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Autore: martyvax    05/07/2014    4 recensioni
Se Sesshomaru avesse provato dei sentimenti per una demone straniera e per troppo orgoglio l'avesse ferita e allontanata il giorno in cui è nato Inuyasha?
Lei si batterà per proteggere il piccolo ancora in fasce fino a creare con lui un forte legame, crescendolo.
Richiamata dal suo clan sarà costretta a lasciarlo da solo, ormai adulto.
Nel momento del ritorno in Giappone riuscirà Sesshomaru a riconquistare la sua fiducia e farla innamorare di sé?
Cap 3:
«Tutto ciò che vuoi, ma non morire!» Si guardava freneticamente attorno, con le lacrime che le rigavano ampiamente il viso. Aveva perso l'uomo più vicino a un padre che avesse mai avuto e ora anche lei, Izayoi, la sua unica amica.[...]
«Proteggi il mio bambino, sì forte. Dovete... vivere!»
Cap. 32:
«Mi pare evidente. Quei due testoni sono fatti per stare insieme, hanno già praticamente una figlia insieme. Per non parlare del fatto che nessuno desidera una Principessa dell’Ovest diversa da Kuria. Con il pessimo gusto che ha chissà che scelte potrebbe fare quella lastra di ghiaccio.»
Eventi dalla 4° stagione in poi, buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio, Sesshoumaru, Signora Madre | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Legame infranto?

Quel demone dovette volare senza sosta per molti giorni prima di giungere nel luogo in cui la comitiva si era fermata per riprendere forze.

In quel lasso di tempo i tre ‘adulti’ della situazione non avevano fatto altro che litigare per un motivo o per l’altro. Tuttavia ogni litigio fra Sesshomaru e Kuria avveniva senza il minimo contatto fisico o parole offensive e di solito in privato, entrambi i demoni si erano trovati d’accordo su un solo argomento: Rin!

La bambina era troppo buona, candida e innocente perché potesse vedere quei comportamenti e loro si sforzarono, consapevolmente, per dare un buon esempio.

«È come se un cordone ombelicale ci unisse. Per questo ne so quando si trova in una situazione di pericolo lo percepisco e lei sente alcune delle mie emozioni. Sarà così fin quando il mio corpo non le passerà tutto il potere che le serve per acquisire l’immortalità.» Le parvero le parole giuste per spiegare la sua nuova condizione a Sesshomaru.

«Un dono molto particolare.» Commentò senza particolare inflessioni nella voce, Kuria annuì.

«Si narra che fu la dea Brigit, la dea madre, a donarcelo nell’antichità. È un’arma a doppio taglio perché se qualcuno, come hai visto, fa del male a Rin anch’io m’indebolisco di conseguenza. Devo ammettere che sarebbe strano il contrario, neppure i demoni sono onnipotenti.»

Sesshomaru avrebbe volentieri replicato che lui era onnipotente a tutti gli effetti, nessuno poteva batterlo e poteva anche riportare in vita i morti, ma si limitò a fare un’altra domanda.

«Quante volte puoi ripetere quest’azione?»

Kuria lo fissò con grave serietà, negli occhi blu lesse una leggera preoccupazione, e infine rispose secca: «Una.»

Rin sarebbe stata la prima e l’ultima figlia che avrebbe potuto avere in quel modo ‘artificiale’ e per quello stesso motivo era tanto preoccupata. Inoltre era accaduto tutto in maniera spontanea, il dono s’era attivato da solo fin dal primo incontro.

“Forse era destino.” si ritrovò a pensare Kuria. Possibile che lei non potesse avere figli naturali? Poi si schernì da sola, con chi mai avrebbe dovuto farlo un figlio? Sesshomaru era l’unico uomo da cui li avrebbe voluti, ma non lo reputava abbastanza maturo per un simile impegno.

“Inoltre è meglio non illudersi troppo. Perché mai dovrebbe stare con un maschiaccio come me? – si alzò con un gesto di stizza, dando le spalle al demone bianco. – Basta! Mi sto comportando come una ragazzina!” Lasciò la stanza senza dire nulla di più, poco dopo la sua figura fu sostituita dall’entrata di Hikari.

«Avete litigato di nuovo?» Tratteneva a stento le risate di scherno. Quei due si amavano era evidente anche le pietre del luogo, fatte a pezze nei loro incontri lontano dagli occhi di Rin.

“Se solo non fossero testardi, ma infondo l’amore non è bello se non è litigato… no, litigante… mi pareva dicessero questo i vecchi del clan in Europa.” La bionda demone si sfiorò con l’indice il mento assumendo un’aria concentrata, sconfitta dal vuoto di memoria scrollò le spalle e lasciò anche lei solo Sesshomaru.

