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Autore: Elsker    01/07/2014    3 recensioni
«Pensavo che cambiare parole, avrebbe aiutato» si lagnò Louis, lanciando i popcorn rimanenti addosso a Harry. «Non apprezzi mai i miei sforzi quanto io apprezzo i tuoi!»
*
Elle aveva più o meno capito. Niall era il leader non dichiarato del gruppo, Liam il babysitter ormai sulla via della pensione, Louis il tenerone, Harry l'ingenuo e Zayn il buffone e quello più passionale (nel senso peggiore del termine).
*
Louis doveva farlo, doveva confessare i suoi veri sentimenti a lui che gli aveva dichiarato tutto il suo amore.
*
Harry si guardò intensamente nei propri limpidi occhi: la amava? La amava veramente?
*
Niall, incredulo, dischiuse le labbra per prendere fiato a fatica mentre reprimeva le lacrime. No, non poteva essere vero. No, non poteva essere lei.
*
{2 coppie het + 1 slash}
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Coso prima
Questa storia è da considerarsi ambientata nel 2014.
I primi capitoli si riferiscono all'inizio dell'anno, verso la metà del gennaio.
Nella storia tutti i cinque e cantanti sono single, almeno all'inizio. ;)
Ho cercato di portare molto fedelmente alcune cose, ma questa è una storia inverosimile che avrà vita solo in queste pagine.
Inoltre, voglio specificare che non è mia intenzione recare offesa a questi cinque giovani ragazzi.




Capitolo due
Addio, arrivederci




La mattina successiva Elle spense la sveglia stancamente e rimase nel letto.

Aveva faticato ad addormentarsi, perché i suoi pensieri non facevano altro che correre verso la sua cara madre.
Quando il sole era ormai allo Zenit, Elle udì dei suoni provenire dalla strada e si alzò dal letto. Rendendosi conto dell'ora tarda, si vestì in tutta fretta. Racimolò le cose che le sarebbero servite e corse giù per le scale. Si fiondò verso la cucina per prepararsi da mangiare. Buttò lo zaino su una delle sedie che circondavano il tavolo e si mise ai fornelli. Notò che la scatola di cereali era ancora appoggiata sul tavolo: evidentemente Angie non aveva avuto il tempo per sistemare prima di uscire. Elle la afferrò e cominciò a prenderne una manciata, quando vide delle lettere sul tavolo. Erano tante ed era strano che sua madre le avesse lasciate sul tavolo senza neanche aprirle: aveva una passione nell'aprire le lettere. Giusto per farle un dispetto, aprì tutte le buste e prese a leggerne i contenuti con un sorriso scherzoso sulle labbra, sorriso che le morì presto sulle labbra. Erano tutte delle esortazioni a pagare i conti arretrati della luce e del gas.
Aggrottò le sopracciglia, pensierosa. Possibile che siamo in una condizione così disastrosa? Eppure non me l'ha mai detto...
Mise le lettere nello zaino e uscì di casa. Le era passato l'appetito.



