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Autore: AlexEinfall    04/07/2014    4 recensioni
Quando un eroe diviene il peggior nemico dell'umanità, quando ogni indizio conduce allo smantellamento di una maschera di bontà, quando è il cacciatore a divenire preda, chi potrà essere ancora dalla sua parte? Se Spencer Reid, un giorno qualunque, si risvegliasse con le mani sporche di sangue, chi potrebbe salvarlo dall'oblio? Tra lo spettro della dipendenza e qualcosa di molto diverso e più oscuro, la strada per la soluzione dell'enigma non potrà essere percorsa in solitudine.
Dal testo
Sangue. Nella nebbia della droga si era chiesto, tre o forse quattro anni prima, che odore potesse avere il sangue di un'altra persona sulla sua pelle. Possibile, si era chiesto, che le molecole odorose di qualcun altro, mischiate alle mie, possano dare come risultato un buon aroma? Soprattutto lo incuriosiva il pensiero che la morte, a contatto con la sua pelle, forse avrebbe avuto l'odore della vita.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3
Tempo


La realtà è quella cosa che,
 anche se smetti di crederci,
non svanisce.
Phillip K. Dick



 Derek non si è ancora seduto al tavolo rotondo della sala riunioni, che già Spencer prende parola: «Dove siamo diretti?» guardando di sfuggita il monitor. Si siede e inizia a dondolare nervosamente la sedia, tanto che Derek può quasi sentire il piede tamburellare sul pavimento.
  JJ controlla che siano tutti presenti, quindi fa un cenno al capo Hotch.
  «Non sarà necessario prendere il jet» comincia rivolta a Spencer, che si raddrizza, improvvisamente attento. «Lei» continua indicando lo schermo con il telecomando, «è Madison Lorenz, trentadue anni, single, senza figli. E questa è la foto del suo corpo privo di vita. E' stato trovato all'alba da un passante, in un vicolo dietro la biblioteca Arcana. Secondo il coroner, l'omicidio è avvenuto cinque giorni fa, la notte prima della nostra partenza per Atlanta. Malgrado il grosso squarcio all'addome, la causa accertata della morte è una singolo colpo al petto, che attraverso le costole ha trafitto il cuore con estrema precisione.»
  «L'ha uccisa in fretta e poi l'ha sventrata?» si informa Rossi.
  «Esatto. In più c'è questo» JJ preme un pulsante e sullo schermo appare un ingrandimento del volto della vittima. «Sulla fronte è stato inciso il numero cinque. Ho chiesto riscontro: non sono ducumentate altre quattro vittime morte in circostanza simili.»
  «Ciò vuol dire che dobbiamo aspettarci altri quattro delitti.»
  «Il comportamento è organizzato» interviene Spencer, senza riuscire a guardare negli occhi nessuno. «Non ha lasciato tracce e, malgrado la ferocia dello sventramento, nella scena nulla fa presumere disorganizzazione. La ferita all'addome è un eccesso di violenza, che indica rabbia, ma fa anche parte della sua firma: non era necessario, la vittima era già morta e lui lo sapeva.»
  «Che strano...» mormora Prentiss guardando il fascicolo. Alza gli occhi e si spiega. «Mi sembra di averla già vista.»
  «Infatti è così» risponde JJ, attirandosi l'attenzione di tutti. «E' surreale, ma l'unità ha già conosciuto la vittima, con il nome di Maddy. Ha collaborato come testimone nel caso Ronald Weems¹. Era l'amica della seconda vittima.»
  «Me la ricordo» mormora Prentiss. «Strana coincidenza.»
  «La riterremo tale fino a prova contraria» sancisce Hotch. «Non lasciamoci suggestionare.»
  Rossi poggia i gomiti al tavolo. «Ricordo di aver letto quel caso: tre prostitute pugnalate, ciocche di capelli asportate e tutte abbandonate nella zona del Campidoglio. Qui il modus operandi è completamente diverso.»
  Derek lancia uno sguardo a Spencer, che tiene le mani congiunte e sembra intento in chissà quale ragionamento. «Reid, pensi sia possibile che sia stato Nathan Harris?» Sono le prime parole che gli rivolge dopo Atlanta, eppure per lui quella è, almeno in parte, storia passata. Ma non riesce a nascondere una certa rudezza.
  Il ragazzo sembra offeso da quella domanda e corruga la fronte. «Assolutamente no.» Poi, accorgendosi degli occhi della squadra puntati su di lui, si schiarisce la voce. «Nathan è stato ospedalizzato ed è ancora in istituto. Non è mai uscito. Il rischio di etero e auto agressività è ancora alto...»
  Le sue parole lasciano aleggiare uno strano silenzio di sguardi, interrotto solo dalla voce di Prentiss, quasi conciliante. «Guardate il braccio. JJ, puoi ingrandirlo? Ecco, lì. C'è un orologio al polso, ma sembra un po' fuori misura. Inoltre, è l'unico oggetto indossato dalla vittima. Non è strano?»
  «La scientifica lo ha analizzato, non credo sia della vittima» concorda JJ. «Non è stata trovata neanche un'impronta, del tessuto epidermico o sudore. Come se fosse stato ripulito e messo di proposito. Un messaggio, forse.»
  Lo stomaco di Spencer si contorce e un'ondata di disgusto gli sale alla gola. Morgan si accorge troppo tardi del suo malessere. Mentre le ipotesi continuano, l'unica voce esclusa è quella del ragazzino e, come se un'ombra gelida di negatività gli sedesse accanto, Derek si sente spinto a voltarsi. Ciò che vede lo sconcerta: il collega appare paralizzato, gli occhi sbarrati che sembrano fissare il foglio, ma in realtà non vedono nulla. Pallido come se mai avesse visto il sole, il battito accellerato del cuore sembra quasi udibile. Il tocco leggero della mano di Derek sulla sua lo fa sobbalzare vistosamente, interrompendo il dialogo nella stanza.
  «Reid, tutto bene?»
  Il ragazzo si guarda un attimo intorno, come non sappia dove si trovi.
  «No...sì...devo andare in bagno.» E quasi vola via dalla sedia ed esce dalla sala, lasciando una scia di sgomento e preoccupazione dietro di sé.


