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Autore: Evelyn Wright    08/07/2014    4 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo23/?


 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»



Carry on my wayard son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more

Un infarto. Prima o poi sarei morta d'infarto. Schiaffai la mia mano sul comodino e cercai a tentoni il cellulare per spegnere quella dannata sveglia che da due settimane a quella parte non faceva altro che interrompere il mio riposo ad ogni ora possibile del giorno e della notte.

Peccato che, come al solito, non riuscivo a trovarlo (spariva magicamente) e le mie orecchie continuarono ad essere assordate e torturate da quelle note tanto care per un tempo indefinito.

Dopo attimi di assoluto smarrimento e tra sbuffi e maledizioni lanciate qui e lì, riuscii finalmente a trovare il cellulare ed a spegnere la sveglia con un veloce gesto del dito. Il cuore ancora mi batteva a mille e pensai che probabilmente avrei dovuto mettere una suoneria diversa rispetto a quella che avevo in quel momento, 'Carry on my wayward son', che mi faceva saltare ogni volta metri e metri sopra il letto.

Una più lenta sarebbe stata l'ideale ma sapevo che non l'avrei cambiata, quindi era inutile pensarci ancora. Mi affezionavo davvero tanto alle canzoni e quello era il mio periodo 'Carry on...', quindi sarebbe rimasta sul mio cellulare finché non avessi trovato una suoneria che valeva la pena mettere, una che avrebbe potuto sostituire quella canzone (anche se sarebbe stato difficile). Beh, ecco tutto.

Si, niente cambio di sveglia. Si.. ci avrei pensato più tardi. Ora potevo dormire altri cinque minuti.. si. Era presto, quindi potevo rilassarmi un altro po' tra quelle coperte candide e fresche. No?

« Si.. solo cinque minuti » sussurrai e schiacciai la testa contro il cuscino, addormentandomi quasi all'istante. Ero stanca, che potevo farci? Le riprese del telefilm avvenivano ad ogni ora possibile ed immaginabile ed io non mi ero ancora abituata a quei ritmi così assurdi.

Inoltre avevo anche incominciato una sorta di addestramento per irrobustire un po' i miei muscoli (totalmente inesistenti, ad essere onesti) ed era principalmente per questo che mi toccava svegliarmi a quell'ora del mattino, ossia perché il mio trainer-coach mi aveva ordinato di correre ogni mattina prima di iniziare la giornata di riprese ed all'occorrenza anche prima di ogni sessione di allenamento. Ecco perché ero stanca.

Chi aveva mai fatto tanta fatica? Non io. Mai. Ero un po' pigra, soprattutto per quanto riguardava lo sport, quindi correre non era mai stato tra i miei pensieri fino a quel momento come non lo era mai stato l'allenarsi, ed invece eccomi lì.

Sarebbe stato divertente, però, arrivati ad un certo punto di questo nuovo percorso. Ancora non avevamo iniziato il combattimento corpo a corpo (non vedevo l'ora di provarci) ma forse il mio trainer avrebbe incominciato ad insegnarmi qualcosa proprio quella mattina. Chi lo poteva sapere?

L'unica cosa che mi era chiara era che prima o poi quel momento sarebbe arrivato perché nel mio copione c'erano parecchie scene di combattimento con Dean, dato che Catherine doveva essere addestrata proprio da lui, e non avendo mai fatto nulla del genere i produttori avevano deciso di sottopormi ad un mese intensivo di allenamento (riprese comprese).

Quindi mi sarei allenata e nel frattempo avrei continuato a girare Supernatural. Il mese di allenamento era iniziato qualche giorno dopo il mio 'chiarimento' con Jensen, il 18 Giugno (se non erro), e questo mi aveva aiutata molto.

I primi giorni non avevo fatto altro che pensare a quello che ci eravamo detti e le sue continue occhiate non aiutavano, specialmente quando ci trovavamo troppi vicini (durante le riprese o a tavola), ma allenarsi faceva bene perché la mia mente era focalizzata sul non soccombere all'allenamento, quindi non avevo tempo per pensare a Jensen.

Inoltre, appena riuscivo a fermarmi un attimo, mi addormentavo su ogni superficie, anche verticale, disponibile (letto, divano, sedia, muro), quindi non avevo proprio tempo per pensieri del genere e lui non mi aveva dato neanche reali motivi per continuare a preoccuparmi. Si, mi guardava ancora qualche volta anche per alcuni minuti ma nulla era sfociato in qualcosa di più e le nostre conversazioni erano sempre state cordiali e naturali. Tutto apposto, quindi.

Beh, con il fatto che mi addormentassi un po' ovunque, tra l'altro, non è che avessimo modo di parlare più di tanto, eh.

Quante volte Jared mi aveva dovuta portare in camera perché mi ero addormentata sulla sedia? Avevo perso letteralmente il conto. Lui era il mio salvatore in tutti i sensi, così come lo era Misha. Cosa avrei mai potuto fare senza di loro?

Erano la ragione dei miei sorrisi e del mio 'tenere duro', più o meno e tra alti e bassi. Bastava una loro parola gentile per farmi tornare la fiducia in me stessa perché si, un po' la paura delle telecamere e della scena mi era passata ma non la paura di fallire o di non essere all'altezza.

Avevo bisogno di conferme. Avevo bisogno di sapere di star facendo bene il mio lavoro, altrimenti non mi sarei mai potuta dar pace.

Jared comprendeva bene questo mio bisogno ed era lui a rassicurarmi con parole e sorrisi o a correggermi quando sbagliavo qualcosa durante le riprese. Non erano grandi errori ma era sempre meglio non compierli, no? Ovvio che si. Quindi Jared era praticamente indispensabile nella mia vita e sempre di più il mio eroe personale. Un fratello che non avrei mai voluto deludere neanche tra un milione di anni.

Tirando le somme, dunque, questo era un periodo piuttosto impegnativo e pieno di assestamenti. Non mi sentivo più depressa o sull'orlo di una crisi isterica perché avevo fatto esattamente quello che mi era sembrato giusto fare per sistemare una situazione.. ehm.. di merda (quest'espressione è la più appropriata per l'occasione) e quindi ero anche più tranquilla e meno incline al mutismo ed alle lacrime.

I miracoli infatti accadevano: non piangevo da due settimane! Era il 27 Giugno quest'oggi, infatti, e l'ultima volta che avevo pianto era stato il 13 Giugno (data impossibile da dimenticare a causa del 'confronto' con Jensen). Oh, che liberazione! Mi sarei messa a ballare la Hula per il traguardo da poco raggiunto se non fossi stata davvero troppo stanca per farlo. Eh, si.. mi ero anche riaddormentata sul serio.

Carry on my wayard son
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more

« SONO SVEGLIA! SONO SVEGLIA! » urlai alzandomi di scatto dal letto. Mica ero stupida! La me della sera prima sapeva che la me del mattino dopo si sarebbe riaddormentata dopo aver spento la sveglia, quindi da buona previdente aveva puntato la sveglia due volte (anche tre per sicurezza).

Riafferrai, pertanto, di nuovo il cellulare con un altro sbuffo, spensi la sveglia con un altro veloce gesto del dito (non mi ero ancora abituata del tutto ai cellulari touch) e mi assicurai di spegnere anche la terza sveglia prima di sedermi sul letto per riprendere fiato.

Il mio cuore continuava a battere all'impazzata e solo dopo un po' si calmò. Ogni mattina era così, purtroppo.

Gli infarti erano dietro l'angolo ed aspettavano solo me. Mi schiaffai entrambe le mani sul viso e, dopo un sonoro sbadiglio, mi decisi ad andare in bagno (dopo aver visto che erano le 05:30 del mattino). Il fatto che comunque ci fosse caldo non aiutava ma per fortuna ero abituata a temperature ben più alte essendo siciliana, quindi il clima di Vancouver non poteva mettermi K.O. neanche se si metteva d'impegno.

Era comunque fastidioso, però, soprattutto quando dovevi andare ad allenarti, quindi non ero esattamente contenta all'idea di uscire fuori. Tuttavia, essendo mattina presto, il sole non mi avrebbe particolarmente infastidita (almeno così credevo) e questo era un gran sollievo.

