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Autore: Very_Nini    25/08/2008    9 recensioni
"...- Key Hiwatari. Key può bastare- disse, a freddo. Hilary sussultò. Quella voce…probabilmente non l’aveva immaginata così. Roca, autoritaria e…suadente. - Io…io mi chiamo Hila…- Ma Key le fece morire le parole in gola, avvicinandosi a tal punto da avere il suo respiro sul collo. Hilary sentì che era caldo. E piacevole. - Da oggi sei mia- E le leccò avidamente l’angolo sinistro della bocca, come se stesse mettendo un marchio invisibile sulla ragazza..." Io ci provo...ditemi voi se vi piace =) [KeyxHilary] e altri...
Genere: Romantico, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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infernal college

 
1. Prime impressioni

 
Appena la lussuosa BMV nera si fermò davanti all’edificio, la ragazza provò uno strano senso di nausea.

Era appena arrivata e già lo odiava.

Odiava quelle pareti giallicce da cui trasudava polvere e sporcizia.

Odiava gli spessi e sporchi finestroni opachi.

E soprattutto odiava l’unticcio sorrisino che la direttrice le stava rivolgendo.

Era talmente falso da somigliare più ad una colica che ad un sorriso.

Tuttavia, il suo anno scolastico dipendeva da ciò che questa donna pensava, e uscire dall’auto scocciata come lo era adesso non lo reputava una buona idea.

Doveva sorridere.

O almeno sforzarsi di far sembrare quella smorfia un allegro sorriso.

- Se lo desiderate faccio ancora in tempo ad andarmene, miss Hilary-

La ragazza scosse la testa.

- Grazie Artemis, ma sapete già che non posso. I miei genitori sono stati piuttosto chiari a riguardo. Se telefonando in segreteria scoprissero che la loro figliola non sta frequentando questo dannatissimo collegio…-

- Istituto, miss Hilary- precisò l’autista.

- Quello che è, si arrabbierebbero con me, che mi sono ribellata ad un loro ordine, e con lei, che mi ha aiutato nella fuga. E concorderete con me che i miei infuriati non promettono nulla di buono-

L’autista annuì, complice – Sagge parole, miss Hilary-

Hilary sospirò, portandosi dietro ad un orecchio una ciocca di capelli color cioccolata.

- Allora io vado, Artemis-

- Ci rivedremo tra un anno, miss Hilary-

Hilary, la mano sulla maniglia della portiera, sorrise.

- Un anno Artemis…è molto più tempo di quello che si pensa-

- Lo so miss Hilary. Ma lei è una ragazza forte. Sento che saprà superarlo nel migliore dei modi-

- Passare i tuoi sedici anni in un collegio di sfigati non è proprio il massimo – disse, aprendo lo sportello – Ma come dice lei, Artemis, saprò cavarmela al meglio-

L’autista abbozzò un sorriso.

- Per questo la stimo, miss Hilary-

- Ci vediamo tra un anno, Artemis- fece Hilary, ormai fuori dal rassicurante abitacolo dell’auto.

- A presto, miss Hilary-

E con un colpo secco chiuse definitivamente la portiera, sospirando pesantemente, mentre la sua ultima possibilità di fuga dal quel posto orribile spariva dalla sua vista, svoltando l’angolo.

- Signorina Tachibana!- gridò la voce più melensa e fastidiosa che avesse mai sentito.

Hilary fu costretta a voltarsi.

Le sue labbra, oltre ad essere abbellite da una leggera passata di lucidalabbra, era piegate in un sorriso più finto del naso aquilino della donna che le stava venendo incontro.

- Piacere di conoscerla!- disse con quella solita vocina odiosa, stringendole inaspettatamente la mano – Io sono la direttrice di questo istituto, la signorina Kakegama!-

“Signorina?” si ritrovò a pensare immediatamente Hilary, trattenendo una risata “ Questa qui avrà già sessant’anni suonati”

- Siamo tutti molto orgogliosi di accogliere nel nostro umile edificio una studentessa brillante come lei, con una famiglia così benestante, oltretutto-

Era vero.

