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Autore: Myntha    28/06/2014    3 recensioni
Poi legge la lista dei passati vincitori del Distretto 12. In settantaquattro anni ne abbiamo avuti appena due.
(Suzanne Collins – Hunger Games).
***
Tutti i vincitori che conosciamo del Distretto 12 hanno causato problemi alla dittatura di Capitol City. Magari, anche quello di cui non si sa nulla ha creato problemi alla splendida capitale. E ha fatto bandire una certa canzone, come “L’albero degli impiccati”.
Pronti ad entrare nell'arena della paura?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Tributi edizioni passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scheletrina – Edizione della paura

 
Quest’anno gli strateghi hanno fatto del loro meglio per battere le precedenti edizioni. Per rendere il tutto più emozionante hanno dato a questi Hunger Games un tema. La paura. Niente di più azzeccato, visto l’arena che hanno creato; una villa di campagna abbandonata, piena di trabocchetti, circondata da un enorme e decadente giardino.
Il corno dorato è situato nel grande atrio della villa, proprio al centro e, da lì, si diramano tutti i corridoi. Mi sono sempre tenuta lontana da quella trappola. Ogni giorno un tributo spariva, e lo si ritrovava la sera, riflesso nel cielo. Non ho idea di dove gli strateghi mandassero i tributi rapiti, ma, sinceramente, non voglio nemmeno saperlo.
Ho passato la maggior parte del tempo in giardino, raccogliendo bacche o travolgendo qualcuno con la mia follia omicida.
Saranno ormai due settimane che sono chiusa qui dentro, i giochi stanno per concludersi. A Capitol City si staranno divertendo un mondo con le scommesse. Già, chissà in quanti hanno puntato i loro soldi su di me, Scheletrina. La dolce, timida quindicenne con un’incredibile fantasia si è rivelata essere una sadica assassina una volta nell’arena.
Ho sorpreso tutti. Chi avrebbe mai detto che la mia immaginazione sarebbe servita ad inventare nuove torture per intrattenere il pubblico. Faccio spettacolo è per questo che gli strateghi non mi hanno ancora uccisa.
Ma adesso devo fare sul serio, siamo rimasti solo in due, e ho tutte le possibilità per vincere.
 
 
***
 
 
Qui non esiste il sole. Il cielo è sempre di un grigio inespressivo che non preannuncia né una tempesta né una tormenta, serve solo a rendere il tutto più claustrofobico.
Aspetto la mia prossima vittima nascosta su un salice. Le sue lunghe trecce mi offrono protezione e la cosa non mi dispiace.
Jason è un valido avversario, i miei preparatori hanno detto che anche il giovane presidente Snow ha scommesso su di lui. Non c’è da stupirsi. Lui è il solito favorito con un ego smisurato e la voglia di vincere per portare “onore e gloria” al suo Distretto.
- Idiota - mugugno fra me e me.  
Non capisco perché non sia ancora qui. Voglio farla finita con tutta questa storia.
Prendo le mandorle e le more che mi sono rimaste e inizio a mangiucchiarle. Non è molto, ma neanche a casa ho mai avuto un buffet per riempirmi lo stomaco. D’altro canto, mi hanno soprannominata Scheletrina perché ho più ossa che carne addosso.  
Ho appena deciso di andare a raccogliere qualcosa da mettere sotto i denti quando Jason esce allo scoperto.
- Grazie per le tracce. Non so cosa tu abbia in mente, Scheletrina, ma non funzionerà - sentenzia divertito.
Chissà come reagirebbe se sapesse che non ho assolutamente niente in mente. Non mi sono presa nemmeno il disturbo di inventarmi una tortura per ucciderlo.
Ho solo pensato di attirarlo qui e di tirargli un dardo avvelenato dietro la schiena. Un lavoretto veloce, se solo riuscissi a vederlo…
- Non aver paura di me, uccido in fretta. –
Ma chi si crede di essere? Non ha ancora capito che è lui quello che muore. Sto per ribattere, ma poi succede qualcosa di strano, qualcosa che fa ricongiungere tutti i tasselli nella mia mente. Rivedo le passate edizioni degli Hunger Games, risento le urla degli altri tributi, le parole uccidere in fretta. Nessuno è mai morto subito in una finale.
Gli strateghi vogliono che io progetti l’ultima scena, per questo hanno fatto in modo che lui seguisse le impronte che avevo lasciato.
Per sopravvivere devo fare spettacolo fino alla fine.
Jason estrae la spada e inizia setacciare la zona alla mia destra, vuole fare la prima mossa, forse non è del tutto uno sprovveduto.
Guardo le Ghiandaie Imitatrici che svolazzano sugli alberi vicini. Mi sono rimaste solo loro per ricordarmi da dove vengo. Sorrido tra me e me, riutilizzerò una delle punizioni che usa il nostro Capo Pacificatore, dopo tutto la maggior parte delle mie torture sono ispirate alle sue. Gli piace tanto far impazzire la gente con i suoi uccellini.
Questa sarà la mia ultima tortura, la trappola che concluderà quest’edizione e mi salverà la vita. Potrebbe andare storto ma… non so che altro inventarmi. Mi avvicino al ramo su cui sono posate alcune Ghiandaie Imitatrici e inizio a canticchiare una canzone, solo la prima strofa.
 
