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Autore: Hikary    27/08/2008    3 recensioni
[ Crossover NCIS/Blood Diamond]
L' agente DiNozzo, in bilico fra la furia di Gibbs e il fucile di uno psicopatico, farà un incontro davvero insolito. E forse qualcuno riuscirà finalmente a riportare alla luce un ricordo caro ma doloroso...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Timothy McGee, Ziva David
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A tutti coloro che prendono la metro, soprattutto se almeno una volta hanno condiviso una rista con uno sconosciuto collega pendolare.

= Walking in the Sun=


- Si calmi, agente Gibbs! -

- E' lei ad essere fin troppo calmo! C'è un mio agente là dentro, nel caso se lo fosse scordato. -

- Stiamo facendo il possibile. -


Fantastico.

Se c'era una cosa che l' Agente Speciale Leeroy Jethro Gibbs aveva imparato, in tanti anni di onorata cariera, era come le informazioni possano essere rigirate e distorte a proprio piacimento per ottenre l'effetto desiderato. Come una semplice frase possa diventare un'arma letale.

Stiamo facendo il possibile... Che significava? Tutto e niente. Cosa s'intende con possibile ? Possibile secondo chi? E quanto è possibile ?

Una frase d'effetto, che lascia il tuo interlocutore apparentemente soddisfatto, mentre rimugina per un po' sul senso. Ma lui, dopo vent'anni e passa che si serviva della suddetta frase, non era disposto a farsi liquidare con la più inutile delle risposte.


- Il suo possibile non è abbastanza. - ringhiò a denti stretti, compreso oramai che avrebe dovuto sbrigarsela da solo.


Ora si che DiNozzo gli sarebbe stato utile: una bella sbraitata contro l'aitante collega avrebbe senz'altro migliorato il suo umore. E dov'era DiNozzo quando, finalmente, avrebbe potuto rivelarsi utile? Non c'era!

Tre piani sottoterra, intrappolato in quella inutile metropolitana ( “Dopo i taxi, i pullman e le automobili, a che serviva anche la metropolitana? “ , si chiedeva Gibbs) dove forse l'ennesimo marines uscito di senno avrebbe compiuto una carneficina. O forse no. Un bel fifty-fifty. DiNozzo eternamente muto o DiNozzo che non avrebbe mai smesso di parlare? Mai che gli offrissero una via di mezzo, dannati psicopatici!


- Capo, noi saremmo pronti a contattare Tony. -

- E che aspettate a farlo? -

- Aspettavamo lei. - ribatté pronta Ziva, con un'occhiata significativa al proprio irascibile superiore.


Non è colpa di McGee se Tony è in questo casino, dicevano i suoi occhi.

Gibbs, di malavoglia, dovette darle ragione. Non volendo perdere altro tempo, raggiunse il resto della squadra, pronta a stabilire un contatto con il collega.


“ Ed eccoci qui DiNozzo, per l'ennesima volta, a toglierti dai guai”.



***



Il terzo vagone della metropolitana di Washington D.C., Linea 4, avente bel trentun passeggeri, non era mai stato tanto silenzioso. Nonostante la situazione fosse più che tesa, stava accadendo un vero e proprio miracolo: per la prima volta, i pendolari si guardavano intorno. E non solo. Vedevano. Vedevano altre persone, che probabilmente incontravano ogni mattina sena nemmeno accorgersene, assolutamente identiche a se stessi. Impaurite, alcune in lacrime, incredule, ancora, che stesse accadendo proprio a loro. Loro, che fino a pochi minuti prima sbuffavano se la vettura ritardava di qualche secondo. Qualcuno si rese conto che la maggior parte dei volti era familiare. Quel vecchio che leggeva sempre il giornale, ad esempio, non lo vedo sempre se arrivo con un po' di anticipo? Quella ragazza invece, così graziosa, poco tempo fa è caduta in modo buffissimo... sì, lo ricordo bene, ho incrociato lo sguardo della signora che porta il cappotto anche d'estate e siamo scoppiati a ridere!


