Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Evaney Alelyade Eve    29/06/2014    2 recensioni
Una mattina di Gennaio, la più fredda del mese, gli Alfa tornano e Derek li affronta, mentre Stiles non può nulla se non ascoltare con il cuore in gola quella che sembra a tutti gli effetti una lotta.
Derek sparisce, e anche se tutti lo reputano morto, Stiles sa che quello stupido sourwolf è lì, da qualche parte..
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Derek Hale/Stiles Stilinski, un po' tutti, Nuovo Personaggio, Alpha Pack, lieve accenno Peter Hale/Chris Argent, Scott McCall/Isaac Lahey,
Rating: Giallo.
Chapter: 27/?
Genere: Angst, mistery, introspettivo, sentimentale, Dark.
Warning: Slash, sequel di
Breathe your life into me, I can feel you.
Note: Il titolo è una strofa di "The Calendar" – Panic!AtTheDisco.
Il rapporto di Peter e Chris, è descritto quì, per chi se la fosse persa:
I found a note with your name and a picture of us
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ç_ç

 

 

 

 

 

 

Put another ‘x’ on the calendar. Winters’s on its deathbed.

 

 

 

 

Chap XXVII










 

Il tempo sembrò contrarsi fino allo spasmo mentre il mondo intorno collassava su se stesso e su di lui. La realtà, tutto ad un tratto, era un incubo senza fine. Tutto quello che aveva fatto fino a quel momento era stato... inutile. Aveva cercato di salvare quel ragazzino accettando di sacrificarsi ed ora- no, non poteva accettarlo.
Se il prezzo per avere potere era quello, allora no, avrebbe trovato un altro modo, oppure sarebbe morto, ma al suo fianco.
"Non lo farò." si sorprese nel sentire quanto la sua voce fosse ferma e decisa, mentre le mani tremavano. Se in preda alla paura o alla disperazione e alla rabbia, non lo sapeva.
Le contrasse, distendendo e ricurvando le dita, cercando di calmarsi. "Non ucciderò Stiles."
Cora lo guardava altrettanto seria, una sorta di rassegnazione era calata sul suo viso come una maschera, eppure era rigida, nessuna parte di lei tremava. Neppure quando parlò di nuovo; solo i suoi occhi fremevano di emozioni che Derek non riuscì a cogliere.
"Lo so. Ecco perché non puoi uccidere Deucalion."
"E allora cosa-"
"Me. Devi uccidere me."
E allora Derek comprese cosa c'era negli occhi dell'altra: rabbia, paura, dolore, determinazione. Amore.
Derek sentì un nodo chiuderglila gola, i muscoli tendersi come corde sul punto di spezzarsi, al punto da far male.
"Cora, no-"
Lei scosse la testa; un sorriso tremulo le stirò le labbra piene. Non c'erano lacrime nei suoi occhi.
"E' la tua migliore opzione: nelle mie vene scorre sangue dei Tallish, sangue maledetto dalla Luna Rossa, il ceppo originario della licantropia. Se mi uccidi otterrai abbastanza forza da essere in grado di affrontare Deucalion."
"Mi stai dicendo di ucciderti per- è una follia! Tu sei-" la parola scivolò via dalla sua bocca a forza "-mia amica."
"E tu sei mio amico, Derek, ma sei anche l'ultima speranza. Prendi il posto di Deucalion e ferma questa follia. Nessuno dovrà più rinunciare alle persone che ama, costretto a seguire un alpha folle per dargli potere. Vedi il sangue dei Tallish è maledetto: se accetterai di prendere su di te questa maledizione, se prenderai il mio potere tu prenderai il mio posto come discendente e avrai diritto di affrontare Deucalion senza sacrificare nessuno."
"No, non è vero, sempre un tributo verrà versato, vero?"
Sempre dovrò versare il sangue di una persona a cui sono legato, ma Derek non lo disse e Cora non ebbe bisogno di sentirselo dire. Sorrise.
"Coraggio Derek, sono pronta. L'ho deciso quando sono diventata alpha, quando Deucalion mi ha portata via con sé che un giorno avrei sacrificato me stessa, pur di fermare questa follia. Fin'ora non avevo ancora trovato qualcuno che fosse degno, ma quando hai-" prese un piccolo respiro "- quando hai deciso di sacrificarti per Stiles, ho capito subito che eri tu."
Derek che da quando la sua famiglia era morta aveva sempre camminato sicuro per il sentiero di martirio che si era scavato, per la prima volta incespicò nei suoi stessi passi. Il cuore gli batteva furiosamente nel petto, scosso dall'orrore di quello che stava per fare. Il lupo dentro di sé ringhiava quieto, spaventato dal nuovo corso che avrebbe preso la sua vita.
Dopotutto, pensò il ragazzo mentre abbracciava l'altra, era già maledetto.
Poteva sopportare anche quel peso.
Poteva davvero? Non ne era sicuro, non quando Cora posò le labbra delicatamente sulle sue, non quando vide una lacrima solcarle il viso e nemmeno quando emise un piccolo gemito di dolore mentre il suo sangue caldo fluiva sulle sue mani.
Quando esalò l'ultimo respiro, Derek fu sicuro di una cosa: che fosse pronto o meno, non poteva più fermarsi.