Dunque, bando alle ciance, era arrivato proprio il momento di vestirsi e presi dall'armadio i pantaloni e la canottiera che mi avevano comprato appositamente per il mio allenamento. Si vedeva subito che non li avevo scelti io, innanzitutto perché la canottiera era rosa (un colore che non amavo particolarmente) ed anche perché mi arrivava a coprire solo il petto, lasciando così la pancia scoperta (altro particolare che non gradivo).

Inoltre anche i pantaloncini lasciavano scoperta più pelle del dovuto poiché mi arrivavano fino al ginocchio! No, decisamente non avrei mai scelto questo abbigliamento ma era comunque una sorta di regalo dato che non l'avevo comprata io, quindi me la sarei tenuta ed avrei affogato il mio imbarazzo correndo come una forsennata per non farmi vedere bene da anima viva. Bene.

Senza ulteriori indugi, la indossai con una smorfia e mi preparai mentalmente per la sfiancante giornata che si prospettava. Poi, bussarono alla porta.

« Sorgi e splendi, principessa! » sentii qualcuno dire da dietro la porta e sorrisi, riconoscendo quella voce tra mille. Jared. Con le dita incominciò a tamburellare distrattamente sulla superficie liscia della porta ed io, in tutta risposta, gli corsi ad aprire, trovandolo in tuta da ginnastica.

« Buongiorno! » dissi, imitando il suo sorriso allegro. « Buongiorno.. » disse lui spingendomi la fronte con un dito. Era diventato un suo vizio. Lo faceva sempre da circa una settimana.

« Oggi ho voglia di correre.. Tu non hai voglia di correre? Io sto morendo dalla voglia di correre. » disse tutto d'un fiato e con un enorme sorriso stampato in faccia. Mmm.. incominciai a temere che qualcosa non andasse per il verso giusto. Era da un po' che non mi tormentavano, quindi quella levataccia di Jared non me la raccontava giusta, eppure decisi di fidarmi.

« Non ho particolarmente voglia di correre ma devo correre.. lo sai. Ordine dei boss! Aspetta un attimo che prendo alcune cose e torno subito. Poi me la spiegherai dopo tutta questa voglia di correre.. » dissi ed entrai nuovamente in camera per prendere la chiave della stanza (la tessera magnetica), il cellulare e le mie amate cuffie.

Decisamente non sarei mai riuscita a correre senza un po' di musica di sottofondo, lo sapevo, quindi portavo sempre il cellulare con me durante queste levatacce al mattino. Ascoltare musica rendeva tutto meno difficile e con questa convenzione nella mente mi ritrovai di nuovo fuori dalla mia camera d'albergo.

« Pronta! » dissi e lo vidi sorridere di nuovo. Quello però non era un semplice sorriso di felicità ma un vero e proprio sorriso di scherno. Eh? Che caspita aveva adesso?

« Che cos'è che ti fa tanto ridere? » chiesi risentita mettendo le mani sui fianchi mentre gli lanciavo un'occhiataccia di quelle che avrebbero potuto incenerirti sul posto.

« La tuta! Oddio, ora capisco perché ogni volta che devi andare a correre sparisci praticamente dalla circolazione.. Troppa pelle scoperta, eh? Tra tutte le tute da ginnastica che potevano comprarti, proprio questa dovevano scegliere, eh?! E' meraviglioso! Però guarda il lato positivo.. almeno non ti hanno dato dei pantaloncini cortissimi.. dai. Ritieniti fortunata. Anche se sarebbe stato più divertente da vedere! Oddio.. non riesco. » disse e scoppiò a ridermi in faccia senza ritegno mentre io arrossivo e mi facevo invadere dalla voglia di ucciderlo.

Jared era ovviamente a conoscenza del mio piccolo problemino con la pelle scoperta, quindi era ovvio che lo notasse, ma speravo almeno che non me lo rinfacciasse, girando il coltello nella piaga così come invece aveva fatto. Ecco. Bene. Ora lo odiavo. Me l'avrebbe pagata cara!

« Sei un cretino! » gli dissi e lo colpii con il piede, facendogli pure la linguaccia alla fine. Cogliendo la sfida implicita nel gesto, Jared cercò velocemente di afferrarmi ma io gli sfuggii ed incominciai a correre verso le scale, lasciandolo inevitabilmente indietro.

Scesi le scale a perdifiato, con la speranza di riuscire a seminarlo ben presto, ma era tutto inutile perché lo sentivo sempre più vicino. Incominciai a ridere istericamente a quel pensiero perché sarei morta tra pochi secondi, probabilmente, perdendo così la sfida, ma sentii Jared ridere dietro di me, quindi mi rilassai di conseguenza.

Cercai comunque di non perdere senza dargli almeno un po' di filo da torcere (sia mai!) e corsi con tutto il fiato e la forza che avevo in corpo lungo la hall dell'hotel, finendo quasi per travolgere la povera Mrs Hallyway che si avviava al bancone.

« Benedetti ragazzi! Fate attenzione! » sbottò quando anche Jared rischiò di travolgerla in pieno ed io le urlai le mie scuse proprio mentre mi avvicinavo alla porta d'ingresso, scivolando leggermente sull'enorme tappeto di fronte alla porta.

Senza non poche difficoltà e con uno slancio da atleta olimpionico (seh, come no) riuscii ad afferrare la maniglia e ad uscire alla luce del sole. Vittoria! Ero arrivata fin lì senza farmi prendere! Bene. Buon per me. Le cose belle però devono finire, purtroppo. Non avevo fatto che pochi passi fuori dell'edificio quando, ovviamente, Jared mi afferrò per un braccio ed io gli finii addosso, non riuscendo più a mantenere l'equilibrio.

« Game over! » urlò praticamente ad un centimetro dal mio orecchio, stordendomi ancora di più mentre io cercavo di riprendermi dall'ennesima sconfitta. Mi lasciò andare dopo pochi secondi ed incominciò pure ad improvvisare un balletto scemo di vittoria (che cosa odiosa), alzando anche le gambe come nei video dei Gag Reel. Tzé, dilettante.

In questo non poteva mica battermi, però. Con una non-chalance unica, alzai la gamba fino a far sfiorare la mia caviglia e la mia testa in un unico movimento fluido e lui mi guardò risentito. Ecco. Non poteva battermi in questo caso.

« Non vale! » disse ma io non gli risposi e me ne andai, inserendo finalmente le cuffie nelle orecchie per iniziare la mia sessione di allenamento mattutino.

Today is gonna be the day
That they're gonna throw it back to you
By now you should've somehow
Realized what you gotta go
I don't believe that anybody
Fells the way I do about you now

Preferendo ancora una volta di far partire la riproduzione casuale piuttosto che scegliere io una canzone da ascoltare, venni premiata con 'Wonderwall' degli Oasis. Magnifico!

Sotto le note di questa canzone, quindi, incominciai a correre e ad allontanarmi da Jared, canticchiando tra me e me ogni singola parola. In questo modo mi sarei stancata in fretta ma non riuscivo a non canticchiare quando ascoltavo una canzone che amavo, quindi sarei morta entro pochi minuti. Poco male.

Jared mi affiancò ben presto e si adeguò al mio passo da tartaruga, forse per non lasciarmi sola. Beh, questo era molto dolce da parte sua. Per rispetto, tolsi un auricolare dall'orecchio e continuai a canticchiare la canzone con un sorriso stampato in faccia che mi illuminava il volto. Ben presto anche Jared pensò bene di canticchiare sotto-voce e ci facemmo prendere totalmente da quel momento, dimenticandoci di tutto il resto.

And all the roads we have to walk along are winding
And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Like to say to you
But I don't know how

Finimmo per prendere il sentiero che conduceva in mezzo ai boschi (quelli in cui qualche settimana fa avevo rischiato di perdermi) e lì ci scatenammo sul serio. Io smisi completamente di correre e Jared fece lo stesso, invitandomi gentilmente a ballare con lui. Adoravo questi momenti insieme. Avevo sempre desiderato fare queste cose con un mio ipotetico migliore amico e finalmente potevo farlo perché l'avevo trovato. Jared non si tirava indietro davanti a niente ed era lui stesso, a dire il vero, a prendere di solito l'iniziativa, quindi a me non restava altro che seguirlo.