La famiglia Tachibana era una delle più influenti di tutto il Giappone.

Suo padre, il signor Takagi Tachibana, cresciuto in povertà, si era fatto conoscere grazie alla sua passione per le auto da corsa e al suo spiccato senso per gli affari , che lo avevano portato, in fretta, a fondare una delle più note case automobilistiche giapponesi.

Chiunque, nel mondo delle corse, sapeva chi era il signor Tachibana e quanta strada aveva fatto per arrivare dov’era ora.

Sua madre, invece, Mayu Taneda, in passato una famosa modella, era passata a fare la giornalista per Vogue, scoprendo la sua passione per il giornalismo e la scrittura, pubblicando perfino alcuni libri sul rapporto di coppia.

Una famiglia di talenti, compresa lei, la figlia prodigio, miss Hilary Osaki.

La ragazza invidiata da tutti, che aveva tutto e poteva permettersi ancora di più.

- Ma venga signorina Tachibana. Parleremo con più calma nel mio ufficio-

Hilary annuì, e si lasciò guidare docilmente dalla donna all’interno dell’edificio, trascinando dietro di se un pesante baule.

Solo ora, camminando dietro la donna, si trovò ad osservare il suo abbigliamento.

Una camicia grigia, forse un tempo bianca, e dal collo alto copriva la pelle avvizzita della direttrice, mentre una gonna nera, lunga fino alle caviglie, lasciava intravedere un orrendo paio di mocassini grigio scuro, consumati dal tempo.

Ed infine i capelli, ormai grigi, erano raccolti in una rigida crocchia dalla quale non sfuggiva nemmeno un capello.

Finito di squadrare la direttrice, Hilary passò a ciò che la circondava.

Non che ci fosse poi molto da dire, su ciò che le stava attorno.

Le mura odoravano di muffa, il pavimento era lurido e l’aria sapeva di chiuso.

Dando una rapida occhiata alle finestre, poté vedere la polvere annidata negli angoli.

Chissà da quanto tempo questo corridoio non prendeva una bella boccata d’aria.

Ad entrambi i lati del corridoio, le porte delle classi si stagliavano minacciose e polverose.

Tutte chiuse, circondate da un silenzio innaturale.

- Scusi signora…- disse Hilary, curiosa.

La direttrice si bloccò, scoccandole un’occhiata assassina – Signorina, prego. Non sono mai stata sposata-

Hilary deglutì – Sì mi scusi. Signorina, è normale che ci sia questo silenzio?-

La direttrice accennò ad un nuovo, mieloso, sorriso.

- Noi siamo un istituto serio e ligio al dovere, miss Osaki. Qui gli alunni rispettano le regole e il corpo insegnate, senza discussioni-

Hilary annuì.

Improvvisamente, il rumore di una finestra infranta risuonò per il corridoio.

Hilary si voltò, preoccupata.

- Dove crede di andare, signor Hiwatari? La lezione non è ancora…-

- Me ne sbatto della sua fottutissima lezione, caro professore-

Un ragazzo sui diciassette anni uscì tranquillamente dalla classe, le braccia dietro la nuca.

Hilary lo guardò, stranamente interessata.

- Signor Hiwatari si fermi!- ordinò la direttrice, puntandogli un dito contro, utilizzando nuovamente quell’odiosa vocina acuta.

Il ragazzo si fermò.

Poi si voltò verso la donna.

Sul suo volto, un sorriso stranamente beffardo.

Hilary incrociò quasi immediatamente i suoi occhi.

“Occhi viola” pensò Hilary, come paralizzata, trattenendo il respiro e osservando il progressivo avanzamento del ragazzo “molto rari…”

- Non ti vergogni, piccolo bastardo?-

Se Hilary fosse stata in condizioni diverse, si sarebbe certamente accorta di come la voce della direttrice, prima unticcia e rivoltante, fosse diventata glaciale.