«Oh, eccoti qua! Ma dov'eri finita?» le corse subito incontro Davey quando entrò nella caotica mensa.
Elle si lasciò cadere pesantemente su una panca. «Mi sono svegliata tardi» riuscì a dire solamente. Aveva il fiatone perché era corsa velocemente per non arrivare tardi al primo corso pomeridiano.
«Eh, ho saputo! Complimenti! Che fortuna!» una ragazza che non aveva mai visto prima la abbracciò e le sorrise luminosa.
«Ehm... grazie! Ma per cosa?» Elle le rivolse uno sguardo alquanto accigliato.
«Come per cosa? Per essere l'ultima delle otto fortunate! Dato che sei l'ultima estratta, probabilmente sei quella che avrà la possibilità di vivere con loro per un anno!» esclamò concitata la ragazza castana, gesticolando forsennatamente.
«Ah, giusto... che fortuna!» finse lei. «Purtroppo, però, mi devo trasferire sulla Luna, proprio in questi giorni, perciò non so se avrò il tempo per passare da loro. Sai, c'è una base segreta lunare che ha il compito di monitorare la presenza di alieni nelle vicinanze della Terra e proprio in questi giorni si sta avvicinando una navicella dall'aria aggressiva» le spiegò lei pazientemente, con un'aria da saccente.
«Ma tu sei pazza! Credi agli alieni?»
«Mi è più facile credere agli alieni, piuttosto che a quei cinque buffoni e alle loro buone intenzioni! Andare a vivere con cinque ragazzi per un anno?! E lasciare il mio bellissimo paese? Mai» fu la sua risposta ferma e furiosa.
«Ma tu sei pazza... sei pazza davvero» la ragazza scosse incredula la testa e cominciò a indietreggiare.
«Pazza... pazza... pazza» la sentì ripetere, mentre si allontanava.
«Oh, ciao Elle! Finalmente ti ho trovata!» Clary le si avvicinò con in mano un vassoio stracolmo di cibo.
«Ed io ho finalmente l'occasione per metterti le mani addosso!» disse, guardandola truce. Davey la afferrò al volo, mentre si stava avvicinando troppo, con aria pericolosa, all'amica che del tutto ignara stava prendendo posto sul tavolo.
Le rivolse un sorriso amaro. «Invece non sai quanto tu sia fortunata. Non sai quanti maledetti pacchetti ho comprato per inserire più e più volte il nome per avere un'infinitesima possibilità di vittoria. Una volta, mentre stavo compilando per l'ennesima volta uno dei moduli da mettere nell'urna, mi hai chiamata e hai sbuffato perché stavo canticchiando “What Makes you beautiful”, allora ho scritto i tuoi dati solo per dispetto. Sai quante ragazze hanno tentato migliaia di volte di vincere? Arrivi tu e vinci per casualità» le spiegò, cominciando a spiluccare il suo pranzo.
«Un po' come “La fabbrica di cioccolato”» commentò Davey, sedendosi a Clary, dandole delle pacche sulle spalle.
«Non stiamo parlando di cioccolato, ma di una band che non posso soffrire!» ribatté Elle con un tono leggermente meno arrabbiato. «Siccome a te intessano tanto e a me un po' meno, che ne dici di andare tu al posto mio? Tanto sei stata tu a compilare il modulo, non io.»
«Elle, ti devo ricordare che ho già l'età per essere buttata in carcere? E che ho falsificato la tua firma?»
«Non penso che questa cosa sia così ufficiale.»
«Invece sì! Ogni modulo aveva delle sottoscrizioni che potrei recitarti a memoria “In caso di violazione dell'articolo, in caso di falsificazioni o di dati falsi...”»
«Sì, sì, ok... ho capito» la interruppe. «Così io devo addirittura fingere di aver partecipato a questa indecente iniziativa?!» Elle rimase a bocca aperta: no, non poteva crederci.
«Dai, non pensiamo più a questo problema, finché non si presenterà» propose Davey, cercando di cambiare argomento: quello non gli piaceva per nulla.
«Ragazzi, vi devo parlare di una cosa importantissima» cominciò Elle, greve, tirando fuori dallo zaino delle buste. I due amici non osarono neanche fiatare: sapevano che lei non esagerava mai e che, se aveva detto una cosa simile, dovevano preoccuparsi. «Vi ho già detto che mi sono svegliata tardi oggi, no? Ebbene ho trovato queste lettere in cucina... non so che pensare.»
Entrambi presero una delle buste per conoscerne il significato.
«Ma sono tutti degli avvisi di mancato pagamento!» contestò Davey, dopo aver dato uno scorcio a tutte le lettere.
«Già. Non pensavo che fossimo in una situazione così grave! E non me ne hai mai parlato!» sbottò Elle arrabbiata.
«Forse è per questo che ha un'aria così stanca ultimamente» commentò pensierosa Clary.
«Dovrò trovarmi un lavoro per il week-end» annunciò Elle.
«Proprio ora che devi allenarti intensamente e stai per arrivare al secondo d...»
«E se il lavoro part-time non basta, abbandono la scuola... non posso lasciare mia madre sola ad affrontare questa situazione, proprio lei che ha fatto tanto per me...»
«No, non puoi! Hai deciso di proseguire dopo i sedici anni e hai iniziato questi corsi...» si opposero entrambi.
Il cellulare di Clary cominciò a squillare con una delle ennesime canzoni dei One Direction, ed Elle e Davey alzarono gli occhi al cielo.
«Oh, scusate» disse, per poi allontanarsi un poco per non disturbarli.
«Pronto. Oh, no non sono Elle O'Ryan, sono una sua amica, ma lei è accanto a me e posso passarle il telefono... ok, perfetto!» passò il cellulare all'amica che aveva una faccia alquanto sorpresa. «È una delle persone coinvolte nel concorso che ti ha vista come vincitrice e vuole parlare con te» le comunicò piatta.
«Buongiorno» salutò Elle aspra.
«Buongiorno a Lei, signorina Elle O'Ryan, l'ho chiamata per sapere quando si trasferirà nell'appartamento a Londra della band» disse, dall'altra parte della linea, una voce cordiale.
«Mai» rispose ancora più aspra. Era di malumore: avrebbero potuto disturbarla più tardi.
«Quando ha firmato il modulo di adesione al concorso, ha approvato un contratto, le cui clausole dicono chiaramente che vi sarà una sanzione di duemila euro in caso di ritiro dopo la vittoria.»
«Spero stia scherzando» Elle respirò profondamente per non perdere la calma. «Senta: ho dei problemi economici, già non possiedo i soldi per andare avanti e lei mi dice, di punto in bianco, che devo davi una somma del genere?!»
«Eh, il contratto è questo...»
«Che cosa posso fare altrimenti? Tagli corto, per favore: il mio tempo è prezioso.»
«Lei è la nostra ultima speranza. Le propongo un patto: se Lei acconsente di adempiere al suo dovere, noi le daremo una somma pari a diecimila euro con un anticipo di duemila» proseguì pazientemente la voce cordiale.
«Mi ha preso per una disperata?» inveì Elle, riagganciando.
Fece in tempo ridare il cellulare all'amica che venne circondata da un gruppo di ragazze assatanate.
«E così sei la vincitrice!»
«Andrai a vivere con Liam!»
«E con Harry!»
«Non dimentichiamo di Niall, Louis e Zayn!»
«Toccherai la loro pelle...»
«Ascolterai la loro voce dal vivo...»
«Li vedrai tra i muri domestici...»
«Elle, posso chiederti un favore? Potresti chiedere il numero a Zayn e passarmelo?»
«Invece io vorrei un autografo di Niall...»
«Potresti fare una buona parola di me?»
Altre richieste simili ripetute contemporaneamente entrarono e uscirono nelle e dalle orecchie di Elle, la quale era sempre stata una ragazza che se ne stava fra le sue, tranquilla, ignorata dal resto della scuola, a volte anche odiata perché troppo diversa.
Magari, in passato, avrebbe voluto essere accettata da tutti, ma non era quello il modo in cui aveva desiderato che succedesse.
Urlò.
Le ragazze si calmarono.
«Andatevene via tutte. Non andrò da quei maledetti cinque e voi non disturbatemi più! Si è trattato di un errore, di un errore, avete capito?! Non sono io la ragazza che ha vinto!» disse, cercando di mantenere una voce calma, e girò i tacchi per uscire da quel maledetto inferno.