Because maybe
You're gonna be the one who saves me?
And after all
You're my wonderwall

Meno male che dovevo allenarmi! Avrei dovuto immaginarlo che non sarei riuscita a fare molto con Jared accanto ma non mi importava. In fondo stavamo ballando, no? Era pur sempre un piccolo allenamento.

I muscoli si stavano mettendo in moto, no? Persino quelli della faccia dato che cantavamo, sorridevamo e ci facevamo boccacce a vicenda!

Ecco, quindi alla fine pensai che potevo considerarlo comunque una sorta di allenamento, seppur non esattamente convenzionale. Comunque, dato che c'ero, decisi di testare pure il mio equilibrio e di salire su un tronco caduto a terra.

Ci ballai tranquillamente sopra facendo un po' la scema e poi saltai addosso a Jared che mi prese al volo per concludere in bellezza la canzone. Yep.

« Ben fatto Mr Padalecki! » dissi dandogli una pacca d'approvazione sulla spalla.

« Ben fatto Miss Wright! » disse lui e ricambiò dandomi anche lui una pacca sulla spalla.

Scoppiammo ovviamente a ridere dopo poco e decidemmo di fare i seri e di continuare l'allenamento per i restanti 50 minuti (più o meno). A detta del mio trainer, infatti, avrei dovuto correre almeno 1 ora ogni mattina ed a stento avevo fatto 10 minuti di allenamento (includendo anche il balletto), fino a quel momento, per cui ancora mi mancava un bel po'. Uffa.

Quel piccolo siparietto era durato troppo poco per i miei gusti ma non potevo concedermi il lusso di mandare all'aria una mattina di allenamento, quindi dovevo tornare seria. Che disgrazia.

« Su, rammollita! Continuiamo.. » mi incitò Jared ed io lo seguii con una smorfia. Preferivo continuare a ballare, ovviamente, ma gli ordini erano ordini, quindi raccolsi tutte le forze che avevo e lo seguii immediatamente, ri-premendo il tasto 'play'.

 

**********

 

Dopo un'ora di corsa ero sfinita. Distrutta. Morta. Avrei voluto solo accasciarmi a terra per non alzarmi mai più ma cercavo a mio modo di resistere, almeno fino al primo divano disponibile. Avrei ucciso anche per un bicchiere d'acqua, sinceramente, ma sapevo che l'avrei trovata ben presto ad aspettarmi proprio su uno dei tavolinetti della 'terrazza con i divani'.

Mrs Hallyway, infatti, cercava come al solito di mettermi sempre a mio agio e di viziarmi come poteva, quindi, una volta saputo del mio allenamento mattutino, mi faceva trovare ogni mattina tutto quello che serviva per rimettermi in sesto dopo una corsa sfiancante. E con tutto intendo cibo, acqua, succhi di frutta.. insomma, esattamente quanto potessi desiderare, quindi mancava poco prima che potessi finalmente rifocillarmi.

Jared, nel frattempo, cercava di farmi coraggio ma gli imposi il silenzio con un solo sguardo perché anche il solo parlare era un'impresa titanica in quel momento. Per fortuna eravamo già sulla via del ritorno quindi fra pochissimo mi sarei potuta finalmente godere un po' di riposo prima di incontrare il mio trainer per un altro po' di allenamento. Che gioia (sarcasmo).

« Eve, passami un attimo il tuo cellulare.. per favore. » disse Jared, allungando una mano nella mia direzione. Lo fissai sospettosa, dato che non aveva motivo per volere il mio cellulare, ma me lo chiese ancora 'per favore', quindi non potei fare a meno di poggiarglielo sul palmo aperto.

Mmm.. Cosa voleva Jared dal mio cellulare? Di solito non lo prestavo a nessuno ed era anche super protetto da tutti i tipi di codici che il cellulare prevedeva come protezione, quindi cosa voleva guardare? Il modello? Lo sapeva già. Voleva provare a sbloccarlo? Illuso. Non ci sarebbe mai riuscito.

Inoltre eravamo praticamente davanti alla porta d'ingresso, quindi se avesse voluto chiamare qualcuno, Misha o Jensen ad esempio, poteva anche chiedere a Mrs Hallyway che avrebbe chiamato subito in camera. Boh. Ma allora che cosa voleva?

Purtroppo non ebbi il tempo di arrivare alla risposta corretta poiché tutto ciò che mi investì nei secondi seguenti fu una secchiata d'acqua gelida direttamente sulla testa che mi fece bloccare sul posto con la bocca completamente spalancata dalla sorpresa e dallo shock. Mio. Dio.

Il tempo sembrò fermarsi per un momento. Alzai lo sguardo verso il balcone sopra l'ingresso e lì vidi Misha con un secchiello in mano proprio sopra la mia testa. Ah.

« VENDETTAAAAAAAAAA! » urlò Jared ricominciando di nuovo a ballare come un cretino per la vittoria appena intascata, sventolando il mio cellulare a mo' di bandiera. Io non volevo crederci.

No. Non era appena successo nulla. No. No. Era solo una mia immaginazione ed io non ero bagnata come un pulcino. No. No. Ed i vestiti non mi si erano appiccicati addosso. No. No. Era sempre e solo colpa della mia stupida immaginazione che fantasticava su cose che non stavano per niente accadendo. Ed anche le risate che sentivo non erano reali. No. No. Erano sempre frutto della mia immaginazione. Boh.

Inutile dire che ero sotto shock. Non riuscivo a muovermi di un muscolo e Misha e Jared se la ridevano alla grande mentre io non riuscivo a fare proprio nulla. Bene. Poi, inaspettatamente, arrivò qualcuno in mio soccorso. Non me l'aspettavo proprio.

« Dovreste vergognarvi! Trattare così una povera ragazza.. Ai miei tempi nessuno si sarebbe mai permesso di fare una cosa del genere! » sentii qualcuno urlare vicino alla porta d'ingresso e mi accorsi subito dopo che era stata Mrs Hallyway a rimproverare sia Misha che Jared.

La donna mi fece cenno di avvicinarmi e mi accarezzò gentilmente la testa quando riuscii ad arrivarle accanto.

« E voi sareste uomini adulti? Bah! » urlò ancora e subito dopo, dato che non riusciva a vedere Misha dalla sua postazione, urlò a quest'ultimo di scendere per essere rimproverato a dovere.

Ovviamente lui non aveva alcuna voglia di eseguire gli ordini ma nessuno poteva dire 'no' a Mrs Hallyway, quindi ben presto lo vidi arrivare con la testa bassa. Jared era ammutolito pure lui e si guardava le scarpe, leggermente mortificato. Io non avevo aperto bocca.

« Ma dico io.. Roba da non crederci! Due omoni grandi e grossi che se la prendono con una cucciola come lei.. Dove arriveremo di questo passo?! » chiese ancora una volta la donna, sempre accarezzandomi i capelli bagnati e le spalle altrettanto zuppe a causa dei vestiti.

In realtà avrei voluto difenderli perché comunque mi avevano solo buttato addosso un po' d'acqua, ma in quel momento avevo paura che Mrs Hallyway se la prendesse anche con me, quindi rimasi in silenzio.

Misha e Jared continuavano a subire la ramanzina senza batter ciglio, guardandosi le scarpe a vicenda mentre la donna li fulminava con lo sguardo. Subito dopo, senza alcun motivo apparente, afferrò dalle mani di Jared il mio cellulare e se lo mise in tasca.

« Qui urge un intervento drastico.. che ne dici? » chiese nella mia direzione ed io la guardai dubbiosa, non capendo cosa volesse dire esattamente con quelle parole e se dovessi fermarla in qualche modo dall'ucciderli. Non ebbi comunque il tempo di dire nulla perché lei urlò di nuovo.

« Ragazzi... ALL'ATTACCOOOOOOOO! » esclamò, rompendomi quasi un timpano, ed all'improvviso vidi un folto numero di uomini, quasi tutti i membri della crew, arrivare a rotta di collo armati di pistole ad acqua, bottiglie piene fino all'orlo e secchi altrettanto stracolmi.

Jared e Misha, bianchi di terrore, non poterono far nulla per salvarsi ed in un attimo si scatenò l'inferno. Innanzitutto furono proprio loro i primi ad essere colpiti ma in seguito incominciarono a colpirsi a vicenda, ridendo e scherzando come non mai. Oddio, era fantastico!

