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Autore: jadestark    04/07/2014    1 recensioni
Questa fanfiction nasce come seguito di You Must Be The Ruler e parla della storia di una dei figli di Mary e Francis, Anne, la più piccola.
Ci sono elementi fantasy e la maggior parte dei personaggi sono inventati, in quanto gli eventi si svolgono molti anni dopo l'ambientazione del telefilm.
L'attinenza alla storia è (o sarà) più importante di quanto si possa credere.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Francis, Mary Stuart, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VI.



 
Con il cestino colmo di biscotti in una mano e una bottiglia di vino dolce nell'altra, Anne bussò alla porta che conduceva alle stanze scozzesi. Aveva impiegato tutto il pomeriggio precedente a preparare gli shortbread da portare in dono a Mary.
Quando era bambina, lei e sua madre erano solite prepararli ogni tanto, nonostante ci fossero cuoche e pasticcere in abbondanza al castello. Mary era felice di insegnare alla figlia qualcosa della cultura scozzese, benchè anche lei non avesse vissuto mai in Scozia, anzi, forse proprio per questo motivo entrambe avevano bisogno di sentire le proprie origini vicine, inoltre adoravano passare del tempo insieme. Negli anni li avevano preparati così tante volte che Anne era diventata bravissima, perciò quando dovette pensare a quali biscotti preparare non le venne in mente nient'altro che quelli.
Ad aprire la porta venne Mary in persona.
"Anne! Che bello rivederti! Vieni, entra" e si scostò di lato per farla passare.
"Ieri pomeriggio mi stavo annoiando e quindi mi sono messa a cucinare. Ho fatto troppi biscotti e ho deciso di portarne qualcuno a te e alle ragazze"
Gli occhi di Mary si illuminarono per la sorpresa: "Oh! Ma che pensiero dolce! Aspetta allora, vado a chiamare le altre e li mangiamo tutte insieme. Non abbiamo ancora fatto colazione, oggi ci siamo alzate tardi"
Detto questo, scomparve per poi ricomparire dopo pochi minuti con tutta la comitiva. Anche le ragazze ringraziarono infinitamente Anne per la gentilezza e si sedettero sui divani del salotto. Lei annunciò di aver portato anche del vino e si mise a versarlo nei bicchieri, ignorando le proteste di Mary che non voleva che lei si disturbasse così tanto. Anne preparò i bicchieri di spalle, correggendone solo uno con il contenuto della boccetta nascosta in una tasca della gonna. Poi porse quel calice a Mary e distribuì gli altri in giro, prendendone uno anche per sè. Bevve per prima, in modo che fosse fugato ogni pensiero negativo, dopotutto Mary era costantemente minacciata dagli inglesi e chiunque poteva essere comprato. Dopo che Anne ebbe bevuto, lo fecero anche le altre e quella bionda, che era anche la più cicciottella, iniziò a fare domande sui biscotti in questione: "Che tipo di leccornia ci hai preparato, Anne?"
"Sono shortbread, ho pensato che qualcosa del vostro paese avrebbe potuto farvi piacere"
"Oh! Shortbread! Quanto tempo che non ne mangiavo! Quasi non li riconoscevo!" esclamò Judith, afferrandone uno. Questo ruppe il ghiaccio e tutte iniziarono ad attingere dal cestino al centro del tavolo.
I complimenti arrivarono da tutte, soprattutto da Mary, che affermò di non averne mai mangiati di più buoni ("certo" pensò Anne "è la tua ricetta", ma tenne questi pensieri per sè), e la lodò soprattutto per essere riuscita a cucinarli pur non essendo mai stata in Scozia.
La mattinata proseguì in questo modo, chiacchierando e ridendo tra un biscotto e l'altro. Mary bevve quasi tutto il calice di vino offertole, ma si limitò a uno soltanto, mentre le altre continuarono ad attingere dalla bottiglia finchè non fu vuota. Anne lesse questo comportamento come la prova che Mary fosse consapevole di essere incinta.
Quando tornò nelle sue stanze a ora di pranzo, nonostante fosse stata ripetutamente invitata a rimanere, si sdraiò sul letto senza nemmeno togliersi le scarpe e iniziò a piangere, cercando di soffocare i singhiozzi nel cuscino. Quello che aveva appena fatto era una cosa orribile, anche se era l'unica soluzione possibile per il bene di tutti, soprattutto di sua madre stessa, ma non avrebbe comunque mai potuto perdonarselo e Anne sapeva che questa colpa sarebbe rimasta con lei come un fardello per tutta la vita.

