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Autore: tomlinsassy    07/07/2014    3 recensioni
Il campanello squillò. Ero terrorizzata.
Mi avvicinai alla porta urlando:
"Vattene! Chi sei? Cosa vuoi?"
Poco dopo la sua risposta:
"Lasciami entrare, ti spiegherò tutto!"
"Vuoi stuprarmi?" Non riuscii a dire nient'altro. Fui persino sorpresa della mia risposta così, quasi, disinvolta.
"Mi piacerebbe molto."
"Cosa?!"
Lui ridacchiò suonando di nuovo.
"Lasciami entrare, ti prometto che non ti farò nulla! Non avere paura di me!"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 31

Harry

Apro gli occhi svegliato dalla posizione scomoda in cui mi sono addormentato circa un'ora fa. La guancia appoggiata al vetro gelido del treno e le gambe strette al petto. Ho le braccia e i polpacci indolenziti, ma manca ancora molto prima di arrivare a Londra.
Nonostante il minuscolo spazio in cui mi trovo e di conseguenza la scarsa comodità del mio sonno, sono riuscito a sognare. Era da parecchio tempo che non sognavo, forse a causa dello stress continuo. Oggi, invece, ricordi di ogni genere mi hanno attraversato la mente. Strano come, in così poco tempo, io abbia rivissuto momenti di più di un anno fa. Nei miei sogni c'era Elizabeth, c'ero io, c'era l'inizio della nostra storia, c'era Louis, Debby, c'erano tutti. E io mi ritrovo a sorridere perché, anche se la vita da star può sembrare sempre piena e felice, io non avevo mai vissuto davvero prima di quest'ultimo anno. Sono stato io, Harry Styles, e nessun altro. Sono orgoglioso dell'uomo che sono diventato. Più vivo, più maturo, più, se possibile, innamorato.

Fuori non ha ancora smesso di piovere e un cielo grigio mi accoglie nella capitale. Scendo dal treno, nascosto da felpe, sciarpe e berretti, tanto per non rischiare di essere riconosciuto e scatenare il finimondo. Che poi alcune fans mi riconoscono comunque e mi vengono vicine, con magari gli occhi lucidi e un sorriso sulle labbra. Ho fretta, p vero, ma è sempre bello abbracciare quelle ragazze che, appena mi vedono, si coprono la bocca con le mani, soffocando un urlo e si avvicinano con le gambe che tremano. Devo tutto a loro. Se non ci fossero stati i fans, io ora sarei un ragazzo normale con la passione per la musica, che forse avrei persino messo da parte per dedicarmi allo studio.

Chissà chi sarei adesso, se non avessi partecipato a quel Talent Show...

Il tempo sembra essersi fermato da quando sono sceso dal treno. Attorno a me, gente che va, gente che viene, e le mie gambe sono impazienti di correre da Elizabeth. Tutto però, sembra muoversi lentamente, il freddo invernale di Londra neanche mi dà fastidio, tanto soffia piano. E' possibile che la strada si sia allungata? Che le lancette del Big Ben abbiano smesso di funzionare?
Anche io sono fermo, adesso, in mezzo a persone di ogni parte del mondo, che camminano di fretta senza smettere mai. Respiro l'aria fredda e assaporo il mio tempo, è così bello qui. Qualche volta serve fermarsi per un momento e realizzare di essere proprio lì, in quell'esatto momento, in quel luogo preciso e di star vivendo perché quel secondo esatto in cui te ne accorgi, è già passato e forse non tornerà più. Vivere perché siamo vivi.

Starei un altro po' tra questa gente senza nome, ma non posso. Qualcosa di ancora più bello mi aspetta. La ragazza che amo con tutto me stesso, mi aspetta e io voglio andare da lei.

Non voglio conoscere vita senza Elizabeth.

Non sarebbe vita senza lei.