Verrai, verrai,
all'albero verrai,
cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si sono verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

 
Una Ghiandaia inizia un po’ incerta, ma dopo che ha preso il via le altre la seguono a ruota. Si alzano in volo e si sparpagliano sugli alberi attorno.
Jason si materializza in pochi secondi, ma è troppo tardi il meccanismo è in atto.
Brandisce la spada cercando di capire dove colpire ma la mia voce è ovunque, io sono ovunque.
C’è il panico nei suoi occhi quando vede gli uccelli. Inizia a menare fendenti contro le Ghiandaie; mozza una zampa ad una, spezza un’ala ad un’altra ma non le può ferire tutte.
Mentre cerco di rallentare il battito cardiaco preparo i dardi avvelenati nella cerbottana, non posso sprecare neanche un secondo.
Le Ghiandaie Imitatrici attaccano sempre in gruppo e solo se si sentono minacciate, praticamente Jason si sta scavando la fossa.
Gli uccelli lo beccano ovunque. Viso, gambe, braccia, petto sono un turbinio di piume scomposte. Va avanti così per un bel po’. Passano i minuti e il favorito è sempre più debole; la spada è lontana, il viso è sfregiato e le mani gli sanguinano. Non c’è più traccia del bel ragazzo diciottenne che si è offerto volontario alla Mietitura.
Poteva vincere veramente se in quest’edizione non ci fossi stata io. Il solo pensiero mi fa stare peggio. Non ho alcun diritto sulla sua vita, né avevo alcun diritto su quella degli altri tributi che ho ucciso.
Come ho potuto fare tutto questo? Semplice. Sono codarda, vigliacca, egoista ecco perché non ho scrupoli quando soffio nella cerbottana. Dovrei provare vergogna, ma non ci riesco.
Jason urla più forte e mi costringo a rimanere impassibile.
Nessuno ha vinto piangendosi addosso. Non c’è logica quando si lotta per la salvezza, per tornare a casa.
Un dardo si conficca nella sua caviglia e lui indietreggia cadendo in un cespuglio di rose. Le spine gli graffiano la schiena; le Ghiandaie Imitatrici gli squarciano ancora il petto e il viso. Morirà dissanguato ancor prima che il veleno faccia effetto.
È una visione orrenda. A Capitol City staranno tutti festeggiando con fiumi di champagne, ma a casa? I miei genitori potrebbero non rivolere una figlia così sadica e spietata. Sono un’assassina.
No, tutti l’avrebbero fatto. Nessuno è meglio di me, non possono giudicarmi per quello che è successo nell’arena.
Guardo in basso, Jason continua a dimenarsi, non vuole darsi per vinto anche se ormai non può più fare niente.
Gli Strateghi se la staranno ridendo, quest’anno, oltre al tema speciale della paura, hanno avuto anche una complice. Adesso però basta.
Un altro dardo si conficca nella sua gamba. Ne lancio tre, quattro, cinque… alla fine smette di dimenarsi e si rassegna.
Il veleno ci mette un po’  a fare effetto ma è sempre più veloce della morte per dissanguamento.
L’arena si è fatta silenziosa, Jason ha smesso anche di gemere e le Ghiandaie Imitatrici sono volate via. Ci sono solo io.
Sorrido pensando al neo presidente, il suo primo anno al governo e ha puntato i suoi soldi sul tributo sbagliato. Deve sentirsi umiliato da una ragazzina.
Il cannone spara e la voce di Claudius Templesmith riempie l’aria. - Signore e signori acclamate Marigold Nettle del Distretto 12. Vincitrice dei trentesimi Hunger Games! –






Disclaimer: I personaggi, tranne quelli da me inventati, non mi appartengono sono di Suzanne Collins scrittrice di Hunger Games.


Annachiara’s little corner:
Scrivere questa storia è stato un modo per sfidare la mia fantasia e creare un’arena tutta mia. Scheletrina alias Marigold Nettle non è altro che la mia piccola protagonista, ho cercato di creare un tributo esternamente debole, ma psicologicamente forte. Il nome, rigorosamente un fiore o una pianta, come ha fatto la Collins, significa: calendula (Marigold) e ortica (Nettle). Ho sempre pensato che anche con avversari forti non ci si deve mai dare per vinti e con il mio personaggio volevo  cercare di rappresentare questo.

Ps: l’immagine del salice con le lunghe trecce l’ho ripresa dai primi Hunger Games di Katniss.

Un enorme GRAZIE alla mia beta Sara e a chiunque sia passato! :)
 
   
 
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