L'unico sconosciuto, che non riconobbe né vecchietti né goffe studentesse, che non era di fretta e nemmeno stava piangendo, scivolò con cautela sul fondo del vagone, senza farsi notare dal sequestratore e, allo stesso tempo, mantenendo un contatto visivo costante con l'uomo. Trovò un posto vuoto e lo occupò subito. Ringraziando il cielo di avere lasciato il proprio cellulare in modalità silenziosa, infilò cautamente la mano nella tasca destra dei jeans e tastò l'apparecchio. Quello tremò, simile ad una scossa, che l'agente incassò piuttosto bene. Premette il tasto verde, dando così la possibilità ai propri colleghi di sentire almeno parte quello che stava avvenendo nel vagone. Poi attese. Semplicemente, attese.


Se pensate che venti minuti siano poco tempo, provate a trascorrerli intrappolati in un vagone quattro piani sotto terra ad ascoltare i deliri di uno psicopatico convinto che l'intero governo degli Stati Uniti stesse complottando alle sue spalle. Le istruzioni di Gibbs, sibilate attraverso il cellulare, un misto di furia omicida e di preoccupazione a livelli preoccupanti, erano più che altro ordini perentori di non fare assolutamente nulla. Non aveva il comando delle operazioni, perché il marines era stato congedato pochi mesi addietro. Una gran bella sfortuna.

Solo allora, rimuginando su quanto il suo genio fosse sprecato nell'attendere un' intervento della S.W.A.T., si accorse di avere una compagna di viaggio. Una giovane donna per la precisione, talmente silenziosa da passare del tutto inosservata.


Oggi tutto va cosi’
Siamo in una slot machine
Dove e’ il caso sempre a vincere.
Puoi far pace con gli dei
Ma ci riesci tu con i tuoi
Dimmi un po’ a farti comprendere?


- Salve. - le sorrise tentando di sembrare rassicurante.


Lei lo ricambiò il saluto, evidentemente perplessa.


- Salve. -

- Non si preoccupi, usciremo presto da questa situazione. Sono un agente dell'NCIS, i miei colleghi, lassù da qualche parte, si stanno dando da fare. -

- E chi si preoccupa. - ribatté tranquilla.


A Tony per poco non venne un colpo. D'improvviso, gli venne in mente che, al momento del sequestro, la donna aveva lanciato un' occhiata incuriosita all'uomo che li stava minacciando, per tornare subito al suo taccuino, molto impegnata a scrivere. Lì per lì non vi aveva prestato attenzione.


-Non è preoccupata? Potrebbero essere le sue ultime ore di vita. -


La donna sbuffò, alzando gli occhi al cielo.


- Voi poliziotti siete così melodrammatici... -bofonchiò.

- Agenti Speciali. - la corresse Tony, sempre molto fiero del proprio grado.

- Fa lo stesso. - lo liquidò lei, accompagnando quell'affermazione con un gesto noncurante, come se stesse scacciando una mosca particolarmente fastidiosa.

- Lei forse non mi sta ascoltando. -

- D' accordo. - scandì con tono esaperato.


Chiuse di scatto il taccuino e premette il pulsante della penna, facendo scomparire la punta. Assunse una posizione più comoda sul sedile, di chi è pronto per sostenere una conversazione lunga e impegnativa, e fissò Tony dritto negli occhi.


- Ha la mia completa attenzione. -

- Quell'uomo, lo vede, quello laggiù... - lo indicò con dito - E' pazzo. Guardi, le faccio lo spelling: PAZ-ZO. Mi capisce? -


La sua interlocutrice, per nulla entusiasta della “ lezione”, fece per dire qualcosa, ma all'ultimo si trattenne. Sorrise e, invece, si presentò.