Cammino, ora veloce, lungo le strade di Londra. Prendo il pullman e poi un taxi, fino ad arrivare a casa mia. Salgo in camera buttando gli zaini a terra e spogliandomi per farmi una doccia calda. Mi lascio trasportare dal getto dell'acqua che mi accarezza le spalle, mentre un tepore rilassante mi avvolge.
Una volta fuori casa, prendo la macchina e raggiungo l'abitazione di Elizabeth. Credo di non aver mai guidato così veloce.

Sono impaziente di rivederla, di riabbracciarla. Voglio Elizabeth tutta per me, come una volta. Le mani tremano quando busso alla porta dell'accogliente abitazione della rossa. Sento dei passi, poi la porta si apre e una graziosa signora di grembiule mi accoglie in casa.

"Ciao Loren" Saluto educatamente la donna con la quale ho instaurato fin da subito un buon rapporto.

"Oh, Harry! Da quanto tempo" E mi schiocca due baci sulle guance. Un profumo troppo dolce mi riempie le narici. Lei e la sua ossessione per la vaniglia!

"Cercavo Elizabeth" Dico arrossendo. Mi sento un adolescente alle prime armi con una cotta.

Il cuore tamburella un ritmo tutto suo mentre ogni mio muscolo è pronto a scattare su per le scale. "E' uscita poco fa, doveva vedersi con una persona"

"Una persona?"

"Sì, una certa Abigail, se non sbaglio. Non che me ne abbia parlato...ho solo sentito un pezzo della loro conversazione al telefono. Tra l'altro Elizabeth mi è anche sembrata piuttosto preoccupata"

La mia mente inizia a elaborare dove abbia già sentito questo nome. Lo conosco, sono sicuro. Chiudo gli occhi. Li riapro.

Abigail...

Il mio cuore perde un battito.
Elizabeth ha nominato solo una volta questo nome, ma è lei, è lei la causa di tutto. Lei ha inventato quelle menzogne su di me. Lei ha costretto Elizabeth a lasciarmi. Abigail.

Sono scosso da un fremito di...paura? Sì, paura. Quest'Abigail deve avere un conto in sospeso con Elizabeth e quest'ultima potrebbe essere in pericolo.

"Tutto bene, Harry?"

Mi chiede Loren, forse stupita dal mio improvviso cambio di umore. Balbetto qualcosa di incomprensibile, quando un omaccione grande e grosso affianca la donna.

"Sei Harry, vero? Il ragazzo di Elizabeth?"

E' suo padre a parlarmi e un senso di disprezzo si aggroviglia allo stomaco. Lo guardo con una smorfia annuendo. Il solo pensiero di lui che picchia la ragazza che amo, mi altera.

"Arthur, piacere. Ehm...Prima di uscire Elizabeth ha lasciato questo a Loren, devi esserti dimenticata. Ha detto che è per te"

Sembra...imbarazzato? Sono sicuro che sia a conoscenza del fatto che lei mi abbia detto tutto. Loren gli accarezza amorevolmente il braccio, con quegli occhi che sprizzano amore da tutti i pori. Come non lo so, ma lei è ancora innamorata di quell'uomo.
Prendo dalle sue mani il bigliettino piegato e lo apro. "Downing Road" c'è scritto, e nient'altro. Non ho la minima idea di come abbia fatto, ma in qualche modo sapeva che sarei arrivato esattamente oggi.
Senza sapere il motivo di quel biglietto, saluto Loren, avviandomi verso la porta. Raggiungerò quella via, poi vedrò come fare per trovare Elizabeth.

"Vorrei venire con te, Harry, se non ti dispiace"

Annuisco non troppo convinto, senza aggiungere altro. In fondo il suo aiuto potrebbe servirmi.

***

Il viaggio è silenzioso, nessuno dei due parla, attorno a noi c'è una sorte di barriera trasparente piuttosto spessa. E io non ho alcuna intenzione di romperla, sia chiaro.

"Tu la ami?" Dice ad un certo punto Arthur.

Annuisco di nuovo, consapevole del fatto che se dovessi parlare non direi belle cose nei suoi confronti.