 
***
 

Mary si svegliò nel cuore della notte, la pancia le doleva e, quando fece per alzarsi, sentì le lenzuola bagnate. Si scoprì, afferrò la candela e avvicinandola vide una macchia di sangue che si estendeva per gran parte del letto. Altro sangue continuava a uscirle ad ogni minimo movimento e lei si portò una mano alla bocca per cercare di soffocare i singhiozzi e le lacrime. Le era bastato un attimo per capire cos'era successo, ma non riusciva a pensare lucidamente, nè a smettere di piangere. Avrebbe voluto chiamare qualcuno, ma nessuno sapeva della sua gravidanza, nè avrebbero dovuto sospettarlo. Chiedere aiuto alle ragazze era fuori discussione, non erano capaci di mantenere un segreto. La domestica avrebbe sicuramente spettegolato in giro, quindi anche quella non era un'opzione. L'unica altra persona che le venne in mente fu Anne: benchè non la conoscesse bene, sentiva di potersi fidare di lei. Quando l'emorragia sembrò essersi arrestata, Mary, senza nemmeno ripulirsi troppo, uscì dalla stanza attraverso i tunnel segreti che collegavano varie parti del castello tra di loro e giunse in una camera vuota vicina a quella di Anne. La attraversò e andò a svegliare la ragazza, ancora piangendo. Anne si sentì scuotere per le spalle e aprì gli occhi, ancora mezza addormentata.
"Ch-che è. Ma cos... Mary? Che è successo?"
Subito dopo aver pronunciato quelle parole mise a fuoco la situazione, ma lasciò comunque che Mary le spiegasse, fra le lacrime e i singhiozzi, cosa era accaduto.
"Vieni" la prese per mano, facendola scendere dal suo letto "Andiamo a dare una pulita prima che faccia giorno"
Mary si lasciò condurre di nuovo in camera sua e insieme tolsero le lenzuola imbrattate per sostituirle con delle nuove. Anne fece cambiare la camicia da notte a Mary e raccolse tutti i panni sporchi pensando a come sbarazzarsene. Decise che l'opzione migliore sarebbe stata quella di bruciarli, e si promise di affidare l'onere a Nostradamus, l'indomani.
Mary, come era comprensibile, era ancora sotto shock: aveva smesso di piangere ma i suoi occhi erano spenti e stava seduta sul letto, immobile, senza aprire bocca. Anne non poteva sopportare di vederla in quello stato, soprattutto perchè sapeva di esserne lei la causa. Si avvicinò a lei, decretando, con un tono che non ammetteva repliche: "Mettiamoci a dormire, non ti lascio da sola stanotte" e detto questo si infilò sotto le lenzuola pulite, seguita a ruota da Mary che non fece obiezioni.
Quando Anne pensò che si fosse finalmente addormentata, Mary disse sottovoce: "Pensi che potrò avere altri bambini?". Anne si morse il labbro nell'oscurità, cercando la forza per mentirle nuovamente: "Certo, certo. Questa è una cosa che capita spesso alle donne. Dormi adesso". Mary le si accoccolò vicino e sussurrò un "grazie" assonnato poco prima di addormentarsi. Anne la seguì a ruota pochi minuti dopo: era quasi l'alba ed entrambe erano stremate.
 
Il mattino seguente Anne si svegliò per prima, il sole era già alto e se lei fosse rimasta troppo a lungo in quelle stanze qualcuno della servitù se ne sarebbe accorto e si sarebbe insospettito, così si alzò, stando attenta a non svegliare Mary, e fece per andarsene attraverso il corridoio segreto, ma poi tornò indietro e si chinò su di lei, lasciandole piano un bacio sulla fronte. Lei non si mosse e Anne si avviò verso camera di Francis, decisa a riferirgli l'accaduto.
 
Quando arrivò da Francis, lo trovò già in piedi e sorpreso di vederla uscire dal passaggio segreto che sbucava nella sua camera. Anne gli spiegò velocemente cosa era successo la notte precedente e lo pregò di stare vicino a Mary. Non fece in tempo a finire la frase che Francis stava già uscendo per andare dalla sua futura moglie: Anne non l'aveva mai visto così preoccupato in vita sua. La ringraziò per essere stata accanto a Mary quando aveva bisogno di lei e le suggerì di tornare nella propria camera attraverso i corridoi segreti, mentre lui avrebbe preso la porta principale. Si salutarono e Anne fece come le era stato detto. Quando si ritrovò in camera notò che il letto non era ancora stato rifatto: nessuno era quindi al corrente della sua fuga notturna. Bene. Un problema in meno di cui occuparsi. Decise che sarebbe stato meglio lavarsi e vestirsi, e così fece.