« Certe volte hanno proprio bisogno di essere rimessi in riga, questi ragazzi. Tra noi donne, inoltre, ci dobbiamo coalizzare ed una volta scoperto cosa avevano in mente, non ho potuto fare a meno di organizzare qualcosa che li punisse almeno un po'. Oh, beh.. Penso che quell'attimo di terrore sia valso da lezione. Tieni.. vai a divertirti anche tu! » disse Mrs Hallyway prendendo una pistola ad acqua nascosta dietro ad una siepe vicino all'ingresso ed io la ringraziai con tutto il cuore prima di correre verso la battaglia con un sorrisone stampato in faccia che non mi sarei mai dimenticata in tutta la vita mia.

Adoravo queste cose e Mrs Hallyway ne aveva appena organizzata una! Per difendermi! Ero già bagnata, quindi che mi colpissero ancora non faceva alcuna differenza. Miseriaccia, ero così felice!

Urlavo, bagnavo persone a caso e poi mi nascondevo quando avevo finito le munizioni prima di andare a riempire di nuovo la pistola grazie ad un rubinetto lì vicino. Jared e Misha, con mia grande soddisfazione, erano bagnati fino all'osso e non avevano neanche armi con cui difendersi, quindi ridacchiavo tra me e me per quest'altro piccolo piacere.

Poi, però, mossi a pietà, alcuni membri della crew avevano fatto loro dono di due pistole ad acqua e così il gioco era ripartito con loro due armati e pronti a dare battaglia. Beh, in effetti che gusto c'era a prendersela con qualcuno di disarmato per lungo tempo? Nessuno.

Ed ora la battaglia si sarebbe fatta più interessante con entrambi i miei 'nemici' giurati ben armati. Vedevo già il ghigno di Jared ed i suoi occhi minacciosi puntati su di me quando un altro urlo, questa volta un po' diverso dai precedenti, interruppe di nuovo la battaglia.

« JENSEN! » gridò qualcuno e tutti ci girammo nella direzione che l'uomo ci stava indicando, pregustando un nuovo obiettivo da 'acciuffare' e 'neutralizzare'. Aguzzando un po' la vista si poteva notare il tentativo di ritirata del nostro bel protagonista ma, ovviamente, contro 100 mila persone pronte a 'fargli la festa' aveva ben poche chance di riuscire a fuggire e quindi venne preso in pochi secondi e portato al centro del gruppo mentre tentava in tutti i modi di divincolarsi.

« Dovete farlo per forza? » chiese quasi del tutto sconfitto e, come un sol uomo, annuimmo contemporaneamente, manifestando così la nostra univoca volontà di distruggerlo. Sembravamo spiritati. Nella nostra mente c'era solo questo pensiero: 'dobbiamo bagnare Jensen Ackles a più non posso'.

Mi avvicinai subito dopo a Misha e Jared con un sorrisetto stupido stampato in faccia ed incrociai le braccia al petto quando ci piazzammo davanti a Jensen con le nostre amatissime pistole ad acqua ancora ben cariche e pronte all'uso.

« Diamo l'onore all'unica donna del gruppo? » chiese un membro della crew, uno di quei ragazzi che si spaccavano la schiena nel montare i nostri vari set, a tutti i presenti.

C'era chi annuì, chi invece avrebbe voluto scaricargli una secchiata in testa di persona ma alla fine fui io l'incaricata e mi cedettero un secchio pieno fino all'orlo con una solennità tale che mi fece ridere. Quanto li adoravo? Ed amavo anche il fatto che sarei stata io a bagnarlo per prima! Una vera soddisfazione.

« Beh, pronto? » chiesi trattenendo a stento le risate e quando vidi che i due uomini che non gli avevano permesso di scappare si stavano allontanando per non venire colpiti dall'acqua, mi preparai.

Peccato che Jensen non era un uomo che si arrendeva tanto facilmente e quando rimanemmo solo noi due al centro del cerchio improvvisato, un attimo prima che potessi buttargli l'acqua addosso, riuscì ad afferrarmi le braccia per impedirmi di dargli una secchiata in faccia ma non a non bagnarsi. Infatti, a causa della colluttazione, l'acqua riuscì comunque ad uscire dal secchiello e finì sia addosso a me che a lui e precisamente sui pantaloni di entrambi.

Imbufalita (beh, non proprio) per la recente 'aggressione' e per non essere riuscita nell'intento di bagnarlo, tentai comunque di alzare il secchiello ma l'unica cosa che riuscii ad ottenere fu quella di fare una doccia ad entrambi, ma almeno ero riuscita a bagnarlo ancora di più. Dopo di che ci pensarono gli altri a finirlo definitivamente, mentre io e lui lottavamo per il dominio del secchiello.

Una pioggia d'acqua continuava ad investirci senza tregua ma nessuno dei due si sarebbe arreso perché lui voleva quel secchiello come arma mentre io non avevo alcuna intenzione di cederlo perché era diventato mio. Scivolai, però, sul terreno ormai diventato fango e lui ne approfittò per afferrare sia il secchiello che me di modo che non sbattessi con il sedere per terra.

Il suo braccio si avvolse attorno alla mia vita e mi tirò su in un attimo, continuando però a stringermi mentre rubava un'altra pistola ad acqua dalle mani di un membro della crew ed incominciava a sparare a raffica su chiunque gli capitasse a tiro. Io cercai di divincolarmi per sfuggire alla sua presa ma continuava a tenermi stretta per chissà quale misterioso motivo. Ecco.

Stavamo ricominciando? No, dovevo smetterla anche solo di pensare a quello che era successo. Stava solo giocando ed il fatto che mi tenesse ancora stretta non aveva niente a che fare con i nostri trascorsi. Magari voleva solo usarmi come scudo umano. Ma certo! Che stupida. Ero saltata subito a conclusioni affrettate quando invece era la risposta più ovvia.

« Hei! Difenditi da solo! » urlai, quindi, cercando ancora una volta di liberarmi. Provvidenziale fu l'arrivo di un'altra secchiata d'acqua poiché lui si distrasse ed io riuscii a svignarmela prima che potesse riacciuffarmi. A volte la fortuna tornava a splendere su di me! Che bello!

Mi guardò per un attimo come se volesse davvero smettere di giocare con gli altri per occuparsi esclusivamente della mia cattura, ma alla fine lasciò perdere. Lo vidi proprio distogliere lo sguardo ed allontanarsi, lasciandomi così in mezzo alla mischia.

Comunque la battaglia sarebbe potuta durare per delle ore intere ma c'era del lavoro da fare, così come in tutti i giorni passati a Vancouver, e ben presto venimmo richiamati all'ordine da un Jeremy Carver appena giunto in albergo. Puff.. fine dei giochi.

Mi venne comunicato inoltre che dovevamo accelerare un po' i tempi delle riprese e che quindi quella mattina avrei dovuto iniziare subito ad allenarmi per i combattimenti corpo a corpo insieme al mio trainer. Bene.

Allora dovevo solo prendere la mia tuta da ginnastica di riserva ed asciugarmi un po' prima di avviarmi verso una zona dell'enorme capannone, quello dove di solito erano allestiti i vari set, adibita a 'palestra' temporanea. Non vedevo l'ora!

 

**********

 

Verso le 10:30 arrivai finalmente in 'palestra' e lì trovai il mio trainer, Benjamin Landon, che attendeva solamente il mio arrivo per iniziare. Era un uomo muscolosissimo che faceva paura anche solo a guardarlo, ma in realtà era un pezzo di pane.

Cercava sempre di mettermi a mio agio e di non farmi stancare più del necessario, sebbene fosse inflessibile. Pretendeva da me sempre il massimo e non si fermava finché non l'otteneva, quindi potevo anche ripetere gli esercizi che mi assegnava anche mille volte se non li eseguivo correttamente. Purtroppo.

Ero anche la sua unica allieva, dato che gli altri erano già ben addestrati, quindi tra noi si era instaurato un rapporto molto stretto di fiducia reciproca. All'inizio non avevo saputo cosa aspettarmi da lui ma ora avevo maturato l'idea che era proprio divertente avere un trainer-coach personale. Si.

Ed ero anche contenta di non doverlo condividere con altri perché così poteva concentrarsi su di me di modo che imparassi velocemente e senza errori.