"Io non sono stato un buon padre e forse ora è troppo tardi per iniziare ad esserlo. Ho fatto tante stupidaggini nella mia vita ed è terribile svegliarsi ogni mattino con la consapevolezza che sono stato Loren ed Elizabeth a subirne le conseguenze. Dopo che se ne sono andate, però, ho capito che senza di loro io non riuscivo proprio a stare. Mi sono ricoverato in un centro di disintossicazione e sono guarito. Sono diventato una persona diversa adesso e sono pronto a ricominciare. Lei mi odia però, e ha ragione. Io non sono stato un padre. Sono stato un animale, peggio. Ora però, vorrei rimediare, vorrei fare qualcosa per riuscire almeno a parlare con mia figlia. Forse chiedere il suo perdono è troppo, ma io lo vorrei con tutto il cuore. Mi manca."
La voce spezzata dalle lacrime con cui mi parla, fa sciogliere, almeno un po', il nodo di rancore che mi si è formato allo stomaco. Sono colpito dalle sue parole e per la prima volta provo nei suoi confronti un qualcosa di diverso dall'odio. Pena, forse.

"Perché me lo sta dicendo?" Mi azzardo a chiedere.

"Perché voglio che tu le dia l'amore che io non sono riuscita a darle. Elizabeth è una ragazza molto forte, ma ha bisogno di amore, tanto tanto amore perché non l'ha mai avuto fino in fondo. tu mi sembri un bravo ragazzo e sono sicuro che lei ti ami davvero. Lo vedo dai suoi occhi, sai? Brillano quando sua madre gli chiede di te. Prenditi cura di lei, Harry. Ti affido mia figlia, la persona che più amo"

Mi ritrovo a sorridere, un sorriso sghembo, appena accennato. Non so come comportarmi, non mi sono mai trovato in una sensazione simile. Credo che un sorriso possa bastare per esprimere la mia gratitudine. Il rancore verso di lui c'è ancora, non posso nasconderlo, però sono anche orgoglioso di me stesso e sicuro dell'amore che provo per Elizabeth. So che le starò accanto sempre, in qualsiasi circostanza, perché io sono nato per stare al suo fianco.
Arriviamo alla stradina che Elizabeth ha citato nel biglietto, ma sull'asfalto ricoperto ora da un leggero nevischio, non c'è anima viva. Ho una brutta sensazione, tutti in me freme dalla voglia di correre a cercarla, di urlare il suo nome. E' qui, so che è qui. Scendo dalla macchina sbattendo la portiera troppo forte. Odio non sapere.
Ho l'impressione che lei sia in pericolo e sapere che non trovo al suo fianco al suo fianco al suo fianco per difenderla, mi agita, mi spaventa, mi terrorizza. Cammino velocemente lungo la strasa desolata e vengo affiancato da Arthur che mi dà una pacca sulla spalla cercando inutilmente di tranquillizzarmi.

Le gambe iniziano a tremare non appena sento una voce poco lontana. Corro con il cuore in gola e raggiungo il retro di un vecchio supermercato abbandonato.
Mi avvicino, nascondendomi dietro alcuni alberi, e riesco ad identificare due figure, una di fronte all'altra. con un po' di difficoltà, riconosco quella di Elizabeth.

Il mio respiro si stabilizza, sapere che è qui mi tranquillizza.
La prima cosa che noto della ragazza mora, è la somiglianza che ha con Elizabeth. Sono due gocce d'acqua, senza contare il rosso dei capelli della seconda. Possibile che due sconosciute si somiglino così tanto? Da qualche parte ho letto che ognuno di noi ha sette sosia, quindi sì, è possibile. Anche perché di una cosa sono sicuro: Elizabeth è figlia unica.
Vorrei correre ad abbracciarla perché, anche se sono solo quattro giorni che non la vedo, mi manca infinitamente. Probabilmente se non fosse per Arthur, ora sarei già da lei, ma l'uomo mi tiene saldamente una spalla chiedendomi di stare fermo. E' agitato, me ne accorgo osservando i suoi lineamenti ora molo meno rilassati di prima. Quando sto per chiedere il motivo di questa sua preoccupazione, la risposta mi viene involontariamente data dalla mora.