Si era appena buttata sul letto, con l'intenzione di riappisolarsi un po', quando sentì bussare piano alla porta. Non avendo domestici al suo servizio, si alzò e andò ad aprire. Quello che si trovò davanti fu un Greg sorridente con una rosa rossa tra le mani. Anne non riuscì a nascondere la sorpresa e Greg ne fu lieto.
"Allora? Indovinato?" le chiese speranzoso.
"Sì e no"
Greg non capì subito che cosa lei intendesse, quindi Anne cercò di spiegarsi meglio: "Il fiore è giusto, ma è il colore ad essere sbagliato"
"Oh, quindi è una mezza vittoria?"
Anne annuì sorridendo: "Mi piacciono solo in due colori: uno è questo e l'altro è il mio preferito"
"Che fortuna" azzardò Greg "Io l'avevo scelta soprattutto per il messaggio..." ma non riuscì a evitare di arrossire per la sua stessa audacia, quindi abbassò lo sguardo  nel tentativo di nascondere la sua vergogna.
Anne era ben consapevole del significato delle rose rosse nel linguaggio dei fiori e la confessione del ragazzo la spinse a fare qualcosa che altrimenti, forse, non avrebbe osato fare. Gli si avvicinò, prendendo il fiore dalle sue mani e posandolo sul comodino lì accanto, ma poi si spinse ancora più vicino a lui, arrivando a pochi centimetri dal suo naso. Lì si fermò, indugiando con lo sguardo sulle sue labbra un secondo di troppo: fu lui a spingersi verso di lei e colmare la breve distanza fra di loro. Posò le labbra su quelle di Anne, dapprima dolcemente, saggiando il terreno, poi lasciandosi andare e attirandola a sè. Le mani di Anne salirono dietro la nuca di lui, avvicinando ancora di più la testa di lui alla propria. Greg la spinse dentro e chiuse la porta. Lei gli si avvicinò nuovamente, stavolta con più confidenza e determinazione, lo spinse contro il legno della porta e dischiuse appena le labbra, permettendo alla lingua di lui di farsi spazio e trovare quella di lei. Era una sensazione strana, pensò, non aveva mai baciato nessuno a quel modo prima di allora e avrebbe dovuto sentirsi a disagio o fuori posto, ma così non era. Sentiva che tutto quello che stava accadendo era perfettamente naturale e, soprattutto, molto piacevole. Si sorprese a volerne sempre di più. Erano avvinghiati: le mani di lui sulla schiena di lei, quelle di lei aggrappate ai capelli di lui. Finchè Anne si staccò bruscamente, mettendo un metro di distanza tra di loro. Greg fece un'espressione interrogativa, pensando di aver sbagliato qualcosa.
"Cosa succede?" le chiese.
Anne scosse la testa, portandosi una mano alle labbra: "Non posso farlo... io... non possiamo continuare"
Greg capì subito cosa lei intendesse e le si avvicinò di nuovo, cingendole la vita con le braccia: "Lo so, tranquilla. Le mie aspettative non sono mai state così alte. Sono perfettamente consapevole che le lady come te devono conservarsi fino al matrimonio"
Anne arrossì leggermente, annuendo.
"Però potrei chiederti in moglie prima di quanto pensi" concluse.
Anne alzò di nuovo lo sguardo su di lui e, non sapendo cosa ribattere, gli stampò un leggero bacio sulle labbra, prima di spingerlo verso la porta con un: "Devi andartene prima che qualcuno ti scopra!". Greg, controvoglia, aprì la porta e uscì, senza rendersi conto che Hugh stava passando di lì proprio in quel momento. Il ragazzo scoccò un'occhiata stupita alla schiena di Greg e ancora più stupita alla faccia di Anne, che divenne presto del colore di una fragola matura. Ma Hugh aveva appena cominciato a divertirsi con lei e non aveva nessuna intenzione di finirla lì, quindi, senza essere invitato, entrò nella camera della ragazza.
"Cosa fai?! Esci subito!"
"Nemmeno per sogno. Chi era quello?"
"Nessuno. Vattene. Fai finta di non aver visto nulla"
"Ma ho visto qualcosa" ribattè lui.
Anne esasperata, cercò di supplicarlo: "Ti prego, ti scongiuro. Non raccontarlo a nessuno"
Hugh ci pensò su un momento: "In cambio, però, voglio che tu mi dica perchè mi hai chiesto di fare quella cosa, l'altro giorno"
"Non se ne parla"
"Bene" disse Hugh "Chissà quanto la regina sarà contenta di sapere che non sei così casta e pura come sembri" e fece per andarsene, ma Anne gli bloccò il braccio.
