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Autore: Dracaryser    07/07/2014    2 recensioni
Un incontro con una donna dai capelli rossi che toglie il fiato e allo stesso tempo potrebbe essere l'unica in grado di aiutare la protagonista a respirare di nuovo.
Crossover tra Grey's Anatomy e Scandal, telefilm targati Shondaland. Il titolo di ogni capitolo è anche il titolo della canzone che consiglio di ascoltare durante la lettura dello stesso.
Dal testo:
"Decisi di abbracciarla e lei si fece piccola piccola.
Le asciugai le lacrime, lei chiuse gli occhi e il viso le si fece più sereno. Passarono i minuti e lei smise di piangere, ma nessuna delle due aveva intenzione di rompere il silenzio. Guardai i suoi capelli, le sue guance, le sue caviglie e una cosa mi fu chiara: sarei andata all'inferno per proteggerla."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il pavimento sotto i miei piedi nudi era gelato, ma poco mi importava.
In quel momento mi sarebbe bastato compiere due passi o pronunciare due parole e la persona che per tutto quel tempo avevo desiderato sarebbe stata mia.
Ma non avanzai, né articolai parole.

Attesi invece che finisse di parlare, per dire quello che io non avrei mai avuto il coraggio di dichiarare.

-"So che è sbagliato, ma non posso fare finta di niente.
Dopo Charles ho chiuso tutte le porte. Non ho permesso a nessuno di avvicinarsi, tanto meno di toccarmi. Ho evitato i contatti fisici con chiunque per anni.
Ma tu... non avrei mai voluto che smettessi di stringermi, ed ho avuto paura. Paura di te e di me. Mi dispiace, io so quanto tu sia restia ed ostile alle relazioni, ma penso che tu abbia bisogno di essere salvata tanto quanto ne ho bisogno io. "

Abby parlò tutto d'un fiato, come per liberarsi di un peso, guardandomi dritta negli occhi.
E solo dopo aver pronunciato l'ultima parola li abbassò, ed in essi aleggiavano vergogna e senso di colpa.

A quel punto avanzai, sperando che il suono flebile dei miei piedi nudi che procedevano sul pavimento le facessero sollevare il viso.

"Io non riesco nemmeno a respirare quando non ci sei." Dissi scuotendo appena il capo e cercando di contenere il tremolio del mio mento.

Seduta sul bordo del letto, con la tazza vuota tra le mani, indietreggiò con il busto e mi guardò di traverso.

Mi chiesi come fosse possibile tanta sorpresa, il mio sentimento non era forse chiaro come la luce del sole?

Vergogna e senso di colpa svanirono dai suoi occhi increduli.
Dopo la mia dichiarazione rimasi a fissarla, e lei di rimando.
Entrambe inermi, prive di barriere, impaurite e compiaciute allo stesso tempo.

Mentre scrutavo nei suoi occhi blu, che sin dal primo momento mi avevano privata di giudizio, vidi quanto il volto fosse sciupato e gli zigomi sporgenti.
Spostai lo sguardo poi sulle spalle, rimaste nude, quasi scarne.
Nuovamente un istinto di protezione si impadronì di me, questa volta era ancora più forte e, quasi, morboso.

Ma prima che potessi compiere un altro passo in avanti finalmente mi sorrise.
Non più uno di quei sorrisi a metà, asettici e puramente di cortesia.
Gli angoli della bocca si inclinarono entrambi all'insù, il naso si arricciò appena e gli occhi si riempirono di una nuova luce e sicurezza.

-"Forse dovrei vestirmi, mi aspetti per qualche minuto?." Chiese, continuando a sorridere e alzandosi per chiudere la porta.

-"Non vado da nessuna parte. " Risposi io spostandomi nella stanza attigua.

Rimasi in piedi, un po' ingessata, e mi guardai attorno.

L'appartamento era alquanto anonimo ed ordinario, come se il silenzioso inquilino non avesse intenzione di piantare le proprie radici, quasi come fosse una camera d'albergo.
Mentre cercavo con insistenza una cosa qualunque all'interno della casa che la rappresentasse e che fosse davvero sua, ma con scarso successo, uscì dalla camera.

Sul viso aveva un velo di trucco, che copriva e mascherava la stanchezza, il corpo invece era avvolto da un semplice abito bianco, stretto in vita da un nastro rosso e lungo fin sulle ginocchia.

-"Prego." Mi disse, indicando il divano con un gesto della mano.

Mi sedetti, un po' impacciata e lei dopo di me.
Ci avvicinammo entrambe a poco a poco, finché mise la sua testa sulla mia spalla, le baciai la fronte e socchiuse gli occhi, avvicinandosi ancora di più, io adagiai il mento sulla sua testa .

-"Non lasciarmi andare."

  
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