Capitolo 5
-
Dove sei?
-Angelina…-
La voce
disperata e squillante di un docile ragazzino stava ormai perdendo
intensità
dopo aver quasi passato due giorni interi a far irruzione nelle
orecchie dei
curiosi e aver disturbato al tempo stesso tutti gli abitanti della
piccola
cittadina di Gardeyard.
Al solo
pensare di aver corso così ininterrottamente e a perdifiato
per le vie delle
strade di campagna alla ricerca della sorella, il figlio minore del
signor
Lyken si sentiva distrutto molto più di quanto avesse mai
immaginato.
Diversa era
la sua situazione nei momenti di svago: per lui giocare in luoghi tanto
vasti
era diventata un’abitudine e i segni di stanchezza gli erano
sempre stati
lontani. Inseguire le lepri, ad esempio, era una sua passione sin da
piccolo e
l’idea di poter mettere in moto le sue esili gambe era sempre
stato un modo per
poter fuggire diverse ore dalla triste realtà che aveva da
sempre tormentato la
sua famiglia: le continue assenze del padre da casa,
l’ingenuità e l’apparente
stupidità della madre e, cosa ancora peggiore, i capricci
insopportabili di
Angelina.
Il piccolo
Ikida aveva da sempre sperato in una vita diversa, fatta di amore,
comprensione
e felicità tra tutti. I suoi amici erano gli unici a farlo
trascorrere il tempo
divertendosi e organizzando battaglie a spade di legno, lanciando sassi
con le
fionde, giocando a calcetto…
Tutto il
contrario avveniva invece con la sorella maggiore la quale
né si era mai
occupata di lui a dovere, né lo aveva mai aiutato per i
compiti a casa.
Quando
entrambi i loro genitori dovevano, per esempio, assentarsi da casa per
qualche
motivo burocratico o lavorativo, per Ikida iniziava il vero e proprio
inferno.
Angelina,
infatti, non lo aveva mai fatto uscire con gli amici e lo aveva sempre
costretto a giocare con lei a dama o a scacchi e talvolta anche a Duel
Monster.
Di quest’ultimo, lei non aveva mai imparato bene le regole,
ma negli altri due
si era cimentata diverse volte e Ikida era stato stupito delle sue
abilità
strategiche in gioco al punto che lui stesso era arrivato spesso a
pensare che
lei barasse o studiasse trucchetti a scuola.
Un altro
problema che infliggeva per parecchio tempo la vita del più
piccolo membro
della famiglia Lyken era il fatto che lui e Angelina litigassero in
continuazione e che si lanciassero insulti ininterrottamente come un
disco
rotto.
E non si era
mai trattato di litigi spiccioli e banali, come potrebbe avvenire
normalmente
tra fratelli. La loro situazione, contrariamente a molti altri
ragazzini, era
sempre stata fuori controllo e Ikida, nella maggior parte dei casi, era
sempre
la vittima.
Litigi per
strada, in casa, in giardino… praticamente ogni luogo in cui
ci fosse la
presenza di Angelina si poteva benissimo trasformare in un campo minato
per la
proliferazione delle tensioni e di conseguenza, la nascita di una lite
che a
lungo andare sarebbe diventata sempre più accesa.
“Dannatissima
sorellona…”
Eppure,
nonostante tutte le difficoltà di comprensione, il cattivo
rapporto fraterno,
le diversità di carattere… lui adesso la stava
cercando dappertutto.
La cercava
senza freni e più preoccupato che mai.
L’improvvisa
sparizione di Angelina lo aveva allarmato ancor prima dei genitori, i
quali non
si erano neppure accorti che la ragazza fosse fuggita due notti prima e
che non
fosse più tornata a casa.
Si ricordava
bene di quella sera, quando lei aveva fatto una scenata
perché il padre non le
aveva acquistato il vestito tanto desiderato e si era diretta furiosa
nella sua
stanza da letto.
A partire da
allora Ikida non l’aveva più vista e nemmeno
incrociata la mattina dopo per
andare in bagno.
Il sospetto
che Angelina fosse scappata gli era ormai evidente e nonostante lei gli
avesse
sempre vietato categoricamente di entrare in camera sua, il ragazzo
aveva
bussato e non aveva ricevuto una risposta. Colto da un moto incessante
di
preoccupazione, aveva aperto la porta e di Angelina, nessuna traccia.
Dopo aver
avvertito i genitori, Ikida era corso alla porta di casa per uscire a
cercarla
e aveva iniziato la sua corsa contro il tempo.
Aveva
chiesto informazioni ai passanti e ai vicini di casa, si era inoltrato
nel
bosco più vicino… eppure, nessun segno di
Angelina.
Non
ricordava quante volte avesse gridato il suo nome, a quanto avesse
trovato
incomprensibile un simile gesto da parte di lei…
Ikida,
deluso e scoraggiato in mezzo ad una desolata strada asfaltata,
chinò la testa
e un ciuffo di capelli castano scuro si piazzò davanti ai
suoi occhi bagnati di
lacrime.
-Oh,
Angie…
sorellona mia… Quanto darei per sapere dove sei in questo
momento… Ti sto
cercando da due giorni e adesso sono stanco. Sarà meglio che
torni a casa-
sussurrò lui tra sé a sé.
Triste e
sconsolato, il ragazzino mise le mani sulla tasca della salopette e a
passi
lenti e affaticati, si diresse a casa.
Suonò
il
campanello e dopo pochi secondi la porta si aprì e una mano
lo invitò
premurosamente ad entrare.
-Figliolo,
sei tutto congelato. Vieni che ho acceso il caminetto-
esclamò Miranda non
appena toccò il volto stanco di Ikida.