«Mamma, mi devi delle spiegazioni...» disse Elle duramente, lanciando le lettere sul pavimento, una volta che lei la ebbe salutata dopo essersi chiusa la porta alle spalle.
«Oh, tesoro, sei tornata così presto...» Angie si morsicò le labbra, assumendo un'espressione colpevole. Si inginocchiò a terra per raccogliere le busta. Elle si chinò accanto a lei e l'aiutò a raccogliere le buste, reprimendo le lacrime.
Scrollò la madre. «Perché, perché non mi hai detto nulla? Anch'io faccio parte della famiglia e avevo diritto di sapere! Avrei potuto aiutarti!»
«Cara, scusami. Non volevo che ti preoccupassi! Sei giovane e hai diritto di vivere un'adolescenza spensierata. Non preoccuparti per me: risolverò i problemi al più presto» le sorrise, cercando di infonderle un coraggio che lei stessa non aveva.
«Su, andiamo in cucina...» la esortò Elle, aiutandola ad alzarsi dal pavimento.
«E ora? Perché la luce non si accende più?» chiese allarmata.
«Sarà la lampadina.»
«No, neanche il frigo è alimentato... temo che...» non fece in tempo a concludere, che la signora O'Ryan perse i sensi fra le sue braccia.
«Mamma! Mamma!» la scosse «Mamma...»




