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Autore: peluche    07/07/2014    3 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ice on fire

capitolo 18



Le vacanze di Natale finirono presto. Successero così tante cose che non le sentii neanche passare. Sembrava come se avessimo avuto un normalissimo weekend di riposo  e dovessimo tornare subito a scuola. Così rientrammo e i professori non persero occasione per riempirci di compiti, di interrogazioni, di progetti da consegnare. 
«...e quefto è il modo più femplice per analiffare una rana.»
Il professor Baxon insegnava anatomia. Era una persona tanto carina e buona, se non fosse per il fatto che sputasse ad ogni parola che conteneva una maledetta s. Per fortuna le rane erano già morte, altrimenti solo Dio sa a quali infezioni andavano in contro per la troppa vicinanza con Baxon. Lo sapeva bene Dylan, costretto a riempire il primo banco per i suoi continui ritardi a lezione. Anatomia era l'unica lezione per cui noi studenti facevamo a gare a chi arrivava per primo. Obiettivo? Prendere il banco più lontano dalla traiettoria degli sputi di Baxon. 
«Qualcuno dovrebbe dirglielo..» mi disse Aria, una volta finita la lezione.
Per quel giorno avevamo finito. Erano state le prime due settimane, dopo le vacanze, più pesanti di tutto l'anno.
«Buona idea, - dissi io – perchè non ti avvicini e glielo dici tu?»
Aria fece una smorfia e decise che c'era un motivo se tutti cercavano in ogni modo di avvicinarsi per parlare con lo sputanomide. Si dice così? No, non credo.
«Fignorina Tomlinfon.» Cazzo. 
Mi voltai, pregando che avesse sbagliato.
«Si?»
«Può avvicinarfi un fecondo?»
«Perchè non ne approfitti e glielo dici tu? - Aria rideva sotto i baffi. – Ci vediamo fuori.»
La classe rimase deserta e io mi avvicinai molto lentamente, fermandomi a qualche metro di distanza.
«Avvicinati Hanna, - continuò lui – credi forse che fossa mangiarti?»
Mangiarmi no, - pensai – ma ho già fatto la doccia stamattina.
Mi avvicinai un altro po' e poi attesi.
«Hanna va tutto bene per ora?» mi chiese.
«Certo, - risposi – perchè non dovrebbe?»
«Devo effere fincero con te Hanna, - si avvicinò a me e sentii una gocciolina arrivarmi sulla fronte – i tuoi voti peggiorano, fai molte affenfe e tutti profeffori fono preoccupati.»
Rabbrividii. Piccole goccioline sulla fronte e sul naso. Se non fossi una ragazza educata gli avrei già vomitato addosso.
«E' tutto sotto controllo.» feci per andarmene.
«Hanna, - mi richiamò lui – hai buone potenfialità, non frecarle.»
Annuii e lasciai quella camera di torture. Mi dispiace per Baxon, era una persona gentile e alla mano, ma lo sputo era proprio improponibile.
Vidi Aria seduta sul muretto alla fine delle scale. 
«Allora?» mi chiese, una volta raggiunta.
«Voleva solo darmi dei consigli per la fine dell'anno.» 
Non potevo dirle la verità. Ne avrebbe fatto una tragedia anche lei e mi bastavano già i miei genitori.
«Oh, - mormorò – più tardi ti vedi con Harry?»
«Sta passando molto tempo con la madre per ora, - dissi – sta.. poco bene.»
«Mi dispiace, qualcosa di grave?» mi chiese.
«No, - mi affrettai a rispondere – solo una leggera influenza.»
Aria mi scrutò, cambiando espressione. 
Avevo detto due balle nel giro di pochi secondi e non mi era mai successo. Non ero ami stata brava a mentire, ma da quando era arrivato Harry era come se fossi diventata un'abitudine. Ma rimanevo comunque un'incapace.
«Va tutto ben..» stava per chiedere.
«Tutto apposto con Louis?» la anticipai.
Sapevo che l'argomento Louis le avrebbe fatto togliere dalla testa qualunque dubbio sulle mie parole. Come pensavo, la vidi arrossire.
«Benissimo, - disse diventando sempre più rossa – spero solo che faccia sulserio.»
«Conosco mio fratello, - la rassicurai – se si è sbilanciato con te è perchè ci tiene.»
Aria sorrise e ne fui felice. Ero contenta che la mia migliore amica e che mio fratello potessero essere felici insieme. Louis l'avrebbe resa felice e lei lo avrebbe fatto risentire vivo, come da un po' non si sentiva. 
Arrivai alla mia bicicletta e, dopo aver salutato Aria, presi la strada di casa. Le giornate si erano riscaldate finalmente e il sole era tornato a splendere. Certo, ancora il cielo ci regalava qualche acquazzone, ma il giusto.
«..non puoi obbligarmi!»
Una volta arrivata sentii delle voci provenire all'interno di casa. Non erano delle voci normali, come quando intraprendi conversazioni con i propri genitori. Qualcuno si stava proprio ammazzando.
«..non ti permetterò di rovinare il futuro dell'azienda!» 
Riconobbi la voce di mio padre e poco dopo quella di Louis.
«Io non ci voglio lavorare in quella tua stupida azienda, non voglio fare la tua stessa fine ed elemosinare un po' d'affetto dalla famiglia.»
Mi avvicinai alla porta, rimanendo nascosta.
«Come ti permetti ingrato? Ho soddisfatto tutti i tuoi capricci con questo lavoro!»
«Ma chi te l'ha chiesto! - continuò Louis – Hai sempre cercato di organizzare la mia vita e adesso cerchi di farlo anche con quella di Hanna!»
«Ti do una notizia ragazzino, - disse mio padre – finchè starete sotto questo tetto, farete quello che dico io!»
«Allora ti do una notizia paparino, da domani non mi vedrai mai più.»
Rabbrividii a queste parole. Mio fratello dava sempre peso a quello che diceva. Non si era mai rimangiato niente e avevo il terrore che facesse sulserio. Aspettai che le acque si calmassero e poi entrai, senza salutare nessuno.
«Non è più buona educazione salutare?» si accigliò mio padre.
«Ciao.» salutai, freddamente.
Mia madre come sempre se ne stava in silenzio, in cucina. Non si opponeva mai. Mai che intervenisse su qualcosa. Sembrava una statuina messa lì per bellezza. 
Buttai la borsa a terra e salii velocemente al piano di sopra, sbirciando dentro camera di Louis. Lo vidi sul letto, le cuffie alle orecchie, gli occhi socchiusi. Forse mi ero sbagliata. Forse non aveva nessuna intenzione di lasciarmi. Forse era stato solo un momento di rabbia. Ma lo avrei scoperto solo poche ore dopo.