-Mamma…
lei
è sparita…-
disse ansimando il
quindicenne, mentre veniva trascinato in salotto dalla madre.
-Stai
tranquillo. Hai fatto del tuo meglio per
cercare di trovarla. Adesso riposati, figlio mio- lo
confortò lei
accarezzandogli la spalla e facendolo sedere sul divano.
Arnold era
in piedi con il gomito poggiato sullo scaffale della finestra
lì vicina e
osservava impotente il paesaggio.
-Papà,
ho
chiesto informazioni a tutti i passanti ma nessuno l’ha
vista… Sono perfino
andato a casa di Luke* e nemmeno lui ha idea di dove sia andata.
Credimi, ho
fatto di tutto per…-
Senza
voltarsi verso il figlio, lo interruppe: -Ikida… sei stato
in gamba. Hai anche
faticato troppo per tua sorella. Adesso però tocca a me e a
tua madre andare a
cercarla…-
Miranda si
avvicinò a lui dubbiosa.
-Caro, ma
noi non abbiamo idea di dove poter iniziare le ricerche. Gardeyard
è un paese
piccolo e Ikida ci ha dato la conferma che lei non si trova qui. Non
pensi che
potrebbe essere a casa di una sua amica? Magari non ce l’ha
detto per paura che
noi non la lasciassimo-
-No, non
credo. Prima di tutto se lei andasse da qualche parte per
più di un giorno, lei
ha il dovere di avvisarci prima e poi chi lo dice che sia scappata da
un’amica?
Nostra figlia ultimamente si è spinta troppo
oltre…-
Miranda
incrociò
le braccia ansiosa.
-Hai
ragione, caro. Io però sono convinta che lei non possa
essere andata troppo
lontano… Angelina avrà un pessimo carattere, ma
non può essere arrivata ad
allontanarsi così tanto da casa-
Il pendolo
rintoccò le otto e un quarto del mattino.
Arnold
sospirò affannosamente si rivolse al figlio e prese una pipa
dal taschino della
giacca, la accese e la portò in bocca, cercando di mantenere
il più possibile
la calma.
-Ad ogni
modo, noi allargheremo le nostre ricerche a partire da oggi, questo
è poco ma
sicuro. Ascoltami Ikida. Tu adesso riposa tranquillamente,
più tardi ti porterò
a casa di Luke- affermò Arnold deciso.
Ikida si
alzò di scatto dal divano.
-Perché,
papà? Luke non farebbe altro che tormentarmi su questa
faccenda. E’ disperato
per Angelina più di noi tre!- esclamò.
-No,
figliolo. Te l’ho già detto: hai fatto fin troppo.
E non preoccuparti per
quando andrai da Luke, suo padre è d’accordo che
tu stia con loro per alcuni
giorni, almeno fino a quando io e tua madre non torneremo a casa con
tua
sorella-
-Sì,
ma… Vi
ho già detto che qui a Gardeyard non
c’è- affermò Ikida grattandosi la mano
dal
nervosismo.
Il padre lo
accarezzò teneramente, seguito dalla moglie.
-Ti
crediamo, figlio mio. Ma non temere, io e tua madre sappiamo
già dove andremo a
cercare Angelina-
-E dove?-
chiese il ragazzino sempre più ansioso.
Arnold lo
guardò seriamente e rispose:
-Andremo ad
Heartland City, figlio mio. E’ una megalopoli nella quale non
mi sono mai
addentrato, molti miei coetanei si sono trasferiti laggiù e
la maggior parte di
loro afferma che è una città in cui è
estremamente facile perdere
l’orientamento e di cui non si è mai visto il
creatore. Non so come mai, ma
conoscendo tua sorella, sono convinto che si sia diretta là
per combinare
chissà cosa. E noi la dobbiamo trovare ad ogni costo-
Ikida,
sfinito, si tolse le scarpe e sdraiò sul divano.
-Ho capito,
papà. Allora più tardi mi sveglierete e mi
porterete da Luke, vero?-
Miranda lo
coprì con alcune coperte e gli baciò una guancia.
-Sì,
Ikida.
Adesso pensa solo a riposarti. Ti prometto che io e tuo padre faremo di
tutto
per riportare qui Angelina-
-Grazie
mamma-
La donna
sorrise e si allontanò col marito per dirigersi in cucina e
decidere sul da
farsi.
L’oscurità
avvolse la stanza e Ikida, ormai troppo stanco per reggersi in piedi,
si
addormentò.
Angolino
dell’autrice:
Salve! :D
Sono ritornata per un nuovo capitolo, stavolta alquanto particolare,
perché
narra ciò che avviene nel paese di origine di Angelina nel
medesimo arco di
tempo del capitolo precedente :)
Spero che
abbiate apprezzato questo capitolo, non è eccezionale, ma mi
auguro che vi sia
piaciuto lo stesso :D
Buona serata
e a presto con un nuovo chappy, ragazzi!
vennalyrion96
*Noticina/Curiosità:
Luke Jinshu è un ragazzo di vent’anni, vicino di
casa di Angelina. Suo padre è
un contadino abbastanza ricco e vorrebbe che il figlio trovasse una
fidanzata
degna di lui. Ciò non è molto semplice,
perché Luke è un po’ bruttino e molto
timido (praticamente non ci sa fare assolutamente con le ragazze xD).
Suo
fratello minore Pitt è un grande amico di Ikida, e questo fa
sì che Luke
allacci ancora di più i suoi rapporti con la famiglia Lyken.
Lui è perdutamente
innamorato di Angelina ma naturalmente lui non ha il coraggio di
rivelarsi, pur
cercando di darle dei segnali comportandosi in maniera gentile e
cordiale.
Angelina, al contrario, lo ritiene noioso e poco interessante,
perciò lui non
rientra tra i suoi interessi xD