Nella foresta invece Kuria continuava a pensare agli avvenimenti che avevano scosso le sue ultime certezze. La stretta al cuore, l’impossibilità di muoversi e combattere come aveva sempre fatto, Inuyasha adulto che sapeva quasi sopravvivere senza il suo aiuto, Sesshomaru che aveva accolto Rin, ridonandole la vita. Si sentiva debole e inutile, non era nemmeno riuscita a fargli un graffio durante quel loro duello, prima che l’Hakurei crollasse miseramente al suolo.

Strinse la mano in un pugno, facendo una smorfia irata.

“Nemmeno un solo maledettissimo graffio!” continuava a pensare. Era dunque davvero così poco potente? In quegli anni si era allenata, credeva di essere diventata più forte. Non riusciva neppure a proteggere Rin da degli stupidi non morti! Il fatto che fossero la famosa squadra dei sette non era una scusante.

«Maledizione!» Scagliò un pugno contro un albero, spaccandolo in due.

Era sempre stata una testa calda con una forza dentro innata e doveva ammettere che, esclusi pochi, nessuno le aveva mai realmente insegnato come affinarla, lei era grezza. Se prima ciò le andava bene, bastavano le sue conoscenze di strategia per sconfiggere un nemico, in quel momento invece quell’opinione era totalmente mutata.

Naraku si stava dimostrando un avversario da non sottovalutare, scaltro e viscido, tesseva la sua tela e rigirava tutto a suo favore. Un volto le passò spontaneo nella sua mente, Kikyo!

“Quindi è morta? Mi sembra molto strano, è fatta di terra e ossa, non di carne e sangue, non più per lo meno. Potrà anche averla presa di sorpresa ma la questione mi puzza, non è cosi facile da uccidere. – sospirò. – oppure sono solo io a volerla credere viva perché in lei rivedo me stessa.”

Inuyasha, quando gli altri non ascoltavano, le aveva parlato a lungo della sacerdotessa e del suo amore per lei unito a un grande senso di colpa. Sfortunatamente Kikyo ormai era fatta solo di terra e ossa e poi, la giovane sorrise, anche se non se n’era accorto il suo fratellino era innamorato pure di Kagome.

“Sono diverse caratterialmente, poco ma sicuro, ma alla fine è pur sempre la sua reincarnazione. Ora come ora è quasi come se fosse sua sorella maggiore, il problema di Kikyo è che non può avvicinarsi a nessuno. Deve soffrire molto per questa condizione di stallo fra vita e morte.”

Si guardò indietro, non aveva alcuna voglia di tornare perché tutto la metteva di cattivo umore, Rin esclusa. Restò per dei giorni nella foresta, Hikari non provò neppure ad avvicinarsi, conosceva la maggiore e sapeva quando doveva sbollire. Mentre Sesshomaru due Soli dopo lasciò il rifugio, sparendo per andare da lei.

All’inizio in realtà la spiò silenziosamente, nascondendo la sua aura. Osservò la sua irritazione e le smorfie del bel viso, gli sembrò perfino di sentire l’odore salato delle lacrime.

“Cosa ti sta facendo questo? L’essere bloccata qui e la lontananza da quel piccolo inutile essere di mio fratello? Anche tu preferisci lui a me. Mi chiedo che cos’avrà di cosi speciale un insulso mezzo demone. Non può neppure proteggerti!”

«Pensi di stare lì a spiarmi ancora per molto? - chiese lei con voce dura, voltandosi in sua direzione. – Lo sai anche tu, non mi piace essere spiata. Che cosa vuoi?» se prima i suoi gesti si erano dimostrati arrabbiati, ora la sua voce era sicuramente infastidita e gli occhi carichi d’odio.

«Devo avere un pretesto per avvicinarmi a quella che sarà mia moglie?» Kuria si morse un labbro, avvertiva nei suoi confronti un odio smisurato, del tutto anormale, causato dal suo sentirsi debole. Una condizione fastidiosa, molto complicata d’accettare alla sua veneranda età. Gli rivoltò le spalle di scatto.

«Vattene via! Non sono in vena per litigare con te.» Voleva allontanarsi da lui in fretta. Se avesse capito cosa si agitava nel suo cuore sarebbe stata la fine. Una vergogna tale da non poter essere tollerata sarebbe scesa su se stessa. Lui credeva che lei l’odiasse e così doveva continuare a essere.

Scomparve nella fitta vegetazione del luogo, non rientrò al rifugio nemmeno quella sera.

“Sesshomaru odio quando riempi con la tua presenza la mia testa. Non riesco a far altro che pensare a te e mi sento un’idiota!”

Pensava anche a Izayoi, avrebbe tanto voluto sfogarsi facendosi consigliare, e a Inu no Taisho, l’aveva consolata tante volte prima di morire, le mancavano entrambi. Le tecniche di combattimento che conosceva sulle arti marziali, non molte in realtà, era stato il demone maggiore a insegnargliele.

Ai primi incontri l’aveva giudicato subito male, colpa del suo comportamento esteriore e del matrimonio combinato. Tuttavia, a dispetto di ogni previsione, l’aveva aiutata a rinascere.