"No! Aspetta! Va bene" acconsentì "Cosa vuoi sapere di preciso?"
"Perchè volevi che mi portassi a letto la promessa sposa di uno dei miei migliori amici, nonchè regina di Scozia e per giunta tua amica?" le chiese, incrociando le braccia sul petto e inchiodando gli occhi azzurri in quelli di lei.
Anne, controvoglia, gli raccontò tutto. Non c'era modo di spiegare quella faccenda senza metterlo al corrente anche di tutto il resto, soprattutto perchè Hugh era troppo sveglio per non fare le domande giuste. Anne sperò che lui mantenesse il segreto: non si fidava per niente di Hugh, ma questa volta non aveva scelta. Lui ascoltò tutto il racconto con vivo interesse e Anne cercò di essere il più sintetica possibile.
"Quindi tu non sei ancora nata?" le chiese alla fine, ma più che altro lo stava domandando a se stesso per metabolizzare la notizia.
"Sì. Ti prego, non raccontare questa storia a nessuno!"
"E chi mi crederebbe? Io stesso fatico a crederci!"
In effetti, era piuttosto difficile accettare che una situazione del genere fosse reale.
"Chi ne è al corrente?" le chiese poi.
"Soltanto noi, Catherine e Nostradamus"
Hugh annuì: "Beh, mi dispiace non esserti stato d'aiuto quando me lo hai chiesto"
"Avresti fatto ciò che ti chiedevo se avessi saputo le motivazioni?"
"No" le rispose "Mi dispiace"
Anne fece spallucce: "Non importa, capisco perchè non avresti potuto. Anche se non avrei mai pensato che tu fossi una brava persona, sotto sotto. Pensavo non avessi scrupoli di nessun genere"
Hugh fu sorpreso di sentirsi affrontare in quel modo, e gli ci volle qualche secondo per ribattere, offeso: "Non dovresti giudicare le persone senza conoscerle, sai?
"Di solito non mi sbaglio, però"
"Questa volta sì. E visto che sono uno dei pochi che sa questa storia, potresti in futuro aver bisogno di me e io potrei anche aiutarti, magari"
Anne, non sapendo che cosa aggiungere, chiese nuovamente conferma del suo silenzio: "Dirai a qualcuno di me e Greg?"
"Ah, si chiama Greg?"
"Sì" gli disse lei, incitandolo con gli occhi a darle una risposta "Allora?"
"No, stai tranquilla. Mantengo sempre la mia parola"
"Bene"
"Non dirò a nessuno che ti sei portata a letto Greg" aggiunse velocemente.
Anne arrossì violentemente: "Cosa?! No! Ehi! Non è mai successa una cosa del genere!"
"Come no, certo" le rispose facendole l'occhiolino.
"Ci siamo solo... baciati un po'" Anne non sapeva bene perchè gli stesse dicendo tutto questo, visto che lui aveva promesso di non dire niente a nessuno, ma a quanto pare Hugh era bravissimo a tirarle fuori notizie che lei non avrebbe mai voluto dargli.
"Se non ci ha nemmeno provato, lascialo perdere"
"Non voglio parlarne con te!" gli urlò in faccia.
"Ma se il letto è disfatto! Anne, non negare l'evidenza"
Un po' stupita del fatto che lui si ricordasse il suo nome, visto che l'ultima volta che si erano visti aveva lasciato intendere di non ricordarsi di lei, decise di dargliela vinta, tanto era inutile discutere con un soggetto del genere: "Ah senti, credi a quel che vuoi. Non mi interessa, non so nemmeno perchè ne stiamo discutendo. Non è successo e basta"
Hugh ridacchiò: "Okay, okay. Non è successo... oggi. Ma magari ieri..."
Anne gli lanciò dietro un cuscino, diventando rossa in viso di nuovo: "Non l'ho mai fatto, okay? Volevi che lo dicessi ad alta voce?!"
"Esatto" le rispose Hugh, ridacchiando soddisfatto e schivando un secondo cuscino diretto sul suo naso "Ah e, per la cronaca, io sono disponibile se tu volessi fare pratica"
"Vattene" Anne lo spinse verso la porta.
"Guarda che so come non farti rimanere incinta" continuò lui, divertendosi un mondo a prendersi gioco di lei a quel modo.
"Dovrei essere davvero disperata per venire da te"
"Chi disprezza compra, milady"
"Ho detto vattene!" e così dicendo lo buttò letteralmente fuori dalla sua camera e gli chiuse la porta in faccia, sicura che il pensiero non le avrebbe mai e poi mai attraversato la mente.
  
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