"Devi sapere la verità, una volta per tutte"

La sua voce è acuta, quasi stridula; sembra sicura di sé, ma qualcosa mi fa pensare il contrario. Si muove a scatti, tamburella le dita sulla stoffa dei suoi jeans strappati e il ginocchio si muove seguendo un ritmo irregolare. Sembra nervosa. Nervosa? Perché mai?
Elizabeth, intanto, si guarda intorno, probabilmente sperando di vedere qualcuno. Ha sempre odiato essere isolata. Stare sola le piace, anche molto, ma isolata no. Le fa paura.

Per un millesimo di secondo i miei occhi incrociano il suo sguardo. Vorrei che mi avesse visto, sono sicuro che si tranquillizzerebbe molto, ma non ne sono convinto.

"Credo che tu mi debba numerose spiegazioni"

"Dai tempo al tempo, tesoro"

Elizabeth storge la bocca in un'espressione contrariata. Un'altra cosa che so di lei: non le piace essere chiamata 'tesoro' da qualcuno che non sia sua madre. Il perché, questo non lo so.

Mi volto verso Arthur e sprofondo per un momento nei suoi occhi color pece. Sono così simili a quelli di Elizabeth. Strige la presa alla mia spalla, quasi a farmi male.

"Ha una faccia familiare" dice a denti stretti, più parlando a se stesso che a me.

Non riesco a vedere bene il volto della rossa, ma sono sicuro che le sue labbra siano già sotto tortura dei denti, con i quali ha il vizio di mordicchiarle fino ad avere il gusto di sangue in bocca.

"Sono tua sorella"


Elizabeth

Le parole di Abigail mi trapassano la mente con velocità fuori dal comune. Il mio cervello ci mette un po' ad elaborare quelle tre parole, del tutto prive di senso. I miei occhi si spalancano senza che io me ne accorga e il fiato si fa corto. E' come se la mia gola fosse ostruita da un gigantesco nodo che non mi permette di respirare.

La persona che più odio, mia sorella?

No, non può essere vero.

Balbetto qualcosa di incomprensibile, prima di pronunciare l'unica parola che mi sembra adatta per questa situazione...particolare e per accertarmi che non sia tutto una burla.

"Cosa?"

Lei ride. La sua risata è così fastidiosa, acuta e falsa che vorrei andarmene, nemmeno un po' incuriosita dalla sua rivelazione.

No ok, sono stupidamente curiosa.

Insomma, come non esserlo, per una ragazza che per diciotto anni è sempre stata fermamente convinta di essere figlia unica? Qualcosa si muove nel mio stomaco e una perfida vocina risuona nella mia mente "Siete praticamente identiche"

"Hai capito bene, siamo sorelle, e forse è arrivato il momento di sapere cosa mi hanno fatto i tuoi amati genitori; quelli che si sono presi cura di te per tutti questi anni, riempiendoti di attenzioni e amore come solo un padre e una madre possono fare."

La sua voce è stranamente incrinata, sembra quasi più debole. Non sono abituata a vedere un'Abigail di questo tipo. Mi dà un po' più forza.
Lei crede che la mia infanzia sia stata felice e senza problemi.

Oh, Abigail, non sai quanto ti sbagli. Un padre che mi ama, io, non ce l'ho mai avuto.

Faccio un cenno, incitandola a proseguire. Preferisco non dirle nulla di ciò che è successo realmente. In fondo lei è un'ottima bugiarda, come ho avuto modo di capire più che bene.