“Sesshomaru anch’io mi sono sentita un po’ abbandonata, tuttavia ero felice che ti arrivasse un fratellino, ma tu l’hai ripudiato fin dal primo istante, ancor prima che nascesse. – guardò il cielo che schiariva per l’alba. – la verità è che pur essendo una demone completa io mi rivedo in Inuyasha. Non ho mai avuto completamente un padre e le mie sorelle maggiori per un periodo mi hanno odiata per ciò che ero. Per questo motivo gli sono tanto legata, insieme non eravamo più soli e mi sono sentita amata come non accadeva da tanto tempo.”

Il principe dei demoni era comunque una persona testarda e non si arrese facilmente, il giorno seguente tornò nella foresta.

«Dì un po’ è una mia impressione o ultimamente mi tratti con i guanti di velluto?» chiese la donna voltando solo la testa per guardarlo. L’odio era svanito, ma la rigida serietà no. All’occhio di un umano sarebbe potuta perfino sembrare tranquilla, un po’ ombrosa certo, ma calma, mentre Sesshomaru sentì qualcosa ribollire nell’animo della futura compagna.

«Non ti va mai bene nulla vedo. Rin è preoccupata e i tuoi due servitori sono seccanti. Non credi che sia ora di lasciar perdere queste scenate isteriche e crescere?» chiese gelido.

Kuria spalancò gli occhi ed emise un singolo gemito, poi chiuse le palpebre e scoppiò in una risata sarcastica. Credeva si sarebbe messa a piangere per caso?

«Sesshomaru cosa vuoi saperne tu dei miei comportamenti, non fai che giudicare la gente – si voltò avvicinandosi lentamente – dall’alto della tua inutile purezza. Sentiamo divino e nobile Sesshomaru, che cosa stavo pensando?»

Sesshomaru la osservò attentamente, oltre il velo di sicurezza e spavalderia notava la stanchezza dei tratti, come se avesse da giorni perso il sonno. Era bella anche in quel modo, forse un po’ meno rispetto alle volte in cui veniva vestita e acconciata.

“Ma quella non era la vera Kuria, questa donna con l’armatura e le spade, i capelli scompigliati e gli sbalzi d’umore frequenti lo è. L’altra resta solo una finzione.” Gli ricordò una vocina, forse la sua coscienza che si risvegliava.

«Penserai a Inuyasha, come tuo solito, è sempre nei tuoi pensieri.» Rispose assottigliando leggermente gli occhi, provando una strana morsa all’altezza dello stomaco.

Improvvisamente tutte le brutte sensazioni che l’avevano posseduta scomparvero e Sesshomaru la vide scoppiare a ridere puramente divertita gettando la testa indietro, poi riprese una parvenza composta.

«Mi chiedo come stia lo ammetto, ma ci sono Kagome, Sango, Miroku, Shippo e Kirara con lui, non sono preoccupata. Quindi posso asserire che ti sbagli.» Lo sguardo quasi sconcertato del demone deliziò Kuria, adorava vederlo scomposto, anche se per qualche secondo.

«Allora a chi pensavi?»

«Che c’è, sei geloso per caso?» Sesshomaru si limitò a fulminarla con lo sguardo, per poi voltarsi e andarsene. Non comprendeva davvero come quella donna potesse cambiare tanto facilmente d’umore, cosa l’aveva resa allegra tutto d’un tratto? Inoltre lui non era per niente geloso, di Inuyasha per di più!

“Sono infinitamente migliore rispetto a lui!” pensò camminando verso l’accampamento, la modestia sicuramente non si trovava tra le sue doti migliori e più sviluppate.

«Senti coso qui mia sorella e il principe non ci sono, va bene? Ti ho detto che sono andati nel bosco, vai a cercare se ne hai bisogno e non rompermi la pace.»

«Rompere la pace? Hikari si deve essere fumata qualcosa.» la voce di Kuria quasi lo colse di sorpresa, non l’aveva sentita camminargli dietro.

«Se è come la sorella non mi stupirei più di tanto.» ribatté tranquillamente il demone maggiore. Beccandosi, in risposta, un’occhiataccia che se avesse potuto lo avrebbe trapassato da una parte all’altra.

«A chi?» le chiese all’improvviso, senza neppure guardarla in viso, fingendo di prestare attenzione al litigio fra Hikari e il demone messaggero. L’aveva riconosciuto subito per gli abiti, veniva da palazzo, forse era sua madre che pretendeva il compimento del matrimonio.

«Non capisco. Poi saresti tu quello super educato eh!» gli rispose. Sesshomaru, per una sola volta nella sua vita, decise di portare pazienza e con tutta calma spiegò il significato della sua richiesta.

«Chi era nei tuoi pensieri? Il motivo per cui ti sei isolata anche se con te c’erano sia Rin sia Hikari e i tuoi fedeli servi.»