Quindi, essendo sempre e solo noi due durante gli allenamenti, quel giorno mi aspettavo di essere altrettanto sola per tutta la giornata, ma dopo un po' di riscaldamento basilare per sciogliere i muscoli delle braccia, delle gambe e della schiena, vidi arrivare sia Jared che Jensen ed in un attimo capì quali erano le intenzioni del mio trainer.

« Devo combattere con loro? » chiesi titubante e lui non rispose, lasciandomi con il dubbio. Eh, però ero sicura che ci avrei dovuto combattere! Altrimenti che ci facevano quei due qui? Ero venuti a ridere di me?

Non lo credevo possibile anche perché c'erano così tante scene da girare che se non avessero avuto un motivo ben preciso per trovarsi in 'palestra', sarebbero stati rimproverati e condotti sul set per girare altre scene.

Il mistero della loro presenza però fu ben presto svelato quando raggiunsero il centro della palestra e si posizionarono al mio fianco.

« Allora, aspettiamo solo Joe per iniziare. » disse Ben e vedendo il mio sguardo interrogativo mi spiegò che Joe era il coreografo di tutte le scene di combattimento della serie televisiva.

« In pratica oggi simuleremo assieme a lui quello che dovrebbe avvenire durante una delle scene di allenamento tra Catherine e Dean. Cercate di ricordarvi i movimenti perché poi li dovrete ripetere stasera durante le riprese. Non tutta la coreografia, si intende, ma i pezzetti che Joe vi dirà. » disse e quando vide in arrivo un uomo dai tratti asiatici sulla quarantina, si mise da parte per lasciare a lui il completo comando della situazione.

Io e Joe venimmo subito presentati e con una veloce stretta di mano fummo subito pronti per cominciare anche questa esperienza.

Jared e Jensen ormai sapevano bene tutta la teoria dietro a questo tipo di arte, perché d'arte comunque si trattava, ma io non sapevo nulla quindi lasciarono che Joe mi spiegasse dettagliatamente cosa si aspettava da me e cosa desiderava che facessi durante quella giornata, oltre che ovviamente a delle nozioni di base di tutto ciò che riguardava il 'combattimento coreografato'.

In realtà qualcosa sapevo grazie ad alcuni backstage di altre serie televisive (Merlin, ad esempio, in cui i combattimenti venivano coreografati anche per evitare che gli attori si ammazzassero a vicenda a colpi di spada) in cui avevo avuto modo di capire alcuni concetti base ma quello che mi spiegava Joe non era lontanamente paragonabile a quello che avevo capito guardando dei semplici video su YouTube.

Ogni movimento aveva il suo significato ed ogni mossa aveva una sua conseguenza, così come nella vita vera. Era davvero affascinante ma non avevamo tempo per approfondire i vari argomenti legati a quest'arte come invece Joe avrebbe voluto, quindi passammo subito all'azione.

Prima doveva constatare come mi muovevo durante un combattimento quindi mi invitò a colpirlo ma mi bloccai perché avevo paura di fargli male (seh, come no).

Okay, il vero problema era che la violenza, soprattutto se consentita, non faceva per me, quindi non volevo colpirlo. Avevo 'paura' (molto tra virgolette). Però dovevo riuscirci ed al diavolo le conseguenze! Tanto Joe non si sarebbe potuto fare male neanche se avessi voluto seriamente colpirlo, quindi prendendo coraggio, incominciai a provare a dare alcuni pugni a casaccio. Sapevo però che il mio vero punto forte erano le gambe.

Da bambina, evidentemente, avevo giocato troppo a Tekken e mi era rimasto impresso lo stile di combattimento di Ling Xiaoyu e di Asuka Kazama, entrambe fissate col dare calci potentissimi ed altissimi (a livello della testa, in pratica), quindi anche io avevo lo stesso difetto ed anche uno stile molto orientale, cosa che Joe non mancò di notare.

« Dobbiamo americanizzarti un po' e togliere questo stile orientale ma nel complesso non è male.. Anzi, potrebbe essere utile mettere un po' di distacco tra Catherine ed i Winchester. Sarebbe divertente mettere in moto qualcosa di diverso. Tu così saresti un po' più 'aggraziata' e non guasta neanche il fatto che saresti la prima ad avere uno stile orientale.. Mmm.. » disse lui e continuò a rimuginare per un po' mentre mi osservava dare colpi a vuoto così come lui stesso mi aveva ordinato di fare.

In tutto questo Jared e Jensen se ne erano rimasti un po' in disparte per permettere a Joe di lavorare in santa pace, dato che comunque non mi conosceva affatto.

« Va bene! Ti lascio questo stile. Te lo migliorerò però strada facendo. Ora pensiamo alla coreografia. La prima scena con chi ce l'hai? Ah, si. Jensen. Mettetevi l'uno di fronte all'altro, su. » disse e noi eseguimmo immediatamente. Oddio, sarebbe stato difficile combattere contro Jensen.

In questi momenti odiavo il fatto che Catherine avesse principalmente a che fare con Dean perché si, dovevo dimenticare i miei trascorsi con Jensen, ma se dovevo stargli appiccicata tutto il tempo questo di certo non aiutava! Maledizione.

« Nella prima scena, Dean deve capire di cosa Catherine sia capace, quindi quello che dovrete fare sarà più o meno quello che abbiamo fatto prima io ed Evelyn. Catherine dovrà provare a colpire Dean e lui schiverà e cercherà di cogliere i pregi ed i difetti di quest'ultima. Non dimentichiamoci però che Dean è contrario a questa situazione, quindi coglierà al volo l'occasione per 'umiliare' Catherine col solo scopo di farle capire che non è adatta alla vita da Cacciatrice, quindi Dean non si limiterà a schivare i colpi. Ora concordiamo insieme le mosse.. » disse lui ed incominciò ad istruirci in merito alle mosse che desiderava che noi eseguissimo durante questa coreografia.

Erano tutta una serie di pugno-a-destra, pugno-a-sinistra, calcio-a-destra, giù-con-la-schiena, ecc. La coreografia però risultava semplice e scorrevole, tanto che mi rimase comunque in testa dopo poco tempo. La provai prima con Joe e subito dopo direttamente con Jensen.

Fino a quel momento non c'era alcun sfioramento vario ma la coreografia non era conclusa, purtroppo. Joe decise, infatti, che Dean avrebbe afferrato Catherine per un braccio, glielo avrebbe storto all'indietro con una mano e l'avrebbe bloccata contro di sé (la schiena di Catherine contro il petto di Dean) usando l'altro braccio libero e le gambe. Beh, sembrava più complicato di quello che era in realtà.

« Ci siamo. Ora fate finta di essere in scena! » disse Joe ed io e Jensen ci distanziammo un po' prima di calarci nei panni dei nostri personaggi e ripetere i movimenti della coreografia appena imparata. Certo che era stancante e lunga! Nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a colpire Jensen, mi immedesimai di nuovo in Catherine e sentii la sua frustrazione.

Più non lo colpivo e più lei si irritava, cosa che di conseguenza facevo anche io. Poi, con un unico movimento brusco, venni imprigionata tra le braccia di Jensen, così come da coreografia, ed il combattimento finì. Il mio petto si alzava ed abbassava velocemente per il fiatone ed ancora una volta Jensen non accennava a lasciarmi andare. Miseriaccia. In quel momento desideravo colpirlo sul serio.

« Perfetto! Ora ti puoi sganciare, Jensen. » disse Joe e solo dopo un attimo di titubanza, Jensen mi lasciò andare ed io mi piazzai accanto a Jared, leggermente.. ehm.. non riesco a trovare un aggettivo adatto. Non ero arrabbiata, né infastidita. Avrei solo preferito che non mi toccasse così tanto.

Fatto sta che continuammo ad allenarci in questo modo, con Joe che si divertiva a creare coreografie sempre più elaborate che coinvolgevano anche Jared. Averlo lì vicino mi tranquillizzava ma Jensen continuava a guardarmi e ad approfittare di ogni minimo contatto, prolungandolo più del dovuto, ed io non capivo più perché lo facesse. Erano passate due settimane, no?

Tutto aveva avuto una fine quella maledetta sera, quindi perché adesso sembrava che stesse ricominciando tutto? No, forse era solo la mia immaginazione. Dovevo smetterla. Ero io la visionaria. Stavo vedendo cose che in realtà non esistevano. Avevamo chiarito e basta.