- Maddy Bowen. Giornalista. -

- Ah! - esclamò Tony - Il flagello delle forze dell'ordine. -

- Semmai il contrario. Se dipendesse da voi, il mondo non saprebbe mai nulla. -

- Viceversa, la Terza Guerra Modiale sarebbe storia vecchia. Per non parlare dei guai in cui vi andate a ficcare e dai quali noi vi tiriamo fuori. -

- Io non chiedo a nessuno di tirarmi fuori dai guai. -

- Il problema è che si tratta del nostro lavoro. Dovreste saperlo. -

- Me n'ero scordata - sospirò - Voi delle Forze dell'Ordine soffrite di un'acutissimo Complesso del Supereroe. -

- Molto spiritosa. -

- Dicevo sul serio. -

- Fossi in lei non prenderei tanto in giro l'unica persona che può tirarla fuori di qui. -

- Per quanto mi riguarda, potrebbe anche restarsene seduto qui a parlare di politica. La seguirei con lo stesso interesse. -

- La vedo scettica. Per caso non vuole uscire da questo treno? -

- No. -


Gli occhi azzurri di Tony si spalancarono. Quel “ no” pronunciato con tanta noncuranza, quella pacata dichiarazione di morte, esplosero nelle sue orecchie come se qualcuno li stesse urlando attraverso un megafono.


- C-come a detto? -


Non poteva crederci. Non voleva crederci.


- Ho detto che non m'importa poi così tanto di uscire viva da qui. Il mio servizio su Baghdad è già in stampa. Attualmente, non sono così indispensabile. -

- Lei vuole morire ?! -


Maddy ebbe un sussulto.


- Ma è pazzo? Mi spacca un timpano! -

- Si preoccupa del suo timpano ma non della sua vita? -

- Sta ancora urlando. -


C'era qualcosa di assurdo nel modo di fare di quella donna. E nei suoi immensi occhi verdi, pieni di malinconia, ma tremendamente sinceri quando affermava di non tenere affatto alla propria vita.


- E comunque - ci tenne a sottolineare lei - non ho mai detto che voglio morire. Se mi ha preso per una pazza suicida, si rilassi. Ne basta uno di psicopatico in questo vagone. Semplicemente, la mia vita non ha tutto questo valore e pertanto, nel caso dovessi morire oggi, il mondo non ne resterebbe sconvolto. E ora, per piacere, la smetta di strillare in quel modo! E' irritante, sa? -


Durante tutto quel discorso, bellissimo e perfetto, certo, e tanto inquietante da sembrare una citazione di King, Tony era rimasto letteralmente impietrito. La logica della donna era a dir poco allarmante e ne fu istintivamente terrorizzato. Se qualcuno riesce a rendere logico il non curarsi della propria vita, rifletteva l'uomo, c'era da restarne ben spaventati.


- Ma...la tua famiglia? I tuoi amici? -

- T'interessa la storia della mia vita, Angente Speciale ? Non fa ridere e nemmeno piangere, dubito di meritare un Nobel e no, senz'altro non ne trarrei un libro. Può solo deprimerti. Anche se stasera, avanti a Discovery Channel, ben rifornito di cibo cinese, la guerra ti sembrerà talmente un problema talmente lontano che potrebbe perfino tornarti il buonumore. -

- Che centra la guerra? -

- La guerra centra sempre. Quando parli di uomini, parli di guerra. Matematico. -

- Ti sei trovata in mezzo ad una guerra? -

- Una? E' il mio lavoro scattare foto tra una bomba e l'altra. Un bel lavoro, si dica quel che si vuole, ma lo amavo davvero. -

- Che è successo? -


Maddy lo studiò un istante prima di rispondere.


- Perché lo vuoi sapere? Non devi sabotare un sequestro? -


La sua voce falsamente curiosa, tradiva un pizzico di ironia.


- Sono fuori. La mia squadra non ha voce in capitolo. Posso solo aspettare. E sperare. - mormorò a denti stretti DiNozzo.