Era strano, non avevano mai avuto una conversazione normale, almeno c’erano state, ma finiva sempre che qualcuno o qualcosa li facesse litigare. Le loro chiacchierate amichevoli duravano il tempo del battito d’ali di una farfalla.

«Ti interessa davvero saperlo?» l’occidentale spalancò gli occhi, fissandolo come se avesse davanti Naraku. Ebbe almeno la decenza di tenere la bocca chiusa e non a forma di una ‘O’ muta.

Il principe dei demoni voltò lo sguardo dorato in sua direzione e Kuria si sentì congelata sul posto. Altro che cane quello era un serpente, si ritrovò a pensare a causa dell’immobilità dei suoi poveri arti.

“Ora che gli rispondo? Non credo proprio di potergli dire: ehi sai com’è sono follemente innamorata di te sin dal primo decennio di convivenza forzata! Quindi è normale che ogni volta che mi tratti male o con indifferenza mi sento una pezza.” Corrugò le sopracciglia e cercò di utilizzare tutte le sue risorse mentali per ovviare il problema.

«S-sono cose private!» Odiava balbettare, Sesshomaru si voltò fissandola negli occhi. Il suo viso, prima calmo, ora s’era indurito.

Rimasero in quella posizione alcuni secondi, mentre Kuria si dava da sola della scema. Il demone maggiore, nonostante le parole che lei aveva detto in precedenza su Inuyasha, bruciava alla sola idea che fossero menzogne, ma poteva anche essere innamorata di un altro uomo e per quel motivo non voleva parlarne. Nessuna delle due opzioni gli andava a genio, da quasi duecentocinquant’anni viveva con la convinzione che Kuria sarebbe diventata sua moglie! Un matrimonio combinato, non si era dovuto neppure applicare per conquistarla.

Il silenzio venne spezzato dal demone messaggero.

«Perdonate la mia intrusione nobile Sesshomaru, ma le nobili regine, tra cui vostra madre Kuria Hime, richiedono urgentemente la vostra presenza al palazzo nel cielo.»

Si inchinò umilmente di fronte alle due figure. Sesshomaru l’oltrepassò, mentre Kuria rimase ferma, un unico pensiero le vorticava furioso in testa.

“Madre!” schizzò fuori dalla foresta in pochi secondi, a velocità demoniaca.

«Hikari ti affido Rin, se lo riterrete necessario spostatevi. Nostra madre è qui!» Prese per le spalle la sorella sorridendo come una stupida, almeno quello pensò la giovane bionda, non avvezza ai sentimentalismi essendo cresciuta dal padre.

«Signor Sesshomaru, signorina Kuria! Dove si va?» esclamò Rin vedendoli tornare, appendendosi ai loro vestiti.

«Tu resti qui Rin.» Rispose secco il principe dei demoni, con il tatto di un coccodrillo affamato, non per nulla gli occhioni della bambina incominciarono a farsi lucidi.

«Ah, Sesshomaru sei il solito insensibile! – lo scostò. – Piccola dobbiamo andare a fare una cosa importante, ma non è per bambini, per ora tu resta con Hikari. Sesshomaru tornerà a prenderti il prima possibile, capito?» le asciugò teneramente una lacrima. La bimba si limitò ad annuire tristemente e pochi minuti dopo i due demoni erano spariti fra le nuvole.

«Non volevo farla piangere.» Ruppe la quiete il demone bianco. Ovviamente non la stava guardando mentre parlava, quasi fosse un pensiero espresso ad alta voce, il tono era lo stesso di quando aveva salvato tutti loro da Mukostu.

Sentì distintamente Kuria sospirare, scoccandogli un’occhiata indecisa.

«Ne sono consapevole, ma tu non calibri il tono delle parole e Rin, come tutti i bambini, ha paura di essere abbandonata. È un sentimento normale, in particolar modo quando si vive un’esperienza come la sua. – poi aggiunse. – Sono sicura che con il tempo imparerai. Tutti facciamo errori, pure tu!» Sesshomaru si limitò a una smorfia, ma non la contraddisse.

Ci vollero altri giorni per raggiungere il palazzo volante, Kuria sperò che Inuyasha e gli altri non si preoccupassero troppo. Se lo sentiva questa volta sarebbe stato il suo fratellino a farle la paternale e non il contrario.

“O peggio… potrebbe essere Kagome a urlarmi contro.” rabbrividì alla sola idea. La miko del futuro era dolce e gentile, ma se la si faceva preoccupare o arrabbiare diventava davvero paurosa!

La maestosa costruzione nel cielo apparve ai loro occhi, eterea, immutata, così era l’abitazione della madre di Sesshomaru.

«Sembra che alla fine tu sia tornata a palazzo.» cominciò il principe, probabilmente stava perfino trattenendo un sorriso di vittoria. Kuria si limitò a roteare gli occhi annoiata.