* * *


Deucalion guardò il cielo scuro di Beacon Hills, i peli sulla nuca gli si drizzarono come se avesse preso una scossa. Il suo cuore non sussultò quando l'ultimo legame con una vita che non gli era mai appartenuta si spezzò, eppure non riuscì ad impedire a quell'ululato penoso di forzargli la gola e liberarsi dalla sua prigione.
Bene, pensò, che arrivi fino al cielo e che colpisca al cuore quell'egoista luna nascosta.

***

 

Selits avvertì solo distrattamente che qualcosa era cambiato e che un nuovo patto era stato suggellato; la sua attenzione era rivolta interamente alla figura inginocchiata a pochi passi da lui.
Oh, era così bella! Come sempre, come l'ultima volta che l'aveva vista e sentita vicino a sé... la sua parte mancante. La sua amante, la sua amica, la sua gemella, la sua stessa anima.
L'odio tornò a bruciare le sue membra come fiamme e mise a tacere i gemiti di dolore di Stiles, mentre avanzava incerto verso di lei, argentea fiamma nel buio, incapace di soffocare le emozioni che lo stavano letteralmente divorando.
"Tu." disse, la voce tremante "finalmente sei qui." e si fermò ad un passo esatto, osservando le delicate onde dei suoi capelli, lei che somigliava sempre più alla vera se stessa che all'umana di cui aveva preso le forme. Teneva il capo chino e Selits si inginocchiò di fronte a lei ma non osò toccarla: irradiava un calore freddo che sapeva gli avrebbe bruciato le dita appena avesse sfiorato la sua pelle. La sua intera figura.
"Bloketu" disse con reverenza, adorando il suono di quelle lettere sulla sua lingua "Hanephi Ska."