  L'orologio.
  Il mio orgologio.
  Nathan. Owen.  
  Il riflesso operato dalla lastra metallica dietro il vetro è stanco. Oltre lo specchio c'è solo lui, Specer Reid, ma non riesce davvero a riconoscersi. Trema così forte che neanche aggrapparsi al bordo di porcellana del lavobo sembra fermarlo. Sente il sudore congelarsi sulla fronte e i capelli appiccicarsi alla nuca, lì dove un alito freddo gli accappona la pelle. Vorrebbe davvero credere alla reale esistenza del fenomeno detto coincidenza: l'accadere simultaneo e fortuito di due o più fatti o circostanze diverse. Qualcosa che avviene senza volontà o ragione apparente.
  Ma per la stessa struttura della sua mente, Spencer Reid non può credere che la coincidenza esista davvero.
  Forse, si dice, i fatti possono essere spiegati senza drammi: devo aver assistito a un incidente, forse sono addirittura stato coinvolto, anche se non sono ferito; in conseguenza di ciò, ho perduto l'orologio e il ladro deve averlo messo al polso della vittima; magari è stata la vittima stessa a trovarlo e l'assassino, temendo di lasciare tracce, lo ha ripulito prima di abbandonare il corpo.
  Ma l'intuito del profiler sa che ci deve essere molto più, sotto tutto questo. L'unico modo per essere certi è ottenere il referto del laboratorio sul campione che ha portato giorni prima.
  Però prima, riflette, dovrebbe riuscire ad uscire inosservato dal BAU.