«Muoviamoci, non ho tempo da perdere e neppure tu!» esclamò la ragazza camminando verso l’interno del maniero, voleva che l’agonia durasse il meno possibile.

Le loro madri si trovavano appena dietro la porta principale, ferme in piedi ad attenderli. Kuria non ci rifletté su molto e corse ad abbracciare la genitrice, la sua presenza lì poteva voler significare solo un rimando delle nozze ovvero più tempo per fuggire dalla condizione di sposa infelice.

«Figlia mia – poi guardò Sesshomaru. – venite dobbiamo parlarvi urgentemente.»

Quando furono finalmente nella stanza del trono, ognuno di loro seduto in posizione seiza, la madre di Sesshomaru sganciò la bomba con molta noncuranza:

«Il vostro matrimonio è annullato.»

Il silenzio regnò sovrano per diversi secondi, prima che i due potessero realizzare appieno la notizia.

«Gli ordini di mio padre erano molto chiari a riguardo, madre.»

Non si scompose minimamente, quell’unione era tutelata dal volere del grande generale cane, non di certo una persona scontata.

«Sì, te lo concedo figlio mio, ma è anche vero che, ora, la regina qui sono io e tu non sei ancora Re. La mia volontà è legge.»

Kuria tentava di capire se doveva mettersi a ballare dalla felicità in giro per la stanza o deprimersi perché Sesshomaru era perso per sempre. Un miliardo di domande le si formularono una dietro l’altra nella sua mente.

«Sei felice Kuria?» chiese titubante sua madre. La figlia la osservò attentamente, anche se lo nascondeva facilmente Niham era molto turbata dalla perdita della sua settima creatura.

«Mi avete colto di sorpresa madre io… sono piacevolmente stupita.» ammise con sincerità, sciogliendosi in un piccolo sorriso. Non si accorse d’essere osservata dal suo ex promesso che, con delicatezza e una dosa esagerata di eleganza, s’alzò e se ne andò.

«Non m’interessa.» fu l’unico commento che espresse prima di uscire dalla porta. Le tre semplici parole potevano essere interpretate in due soli modi: non m’interessa un accidenti di questo matrimonio oppure non m’interessa del cambiamento avvenuto.

Kuria si limitò a sospirare, guardando male il punto da cui Sesshomaru aveva fatto la sua plateale scomparsa, poi scosse la testa. Lo stava ancora maledicendo quando la voce calma di sua madre richiamò l’attenzione.

«Kuria potremmo parlare in privato?»

«Non vi negherei mai una richiesta simile, se volete scusarci Regina.» si rivolse poi alla padrona del palazzo, facendo un inchino educato, come l’era stato insegnato. La madre la osservò stupefatta, da quando suo figlia era cosi educata?

La madre del glaciale demone fece un piccolo sorriso e accordò loro il permesso d’uscire e andarsene.

Ai limiti dell’edificio volante entrambe le demoni spiccarono il volo, liberandosi nell’aria fresca. Finalmente Niham poté rivedere la sua bambina, l’adolescente che aveva lasciato andare tempo addietro. Kuria fece diverse giravolte, facendo anche scattare il lato apprensivo del genitore, colpa di alcuni avvitamenti troppo pericolosi.

In direzione opposta a quella delle due donne Sesshomaru si stava convincendo che infondo non gliene importava nulla. Alla fine Kuria era sempre stata una gran seccatura e lui di certo non si sarebbe ridotto a rincorrere una donna che non lo voleva! Tuttavia essere liquidato in quel modo l’aveva fatto rodere di rabbia.

“Sono il demone puro per eccellenza, eppure perché la sola idea che si metta con un altro uomo mi da tanto fastidio? Hai quello che volevi ora, Kuria?”

Nel suo tragitto di ritorno uccise molti demoni e anche diversi briganti, lo intralciavano!

Si convinse infine che sarebbe stata sicuramente lei a pregarlo di riprenderla con lui, una donna da sola non durava molto dal suo punto di vista.

«Quindi ora tornerei a casa con me?» chiese Niham alla figlia, speranzosa. Il popolo la rivoleva, le sue sorelle, tranne la prima e Derik era dello stesso parere. Vide il sorriso di Kuria spegnersi, facendosi preoccupato.

«Madre io non posso. Qui ho delle persone da proteggere, amici che mi amano e che se li lasciassi rischierebbero la vita, capite?» la donna sospirò annuendo, poi le sorrise inaspettatamente.

«Sono fiera di te, figlia mia. - Le posò una mano sulla spalla. – Sei cresciuta forte e coraggiosa. A dispetto di quello che ti ha detto molto spesso tua sorella maggiore sei davvero una di noi. Sarai sempre la benvenuta a casa tua, ricordatelo.» Kuria trattenne le lacrime di commozione e si limitò ad annuire.

