi il volto con la mano che ancora stringeva la bacchetta. Poi ci si schiantò rovinosamente contro.
- Per mille calderoni!- fu l’esclamazione che lanciò Madama Chips, riparandosi per un soffio dietro il paravento nell’angolo ed evitando di essere colpita da un turbine di schegge.
   
 
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