"Prima che tu mi dica qualsiasi cosa, devo parlarti io" Le avevo detto con la voce tremante, ma decisa non appena ero arrivata nel luogo in cui avevamo deciso di incontrarci. Avevo organizzato tutto un discorso per chiederle le spiegazioni che meritavo. Perché mi aveva mentito? Perché aveva raccontato tutte quelle bugie su Harry? Chi era lei per permettersi di intrufolarsi nella mia vita e distruggere quella già precaria stabilità che avevo raggiunto? Per questo, questa mattina, dopo aver ricevuto la chiamata di Debby che mi assicurava di aver fatto pace con Harry, e con me, avevo chiamato Abigail per incontrarla. Dovevo sapere, anche perché in fondo ne avevo tutto il diritto! Ero piuttosto preoccupata mentre la ragazza, all'altro capo del telefono, tentennava sul da farsi, per poi accettare il mio invito. Inutile dire che fossi spaventata da Abigail. Sembrava una comune ragazza di vent'anni ma, quando parlavo con lei, non potevo fare a meno di desiderare che quella tortura finisse. Avevo paura di lei, ma volevo e dovevo sapere. Per sicurezza, avevo lasciato l'indirizzo del posto, rigorosamente scelto da lei, in cui l'avrei incontrata, a mia madre. Sapevo che Harry era in viaggio e sapevo di aver bisogno di lui, così le avevo chiesto di darglielo non appena sarebbe arrivato. "Perché mi hai mentito?" Le avevo chiesto, una volta arrivate. Lei mi era sembrata scioccata, come se non si aspettasse una domanda simile. Così avevo continuato, approfittando del suo silenzio. "Sono andata da Harry. Abbiamo parlato e so che lui non ha mai fatto nulla di ciò per cui l'hai accusato. Mi hai mentito, voglio sapere il perché." Credo di non essere mai stata così seria in tutta la mia vita. I miei occhi si specchiavano nei suoi, altrettanto neri, mentre il suo petto iniziava impercettibilmente ad alzarsi e ad abbassarsi con sempre più velocità. Poi, tutto d'un tratto, si era calmata, come se non fosse successo nulla, aveva sorriso e aveva iniziato a parlare.

"Quando sono nata io, Loren e Arthur erano giovani, troppo giovani e non avrebbero mai potuto prendersi cura di una neonata. I tuoi nonni - la suo voce si alza al pronunciare quell'aggettivo possessivo, come se si vergognasse di considerarli anche suoi - volevano che tua madre abortisse - le sue mani tremano e i suoi occhi, seppur cos' freddi e privi di ogni emozione, sembrano spenti, stanchi - ma lei non ha voluto. Così mi hanno chiuso in un orfanotrofio. Sono cresciuta maturando per loro un odio spropositato e con la sola voglia di vendicarmi. Accidentalmente ho trovato una tua foto su un giornale, assieme a quel bamboccio di Harry Styles. Il tuo cognome, i tuoi occhi, il tuo volto, tutto così simile a me. All'inizio non potevo crederci, poi mi sono informata e ho scoperto che avevano davvero avuto un'altra figlia. Tu. Se prima li odiavo, dopo quella notizia, avrei voluto vederli morti. E lo voglio ancora adesso, in realtà. Poi però ho ragionato: quando loro hanno abbandonato me, erano poi così dispiaciuti? Non credo, altrimenti non lo avrebbero fatto. E se perdessero te? In fondo anche io sono loro figlia, no? Perché io sì e tu no?"

Si ferma per prendere fiato e io sento il terreno sotto i miei piedi cedere. Cosa intende con quel 'se perdessero te'? Mi manca il respiro. La bocca si prosciuga completamente e il cuore inizia a battere con velocità innaturale. Nessuno mi ha mai parlato di Abigail; mai ho anche solo immaginato una storia simile.

"All'inizio ho pensato di fare soffrire lentamente te. Tu ami Harry, si vede lontano un miglio, perché non togliertelo, allora? E' vero, mi sono inventata tutto e tu ci sei cascata come una bambina. Sappi che però, il mio obiettivo non sei tu. Sono i tuoi genitori. E qual è l'unico modo per farli soffrire, Elizabeth? Come faccio a far capire loro come ci si sente a perdere qualcuno di essenziale, eh?"

Il mio cuore perde un battito a quelle parole. Lo stomaco si aggroviglia ancora di più e un nodo mi stringe la gola, sempre più forte.
Prima che io riesca a muovermi o anche solo a dire qualcosa, sento uno strano calore, un urlo, una voce familiare, uno sparo, ancora un urlo, un altro sparo.