«Il dottore ha detto che devi riposarti» avvisò Elle quando la madre aprì gli occhi. «Perciò non cercare di alzarti...» si elevò dalla sedia e le rimboccò le coperte.
«Mamma, sei svenuta e ho chiamato l'ambulanza. Il dottore ha detto che non è nulla di grave, ma devi smettere di lavorare a questi ritmi incontrollati» la informò piatta.
«Ho perso il lavoro un anno fa, perché ho litigato con la capo cuoca... non so perché l'ho fatto. Forse perché ha infangato il nome di mio marito e ha osato mettere in dubbio il nostro amore. Non avrei dovuto: era evidente che aveva messo in giro quelle male voci per distruggermi, per farmi perdere il lavoro. Ho provato a campare con i risparmi che avevamo, cercando nel frattempo una nuova professione, ma per nessuna sono risultata adatta, non riuscivo a rimanere nello stesso luogo per più di una settimana» spiegò stancamente.
«Avresti potuto dirmelo.»
«Non volevo preoccuparti.»
«Io e te siamo una famiglia! Nel bene e nel male! Avevi paura che ti avrei rifiutata solo perché siamo sul filo del lastrico! Ti sbagli, eccome! Sai, sono rimasta delusa dal fatto che tu possa esserti fatta una simile idea di me dopo più di sette anni di convivenza.»
«Perdonami, ma dopo aver perso tuo padre, mi sono sentita così sola... avevo tanta paura di ritornare in quella terribile condizione. Non immagini come mi sono emozionata la prima volta che ti ho vista. Mi hai salvata! Mi hai prelevato dalla disperazione e dalla solitudine... a te, che eri il nuovo centro della mia vita, ho dato tutto e sono felice di averti trovata.»
«Invece sei tu che mi hai salvata, elargendomi tutto quell'amore e affetto che desideravo sin da bambina.»
«Ti spiace se ora dormo? Sono così stanca... oggi ho avuto una giornata molto pesante» le disse prima di addormentarsi profondamente.
A quel punto nella mente di Elle cominciò a formularsi un'idea.
Clary e Davey erano i suoi due più fidati amici e avrebbero potuto prendersi cura di sua madre. Clary aveva perso la madre da piccola e la sua famiglia era molto numerosa e rumorosa, perciò le avrebbe fatto piacere stare ogni tanto con sua madre. Quanto a lei stessa, poteva iniziare a guadagnare dei soldi da mettere da parte.