Jensen aveva capito, sebbene mi avesse chiaramente detto che avrebbe scavato a fondo per capire quali fossero i suoi sentimenti, ma io ero certa delle mie conclusioni quindi non pensavo neanche ad un'eventualità diversa da quella che avevo deciso essere giusta.

Non poteva che essere quella e basta. Fatto sta che dopo due settimane di tranquillità non avevo alcuna intenzione di tormentarmi ancora su questo argomento. Era finito quella sera e sarebbe rimasto tale per sempre, almeno per quanto mi riguardava.

« Bene, per oggi abbiamo finito! Ripassate la coreografia prima di girare la scena ed andrà tutto bene.. Ci vediamo nei prossimi giorni per le altre coreografie. » disse Joe una volta terminata la nostra sessione di allenamento e con un altro cenno di saluto, tutti ci dirigemmo verso le auto nel parcheggio per tornare in albergo.

Ci aspettava una sacrosanta doccia, che dopo una sudata del genere era davvero indispensabile, il pranzo e poi un altro pomeriggio sul set.

 

**********

 

Quel pomeriggio, durante la lunga sessione di riprese che si era protratta fino a tarda sera, rividi di nuovo un'ombra preoccupante negli occhi di Jensen. Si, proprio quella stessa ombra che mi aveva fatto intuire tempo fa che c'era qualcosa che lo tormentava nel profondo.

Era da un po' che non si faceva viva ed avevo sperato che fosse scomparsa per sempre, eppure eccola di nuovo lì, in bella mostra davanti agli occhi di chi sapeva guardare. In un attimo mi sentii di nuovo stanca e senza speranza. Credevo di aver sistemato tutto ma forse non era così, purtroppo. Ma ero sempre io la causa di quell'ombra? Forse. Non avevo certezze neanche questa volta.

Quello che mi faceva sospettare che c'entrassi qualcosa (di nuovo) era il fatto che da quella mattina si comportava in modo strano (di nuovo) ed in più di un'occasione mi aveva tenuta vicina a lui contro la mia volontà, com'era accaduto sia durante la battaglia con l'acqua che durante la sessione di combattimento coreografato.

Insomma, cosa voleva da me? Perché non riusciva a comportarsi normalmente? O forse ero io la visionaria che fraintendeva ogni sua mossa per colpa degli errori passati? Bene, stavo impazzendo per l'ennesima volta a causa delle domande che mi ponevo ed a cui non riuscivo a dare una risposta. Bene.

Durante le riprese, inoltre, avevo sentito distintamente un'atmosfera strana mentre recitavamo nei panni di Catherine e Dean, cosa che non era passata inosservata né ai registi né a tutte le persone presenti (compreso Jared).

A causa di questo strano comportamento dovemmo ripetere le scene più volte finché non riuscimmo a ritrovare la concentrazione necessaria a fare il nostro lavoro, ma questo purtroppo causò un ritardo notevole ed ovviamente finimmo per tornare in albergo molto tardi. Nessuno di noi era contento. Era strano notare come una giornata potesse iniziare davvero bene e finire da schifo. Beh, era la vita.

Decisi quindi di essere forte anche questa volta (soprattutto questa volta) e di non lasciarmi prendere dallo sconforto dato che comunque non serviva a niente. Davvero. Quindi, appena tornata in albergo, cenai tranquillamente insieme agli altri e scherzai con Jared tra una portata e l'altra.

Se ci fosse stato anche Misha sarebbe stato tutto più divertente ma quel pomeriggio non aveva avuto scene da girare, quindi era rimasto in albergo a riposare. Beh, beato lui che aveva avuto la giornata libera.

Durante la cena, Jensen mi era seduto di fronte ma il mio sguardo non incrociò mai il suo proprio perché non avevo intenzione di guardarlo, timorosa di scoprire che aveva ancora quell'ombra negli occhi. Qualcosa mi diceva che comunque osservava ogni nostra mossa (mia e di Jared) ed io lo ignorai apertamente, continuando a mangiare ed a scherzare come se in quella giornata non fosse accaduto nulla di strano.

In seguito, a cena conclusa, ci alzammo tutti e ci dirigemmo ognuno alle nostre camere.

Fu lì, nel mezzo della hall, che vidi Ryan sorridermi ed avvicinarsi sempre di più. Ah, già. Fino ad ora non ho ancora parlato di com'era finita la mia storia con Ryan. Beh, ovviamente non era proseguita oltre.

Non era stato facile dovergli fare capire che tra noi non ci sarebbe mai potuto essere nulla ma, piuttosto che farlo soffrire nella speranza che un qualcosa potesse nascere, avevo preferito parlargli subito e troncare sul nascere quella situazione potenzialmente pericolosa.

Era avvenuto tutto il giorno dopo il mio chiarimento con Jensen, quindi ero ancora in vena di chiacchiere sentimentali.

Ricordo benissimo che si era avvicinato tutto speranzoso e su di giri, cosa che aveva reso ancora più difficile parlargli, ma in quell'occasione riuscì nuovamente a trovare il coraggio di fare quello che andava fatto. Non nascondo che era stato comunque orribile. Uno dei peggiori momenti della mia vita.

Di solito ero sempre stata rifiutata (verbalmente e/o volutamente o meno), quindi trovarmi per la prima volta dall'altra parte della barricata, sapendo quanto era dura ricevere un 'no' come risposta, rendeva tutto ancora più brutto. Ryan però, dopo un po', sembrò capire e non se la prese più di tanto, tant'è che eravamo ancora amici e quando non eravamo entrambi impegnati con il nostro lavoro, ce ne stavamo un po' nella terrazza con i divani a chiacchierare e scherzare.

Faceva bene talvolta la compagnia di una persona 'normale'. Beh, non che Jared o Misha non lo fossero ma erano pur sempre anche i miei idoli ed una parte di me stentava ancora a credere che fossero veri. Ryan invece era una persona come me che si era ritrovata a vivere ed a lavorare in mezzo a uomini in grado di creare cose straordinarie con il loro lavoro.

Mi capiva in questo caso meglio di quanto potessero fare Jared o Misha ed era liberatorio sfogarsi con una persona gentile come Ryan. Con lui potevo fangirleggiare in santa pace su Supernatural e su tutti loro, mentre con Jared mi vergognavo da morire quindi cercavo sempre di trattenermi quanto più possibile e certe volte era davvero difficile, soprattutto dato che ero abituata a lasciare libero il mio lato da fangirl in qualunque occasione.

Ciò che poi mi rendeva davvero felice era che non si creavano mai tra me e Ryan delle situazioni d'imbarazzo perché, dopo essere stato rifiutato, Ryan non si era rivelato insistente o invadente, ma semplicemente comprensivo. Mi chiedevo perché non riuscissi ad amarlo dato che aveva così tante belle qualità ma non ottenevo alcuna risposta sensata dal mio cervello. Non si decide chi amare, no? Purtroppo.

Fatto sta che era sempre bello vederlo (adesso) e che ero contenta che si stesse avvicinando a me, probabilmente per chiacchierare un po' prima di andare a letto. Per un attimo, però, mi sembrò di rivivere una scena già vista perché in effetti quella situazione si era già venuta a creare qualche settimana fa.

C'erano tutti gli elementi: io e Jensen in una strana situazione, Ryan che si avvicinava, Jensen a pochi passi da me e la medesima location (la hall). Sembrava che la maggior parte dei miei incontri con Ryan dovesse avvenire sotto gli occhi di Jensen! Che sfiga.

« Hei, sei stanca o ti va di fare un giretto? » chiese Ryan una volta arrivatomi di fronte.

« Sono stanca ma un giretto fino alla terrazza con i divani me lo farei volentieri.. » dissi e questa mia risposta sembrò farlo contento. Salutai tutto il gruppo con un sorriso ed un cenno della mano ed intravidi con la coda dell'occhio Jared che, nelle immediate vicinanze di Jensen, mi faceva l'occhiolino e mi incoraggiava a seguire Ryan.

Io alzai gli occhi al cielo poiché il mio fratellone sapeva bene che tra me e Ryan non c'era niente di niente ma continuava ad insinuare che ci fosse qualcosa soltanto per prendersi gioco di me. Quindi, per tutta risposta, gli feci una linguaccia (come mio solito) e seguii Ryan in terrazza.