Lei tremò appena, la confusione e la paura smorzavano la sua luce, le sue ombre si accentuavano con la rabbia e il disgusto.
Selits represse la piccola lama di dolore che gli trafisse il petto mentre il tradimento si fondeva ad esso, aizzandosi a vicenda. Sorrise con astio, le sue parole erano ancora veleno per lei.
"Questo è quello che hai deciso di essere, O iyokipi!"
Per la prima volta da quando i Tributi l'avevano portata da lui, Yuhele alzò la testa repentinamente, guardandolo negli occhi: un'immenso mare argenteo in tempesta.
"Non chiamarmi così." ordinò, e anche se la paura rimaneva come un'ombra sul suo viso, il tono imperioso con cui parlò grondava una sfrontata sicurezza.
Selits sorrise.
"Una volta amavi il modo in cui lo pronunciavo."
"Non so di cosa parli." ribattè prontamente lei, sputando le parole come se si stesse volutamente forzando nel parlargli.
"No, non lo sai, vero? Non puoi saperlo tu che hai scelto di vivere su Maka ed abbandonare Mahpiya."
Lei sgranò gli occhi.
"Sono sempre stata qui."
Selits rise apertamente, il suono così agghiacciante che le spezzò il fiato, facendola gemere di dolore. Ogni parola del Carnefice era per lei una lingua di fuoco sulla pelle: si guardò le braccia nude aspettandosi di trovarvi delle abrasioni ma erano immacolate come sempre.
"Oh no, mia dolce ile, tu appartieni al cielo. Tu appartieni a me!" quante volte aveva sognato e desiderato quel momento? Quante volte aveva pregato il Grande Spirito per avere anche solo l'occasione di un attimo per ammirarla da vicino? Ancora?
"Tu non lo sai quanto ti ho cercato, il dolore che hai lasciato. Il buio in cui mi hai abbandonato."
Yuhele, no, Bloketu, lo fissava con quei suoi grandi occhi argentei senza capire.
"Tu non puoi capire." e si sorprese nel vedere in quegli occhi rossi un'immensa tristezza. Pietà le spezzò il cuore, ma fu solo un attimo perché questo fu ricucito dal ribrezzo quando Ptanyetu tornò ad indossare la sua maschera odiosa.
Le accarezzò una guancia col dorso della mano e lei non rifiutò il gesto in una sfida e una finzione di coraggio che non sentiva, poi, veloce ed inaspettato come l'attacco di un serpente, la scaraventò a terra, le mani serrate intorno alla sua gola, a cavalcioni di lei.
Bloketu gemette per la sorpresa ma anche per il dolore che non era causato dalla pressione delle mani di lui, no, dal bruciore che l'epidermide di queste lasciava sulla sua. Non potevano toccarsi senza soffrire.
"Mi hai lasciato." mormorava lui, sconvolto "tu mi hai lasciato per quel maledetto bastardo ed io ho maledetto tutta la vostra stirpe. Ti ha tradito dinanzi al potere, ti ho mostrato che non eri nulla e tu hai scelto di odiare me e maledirmi! Perché? Io ti ho amata con tutto il cuore, eri la mia luce. Io che sono il lato oscuro della luna, ti ho nascosta quando voelvi riposare, ti ho permesso di annientarmi quando volevi brillare e mi hai tradito... e poi ci hanno maledetti entrambi perché tu ti eri innamorata di quella donna e-"
Bloketu annaspava in cerca d'aria, le parole di lui un vortice confuso nella sua mente, ricordi, brevi flash di una vita che non le apparteneva, balenavano come lampi ad ogni parola: c'era luce e poi buio, il freddo della sua pelle che si scontrava col caldo della propria pelle, un ululato lontano, un richiamo irresistibile e una caduta dolorosa...
Tutto finì com'era iniziato: Ptanyetu si allontanò, contemplando le proprie mani: sanguinavano, bruciate. Il collo le bruciava e toccandosi con delicatezza incontrò il liquido vischioso del sangue, ma era diverso, era... polvere.
Si guardarono quando un ululato lontano infranse il momento, facendola sussultare.
Derek Hale.
"No!" sibilò lei, portandosi le mani alla bocca, tremava. "Oh Cora... la mia bambina, la mia piccola Cora... sei stato tu!" urlò poi, rivolta alla figura di Stiles "E' tutta colpa tua!"
L'altro di limitò a fissarla con sguardo glaciale.
"No, sei stata tu. Questa, ile, è tutta opera tua." e lei non osò ribattere perché sapeva che aveva ragione. Era stata lei l'origine del male. E tutto si sarebbe concluso con lei.

 

***

Derek era forte, adesso. La sentiva scorrere nel proprio sangue, acre come adrenalina ma dolce come miele.
La vista era arrossata, il corpo si muoveva da solo diretto verso la propria preda; assaporava già il momento in cui avrebbe fatto a pezzi l'Alpha prendendone il posto, ottenendone il potere. Non c'era altro eco nella propria mente se non la promessa di sangue e potere. Potere e sangue. E Stiles.
Si aggrappò ad un albero per mettere un freno alla propria corsa, la sua anima divisa fra la fame del lupo e il cuore dell'umano.
Non lo fai per potere, lo fai per Stiles. Per tutti loro. Tu non sei come Deucalion.
Ma forse si sbagliava, forse era esattamente come l'Alpha che odiava con tanta ferocia.
Gli tornò in mente il sogno in cui il riflesso di Deucalion ricambiava il proprio dal vetro del finestrino della sgangherata jeep di uno Stiles freddo e coperto di sangue e ferite. Quelle causate da lui.
Fu colto dalla nausea, la bile gli risalì la gola.
Un ululato fece eco al proprio. Era lui, lo stava chiamando alla battaglia.
Vieni da me Derek, diceva, sangue per sangue. Ruggì con forza, riprendendo a correre nella direzione dell'ululato.
Non poteva fermarsi adesso: doveva correre lungo il sentiero tracciato dalla sua precedente decisione e vedere dove portava. Anche se lontano da Stiles, l'avrebbe seguito fin in fondo. Glielo doveva. Lo doveva soprattutto a Cora che si era sacrificata per loro.