Ma purtroppo, non riusciva a staccare gli occhi da quelli del ragazzo, che man mano che si avvicinava, continuava a fissarla con insistenza, bloccandole il respiro.

- Hai sentito Hiwatari? Sai già la punizione che ti spetta…-

- E sta un po’ zitta vecchia- disse il ragazzo in un sibilo – Ora ho da fare. Non ho tempo per ascoltare le tue cazzate-

E continuò a dirigersi verso Hilary, osservando i suoi capelli, il suo viso, il suo corpo sinuoso da sedicenne.

- Key Hiwatari. Key può bastare- disse, a freddo.

Hilary sussultò. Quella voce…probabilmente non l’aveva immaginata così. Roca, autoritaria e…suadente.

- Io…io mi chiamo Hila…-

Ma Key le fece morire le parole in gola, avvicinandosi a tal punto da avere il suo respiro sul collo. Hilary sentì che era caldo. E piacevole.

- Da oggi sei mia-

E le leccò avidamente l’angolo sinistro della bocca, come se stesse mettendo un marchio invisibile sulla ragazza.

Poi si allontanò, come se niente fosse, a braccia conserte.

- Ricordatelo- urlò, per poi ghignare selvaggiamente fino a svoltare l’angolo, lasciando che la sua risata si perdesse nell’aria.

Hilary, lo aveva seguito con gli occhi per tutto il tempo, incapace di fare altro, incredula, spaventata e stranamente eccitata, toccandosi di tanto in tanto quel maledettissimo punto in cui Key aveva posto il suo segno.

- Signorina Tachibana si sente bene?-

Ecco che il tono stridulo e zuccheroso era tornato nella bocca della direttrice.

- Io credo…credo di sì…- rispose Hilary, ancora frastornata. Il suo odore l’avvolgeva ancora completamente, forte, come se fosse ancora lì davanti a lei, intento a respirarle sul collo.

- Fortunatamente – disse la direttrice, porgendole un fazzoletto di stoffa scolorito, evidentemente per pulirsi la bocca – Non sono tutti come Hiwatari nel nostro istituto. Ci sono anche ragazzi che hanno voglia di apprendere e studiare…-

- Hey nuova! Hai davvero un bel sedere, te lo ha mai detto nessuno?-

- Really beautiful!-

- Voi due siete davvero dei pervertiti…-

“ È bello sapere di essere appena arrivata e di avere tre ragazzi alle spalle che commentano le fattezze del tuo fondoschiena” pensò Hilary, in un mezzo sorriso, ormai pronta a tutto, voltandosi.

- E sei pure fica da davanti!-

- Yeah!-

- Pervertiti…-

- Ma sta zitto che pure tu hai commentato!-

- Kinomiya, Mizuhara, Kon voi dovreste essere in classe!- sbottò la direttrice.

Il primo ragazzo, quello dai capelli blu, che aveva detto apertamente cosa pensava del suo sedere, fece spallucce.

- Il prof ci ha cacciato dalla classe così stiamo girando a caso per i corridoi-

Il secondo, forse, ad aver parlato, doveva essere americano, o alla peggio inglese, visti i capelli biondi e i grandi occhi azzurri. Per non parlare poi della parlata.

- Deve credergli direttrice. Takao dice il vero!-

Ed infine, l’ultimo dei tre, aveva lunghi capelli neri, legati in una coda bassa, e occhi fortemente orientali. Forse il più educato dei tre.

Takao, ignorando la direttrice, si diresse verso Hilary, tendendole la mano.

- Ciao bella ragazza! Io sono Takao Kinomiya. Mentre lui è Max Mizuhara – disse indicando il biondo, che la salutò con la mano e un allegro “Hello” – mentre lui è Rei Kon- finì, indicando il cinese, che la salutò con un cenno del capo.

- Io mi chiamo Hilary Osaki- fece Hilary, sorridendo.

Quei tre non le facevano lo stesso effetto di lui.