Per la prima volta, la vide ridere. Ridere di gusto, tappandosi la bocca con una mano per non attirare l'attenzione di Mr Complotto. Prese a giocherellare con una ciocca di capelli scuri, riflettendo tra sé e sé.


- E' troppo strano. - dichiarò infine.

- Cos'è strano? -

- Tu... io, stesso vagone, stesso momento. Che ci facciamo qui? Perché ci siamo incontrati? -

- Il caso? - azzardò Tony.

- Il caso? Ah! Bella questa. Ci ho pensato anche io. -

- Dimmi che non sei una di quelle fissate col destino, nulla accade per caso, eccetera eccetera... Insomma, anche io seguo Lost, ma la cosa finisce lì. -

- Più che chiedermi se esista un Destino, mi concentro sul Caso. Prima devo capire se esiste o no. Ci penso da secoli e più ci penso, più mi convinco che ci sia. Ma che non ci sia nulla di meno casuale. Sai quanti abitanti ha l'Africa? Circa 517 milioni. E sai quante persone ci sono al mondo, per ognuno di noi, che possono cambiare per sempre la propria vita? Una, due al massimo. Tre se vogliamo strafare. Ora, com'è possibile che su 517 milioni di persone, abbia incontrato quella che mi ha cambiato la vita? -


Allargò le braccia, come a dire “ fa' un po' tu”.


E ti parlo come amico
Perche’ so che sai che dico
Siamo sulla stessa strada.
Che anche se non ti conosco
So che sei un tipo a posto
E spero che te ovunque vada...


- Tu pensi sempre in modo così complicato? -

- Già. Una seccatura. -

- Saranno ore molto lunghe. -

- Sei tu che hai voluto sapere perché non m' importa di morire! - ridacchiò lei.

- Ancora non capisco... Hai trovato qualcuno per cui vale la pena stare al mondo... -

- ...venuto, andato. Et voilà, fine dello spettacolo signori. -

- Mi dispiace. -

- Sarebbe stato peggio non incontrarlo affatto. -

- O meglio. -

- Lo credi davvero? -

- Pensaci...se non hai mai conosciuto una persona, non puoi sentirne la mancanza. -

- Ma, proprio perché l'hai conosciuta, potresti mai pensare che la tua vita sarebbe stata migliore senza di lei? -


Tony si portò le mani alla testa.


- La tua logica mi uccide, Giornalista-Non-Stufa-Ma-Nemmeno-Ansiosa-Di-Vivere. -

- Parla tu allora. Dimmi, chi ti ha ridotto così? -

- Così come? -

- Così disperato da volerla cancellare per sempre. -

- Non voglio cancellarla! - esclamò istintivamente Tony.


Maddy scosse la testa, sospirando.


- Mi dice almeno il suo nome? -

- Kate. -


Piegò il capo, ripensando a quella che per quasi due anni era stata la sua collega. La sua insostituibile collega. Da quanto non pronunciava il suo nome? Secoli. Pesava a lei, di tanto in tanto, anche se di norma s' imponeva di tenerla lontana dai propri pensieri. Perché? Perché non riusciva a trovare nemmeno un ricordo piacevole, un momento trascorso insieme da ricordare con serenità? Perché, perché la sua Kate lo faceva soffrire in quel modo assurdo? Era come se dimenticarla fosse l'unico modo per andare avanti. Un tacito accordo nella squadra imponeva di non nominarla.


- Ha un suono strano, vero? Non è piacevole pronunciare il suo nome. -

- No, non lo è. Evito di farlo, se posso. Bisogna pur guardare aventi. -

- Fingere che non sia mai esistita non significa guardare avanti. Avrai davvero voltato pagina quando il suo nome ti farà sorridere. -


La voce di Maddy suonava gelida e tagliente, anche se il tono e l'intento erano be diversi. Tony se ne convinse presto, mentre raccontava a quella donna strana e affascinante allo steso tempo tutto quello che ricordava di Kate. Parlare con uno sconosciuto è incredibilmente facile, tanto più se lo sconosciuto in questione sembra capire alla perfezione tutto ciò che diciamo.