Non aveva dimenticato Rin e il suo legame con lei, ma ora con il matrimonio annullato non sapeva come comportarsi e poi la questione Naraku era ancora aperta. Hikari le aveva già detto chiaramente che sapeva occuparsi da sola di se stessa, anche se aveva un pazzo alle calcagna.

«Permettimi una domanda Kuria, hai attivato il dono?» la giovane spalancò gli occhi, come faceva sua madre a saperlo rimaneva un mistero, annuì incapace di parlare. Niham la fissò stupita, sfiorandosi con le dita la bocca in maniera pensierosa e finalmente le chiese il motivo di tale scelta.

«In realtà madre, non so il perché, ma il dono si è attivato da solo, non sono stata io a volerlo. Rin è una bimba dolce e affettuosa e non ho nulla da ridire dalla scelta effettuata dal mio subconscio.» concluse con aria perplessa.

Sperava in realtà che sua madre, regina della loro clan e con un’età più veneranda alle spalle, potesse risolvere i suoi dubbi.

Stettero in silenzio per diverso tempo, ognuna immersa nei suoi pensieri, poi Kuria pose una domanda che a Niham fece tremare le ginocchia, o le ali.

«Cosa succederebbe a me se Rin dovesse morire prima di averle passato il dono?»

«Dipenderà solo da te e dalla tua forza di volontà. Gli umani sono cosi fragili, a volte muoiono per qualche secondo e dopo si riprendono. Ci sono state alcune fra di noi che sono morte, ma erano deboli di costituzione. Perché prospetti questo evento per la tua erede?»

Nella mente di Niham cominciava già a formarsi l’idea di prendere la bambina e tenerla al sicuro con loro, ma la distanza era sicuramente troppa da percorrere. Sperava solo che la piccola fosse in buona e forte compagnia.

«C’è una guerra in corso madre, non posso escludere nessuna opzione. Tuttavia voi non vi dovete preoccupare è in ottime mani.» la rassicurò, sorridendole in maniera solare.

“Per quanto dover ammettere Sesshomaru come ottime mani mi dia sui nervi!” pensò, cercando di trattenere un potente tic all’occhio.

Niham accompagnò la figlia, era da molto tempo che non stavano insieme, verso il gruppo di Inuyasha, seguendo le scie del loro odore e dell’aura demoniaca del mezzo demone. Nel tragitto Kuria confessò alla demone le sue sensazioni di debolezza e l’impellente bisogno di un’istruzione più ampia.

«Conosco una maestra, a nord nell’isola di Ezo, potrebbe aiutarti a migliorare. Mi pare si chiami Badma, è potente e spesso ne ho sentito parlare da tuo padre prima che i nostri rapporti si perdessero del tutto.»

«Badma dite? significa fiore di loto in Mongolo, se non sbaglio.» Sua madre annuì.

Kuria non si sorprese molto per l’origine del nome, infondo Ezo era una terra abitata dagli Ainu.

Le due demoni arrestarono il loro volo, si abbracciarono strette sospese a mezz’aria.

«Sono felice che tu abbia trovato la tua strada figlia mia. Mi mancherai.» Sussurrò Niham al suo orecchio.

«Un giorno verrò a farvi visita, ve lo prometto. Nel frattempo pensate a regnare sulle nostre terre, siete la migliore delle regine mai avute.»

Le due imboccarono strade differenti, sparendo alla vista. Kuria si guardò indietro una volta sola e poi si lanciò alla ricerca dei suoi compagni di viaggio.

Al rifugio Sesshomaru diede poche spiegazioni, ma gli avvenimenti apparvero limpidi agli occhi di Hikari.

«Bene, allora ci possiamo salutare Nobile Principe. Kage, Ventus andiamo!» ordinò, facendo segno di seguirla con una mano. I due si guardarono stralunati, salutarono la giovane padroncina Rin, e seguirono senza fare storie la bionda demone.

“Sicuramente Kuria ci avrebbe ordinato di seguirla.” Avevano pensato entrambi.

Scoprirono che Hikari era una donna cordiale e particolarmente incline alle battute, sicuramente meno rigida rispetto alla loro principale padrona.

“Una volta anche la signorina Kuria era così, sorrideva e non aveva reali problemi, ma infondo con l’età si cresce.” Rimuginava Ventus. Serviva Kuria da quasi trecento anni, ovvero quasi da quando aveva capacità di parola e di stare in piedi.

L’interessata di quei pensieri raggiunse la compagnia al villaggio Musashi.

«Venerabile Kaede, un demone!» strillò un uomo del villaggio, scappando lontano da lei. La giovane si limitò a sbuffare in modo ben poco signorile, se non fosse per le ali spiegate l’avrebbe scambiata per una normale umana!

La donna uscì in fretta dalla sua umile casa. Si conoscevano quindi non l’attaccò, ne intimò agli altri di scappare. Seguendo i viaggi per sconfiggere Naraku avevano fatto spesso tappa a quel villaggio, il luogo in cui risedeva il pozzo mangia ossa che congiungeva il presente con il futuro.