La cena fu peggio del pomeriggio. 
Louis non scese. Mia madre lo chiamò più volte ma mio padre le ripeteva di lasciarlo perdere. Sarebbe sceso quando sarebbe stato comodo, diceva. Io non toccai quasi niente. Giocherellai con l'insalata tutto il tempo, fin quando mio padre disse:
«Se anche tu non hai fame puoi benissimo alzarti da tavola.»
E allora mi alzai. 
Salii in camera mia e mi tuffai sul letto, preparandomi per notte. Harry era fuori. Doveva sbrigare delle commissioni per sua madre e avrebbe perso tutto il giorno. Chissa se era tornato, ma in quel momento l'unico mio pensiero era a mio fratello. Avevo paura che potesse sgattaiolare fuori dalla finestra da un momento all'altro, senza venirmi a salutare. Così rimasi tutta la notte con le orecchie in allerta, per avvertire un qualsiasi tipo di rumore. Ma non avertii nulla e così mi addormentai. Un sonno che forse durò un'ora, o poco più.
«Hanna, - bisbigliava qualcuno – Hanna svegliati.»
Mi rigirai nel letto e mi torturai gli occhi, fin quando misi a fuoco l'immagine davanti a me e vidi Louis con un borsone in mano.
«Dove vai?» chiesi, allarmata.
«Mettiti qualcosa e vieni con me, - sussurrò – fai piano però.»
Misi una tuta, gli ugg e una giacca. Lo seguii al piano di sotto, fin quando non ci ritrovammo per strada. 
«Ti prego, - supplicai – dimmi che non è come penso io.»
Fissavo il grosso borsone caricato sulla spalla e la sua aria da “me ne vado via lontano.”
«Sorellina, - dissi lui – non sai quanto mi è difficile farlo.»
«E allora non farlo, ti prego.» lo implorai, con le lacrime agli occhi.
«Se non lo faccio ora non so quando ne avrò di nuovo l'occasione.»
Ci fermammo alla fermata del pullman e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. Non volevo lasciarlo, non ne avevo proprio la forza.
«Non puoi sparire così, - lo aggredii – non pensi ad Aria? Ai tuoi amici? Non pensi a me?»
«Lo faccio proprio per te, - disse – sperando che un giorno tu possa fare la stessa cosa.»
Iniziai a piangere, senza capire le sue parole. Istintivamente mi abbracciò, accogliendomi in quell'abbraccio come quando eravamo piccoli.
«Ti prego, - continuai – resta.»
«Hanna, - sussurrò – promettimi che non permetterai a papà di prendere decisioni al tuo posto, che non rinuncerai mai ai tuoi sogni per i suoi, che farai le tue scelte, nel bene e nel male.»
Ci pensai su un attimo e in un istante capii ciò che stava facendo. Per quanto potesse essere doloroso lasciarlo andare, era giusto così. Louis subiva da anni le pressioni di mio padre, proprio perchè era il figlio maschio, il figlio che avrebbe dovuto prendere le redini dell'azienda e portarla avanti. Ma Louis non era fatto per questo. A lui piaceva viaggiare, conoscere nuove culture, fare nuove esperienze. Non desiderava passare il resto della sua vita tra le pareti di un ufficio. Lui voleva prima di tutto realizzare i suoi sogni, poi incontrare qualcuno, avere dei figli e ottenere un lavoro che non lo costringesse a stare così tanto lontano dai suoi cari.
«Te lo prometto.»
Mi strinse ancora un po' e poi sciolse l'abbraccio, pizzicandomi il naso e sorridendomi. 
«Farai grandi cose Hanna Tomlinson.» disse, accarezzandomi una guancia.
«Dove andrai?»
