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Autore: Valentina_1D_98    23/06/2014    33 recensioni
Caroline Manson era sicura.
Sicura di poter continuare a vivere, sicura che il suo passato fosse al sicuro, ben riservato, lontano da lei e da chiunque altro.
Ma se tutto ripiombasse di colpo nella sua vita, senza preavviso?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno. 
< Caroline, Caroline. Devi ascoltarmi ora. >

L’agente Roger prese il mio viso, tremante e arrossato dalle lacrime, delicatamente tra le mani.

< E’ tutto finito adesso, non hai più nulla per cui preoccuparti, piccola. > aggiunse.

Riuscii ad aprire gli occhi solo quando sentii la sirena accesa della macchina della polizia, segno che lui se ne stava andando via, per sempre.
Stava lasciando una bambina tra le braccia di un agente della polizia, sfuggendo al suo ruolo da padre.
Lo guardai attraverso il finestrino.
I nostri sguardi si incrociarono per un momento prima che l’auto se ne andasse, ma quel piccolo istante bastò a farmi capire quanto odio c’era in lui, e che non si sarebbe arreso. Sarebbe tornato un giorno, probabilmente.
Avevo quattro anni quel 24 Novembre 2001, solo quattro anni. Ma quegli occhi me li ricordo ancora, come fosse successo ieri.
 
Quindici anni dopo …

< Avanti Caroline, muoviti o faremo tardi! >

< Arrivo mamma, solo due minuti! >

Mi girai un’ultima volta a dare un’occhiata alla mia camera - non l’avrei rivista per molto tempo. Poi mi chiusi la porta alle spalle e trascinai al piano di sotto l’ultima valigia.
La caricai nel bagagliaio e montai in macchina.

< Sei sicura di aver preso tutto? >

< Certamente! > risposi, allacciando la cintura.

Mia madre mi sorrise fiera e, dopo avermi lasciato due minuti per realizzare cosa stava per accadere, mise in moto l’auto e partimmo.
M’infilai le cuffie nelle orecchie e presi a guardare la strada che correva veloce, gli alberi che si trasformavano man mano in una striscia verde, finché il sonno mi indusse a chiudere gli occhi, e da quel momento solo nero.

Quando mi svegliai eravamo appena arrivate a destinazione.
Una distesa verde venne percorsa velocemente dai miei occhi curiosi, che si fermarono all’entrata possente, ma solo perché questa non lasciava intravedere null’altro.
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sorpresa e, ancora con la bocca spalancata, mi girai verso mia madre.
Scoppiai a ridere alla vista della sua espressione e lei, improvvisamente, mi abbracciò.

< Mi mancherai Carol. >

< Grazie di tutto, senza di te non sarei arrivata fin qui. > dissi, ricambiando il caloroso abbraccio.

< Io l’ho visto, l’ho visto negli occhi di quella bambina che piangeva, quella notte. >

< Cosa? >

< Tutto questo … La tua forza, la tua determinazione e la tua buona volontà. Una bambina di quattro anni che non si è arresa all’aver perso tutto quanto. >

Mi sfuggì una lacrima al pensiero di quel passato che pensavo aver sepolto, ma che era riemerso dopo anni, da un semplice riferimento.
E’ proprio vero che dal passato non si scappa mai.
Cercai di non dargli peso, ero abbastanza forte da lasciar perdere.
Mia madre mi accompagnò fin nella hall della Stanford University e una donna sulla sessantina ci venne incontro.
Mi colpirono i suoi capelli rigorosamente bianchi e gli occhi azzurri in risalto.
Vestiva di un abito rosso, lungo e composto.

< Buongiorno, tu devi essere la signorina Caroline Manson. Benvenuta alla Stanford University. > disse cordialmente, stringendomi la mano.

Ricambiai quella stretta formale alla quale non ero abituata, mostrando un sorriso.

< Io sono la preside, la signora Montgomery e ti accompagnerò nella tua stanza. A breve ti verrà consegnato anche il tuo piano di studi, gli orari delle pause, la mappa della scuola e l’elenco dei vari corsi extrascolastici ai quali puoi iscriverti. >

Sorrisi a mia madre in segno di saluto, mentre mi allontanavo con la signora Montgomery.
Lei rimase a fissarmi mentre andavo via, finché le porte dell’ascensore non si chiusero, rompendo ogni possibile contatto visivo con la donna che si era presa cura di me per la maggior parte della mia vita.

La Stanford University, vista dal vivo, faceva un certo effetto.
Dai volantini sembrava solo serietà.
In realtà era un mix di eleganza, compostezza, maturità e un altro milione di cose che ti facevano capire che, arrivata a quel punto, dovevi fare una scelta: impegnarti al massimo, raggiungendo così quei buoni risultati necessari ad aprirti le porte del mondo, o accartocciare una vita passata a studiare, e fare canestro nel cestino.

< Numero 248, la tua camera. Spero ti troverai bene Carol, ma a giudicare della tua documentazione che c’è stata inviata dovresti trovarti veramente bene. >

Salutai educatamente la preside e, con la tessera che mi era stata da lei appena assegnata, aprii la porta di quella camera che rappresentava simbolicamente quel futuro tanto atteso, il raggiungimento della prima della miriade delle tappe che mi ero prefissata per il mio futuro.


 

My Space

Buoooooooonasera. <3
Eccomi tornata con una nuova FanFiction, finalmente. 
Era da tanto che scrivevo solamente One Shot e mi mancava scrivere storie lunghe (che, tra l'altro, mi erano state molto richieste), quindi eccomi qui. 

Parto subito facendovi notare la caratteristica penso principale di questa nuova storia. 
Viaggia come in due tempi, il passato e il presente
Questo rimarrà fino alla fine.

Come potete vedere non è lunghissimo come capitolo, ma non preoccupatevi, non saranno tutti così. 

AGGIORNERO' OGNI LUNEDI', OVVIAMENTE SOLO SE TROVERO' ABBASTANZA RECENSIONI. 
 
Un po' di domandine ine ineee
1) Vi piace il banner? 
2) E' di vostro gradimento questo viaggiare in contemporaneo del passato e del futuro di Caroline?

Se avete consigli sono prontissima a prenderne atto e farne tesoro. 
Mi sto dilungando troppo forse, quindi penso che chiuderò qui :')

Un bacio a tutte, Vale xx

 

 
   
 
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