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Autore: Valentina_1D_98    07/07/2014    21 recensioni
Caroline Manson era sicura.
Sicura di poter continuare a vivere, sicura che il suo passato fosse al sicuro, ben riservato, lontano da lei e da chiunque altro.
Ma se tutto ripiombasse di colpo nella sua vita, senza preavviso?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due.

Quella stanza era enorme.
Tre pareti erano colorate di un bordeaux intenso, mentre una – quella che mi si presentava direttamente davanti – era rigorosamente bianca.
Qui c’era addossato un letto di una piazza e mezza. Le lenzuola dello stesso colore bordeaux delle pareti, le federe dei cuscini bianchi con lo stemma rappresentativo della Stanford University.
Sopra al letto una finestra dagli infissi bordeaux dava sul grande giardino.
Una scrivania in legno bianco era addossata alla parete di destra, sovrastata da diverse mensole del medesimo colore.
Sulla parete di sinistra c’era un enorme armadio – anch'esso in legno bianco, con varie rifiniture che gli davano un tocco di indiscutibile eleganza.
Mi feci sfuggire un wow stupefatto mentre mi guardavo intorno.
Non pensavo che le camere di un college potessero essere più belle e confortevoli della mia.


Passai il pomeriggio a sistemare i vestiti nell'armadio, i libri sulle mensole e le varie foto sul comodino e sulla scrivania.
Sembrava tutto così tranquillo in quel college, che per un momento pensai che sarei riuscita finalmente a leggere il libro che ormai da un po’ di tempo mi tiravo dietro.
Ma, proprio quando mi sistemai con la schiena alla spalliera del letto e le gambe incrociate, qualcuno bussò alla porta.
Sbuffando rumorosamente lasciai il libro sulle lenzuola pulite e mi avvicinai alla porta.

< Buonasera, questo è il suo piano di studi e questo il codice del suo armadietto. Buon proseguimento signorina Manson. >

Ero lì soltanto da poche ore e già conoscevano il mio cognome, senza bisogno di alcuna presentazione.
Era tutto quasi inquietante.
Richiusi la porta e, con lo sguardo perso sul foglio che mi era appena stato consegnato, mi distesi sul letto a pancia in giù e in quella stessa posizione, poco dopo, mi addormentai.


La terra iniziò a sgretolarsi sotto ai miei piedi, costringendomi a correre, sempre più veloce. O almeno così pensavo.
In realtà più spingevo le gambe, più queste erano pesanti e si rifiutavano di andare avanti.
“E’ tutta colpa tua!”
Una voce continuava a ripetermelo ininterrottamente, formando un eco assordante.
Cercai di tapparmi le orecchie, scossi la testa per sfuggirle, ma nulla da fare. Era lì, onnipresente.
Finché, d’un tratto, i miei piedi arrivarono a toccare il nulla, il vuoto era sotto di me e io stavo crollando.
Mi svegliai improvvisamente col respiro pesante, affannato.
I sudori mi colavano dalle tempie, percorrendo il mio viso e andando a finire nell'incavo del mio collo.
La mia fronte era bollente e le mie guance rosse.
Non potevo continuare così.
Lo stesso incubo che mi perseguitava ormai da anni, stava per avere la meglio sulla mia consapevolezza di non essere colpevole.
Ma ero io abbastanza forte da non farmi calpestare da quelle parole, “E’ tutta colpa tua!”?
Ero, io, in grado di sopravvivere?
Consapevole del fatto che non sarei riuscita ad addormentarmi, iniziai a prepararmi per quel primo giorno di scuola che mi terrorizzava assai.
Mi precipitai in bagno – si, c’era anche il bagno in camera -, ancora scossa dal sogno, per una doccia fredda.
La facevo sempre, mi aiutava a scacciare via i pensieri negativi.
Ancora avvolta nel mio accappatoio azzurro mi avviai verso l’armadio.
Optai per un paio di jeans stretti e chiari e una maglia nera e abbastanza larga.
Legai i capelli ancora umidi in una treccia morbida sulla mia spalla destra e passai al make-up, semplice e veloce.
Un po’ di fondotinta e il mascara in modo da mettere in risalto i miei occhi verdi sarebbero bastati.
Proprio mentre stavo per uscire dalla camera, sentii il cellulare vibrare nella tasca dei miei jeans.

Da: Nancy
Buon primo giorno di scuola. xx

Un sorriso fece capolino sul mio volto, distrutto dalla notte appena trascorsa e dall'ansia di quello che mi sarebbe capitato.

A: Nancy
Grazie mamma. xx

Risposi velocemente prima di ricacciare il cellulare nello stesso posto dal quale lo avevo precedentemente preso.

Uscii dal dormitorio insieme a svariati ragazzi, mattinieri come me, che mi guardarono dalla testa ai piedi per un po’, incuriositi.
Cercai di non dare troppo peso a tutti quegli sguardi, ma le mie guance mi tradirono, prendendo il classico colorito rossastro.
Continuai per la mia strada con i libri stretti al petto, attraversando quel giardino che pareva non finire mai.
Quando finalmente arrivai all'istituto vero e proprio tirai un sospiro di sollievo.
C’erano ancora pochi ragazzi, tutti troppo impegnati a fumare per accorgersi della mia presenza – e andava bene.

< Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna, Caroline Manson. Viene dal Minnesota e per lei è il primo anno qui alla Stanford. Mi raccomando ragazzi, datele un buono benvenuto. >

Mi sentivo a disagio, veramente a disagio con tutti quegli occhi puntati addosso.
La signorina Green prese a spiegarci il programma del nuovo anno, specificando quanto sarebbe stato difficile e impegnativo.
L’unica cosa che riuscii a fare era annuire, mentre mi guardavo intorno.
Tra le facce degli studenti in quell'aula non ne riuscii a riconoscere nemmeno una di quelle che avevo visto fuori.
Questi non avevano l’aria dei fumatori.
Questi erano tutti composti, a guardarli bene nessuno stravaccato come eravamo invece un po’ tutti nella mia vecchia scuola in Minnesota.
Qualcosa mi diceva che non ci sarei affatto andata d’accordo.

Quando la campanella suonò, tutti gli studenti si riversarono nei corridoi, che presero subito le sembianze di una sorta di strada trafficata all'ora di punta.
Mi affrettai ad arrivare al mio armadietto per prendere i libri dell’ora successiva. Arrivando presto in classe, la professoressa non si sarebbe di certo ricordata che quella nuova ero io – di solito il “nuovo arrivato” entra sempre in ritardo; così avrei scampato quell'imbarazzante presentazione, in piedi, davanti a tutta la classe.
Ma come potevo pensare che sarebbe tutto filato liscio?
Proprio mentre mi girai per raggiungere la nuova classe, qualcosa – o meglio, qualcuno – urtò la mia spalla, talmente forte da farmi cadere a terra insieme ai libri che tenevo fra le mani.
“Oh, ora l’aiuterà ad alzarsi, si innamoreranno all'istante e vivranno per sempre felici e contenti.”
No.
Questo non era un film, e io non ero una di quelle ragazze belle e perfette di cui un ragazzo si innamora a prima vista.
Un ragazzo alto e moro mi guardò ridendo, seguito a catena dai suoi amici.

< Attenta a dove cammini, novellina! >

Tutti coloro presenti nei corridoi avevano assistito impassibili alla scena. Tutti tranne una.

< Dai alzati >

Una ragazza si piegò sulle ginocchia di fianco a me e mi aiutò a recuperare i libri da terra.
Aveva dei lunghi capelli neri che le arrivavano fino all'altezza dell’ombelico, piegandosi in morbidi boccoli naturali verso la fine.
La cosa che mi colpì subito furono i suoi occhi color ghiaccio che risaltavano così tanto in contrasto con i capelli scuri – solo dopo mi accorsi che era completamente struccata, nemmeno un filo di mascara aveva.

< G - grazie … >

Riuscii a dire dopo quel gesto.
Era stata carina ad aiutarmi, ma non era per nulla gentile, anzi.

< Stai alla larga da Zayn, o almeno cerca di farlo, mi raccomando. Ti porterà solo guai. Stai più attenta nei corridoi, di tipi come lui ne è pieno. > mi ammonì, come se mi stesse leggendo le istruzioni per non diventare in poco tempo lo zimbello della scuola, mentre ci dirigevamo insieme verso la classe di letteratura.

< Sono Emma, comunque. Emma Roger. > disse, girandosi improvvisamente nella mia direzione.

< Caroline … >

< Manson. Caroline Manson, lo so. > disse sorridendo.

Più la guardavo, più mi convincevo che avevo davanti forse la ragazza più bella che io avessi mai visto.
Poi tornai bruscamente alla realtà, concentrandomi su ciò che aveva appena detto.
Come poteva conoscermi?

< Come lo sai? >

< Come si vede che sei nuova … > sussurrò, come se fosse un pensiero detto ad alta voce, scuotendo la testa con un sorrisetto stampato in faccia < Qui alla Stanford le voci girano. C’è veramente poco da fidarsi, una sciocchezza detta alla tua compagna di banco in un momento di noia diventerà, nel giro di due minuti, argomento di irrefrenabile gossip. Ora è tardi però, non vorrai fare tardi alla lezione di letteratura? >

La seguii perplessa, infinitamente perplessa, mentre cercavo di assorbire quell'infinità di cose che mi erano state dette nel giro di poco più di due minuti.
Ci sedemmo vicine, ma nessuna delle due riuscì a seguire la lezione.
 
< Sul serio questa pensa che alla seconda ora del primo giorno di scuola noi siamo in grado di ascoltare tutte le cazzate che le stanno sfuggendo di bocca? Ah, povera illusa. > sussurrò Emma, avvicinandosi a me, dopo circa venti minuti che la Allen parlava a ruota, senza una minima sosta.

< Signorina Roger, l’aula punizioni è già a nostra disposizione. Vuole andare ad inaugurarla? > chiese retoricamente la professoressa, con quel po’ di autorità che bastò ad irritare Emma.