***

Trovarono il corpo di Cora a cinquanta metri da loro.
"Siamo arrivati tardi" mormorò tristemente Alan, accarezzando il volto freddo della giovane. Quante vite ancora dovevano perdere in quella notte senza fine?
Chi sarebbe stato il prossimo?
Chris si piegò sulle ginocchia, osservando il petto della ragazza e se non fosse stato per la sua natura di cacciatore, avrebbe vomitato: era vuoto, il cuore non c'era più.
"Derek" sibilò Peter, e nello stesso istante si levarono due ululati. L'Hale impallidì, inalando l'odore di morte e tempesta che aleggiava nell'aria.
"E' stato lui ad uccidere la ragazza. Sta andando ad affrontare Deucalion."
Gli altri due uomini rimasero in silenzio. Fu lo sceriffo a romperlo.
"Stai dicendo che tuo nipote è un assassino?"

Peter sbuffò una risata senza allegria.
"Sto dicendo che gli Hale e i Tallish stanno per concludere una guerra iniziata secoli fa."
"Che vuoi dire?" chiese Chris, avvicinandosi cautamente all'amico, che adesso stava guardando l'orizzonte, perso in chissà quali ricordi.
"I Tallish, i veri Alpha, sono il ceppo originario della licantropia. O almeno così tutti pensano."
Peter prese il loro silenzio come un invito a continuare. Annuì, più a se stesso che agli altri.
"Non tutti sanno che quella non è la vera storia. Ci sono due ceppi originari della licantropia: Tallish ed Hale. Ci siamo combattuti, esaltati dalla Luna di Sangue, inebriati dal potere e ci siamo portati sull'orlo dell'estinzione. La Casata degli Hale era distrutta, abbiamo dovuto accettare di essere sottomessi ai Tallish ma noi abbiamo nel sangue il diritto di essere Alpha. Mio nonno, mio padre... e poi Derek."
"Tu?"
"Ah! Io sono stato troppo intelligente per lasciarmi coinvolgere in una stupida guerra antica fra casate per un titolo che non conta più. "
"Che cosa facciamo?"
Peter parve rifletterci su, poi guardò gli uomini alle sue spalle.
"La parte più difficile: andiamo a prendere Yuhele."
"E Derek?!"
"Non possiamo fare nulla, se la caverà benissimo, fidatevi."
E Peter pregò con tutto il cuore che fosse veramente così.

***

Stiles stava... ecco, stava fluttuando. Beh, non era proprio il termine più preciso ma quello che si avvicinava di più alla sua situazione.
C'era un silenzio inquietante, se doveva essere sincero. Non avrebbe mai pensato che la sua mente fosse così silenziosa; Derek diceva sempre che se era frenetico all'esterno, doveva esserlo anche all'interno. Anzi, era peggio all'interno.
Non c'era luce ma nemmeno buio, era in una specie di penombra. Non riusciva a vedere chiaramente cosa stesse avvenendo all'esterno, come se stesse guardando attraverso una lente sfocata. Le percezioni del proprio corpo erano lontane ed ovattate, quasi come se quello fosse il corpo di un estraneo e non il proprio.
Sapeva che c'era Yuhele lì con loro ma non riusciva a capire nulla dei discorsi che stavano facendo, si sentiva stanco, sapeva che stava scivolando via, in un posto cda cui non sarebbe più riuscito a riemergere...
Un ululato squarciò la sua silenziosa prigione, un lampo bianco nella penombra in cui era intrappolato.
Derek.
Sembrava volergli dire: Aspettami, resisti, io sto arrivando.
E Stiles non vedeva l'ora di rivederlo. E prenderlo a calci per tutto quello che gli aveva fatto passare, per essere sparito così, nel nulla, per tante, tante cos- qualcuno entrò nella sua periferica, qualcuno di familiare e allo stesso tempo di sconosciuto.
Cercò di mettere a fuoco la scena davanti a sé. Urlò.
No, non poteva essere- no. Non poteva essere lui.





Dizionario di Lingua Lakota:

O iyokipi: amante.
Ile: Luce Maka: Terra Mahpyte: Cielo





 

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Evaney Alelyade Eve