Alzai gli occhi al cielo, sedendomi comodamente sul divano, ammirando la luna e le stelle che illuminavano il firmamento mentre Ryan mi imitava, scegliendo di sdraiarsi sul divano di fronte al mio. Non volevo darlo a vedere ma ero realmente stanca e correvo il rischio di addormentarmi sul serio su quel divano se Ryan non mi avesse tenuta costantemente sveglia con chiacchiere futili ma piacevoli.

Ce l'avrebbe fatta a farmi rimanere sveglia fino alla fine? Boh, io non ci avrei scommesso molto, però. Ero stanca. Troppo.

Ed in effetti in breve tempo mi ritrovai a chiudere gli occhi e ad non ascoltare più alcuna parole proveniente dalla sua bocca. Quanto tempo dormii? Cinque minuti? Dieci? Non tanto quanto bastava, purtroppo, ma ovviamente non potevo dormire sul divano e quando Ryan si accorse che Morfeo mi aveva accolta tra le sue braccia, aveva giustamente pensato di svegliarmi per accompagnarmi in stanza.

« Dai, su.. vieni. Non puoi dormire qui. » disse e lentamente mi fece alzare dal divano tra i miei sbuffi di protesta. Io non ero esattamente in me in quel momento. Stavo praticamente dormendo in piedi! L'unica cosa che mi importava era continuare a dormire, ad essere sincera.

Senza pensarci troppo, pertanto, poggiai la testa sulla sua spalla, desiderosa di continuare a dormire, e lui non protestò, anzi, mi strinse di più a sè per permettermelo. Mi circondò inoltre la vita con le braccia e mi cullò dolcemente mentre io ripiombavo di nuovo nel sonno, rassicurata dalla sua presenza. Potevo dormire tranquilla tra le sue braccia. Non mi avrebbe fatta cadere a terra.

Lasciando quindi a lui il comando, ci avviammo verso l'interno dell'albergo ma ad un certo punto ci fermammo.

« Lasciala a me. Ci penso io a portarla su. » sentii dire ed immediatamente mi irrigidii, decidendo di far ancora finta di dormire. Inconsciamente, però, mi strinsi di più a Ryan e lui ricambiò la stretta con altrettanta forza, forse per rassicurarmi che non mi avrebbe lasciata andare.

Ovviamente non sapeva nulla di quello che era accaduto tra me e Jensen ma i due non andavano molto d'accordo e quindi era restio a dargliela vinta. Non mi avrebbe ceduta tanto facilmente.

Tutto questo andava a mio favore perché non avevo alcuna intenzione di farmi accompagnare da Jensen fino in stanza.

« Tranquillo, Jensen. Ce la faccio. » disse Ryan e continuò a camminare verso l'interno dell'albergo mentre io gli arrancavo dietro ancora saldamente aggrappata a lui.

« Io sto andando in camera, quindi è inutile che la trascini fin lì per poi tornare giù se io sto andando nella stessa direzione. La accompagno io. » disse ancora ma Ryan protestò ancora ed i due continuarono a battibeccare e ad andarsi contro finché decisi che era l'ora di finirla. Tanto ormai mi ero svegliata già da un pezzo quindi potevo tornare in camera con le mie sole gambe.

« Okay, basta. Sono sveglia.. sono sveglia. Non c'è più bisogno che nessuno porti nessuno. » dissi e mi staccai da Ryan, scusandomi con lo sguardo per quell'ennesima situazione strana. Non era la prima volta, infatti, che accadeva ma speravo che almeno fosse l'ultima. Decisamente non era una cosa piacevole e non osavo immaginare cosa passasse in quel momento per la testa di Ryan.

« Grazie comunque, Ryan. Buonanotte. » dissi e gli scoccai un bacio sulla guancia a mo' di saluto prima di fare un cenno anche a Jensen e svignarmela il più in fretta possibile.

Ovviamente sentii dei passi dietro di me e quando qualcuno mi superò per bloccarmi ed afferrarmi per un braccio, non mi sorpresi più di tanto perché una parte di me sentiva che sarebbe accaduto.

Mi lasciai trascinare docilmente (combattere non sarebbe servito a nulla) ed uscimmo di nuovo fuori dall'albergo, esattamente verso il parcheggio. Ancora una volta mi chiesi come avessi fatto a finire in questa situazione ma probabilmente ero semplicemente sfortunata.

« Ebbene? » chiesi incrociando le braccia al petto dopo essere riuscita a strattonare il mio braccio dalla sua presa. « Perché mi hai trascinata fin qui? » aggiunsi con un tono leggermente infastidito.

In realtà non lo ero affatto ma cercavo di mascherare la mia paura con il fastidio. Ci stavo riuscendo?

« Per te è tutto tornato normale, non è così? Eh? » chiese con un briciolo di rabbia che trapelava dal tono della sua voce. Incominciò pure a camminare avanti ed indietro, nervosamente. Mi stava spaventando sempre più velocemente e parecchio.

Ciò che rendeva la situazione ancora più brutta era il fatto che credesse che per me fosse tornato tutto normale dopo il chiarimento che avevamo avuto, mentre invece non era affatto così. Che ne sapeva lui delle mie notti insonni e delle lacrime che avevo versato? Eh?

« Sono solo io che continuo a tormentarmi come un povero scemo per quello che è accaduto tra noi mentre tu invece continui a spassartela con quello lì e ridi e scherzi come se niente fosse! » disse ed improvvisamente decise di smetterla di vagare per lo spazio e di fronteggiarmi apertamente, camminandomi di fronte per arrivare a pochi centimetri dal mio viso.

« Ti ho osservato.. ti osservo sempre. Sembri serena, tranquilla.. ed io non lo sopporto. Non quando mi sento così.. E vederti con quello lì mi manda in bestia ogni volta! Cosa ci trovi in lui, eh? Me lo spieghi? » chiese praticamente urlando ma io non mi disturbai neanche a rispondergli perché era visibilmente troppo arrabbiato per capire alcunché e non avrebbe ascoltato neanche una parola di quello che avrei potuto dirgli. Inoltre ero leggermente bloccata in quel momento, quindi non mi risultava facile parlare.

« Ecco.. Visto? Questa è un'altra cosa che non capisco. Perché il sangue mi ribolle nelle vene quando sei con lui? Questo non dovrebbe accadere. Questo è dannatamente sbagliato! » disse e calciò una pietra che si trovava nelle vicinanze, spedendola lontano. Io ero troppo impietrita per fare alcunché ma dovevo fare qualcosa o la situazione sarebbe degenerata. Ma cosa?

« E poi ti vorrei vicina e non ne capisco il motivo. Tu non sei lei. » disse, quasi accusandomi, e mi sentii profondamente ferita. Si, non ero lei. Avrei tanto voluto poterlo essere, ma non ero lei, purtroppo. Questo era desiderio che non si sarebbe mai realizzato e che avrebbe reso le cose sempre più difficili, almeno per me.

« Ti prego.. » disse, avvicinandosi improvvisamente sempre di più. « Ti prego, spiegami come hai fatto a voltare pagina perché io non ci riesco e non voglio più stare così. Non voglio più che quello che sento rovini ciò che ho di più caro, quindi ti prego.. aiutami. » disse infine con profonda tristezza, prendendomi il volto tra le mani.

Io avevo perso temporaneamente l'uso della parola davanti a questo sfogo in piena regola e non sapevo cosa dire.

« Hai ragione.. Io non sono lei. Questo dovrebbe bastarti per andare avanti. » dissi dopo interminabili minuti di silenzio. C'era amarezza nella mia voce ma anche rassegnazione e speranza perché desideravo che lui lasciasse perdere questo discorso una volta per tutte.

« Io non ti conosco, così come tu non conosci me. Quello che dici di provare.. non è reale. E' solo frutto di qualcosa che è destinato a finire. Svanirà.. credimi. » dissi togliendo le sue mani dal mio viso per stringerle tra le mie, come a rassicurarlo. I suoi occhi erano come smarriti ed incapaci di focalizzarsi su qualcosa. Avrei voluto tanto aiutarlo ma non sapevo farlo.