< No, poveretti. Lasciamo che almeno i professori di quell'aula si rilassino, dato che è solo il primo giorno di scuola. Lei è davvero convinta che in questa classe ci sia qualcuno che abbia ascoltato tutto ciò che è uscito dalla sua bocca? No perché, se lo pensa veramente, anche lo sportello help è già a nostra disposizione, se vuole andare ad inaugurarlo. >

La professoressa Allen spalancò occhi e bocca imbestialita, mentre la classe scoppiava in una fragorosa risata.

< Fate silenzio voi! O vi spedisco uno per uno dalla preside!  >

Ad essere sincera, fantasticando sulla Stanford, ho sempre pensato ci fossero persone per bene, tutti con la passione dello studio, perché venendo qui devi avercela per forza. Non mi sarei nemmeno mai immaginata scene del genere, non mi sarei nemmeno mai immaginata persone come Emma, che, in un modo o nell'altro, servivano per sdrammatizzare quel genere di situazione.


La giornata passò, come la settimana successiva, e scoprii di avere quasi tutti i corsi insieme ad Emma - la cosa mi tranquillizzava.
Insomma, almeno conoscevo qualcuno.
Quando andammo in mensa mi sedetti al tavolo insieme a lei e i suoi amici – tutti tipi del terzo e quarto anno.
Parlavano di una festa, loro. Sarebbe stata quella sera da quanto avevo capito, ma non mi interessai all'argomento, anzi, mi estraniai proprio dal discorso, dato che non avevo intenzione di mettere piede in casa di questa Lara Matthew , data l’assenza dei suoi genitori, totalmente all'oscuro di quello che sarebbe accaduto, probabilmente.
Non volevo mettermi in mezzo a nessun tipo di casino, convinta di passare la serata a leggere, sdraiata sul mio letto.
Fin quando Emma non mi interpellò.

< Allora Carol, tu cosa farai stasera? >

< Penso che rimarrò a casa, sai, adoro leggere … > dissi con nonchalance addentando il polpettone nel mio vassoio.

Tutto il gruppetto si girò a guardarmi come se avessi appena annunciato l’arrivo degli extraterrestri sulla terra.
Cosa c’era di così strano a passare una serata a leggere?
Sentii le guance avvampare e tingersi di un rosso fuoco.

< Stai scherzando? > mi chiese un ragazzo, seduto due posti dopo Emma.

< Io veramente … >

< Tu niente. > mi interruppe Emma < Tu stasera vieni con noi. Ti passo a prendere per le otto. >

< Non ne sono del tutto sicura …  >

< Dai, infondo non è nulla di devastante. Solo una festa a casa di Lara Matthew. > esordì Clara, un’altra compagna di Emma.

< Non sarà male Carol, vedrai! > aggiunse Emma, già eccitata per la serata che si avvicinava, minuto dopo minuto.

Mi guardai intorno.
Tutti in quel tavolo mi guardavano interrogativi, cercando una risposta nei miei occhi – possibilmente un’approvazione, magari.
Feci roteare gli occhi e mi lasciai condizionare dalle loro suppliche.

< E va bene, verrò. >

Si diedero tutti il cinque, come se per loro fosse un obiettivo raggiunto.
E così mi ritrovai costretta ad andare ad una festa, con sole otto ore di preavviso e senza un vestito adatto.

 

My Space 

Buoooonasera xx
Scusatemi immensamente per il ritardo nell'aggiornare, ma tra il concerto e la connessione internet che ha avuto problemi non ce l'ho fatta. 

Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito il primo capitolo, sul serio, siete fantastiche :')

 

In questo capitolo diciamo che la storia inizia a prendere vita. 

Ecco l'entrata in scena di Zayn, tipico bulletto del college. Vista così potrebbe sembrare una cosa monotona e poco originale, ma già dal prossimo capitolo il mistero prenderà il sopravvento. (( Genere mistero per qualcosa, o no? ))
Ecco che entra in scena anche Emma, questa nuova ragazza che sembra aver legato da subito con Caroline. Andando avanti assumerà un ruolo mooooolto importante, ma non voglio anticipare nulla :)
Cosa ne pensate del capitolo in sè?
Vi piace?
Fatemi sapere tutto in una recesione xx


ANYWAYYYY
Tanti auguri al nostro Ash, che oggi compie vent'anni ed è felice di aver ricevuto un mini carrellino per la spesa come regalo (?)


Per le ragazze che non hanno avuto la possibilità di venire al concerto, ho deciso di registrare la maggior parte di questo (io sono andata a Milano il 28) e di caricare i video sul mio canale YouTube. Qui c'è la prima parte, giovedì saranno online anche gli altri due video, in fase di editing ((
https://www.youtube.com/watch?v=daMZPFCRN58))

Proprio stamattina ho aperto il mio nuovo account Twitter, dove sono sempre disponibile, quindi se volete seguitemi --------> 
https://twitter.com/Happy20bdayAsh


Penso di essermi dilungata pure troppo, omeodeo. 
Spero il capitolo vi sia piaciuto, al prossimo lunedì ((sul serio stavolta))
Un bacio, Vale xxx.



 

 

 

 

 

   
 
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