Due luglio: bucolico.
Ti sdrai tra i fili d’erba,
sopra quel manto di fiori
che sostiene le tue membra
molli e gracili; devastate da
un’altra giornata ancora uguale
alle altre, dilaniate dall’ennesima
nuova notte senza chiare stelle.
Chiudi gli occhi e le palpebre,
velate dall’ombra dei salici e
dei platani, fremono appena
assaporando il tenue profumo
dell’estate che avanza, che cinge
il capo come corolle variopinte,
che soffia brezza leggera e fresca
su fronti accaldate e su labbra riarse.
Sei sdraiato tra i fili d’erba,
su un manto di fiori che ti sostiene.
E per un attimo, un solo istante
- che tende a protrarsi per minuti,
ore, giornate intere, sai? Ti sembra
di riuscire ad afferrare l’intero mondo,
l’universo intero con le tue dita sottili,
lo prendi e lo porti al seno, coccolandolo.
È un attimo di muta libertà, di silenziosa
armonia; ci sei solo tu, nient’altro.
*