«Non devi preoccuparti, è amica di Inuyasha e Kagome. – poi si rivolse a lei. – il monaco Miroku e Sango sono nella foresta.»

«Va bene, grazie dell’informazione Miko Kaede.» Quindi si avviò tranquillamente seguendo i loro odori. Per strada incrociò Shippo e Kirara.

«Sei tornata Kuria!» esclamò il piccolo volpacchiotto saltandole in braccio. La nekomata miagolava felicemente, invitandola a seguirla per arrivare prima dagli altri.

Trovò il monaco e la sterminatrice affianco al pozzo, ad aspettare.

«Sango! Monaco Miroku!» si sbracciò per farsi notare. Improvvisamente si sentiva felice, come quando stava con Izayoi, e corse verso di loro.

«Kuria che bello, quando sei arrivata?» le domandò Sango quando furono vicine, nel frattempo il monaco non perse tempo e allungo uno dei suoi tentacoli verso il fondoschiena della guerriera. Qualche secondo più tardi nella foresta risuonarono due schiocchi secchi.

«Monaco Miroku!» Strillò la giovane sterminatrice, stringendo una mano in un pugno e osservando il malcapitato con sguardo inceneritore.

“Sempre i soliti.” Scosse la testa Shippo, allontanandosi in fretta dalla lite in corso.

«Inuyasha e Kagome?» la nuova venuta si guardò attorno cercandoli attentamente.

«La divina Kagome e Inuyasha sono al di là del pozzo, torneranno forse prima che faccia buio.» rispose ai suoi dubbi Miroku, massaggiandosi le guance e assumendo un tono da esperto.

Kuria lo guardò incuriosita, si avvicinò al pozzo mangia ossa e ne sfiorò la superficie, infine si sporse per osservare il fondo. Rimase leggermente delusa osservando la terra alla fine del portale.

«Kuria tutto bene?» le domandò Sango, poggiandole una mano sulla spalla destra.

«Oh, certo scusate. Sono stati giorni pieni d’emozioni e sono ancora un po’ scombussolata, mi stavo chiedendo perché solo il mio fratellino sia di là e voi no.»

«Molto semplice Kuria, il pozzo non ci lascia passare.» continuò Miroku sedendosi sul prato, appoggiando la schiena al legno.

«Capisco. – passarono diversi secondi di silenzio. – chissà com’è dall’altra parte.» pensò ad alta voce. Cercava d’immaginare quali pericoli potesse correre, ma si rassicurava pensando che sicuramente Kagome fosse più brava a destreggiarsi nella sua epoca che nella loro.

“Non ho da preoccuparmi, è in ottima compagnia!” Sorrise e decise di andarsi a riposare su uno dei rami del Goshinboku.

Sdraiata sui grandi rami dell’albero sacro, con le braccia incrociate dietro la testa e gambe accavallate, ripensava agli ultimi avvenimenti.

“Sono libera da qualsiasi legame. È quello che ho sempre voluto, allora perché in realtà nel fondo del cuore mi sento così triste?” Si chiese guardando il cielo limpido e privo di nuvole. Allo stesso tempo il nome della maestra di Ezo la tentava assai, eppure che senso avrebbe avuto lasciare Inuyasha e gli altri per accrescere i propri poteri se poi mentre non c’era rischiavano tutti lo stesso la vita?

Si grattò la fronte, dicendosi che alla fine erano i pericoli del mestiere.

“Ne parlerò con Inuyasha, anzi forse sarebbe meglio parlarne con Sango o Kagome. Lui è troppo testardo e ben poco egoista, se sapesse che ne ho bisogno mi darebbe il tormento come l’ultima volta.”

Solo girandosi a pancia in giù sul ramo si accorse, con sorpresa, di non avere con sé il kimono bianco!

«Ah, sai quanto m’importa!» Strillò mettendosi seduta e sventolando un pugno per aria.

«Di che cosa?» Shippo l’era comparso davanti con un ‘pop’ dopo aver eseguito una delle sue trasformazioni.

«Shippo tesoro! Nulla di rilievo. Senti un po’ ma Inuyasha ti sta insegnando qualcosa di combattimento? Prima o poi toccherà anche a te questa incombenza.» La sua mente abituata alla guerra vedeva oltre l’aspetto di bambino youkai, lei aveva dovuto scegliere tra vita di corte e armi molto presto per essere allenata al meglio.

Shippo ricambiò le sue occhiate con insicurezza.

«Io però sono solo un bambino!» protestò, portando in avanti i palmi delle mani. Sentì distintamente il sospiro rassegnato della mora.

«Mi dispiace infrangere i tuoi sogni Shippo ma tu non rimarrai in eterno un cucciolo. So che adesso l’idea ti fa accapponare la pelle, lo faceva anche a me. Non serve fare molto, per ora basterebbe tu allenassi sensi e resistenza, potrebbero risultarti molto utili.»