"Questa volta è la fine" Dico, prima di chiudere gli occhi e aspettare la mia morte.

Mi decido a riaprirli solo quando attorno a me c'è silenzio. Vedo nero. Nero e soltanto nero. Sono stretta in qualcosa...braccia? Mi divincolo appena.

Sono o non sono morta?

La stretta diminuisce, per poi liberarmi completamente. Sono passati alcuni minuti da quando ho sentito quello sparo e la luce troppo forte del sole mi fa socchiudere gli occhi. Sento un profumo familiare, un profumo che non potrei non riconoscere. Profumo di casa.

"Harry" Sussurro, con la gola ancora dolorante.

"E' tutto finito"

Mi abbraccia e io vorrei fermare il tempo. Non voglio sapere cosa c'è oltre lui, anche se, in fondo, già lo so. Poi qualcosa mi blocca. Il respiro torna a mancare.

"Harry?"

"Sì?"

"Sei vivo?" Ad ogni respiro sembra che degli aghi mi punzecchino la gola. Il battito cardiaco aumenta sempre di più.

"Sì" Dice.

Seguono alcuni minuti di silenzio, poi una domanda si intrufola nella mia mente.

"Se io sono viva e tu sei vivo, chi ha colpito quello sparo?"

Il ragazzo mi stringe un'ultima volta, più forte che mai, per poi lasciarmi andare.

A terra vedo due persone: Abigail e...mio padre?

La testa inizia a girare sempre più veloce, respingo un conato di vomito, poi più niente. Mi sento più leggera e in un momento, tutto ciò che mi è appena successo sparisce dalla mia mente con la stessa velocità con cui è arrivato. Forse è stato solo un brutto sogno, tra poco mi alzerò e la mia vita tornerà ad essere quella di sempre.

 

Quando mi risveglio, sono all'ospedale. Un odore di pulito e chiuso mi riempie le narici quando apro gli occhi. Mia madre ed Harry sono seduti al mio fianco con un'espressione sconvolta: gli occhi spalancati verso un punto non identificato della stanza e la bocca semi aperta di chi vuole dire qualcosa ma non riesce. Mia mamma è molto più pallida di quanto non lo sia di solito.

"Che succede?" Soffio appena. I due alzano il volto e la donna si tuffa ad abbracciarmi sussurrando parole che non riesco a capire. Mi sento bene tra le sue braccia, è così calda. Appena vedo Harry, alcuni ricordi mi sfilano attraversandomi gli occhi. Penso all'incontro con Abigail, alla notizia sconvolgente, agli spari, all'abbraccio, ai due corpi sdraiati senza vita sull'asfalto bagnato. Un brivido freddo mi attraversa la schiena. Cos'è successo?

"Dov'è...?" Lascio la frase in sospeso, con la speranza che capiscano a chi io mi riferisca.

Mia madre scuote il capo, scoppiando in lacrime. E' Harry a parlare.

"Ha preso il colpo che era indirizzato a te" Sussurra.

Senti uno strano formicolio alla pancia, come se qualcosa si sciogliesse.

"Perché l'ha fatto?"

"Perché ti amava, Elizabeth. Ha fatto di tutto per fartelo capire" Dice mia mamma tra i singhiozzi.

"Allora era davvero cambiato" parlo a me stessa con amare consapevolezza. "E' morto per me." Una lacrime scivola lungo la mia guancia fresca. Ho odiato l'uomo che mi ha salvato la vita.

"E Abigail?" Chiedo. Mia madre piange ancora, se possibile più di prima.

"Sì è uccisa subito dopo il primo sparo. Evidentemente non ha riconosciuto tuo padre e, spaventata dall'aver ucciso qualcuno che non fossi tu, ha preferito morire piuttosto che finire in carcere"

Gli occhi verdi di Harry hanno per un po' della loro brillantezza. Quanto darei per vedere le sue fossette, mi darebbero quella sicurezza di cui ho bisogno.