«Buonasera, sono Elle O'Ryan e desidero informarLa della mia disposizione ad accettare la proposta se alza la posta ai duecentomila euro con un anticipo di quattromila» annunciò risoluta al telefono. Durante la conversazione avuta nel pomeriggio, le era parso che lei fosse importante per quella sorta di progetto.
«Senti, ragazza petulante...» esordì la voce.
«Prendere o lasciare» lo interruppe bruscamente Elle, cercando di suonare più dura di quanto non lo fosse.
«Si rechi in aeroporto domani mattina.»
«Messaggio ricevuto, arrivederLa» si aspettava una richiesta del genere.
«ArriverLa e buona serata.»
«Clary è tutto risolto» annunciò, restituendo il cellulare alla bionda.
«Certo che tu hai proprio una bella faccia tosta... da dove hai tirato fuori il coraggio di chiedere in cambio dei soldi quando hai firmato il contratto?»
«Hai firmato tu» ribatté stancamente. «Mi raccomando, prenditi cura di mia madre.»
«Sì, lo so! Lo so! E devo fare in modo che non si affatichi troppo e non trovi un lavoro!»
«Quando la andrai a trovare, potrai stare in camera mia, se rimarrai là fino a tardi. In cambio ti prometto che cercherò di andare d'accordo con Harry e ottenere qualcosa per te»
«Grazie!» Clary si buttò tra le sue braccia.



Quella sera, alla luce della torcia, Elle preparò la valigia con il cuore pesante. Provava una profonda inquietudine a stare a casa immersa nel buio, ma doveva prepararsi dato che sarebbe partita l'indomani. Quel signore aveva detto che le avrebbe consegnato l'assegno al loro incontro nell'aeroporto di Cork e lei lo avrebbe consegnato subito a Davey in modo che potesse pagare i debiti.
«Ok, credo di aver preso tutto» disse fra sé e sè, dopo aver chiuso la valigia stracolma. Aveva sistemato vari indumenti e dei libri scolastici, poiché era sua intenzione proseguire lo studio.
Si sedette sul letto e sospirò.
Aprì la finestra e l’aria gelida la investì. «Clomnel, ti dovrò dire arrivederci» iniziò mesta. «Non ti vedrò più per qualche tempo, te con il tuo mattiniero risveglio, il tuo baccano, le tue luci e soprattutto il tuo immenso cielo, vivo azzurro di giorno e cupo blu di notte con milioni di diamanti incastonanti. Mi mancherai. Proprio ora che mi sono abituata all'idea che questa sia casa mia, che questa sia la mia città e che questo cielo sia mio» sussurrò, ammirando tristemente la buia e solitaria via.
Si sedette sul davanzale e iniziò a piangere, silenziosamente; a piangere immobile, senza far rumore, come era abituata; poi, accorgendosi di essere sola, gridò, lasciò uscire tutta la sua rabbia.
Sembrava che la sedentarietà non le appartenesse, eppure le bastava solo un tetto, dei cari ed era felice. Ma neanche questi suoi umili desideri potevano essere esauditi.
Guardò profondamente il cielo.
Mamma, dove sei? Perché non mi sei rimasta accanto?