- Tutto questo non ha alcun senso. - e con queste parole Tony concluse il suo monologo.

- Mi pare di aver già detto qualcosa del genere poco fa. -

- Proprio te dovevo incontrare, con... -

- ...con tutte le persone che ci sono a questo mondo? E' così che va. Se passassimo la vita sfiorandoci l'un l'altro, senza mai trovarci, che senso avrebbe? -


Questa volta fu Tony a lanciarle un'occhiata più che scettica.


- E così tu avresti capito il senso della vita? Alla faccia dei filosofi che da secoli non fanno altro che pensarci? -

- Io ho capito il senso della mia vita. Denunciare tutto lo schifo che c'è a questo mondo. Fare quello che so fare meglio, scrivere. Che ognuno si trovi il proprio di senso, non è affar mio. -

- Pensi davvero di aspettare che un fulmine ti colpisca in testa mettendo fine a tutto? Non sarebbe meglio provare ad andare avanti? -

- E ricominciare tutto d'accapo? Neanche per sogno. E' come nascere una seconda volta, sarei un'altra persona. Fare finta di non avere già avuto quello che mi spettava... Famiglia, amici, l'unico lavoro che voglio fare...l'unico persona che abbia amato... Che dovrei dire, “ da oggi si ricomcia, tabula rasa” ? Mi sono sempre chiesta come faccia la gente a dire cose del genere. Quello è morire. Quello è un suicidio. Io vado avanti, ma con la mia vita. Altrimenti tanto vale andare all'anagrafe e cambiare nome. -

- Ma abbiamo una sola vita a disposizione. -

- Concordo. E non intendo troncarla per cominciarne una seconda. -

- La vita è la stessa. Semplicemente, si tiene duro. -

- E nella stessa vita Kate può essere la persona più importante che esista e un fantasma da scacciare dai propri sogni? -

- Sei solo più allenata sull'argomento. Rigiri le frasi come vuoi tu. Detta così sembra quasi che sia un delitto continuare ad essere felici dopo aver perso qualcuno. -

- Melodrammatico, sempre melodrammatico... Dico solo che le cose non si cancellano. Non si archiviano. Non si dimenticano. Per sempre è per sempre. O non lo è. -

- Ma come, non lo sai? Non c'è mai un “ per sempre” . - la canzonò Tony.


Maddy sorrise di rimando.


- Ma come, non lo sai? Mai dire mai! Ognuno ha le sue idee e fa piacere di tanto in tanto avere un sano dibattito sull'argomento. -


Fece un gran sospiro.


- Sa che penso? Che in fondo siamo uguali, lei e io. Due attori sullo stesso palcoscenico. Lei finge che non le importi nulla di quello che ha perso, io che m'importi qualcosa di quello che è rimasto. C'è poi così tanta differenza tra noi? Se il mondo ci lasciasse in pace, potremmo goderci la nostra nostalgia. Più lei che io, immagino. Ho tre giorni da ricordare. -


E, per la seconda volta, Tony non credette alle proprie orecchie.


- Tre giorni? Tre giorni soltanto? -

- Guerra. Diamanti. Bambini rapiti. - accompagnò la frase con il suo solito gesto “ scacciapensieri”. - E tante altre cose tristi. -

- Ti ho detto il nome di Kate, ora tocca a te dirmi il suo. -


La donna esitò qualche istante. Forse anche per lei era passato diverso tempo dall'ultima volta che lo aveva pronunciato. Ma, al contrario di Tony, sembrava felice di avere una nuova occasione per farlo. Lo disse lentamente, assaporando ogni lettera.