  Ha quasi raggiunto l'ascensore, quando la voce di Morgan lo blocca. Preme il tasto di chiamata e spera che il meccaniscmo sia più veloce del solito.
  «Hei, Reid, dove vai?»
  «A casa. Non sto molto bene.»
  «Che succede?»
  «Mal di testa» dice seccamente, senza aggiungere nulla.
  Morgan incrocia le braccia sul petto. «Dovremmo parlare di quello che è successo.»
  Spencer annuisce e sente l'ascensore salire veloce i piani. Vorrebbe solo che quelle porte si aprano e lo inghiottano, lasciandolo solo e libero dal fardello della menzogna. Vuole tornare a casa e mettere in atto il suo piano, vuole scoprire che quel sangue è di un povero disgraziato investito da un taxi o di un cane abbandonata per strada.
  Ma Morgan non sembra della stessa idea. «Sai che questo silenzio può solo far male al nostro rapporto.»
  Spencer volta di scatto la testa, avvertendo un rossore al volto molto fastidioso, a metà tra imbarazzo e ira. «Morgan, non ne voglio parlare. Io...non voglio parlare. Voglio solo tornare a casa a riposarmi.»
   «D'accordo» si arrende Derek. «Promettimi che quando starai meglio parleremo.»
   «Lo prometto» dice distrattamente, abbassando lo sguardo come un bambino che non vorrebbe dover fare promesse.
  Finalmente le porte metalliche si aprono e Spencer salta dentro subito. Riesce a rivolgere al gollega l'ultimo sorriso, che cede non appena l'ascensore riparte.
  Ha la strana sensazione che nessuno, nemmeno Derek, lo guarderà più con quegli occhi. Gli occhi dell'affetto. Gli occhi con cui si guarda un innocente.


  Spencer decide di passare per casa prima di andare in laboratorio. Ha bisogno della sua auto e di un libro che lo aiuti a smorzare un'eventuale attesa. Prende dalla libreria una raccolta di Faust e la infila nella tracolla, quando il telefono di casa inizia a squillare. Si precipita a rispondere.
  «Sì?»
 «Spencer, sono il dottor Lidford.»
  Il battito accellera.
  «Ho i risultati del test. Puoi venire a ritirarli già domattina.»
  «No» pigola. «Voglio dire, devo saperlo: è sangue umano?»
  Il neurochirurgo, avvezzo alla segretezza e a modi ben più cauti e gentili, rimane incerto. «Sì, è umano. Di una donna, per la precisione. Schizzo arterioso. Con una ferita simile ci sono pochi dubbi che sia ancora in vita.»
  Spencer riattacca con un precipitoso ringraziamento. Deve appoggiarsi per non svenire. Il cuore batte così forte che gli duole il petto.
 
  E' tutto vero. Ho ucciso una donna.


  Malgrado i tentativi disperati di restare ancorato alla realtà, sviene, accasciandosi al suolo come un bambino stremato.

  «Ti ha detto il motivo?» chiede Hotch, incrociando le braccia al petto. Non è mai molto entusiasta di sapere che un suo agente decide di abbandonare un caso senza informarlo, tanto meno se la persona in questione è il dottor Spencer Reid, che non ha mai lasciato un'indagine a metà.
  «Mi ha detto solo di sentirsi poco bene» risponde Morgan, il volto rigido.
  Hotch squadra il suo agente e annuisce piano. «Per quanto accaduto ad Atlanta-»
  «Questo non ha nulla a che vedere con Atlanta.»
  «Non interrompermi» sancisce il supervisore capo, alzando una mano. «Che abbia a che vedere con l'assenza di Reid o meno, non tollero questo genere di conflitti nella mia squadra. Sai meglio di me quanto sia importante per dei profiler esprimere i diverbi, piuttosto che scontrarsi senza successo.»
  Morgan serra i pugni fino a sbiancarsi le nocche. «Io lo so bene, Hotch. Dovresti spiegarlo a lui
  In quel momento ad Aaron torna in mente la voce di Gideon, il giorno in cui decise di assumere uno Spencer Reid giovane e chiuso.
 
 Quelli che tu chiami limiti, sono solo potenzialità inespresse. Aveva detto Jason. Spencer conosce bene tutte le regole del vivere sociale, sa vedere reti di connessioni tra persone dove io e te vediamo solo dinamiche. Lui, Aaron, conosce tutto, ma non sa cosa significhi l'amicizia, o l'amore, perché non sa guardarsi dentro oltre la propria mente. Ma imparerà, sono certo che con noi imparerà.

  Si chiede se non abbia deluso il suo vecchio amico.
  «Un'ultima cosa» dice prima che Morgan decida spontaneamente di congedarsi. «Perché sei venuto a riferirmi queste cose? Non spettava a te.»
  L'agente si acciglia, come se gli fosse stata posta una domanda ovvia.
  «Perché Spencer fa parte della famiglia. E anche se a volte vorrei ammazzarlo, resta un mio amico.»







¹Episodio 11 della Seconda Stagione, Eros e Tanatos.



  
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