Mia mamma si alza ed esce. "Vado a prenderti qualcosa da mangiare" dice. Non ho fame, io, ma non glielo dico. Odia piangere di fronte agli altri e se prima l'ha fatto è solo perché non ce la faceva davvero più. Conoscendola, andrà in bagno a piangere. D'altronde c'è anche il detto, no? Tale madre, tale figlia.

Una volta soli, Harry si sdraia accanto a me.

"Ehi piccola" finge un sorriso, per me.

Mio padre muore per me.

Mia madre si nasconde dal piangere perché non vuole far star male me.

Harry cerca di essere forte per me, anche se, lo vedo, sta crollando a pezzi.

Sussurro un "Scusatemi tutti" Perché in questo momento non mi sento altro che un peso. Ho fatto troppi danni.

"Perché ti scusi?"

"Sono un disastro. Ho fatto un casino."

"Sai, vero, che la colpa non è tua?"

"Lo è invece. Non sarei dovuta nascere. Perché io sì ed Abigail no? Perché non l'hanno tenuta come hanno fatto con me?"

"Erano troppo giovani. Era una responsabilità enorme e piuttosto che abortire o peggio ancora abbandonarla chissà dove, l'hanno affidata ad un orfanotrofio. Sai, tuo padre prima mi ha chiesto una cosa..."

"Cosa?"

"Vuole che io mi prenda cura di te, che ti ami come lui non è riuscito a fare. E vuole un'altra cosa."

"Cos'altro?"

"Vuole che tu lo perdoni. E' stato in un centro di disintossicazione per riuscire finalmente a fare il padre. Lo ha fatto per te, per tuo madre. Vi ha amato tanto e si è pentito di tutto ciò che ha fatto"

"Io l'ho già perdonato"

Concludo, sprofondando tra le braccia che mi hanno salvata, che mi salvano e che mi salveranno sempre.

E in un secondo tutta la tristezza svanisce. Ora sono felice.

Il passato è passato e io l'ho portato avanti per troppo tempo. Mio padre ha sbagliato a fare ciò che ha fatto ma ha scontato la sua pena. Voglio provare a perdonarlo, voglio mantenere la promessa che ho fatto a me stessa. Perché sì, le persone cambiano e io non ho voluto fidarmi. Sono sempre stata troppo cieca, troppo nascosta dietro il passato e i ricordi per accorgermi quanto abbia in realtà fatto per me, per la sua famiglia. Adesso lui non c'è più, è morto per salvare me e la consapevolezza del suo atto mi ha scossa infinitamente. Lui mi voleva davvero bene. Voglio dimenticare, il ricordo del passato non mi fa vivere il presente.

“Harry?”

“M-mh?”

“Grazie”

“Elizabeth?”

“Sì?”

“Ti amo”

 

Not even the Gods above, can separate the two of us,

no nothing can come between,

Oh, you and I


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Buonasera!
Sì, sono viva, strano ma vero! Vi chiedo un'enorme scusa per questo ritardo colossale. Il capitolo era pronto già da un po' ma sono andata al mare una settimana e non sono riuscita a pubblicarlo. SCUSATE SCUSATE SCUSATE. Intanto l'ho scritto al mare, forse per questo è così lungo, rido.
Coooomunque, questo è l'ultimo capitolo, non ci credo :') Ebbene sì, siamo arrivati alla fine di questa storia che, a quanto ho visto, vi è piaciuta. In questo commento non dirò molto, preferisco fare dei ringraziamenti veri e propri dopo l'epilogo che arriverà presto, PROMESSO! E' già pronto, devo solo copiarlo al computer e lo pubblico. Solo allora la storia sarà davvero completa.
Volevo ringraziarvi per le 100 recensioni che abbiamo raggiunto. Dico abbiamo perché questa storia non è solo mia, è nostra. Devo smetterla, ok. Dirò tutto poi.
Ieri sono andata al concerto AAAAAAAAAAAAAAAAAH *-* volevo dirvelo.
Ciao a tutti, vi amo tanto. Grazie di TUTTO, siete fantastici. Ci sentiamo tra poco;)

-EhiJova

  
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