- Per caso hai visto passare Key da queste parti?- chiese Max, facendosi avanti.

Un brivido percorse la schiena della ragazza.

- Il ragazzo dagli occhi viola e i capelli bicolore?-

Max annuì.

- È andato di là- e indicò il punto in cui Key era sparito alla sua vista.

- Thanks Hilary!-

E tutti e tre si diressero in quella direzione, sparendo anch’essi.

La direttrice, che aveva guardato ammutolita l’intera faccenda, riprese a parlare.

- Signorina Tachibana sono così dispiaciuta! È solo il primo giorno e ha già incontrato il peggio dell’ istituto!-

Hilary tentò di rassicurarla.

- Tanto prima o poi avrei dovuto incontrarli comunque, non crede?-

La donna annuì tristemente, aprendo la porta del suo ufficio.

- Prego si sieda-

E Hilary si sedette.

- Queste sono le chiavi della sua stanza, la 207. In attesa di una sistemazione singola spero non le dispiacerà dividere la stanza con altre due studentesse-

Hilary sorrise – Si figuri-

- La divisa è già stata portata in camera, così come i suoi effetti personali e i suoi libri-

- Perfetto! Allora io andrei…- fece Hilary, alzandosi dalla sedia.

- Un ultima cosa, miss Tachibana…- disse la direttrice, indicando i suoi capelli – Per domani mattina li voglio perfettamente legati, d’accordo?-

Hilary annuì e sparì dall’ufficio.

 
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- 207…207…- ripeteva a bassa voce Hilary, osservando i numeri delle stanze che le scorrevano accanto.

- 205…206…Oh eccola!- fece, prendendo le chiavi e inserendole.

Tuttavia la porta si aprì senza bisogno di usarle.

- C’è nessuno?- urlò Hilary, quando fu all’interno – Mi chiamo Hilary e…-

Si sentì afferrare il volto da dietro.

- Sei carina Hilary. Vuoi divertirti come me?-

Una voce femminile, alla quale apparteneva la mano che in quel preciso istante la stava accarezzando, le entrò nelle orecchie.

Poi quella persona si rese visibile ai suoi occhi.

Era una ragazza bionda, dagli occhi azzurri e il sorriso malizioso.

- Allora vuoi divertirti come me, Hilly?- ripeté nuovamente, leccandosi le labbra – potremo fare tanti bei giochetti…noi due da sole…-

- Smettila Claire!-

Un’altra voce femminile, proveniente dal bagno, fu l’unica cosa che riuscì a fermare Claire dall’intento di baciare la mora.

- Non vorrai spaventarla appena arrivata, la nostra Hilly-

Una ragazza sui diciotto anni, sigaretta in bocca, corti capelli neri e occhi rossi, la stava squadrando. E non sembrava molto contenta.

- Sai Hilly…appena ti ho vista scendere da quella cazzo di BMV nera ho capito che tipo di persona sei. La classica figlioccia di papà che viene liquidata per un anno intero dalla sua famiglia in uno squallidissimo collegio. La ragazza perfetta, bella, carina e simpatica, con ottimi voti e un’altrettanto buona reputazione, che si permette di guardare dall’alto in basso gli altri – Hilary cercò di parlare, ma la ragazza, con uno scatto, le si posizionò davanti, spingendo Claire di lato, tappandole la bocca con una mano – Bhè…se credi che questo sia il posto giusto dove poter comandare a tuo piacimento gli altri, hai sbagliato luogo dolcezza. La gente come te è solo feccia, e qui non esiteranno ad ammazzarti di botte. Se fossi in te righerei dritto, Hilly. Ritornare a casa con delle costole fratturate non è il massimo…-

E detto questo se ne andò, seguita a ruota da Claire, sbattendo la porta.

Hilary, dopo alcuni istanti, si accasciò a terra.

Tremava.

Forse non erano tutti degli sfigati, in questo dannatissimo collegio.

 

Ditemi cosa ne pensate. È la prima ficcy su BeyBlade che scrivo xD

  
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