- Danny. -


E, inaspettatamente, sorrise. Guardò Tony, e nei suoi occhi l'uomo poté scorgere una sorta di gratitudine.


- A questo punto, direi che è lei, nonostante l'apparenza, ad essere andata vanti. -

- Si sbaglia. La sua Kate sarebbe molto orgogliosa di lei. Continua a combattere per quello in cui crede, a fare il suo lavoro. Sorride, fa arrabbiare il suo capo e non rinuncia a ficcarsi nei guai, quando ne ha l'occasione. E' rimasto l'uomo che amava, il che è la cosa più importante. Se s'impegna e soffre ogni giorno per esserlo è un santo, se le viene spontaneo è un miracolo vivente. In entrambi i casi sono e sarò sempre immensamente felice di averla incontrata qui, oggi. Sono questi gli attimi che ti cambiano la vita. Istanti qualunque di un giorno qualunque, in cui tutto ti aspetti tranne che un avvenimento importante. Il Destino pianifica, ma anche lui si serve del Caso per potersi avverare. Ci credo eccome al Caso: fa girare il mondo. E, come le ho detto, non c'è nulla di meno casuale del Caso. -

- Sai che hai ripreso a darmi del lei? -

- Oh, che sciocca, è vero. Lo faccio sempre, quando sento che si avvicina un addio. -

- Un addio? -


...Cammini nel sole
Walking away with me
E bruci le suole anche se
Non c’e’ direzione
Ma profumo di viole c’e’
Tu cammina nel sole.


Gli sorrise a mo' di scusa, accennando alle porte scorrevoli del vagone.


- E' la mia fermata. -

- Non puoi scendere! Nel caso te ne fossi scordata, un pazzo ci tiene in ostaggio e ti sparerà non apena farai un passo! -

- Correrò il rischio. -


Si alzò, la borsa a tracolla, rivolgendo al suo compagno di viaggio un ultimo sorriso.


- E comunque - tentò di fermarla ancora Tony, resosi conto che sarebbe davvero scesa a quella fermata - Ho detto che volevo molto bene a Kate. Non ho mai detto di amrla. -

- Davvero? Che strano, mi è sembrato di capire così... Ma di certo mi sbaglio. - ribatté ironica.

- Tieni duro, Agente Speciale. Ma non scordarla. -


E lo fece sul serio, non appena il vagone rallentò. Scomparve alla vista dell'uomo, che a malincuore dovette lasciarla andare, sapendo che inseguirla attraverso tutto il vagone avrebbe scatenato un putiferio senza dubbio poco gradito a Mr Complotto. Attese, ansioso, ma non udì nulla, se non il sibilo acuto delle porte scorrevoli che si chiudevano.

Poi fu di nuovo silenzio.



***



- DiNozzo, dannazione, vuoi spiegarci cosa diavolo è successo? -


Ma Tony era troppo impegnato a scrutare tra le file degli ex-ostaggi, alla ricerca di un paio di occhi verdi ben noti.


- DiNozzo, c'erano trentuno persone in quel vagone, ci siamo fin qui? Benissimo. Ora spiegami perché diavolo ne conto solo trenta qua fuori! -

- Trenta? - balbettò DiNozzo. - Trenta persone? Nessun cadavere? -

- Nessuno, a parte, ovviamente, il nostro sfortunato amico pazzoide. La S.W.A.T. ha fatto proprio un bel lavoro, nemmeno un ferito. - intervenne Ziva.

- C'è riuscita... - mormorò - C'è riuscita davvero. E' scesa e non le ha sparato... -

- Mi stai dicendo che uno dei passeggeri è riuscito a scendere? -


Gibbs guardò sbigottito il proprio sottoposto.


- E ti ricordi qualcosa di questo magico ostaggio? -

- Puoi giurarci. E' una di quelle persone che non si dimenticano. -


E cammina nel sole
walking away with me
E brucia le suole fino a che
Finche Dio vuole
E profumo di viole c’e’
Cammina nel sole
Cammina nel sole
Tu corri nel sole.