«Se lo dici tu, però deve proprio insegnarmi Inuyasha?» era evidente che il volpino provava un certo timore per il mezzo demone.

«Sarebbe meglio.» Gli spettinò i capelli sorridendogli. Kuria sapeva che Inuyasha non sarebbe stato un granché come istruttore, in quanto a tecnica ne possedeva poca, ma sicuramente in quel modo i due avrebbero creato un vero e proprio rapporto. Lì si concluse il loro discorso e per il resto del giorno stette con Shippo tentando di affinargli un po’ l’uso dell’olfatto con qualche dritta.

Verso il calare delle ombre, mentre una brezza fresca soffiava accarezzandole i capelli e il corpo, finalmente avvertì le presenze dei due, inconsapevoli, innamorati. Non si scomodò per andargli incontro, avrebbe avuto poco senso visto che sicuramente la loro meta era la casa della vecchia Kaede.

«Kuria sei tornata!» esclamò Kagome entrando nella capanna. Il borsone giallo alle sue spalle era pieno zeppo d’oggetti provenienti dal futuro e procurò un certo fracasso quando venne posato al suolo.

«Dannata, ce ne hai messo di tempo! Sesshomaru è stato lui a intralciarti, vero? Giuro che gliele suono quando se ne presenta l’occasione.» sbraitando furioso. Odiava veder Kuria reprimere le sofferenza quando si parlava di lui, nei momenti in cui lo incrociavano e anche dopo.

«Tu non picchierai Sesshomaru, non è colpa sua. Sono successe molte cose, se avrete pazienza ve le narrerò tutte questa notte. – tutti annuirono. – tu Shippo vai a dormire!» Il bambino divenne una statua di sale, mentre Inuyasha sghignazzava contento di essere cresciuto.

«Perché? Anch’io voglio sentire!» protestò il volpino demoniaco.

«I bambini devono dormire per crescere sani e forti!» replicò serissima Kuria.

«Kagome!» Il cucciolo si fiondò nelle braccia della sua protettrice.

«Gne, gne, ah, ah sentito Shippo?» gongolò il mezzo demone. Kuria lo fissò con un’occhiata di sufficienza.

«Ti disperavi ancora di più tu, Inuyasha.»

All’improvviso tutti s’interessarono sull’avvenimento del passato tuttavia lei eluse molte domande, la maggior parte del monaco maniaco. Volente o nolente a metà del racconto Shippo si addormentò sulle gambe di Kagome.

«Fammi capire sorellina ora non hai più alcun dovere nei confronti di Sesshomaru?»

«Esattamente.» Annuì stanca. Vide suo fratello avvicinarsi pericolosamente al proprio viso, con indice puntato contro il naso della demone, lo sguardo indagatore.

«Allora perché hai quella faccia da funerale?»

«Inuyasha… a cuccia!» Grazie al provvidenziale intervento di una Kagome molto scocciata il mezzo demone si spiaccicò a terra, con Kuria che gli faceva pat pat sulla testa distrattamente.

«Kagome dannata, la vuoi smettere?»

I due presero a litigare violentemente, tanto da far risvegliare il cucciolo di demone che andò a rifugiarsi nel suo futon. Kuria li abbandonò alla loro discussione, troppo stanca per separarli. Presto la capanna divenne silenziosa.

angolo autrice (originale):

Io sono morta quanto Kuria e domani comincia lo stage di pattinaggio... *strilla*

Capitolo corposo questo, credo siano più di 11 pagine, ci ho messo tutta me stessa. Sesshomaru dovrà sudarselo l'amore di Kuria! Capirà molto presto cosa vuol dire veder sparire una persona a cui si tiene, che improvvisamente t'ignora. Non che lei l'abbia mai tenuto sul piedistallo ma ha sempre risposto alle provocazioni adesso chissà!

Ezo è Hokkaido, dovete sapere che quest'isola perennemente innevata è entrata a far parte del Giappone sono nel 19 secolo all'incirca. Credo che fosse anche chiamata la terra di nessuno.

La madre di Kuria, Niham, si dimostra alla fine come una donna un po' apprensiva e fondamentalmente buona con la sua discendenza. Kage e Ventus seguono Hikari principalmente perché hanno in odio Sesshomaru e poi per il fatto che la giovane demone bionda è, come avete notato, un po' troppo sicura di sé.

Al prossimo capitolo qualche puntata originale e forse un bel discorso tra Inuyasha e Kuria, o Kagome, Sango e Kuria, potrei anche metterli entrambi.

Martyvax

Angolo autrice revisione 2023:

Questo è stato un capitolo lungo, ma semplice da rimettere in ordine. Confermo le parole della me stessa del passato. Da qui in poi Sesshomaru dovrà applicarsi, in realtà forse proprio questa decisione mi aveva mandata in blocco. Un'idea invece al momento mi sovviene, vedremo come riuscirò a svilupparla.

:*

  
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