«In Spagna, in Italia o forse in America.» rispose, viaggiando con la mente. 
Vidi i suoi occhi luccicare e ne fui sempre più convinta. Doveva andare.
«Puoi dare questa ad Aria da parte mia?» 
Mi porse una lettera e io annuii. Aria non avrebbe capito, già lo sapevo. Ma chi avrebbe avuto la forza per capire? Solo chi lo conosceva davvero. E forse io ed Harry eravamo gli unici. Conservai la lettera in tasca e alle spalle di Louis vidi arrivare il pullman. Lui si voltò a guardarlo e quando guardò di nuovo me in un attimo mi accorsi di una lacrima che gli scivolava via dalla guancia.
«Ti voglio bene sorellina.» mi disse, indietreggiando.
«Anche io.» risposi, cercando di sorridergli.
«Voglio ricordarti con il sorriso, - mise un piede dentro il pullman – ci vediamo presto e ricordati cosa mi hai promesso.»
Lo vidi salire, le porte si chiudevano alle sue spalle.
«Me ne ricorderò!» Gli urlai, salutandolo con una mano.
Anche lui mi salutò, con il faccino triste di un bimbo. E poi lo vidi allontanarsi sempre di più, fin quando il pullman non girò l'angolo e mi resi conto che non l'avrei visto per parecchio tempo. Il mio fratellino aveva lasciato la casa che lo aveva accolto per anni. Strano che ci avesse messo così tanto tempo per liberarsi di mio padre. 
Camminai pianissimo nella strada del ritorno, contraendomi per il freddo e piangendo di tanto in tanto.
«Hanna? - alzai il viso e trovai Harry sul marciapiede di casa sua – Che fai qui fuori a quest'ora?»
Mi venne in contro e mi strinse, più forte che poteva.
«Sei gelida, - mi prese il viso tra le mani – che è successo?»
«Louis se ne è andato, - stavo ancora piangendo – ha litigato con mio padre, urlavano, si sono detti le peggio cose e..e..»
«Hanna! Hanna! - Harry mi afferrò dalle spalle e cercò di calmarmi – Cerca di calmarti, ti prego.»
«Promettimi che non mi lascerai anche tu, ti prego.» gli dissi, con gli occhi pieni di lacrime.
Lui mi accarezzò una guancia e mi lanciò lo sguardo più affettuoso di questo mondo.
«Piccola, - mi sussurrò stringendomi – non ti lascerò mai.»
Rimasi tra le sue braccia tutto il tempo possibile. Tutto il tempo che mi serviva per calmarmi. Tutto il tempo che mi ci voleva per metabolizzare il fatto che mio fratello se ne era andato via. Non sarebbe più stato accanto alla mia camera, con le cuffie alle orecchie, con la faccia sui libri. Con i suoi capelli ribelli e i suoi splendidi occhi azzurri. Con le sue lentiggini, la sua fissa per le carote, per i fumetti. Non si capisce mai quanto sia importante un fratello, fin quando arriva un giorno che spicca il volo e tu non puoi fare altro che guardarlo, in lontananza. 


 
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Si ci vedete bene e no non è un miraggio! Sono proprio io che aggiorno dopo solo 4 giorni!
Avevo un pò più di tempo libero e non ho perso tempo:) il prossimo capitolo è quasi pronto!
Quindi, Louis è andato via.. TADAAAAAAN! ahauahauahu mi mancherà molto, ma chissà se tornerà, boooooo! 
A parte gli scherzi, volevo dirti che questa storia sarà divisa in due parti:) Ice on Fire terminerà (tra non molto) e dopo ci sarà il continuo:D
Quindi state manzi, tutto avrà un senso!
 
  
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