[FINE]



DESCLAIMER

I personaggi di questa fic, ovvero Anthony DiNozzo, Maddy Bowen, Leroy Jethro Gibbs, Ziva David, Timothy McGee e il citato Danny Archer non mi appartengono ( ovvio...come avrei potuto proseguire NCIS in maniera tanto orribile???), ma sono dei rispettivi autori. La metropolitana di Washington sarà del comune O_o, che ne so io, il pazzoide è mio, ma prego, copiate pure. E' una comparsa di circostanza^^


SPAZIO AUTRICE

* Non chiedetemi perché abbia scritto questa fic, o cosa significhi, non ne ho idea. In realtà si è scritta da sola, io le ho prestato le mani per battere i tasti del portatile... Non ha uno scopo, un motivo di esistere. E' qua per i fatti suoi, ma non le dispiacerebbe essere letta.

* Una cosa la so. Era una song-fic un tempo, in origine, perché è nata sulle parole della canzone di Grignani “ Cammina nel sole”. Ora la canzone è più una sountrack.

* Blood Diamond è uno dei mei film preferiti e parla della guerra civile in Sierra Leone, che fu finanziata per lo più dal traffico illegale di diamanti, i cosiddetti “ diamanti insanguinati” o “ diamanti di sangue”. E' un tema a cui sono molto legata e che mi ha profondamente colpita. Purtroppo nella fic via ho anticipato la morte del protagonista ^///^ Ma vale comunque la pena guardarlo!

* Ho smesso di vedere NCIS dopo la morte di Kate ( anzi, ad essere precisi, dopo Kill Ari). Pertanto non conosco molto bene Ziva, già scrivere il suo nome è una vera offesa alla memoria della mia Caitlin ( quanto adoro il suo nome!!!), ma non avevo scelta... Comunque odio il Chiuhauha ( nomignolo di Ziva, detta anche bestiaccia o sacco di pulci, dipende se offendo la Ziva umana, la mia Chiuhauha del Nintendogs o la gatta della mia migliore amica... Il fatto è che adoro il nome Ziva xD).

* ( Nota per coloro che conoscono Blood Diamond, praticamente solo io ç_ç). Maddy sembra depressa, in realtà ha semplicemente deciso che il suo unico amore è già morto, perciò tanto vale buttarsi sul lavoro. Me la immagino sempre con Solomon e famiglia, ormai londinesi D.O.C., con Dia che studia. E' che mi baso sempre sulla frase di Danny “ In another life, maybe....” e sulla risposta ovviamente “ Yer. Sure.”.

* Non pretendo né letture né recensioni, ho riletto e ho constata la cosa assurda che è... Certo, mi renderebbero felice, questo sì ^^


besos


RISPOSTE AI COMMENTI


Emily Doyle: * si asciuga le lacrimucce * Grazie !!! Per l'emicrania no problem, in previsione di simili effetti collaterali mi sono organizzata, le cura mediche le paga l'assicurazione xD


sindy90: Really??? Tu hai fatto cioò??? * il mondo si capovolge e i gufetti iniziano a ballare la macarena ( perché proprio i gufetti O_o ?)...Hika non è pazza!!! * ( Calma figliula...al massimo Hika e Nami sono allo stesso livello di pazzia =_=;;). Sai che tutti mi danno della scema per aver smesso di guardare NCIS xD? No, sul serio, 'sta cosa mi rende troppo felice! Tornando alla fic, ma grassie ^0^ I dialoghi...beh, chissà da dove mi sono usciti xD La parte della metro è quella che mi è piaciuta di più scrivere, perché è un po' quello che capita a me ( io guardo sempre tutti gli altri passeggeri, a volte m' incanto e mi sparo certe figura...xD xD xD). Thanks per il commento ^_-

  
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