«Mi raccomando, Davey, prenditi cura di mia madre» raccomandò per l'ennesima volta, dandogli i soldi che aveva appena ricevuto da una donna che aveva incontrato all'aeroporto e che aveva asserito di essere la sua accompagnatrice.
«Sì, me lo avrai ripetuto migliaia di volte» roteò gli occhi, sorridendole dolcemente. «Non preoccuparti: è in buone mani.»
«Prenditi cura anche di te stesso e di quella matta di Clary» aggiunse, mentre si avvicinavano sempre più al check-point. Lasciò che la donna si occupasse delle sue valigie.
«Continua ad allenarti con costanza, anche se non ci sono io...» continuò, voltandosi per guardarlo dritto negli occhi.
«E così tu partirai...» sussurrò Davey, come se ne fosse reso conto solo in quel momento, accarezzandole dolcemente le guance e depositando un bacio sulla fronte dell'amica che aveva le braccia avvinghiate al suo corpo esile ma muscoloso.
«Sì, ma questa volta è diverso da quell'occasione. All'epoca ci siamo detti “Addio” in lacrime, ma oggi ci diremo “Arrivederci” sorridendoci e promettendoci di tenerci aggiornati e di rivederci al più presto.»
«Se dopo quell'addio doloroso ci siamo ritrovati, significa che succederà ancora. Questa volta, però, parti tu e vai da cinque ragazzi! All'epoca sapevo di lasciarti in un posto che ti era familiare» Davey chiuse gli occhi, inspirando profondamente per imprimere nella mente il buon odore di Elle.
Entrambi sapevano di piacersi, ma avevano taciuto consapevolmente questo lato del loro rapporto, preferendo essere migliori amici che si coccolavano e che scherzavano tra loro, senza osare mai avanzare oltre le carezze e arrivare al bacio.
Si guardarono negli occhi e annuirono. Si sarebbero lasciati da amici: con un bacio sulle guance, con un abbraccio; e si sarebbero rivisti come fidanzati. Elle affondò il viso nell'accogliente petto dell'amico per nascondere gli occhi che cominciavano a inumidirsi. Non ci credeva! Non avrebbe visto quelle gentili pupille color cioccolato per tanto tempo! Né tanto meno si sarebbe avvinghiata al suo corpo caldo e avrebbe sentito le sue morbide mani sui suoi capelli.
«Mi mancherai...» le si spezzò la voce.
«Tu mi manchi già, Elle» Davey la strinse ancora più vicina, baciandola sui capelli con gli occhi inumiditi.
«Arrivederci...» Elle cominciò a indietreggiare.
«A presto, cara» Davey lasciò anche l'ultimo dito di lei, che aveva stretto con tanto fervore.
Elle si girò verso il check-point e Davey si girò per dirigersi verso l'uscita.


***



«Arriva! Arriva! Ragazzi in posizione!» gridò Zayn che era di guardia, appostato davanti alla finestra che dava al vialetto.
Tutti e quattro si precipitarono davanti all'ingresso, mentre Zayn si avvicinò al portone per aprire.
Peccato che fu troppo lento e la porta lo colpì dritto in faccia, facendolo cadere a terra dolorante e sanguinante.
«Ah, il mio naso... il mio bellissimo naso!» si lamentò, premendolo con il palmo per fermare l'emorragia.
«Scusa! Avevamo visto la porta aperta, perciò ho spinto la maniglia senza pensare che...» si scusò la donna.
«Stai più attenta la prossima volta» le rispose freddamente lui.
«Elle, io porto le tue cose sopra e...» l'accompagnatrice cercò di scappare.
«Non si preoccupi: ci penseremo noi. È già pomeriggio inoltrato e il vostro viaggio è stato lungo, perciò vada a riposarsi» la interruppe prontamente Niall con gentilezza.
«Grazie, allora io vado... mi dispiace per il naso.»
«Ti costerà caro!» avvisò crudelmente Zayn rivolto alla donna, che si girò verso di lui, spaventata.
«È rotto?» intervenne freddamente Elle. Tutti i presenti si girarono e la guardarono sorpresa: era la prima volta che dava un segno di vita.
«Non credo... non fa tanto male.»
«Allora taci: la prossima volta impara ad aprire la porta stando un po' a lato» concluse senza degnarlo di un'occhiata.
«Ragazzi io vado» annunciò timidamente l'accompagnatrice.
Elle la guardò per l'ultima volta con tristezza. La donna che l'aveva accompagnata era stata con lei nella partenza ed era l'unico collegamento fra lei e la città che amava, mentre in questa nuova, che non era affatto Londra come avevano detto, non vi era nulla che glielo ricordava.
Guardare la sua figura esile che si allontanava rapidamente era come dare l'addio definitivo alla vita che amava.





Angolino mio:
Dai prossimi capitoli ci sarà più spazio per i cinque cantanti(ci saranno SOLO loro con quella rompiscatole di Elle). Ho dato a loro una personalità che non appartiene a loro, spero non vi dispiaccia, ma alla fine scoprirete che ho cercato di rimanere più fedelmente possibile alla versione che conoscono le loro fans. :)




   
 
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