« Sono passate due settimane ed ancora non è svanito! Dannazione, Eve. La situazione è più grave di quello che pensi.. non capisci? » chiese e questa volta fui io a guardarlo senza risposte. Cosa intendeva? Cosa voleva? Oddio, non ce la facevo. Non capivo e non sapevo cosa dire.

« No, non capisci. Così come non capisco neanche io. Ed è appunto questo il problema. Non posso aggiustare cose che non comprendo. Non posso 'andare avanti' se non capisco cosa mi devo lasciare alle spalle. E poi c'è questa voglia che.. » disse lasciando la frase in sospeso, dandomi le spalle quasi con rabbia. E poi accadde.. di nuovo.

Con uno scatto si girò e dopo alcuni passi le sue labbra si scontrarono per la seconda volta con le mie senza che io avessi effettivamente il tempo di realizzare cosa stesse per accadere. Mio. Dio.

All'inizio fu delicato. Le sue labbra sfiorarono le mie senza imporsi troppo, come se avessero paura di spezzarle in qualche modo, ma alla fine la sua rabbia repressa ebbe il sopravvento ed il bacio divenne più rude ed approfondito, soprattutto quando colse un iniziale segno di protesta da parte mia.

Il suo respiro caldo mi incendiava e mi sentivo sopraffatta dalla sua presenza. Ero una sua preda, dannazione.

Mi stava mangiando viva ed io non riuscivo a reagire. La sua barba mi solleticava le guance e le sue mani invece mi avevano circondato la testa per tenermi il più vicina possibile. Non ricordavo se la prima volta avesse mordicchiato le mie labbra, ma questa volta lo fece ed anche più volte poiché cercavo di resistergli come potevo e lui voleva 'punirmi' in questo modo, soprattutto quando gli impedivo di far.. ehm.. entrare la sua lingua nella mia bocca (che vergogna).

Sembrava comunque tutto molto più acceso della prima volta. Più reale e terrificante.

Dopo un po', però, fui troppo stanca per continuare a lottare e le mie mani, improvvisamente e contro la mia volontà, si posarono sulle sue. Da quel momento ricambiai il bacio. Fu quello che fece calmare Jensen. Tornò a baciarmi in modo delicato ma c'era sempre una nota stonata in quel bacio. Grazie a quello mi ricordai che non avrei mai dovuto permettergli di baciarmi e tentai nuovamente di divincolarmi ma una delle sue mani si ancorò saldamente al mio fianco e l'altra mano si posizionò sulla mia nuca, impedendomi così qualsiasi movimento.

Non avrei potuto allontanarmi neanche volendo e rendersi conto che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento si erano rivelati inutili, fu difficile.

Avevo mentito, lottato e pianto per evitare tutto questo ma non ero stata capace di mettere la parola 'fine' a questa storia e tutto mi era sfuggito nuovamente di mano. Maledizione! Ed il bacio continuava, senza sosta. Irrefrenabile.

Solo dopo un po' Jensen gli pose fine. Avevo di nuovo il fiatone, così come la prima volta. Anche il suo petto si abbassava ed alzava come se avesse appena finito di correre. Un bacio come quello faceva stancare molto, a quanto sembrava. Non avendo molta esperienza in merito per me era un'assoluta novità.

Arrivati a questo punto, inoltre, pensavo che Jensen andasse via come la prima volta ma non fu così. Chiuse nuovamente gli occhi e poggiò la fronte sulla mia, stringendomi a sé, cercando anche di tranquillizzare il respiro.

« Ho voglia di questo.. costantemente. » confessò continuando a stringermi a sé. Non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare ed io non protestai (era inutile).

« Mi sento perso.. Per la prima volta nella mia vita non so più chi sono e cosa realmente voglio, eppure continuo a desiderare di.. di.. » disse ma neanche questa volta riuscì a completare la frase. Ovviamente era difficile ammettere di desiderare qualcosa, soprattutto quello che era appena accaduto tra noi, ma l'importante era che entrambi avessimo compreso ciò che intendeva.

Subito dopo, Jensen aprì gli occhi ed incatenò indissolubilmente i nostri sguardi.

« Sono confuso ma questo desiderio è sempre lì, nella mia mente. Anche adesso che l'ho in parte soddisfatto. » disse portando entrambe le sue braccia a stringermi in vita. Si sporse ancora una volta per baciarmi ma riuscii a bloccarlo, nascondendo il volto sul suo petto.

« Smettila.. per favore. » supplicai, quasi. L'unica cosa che volevo fare era piangere, preferibilmente lontana dalle sue braccia, ma cercai di resistere all'impulso.

« Quello che desideri non è giusto e non è quello che voglio anche io. Non ci sei solo tu ed il mio parere conta quanto il tuo! Io non voglio che una cosa del genere accada mai più. » dissi e sapevo di mentire con quelle parole ma avevo fatto una promessa a me stessa che intendevo mantenere. Mai con Jensen Ackles. Forse non l'avevo espressa chiaramente ma l'avevo sempre sentita nel cuore.

« No, tu lo vuoi esattamente quanto me. Non puoi mentire. Lo sento che lo vuoi. » disse e mi costrinse ad alzare nuovamente lo sguardo, avvicinando di nuovo le sue labbra alle mie. Ancora una volta riuscii ad impedirgli di baciarmi ma era testardo tanto quanto me.

« Non potrai allontanarmi per sempre. Lo sai, vero? » disse ed io lo ignorai, divincolandomi ancora una volta dalla sua presa e riuscendo a mettere finalmente un po' di distanza tra noi due.

« Continuerò a provarci. E' una promessa. » dissi cercando di mostrarmi decisa e sicura.

« Ed io continuerò a fare altrettanto. Anche la mia è una promessa. So essere testardo tanto quanto te e prima o poi riuscirò finalmente a capire cos'è che realmente voglio. » disse ed io non potei fare a meno di protestare vivamente a quelle parole.

« Jensen, tu hai già ciò che vuoi. » dissi quasi esasperata ma lui scosse la testa e si avvicinò nuovamente. Di conseguenza io arretrai e lui sospirò.

« Non potrò avvicinarmi se non con la forza, eh? » chiese retoricamente ed io non risposi, pronta ad indietreggiare ancora se lui si fosse avvicinato più del dovuto. Sorrise triste e continuò a guardarmi per un lungo periodo. Non avanzò e non indietreggiò. Rimase semplicemente lì con gli occhi fissi su di me e con un sorriso stanco e tirato sul volto.

« Vai.. Su.. » disse ad un certo punto ed io, presa in contropiede, per un attimo non capii ma quando realizzai ciò che aveva realmente detto non me lo lasciai ripetere altre volte. Lo guardai di nuovo e corsi via verso l'albergo, quasi aspettandomi che mi seguisse. Non lo fece ed io non mi voltai indietro neanche per un attimo.






Angolo autrice: Ebbene si. Ancora una volta vi ho fatto aspettare mesi e mesi prima di riuscire a pubblicare questo capitolo. Non so più come scusarmi ma ho avuto dieci mila impegni consecutivi ed il tempo per scrivere scarseggiava. Solo adesso sono riuscita a scrivere questo capitolo (stando sveglia tutta la notte), quindi probabilmente non sarà il miglior capitolo che abbia mai scritto. Mi raccomando, fatemi sapere! Ogni recensione fa sempre crescere ed il vostro parere mi è molto importante =) Che altro dire? Finalmente ho partecipato alla JIB ed ho potuto constatare con i miei occhi che è un'esperienza devastante (in senso positivo). Ho avuto il piacere di incontrare anche alcune di voi e non le ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto compagnia per quei incredibili giorni a Roma <3 L'anno prossimo non ci sarò ma spero che tutte le lettrici di questa storia possano almeno una volta andarci. Lo spero davvero per voi.
Ora passiamo ad alcuni link di canzoni ed immagini prima di passare ai ringraziamenti finali:
- 'Carry On My Wayward Son' dei Kansan: https://www.youtube.com/watch?v=al12WO5x23w

- 'Wonderwall' degli Oasis: http://www.youtube.com/watch?v=6hzrDeceEKc
- La tuta da ginnastica di Eve: http://i.imgur.com/j9FjpBt.jpg (simile a questa tranne per i pantaloni che sono più corti)
Ed ora passiamo ai ringraziamenti finali. Non so se avete notato ma la storia è salita ancora una volta nella classifica delle preferite della sezione! Devo assolutamente mandare un bacio a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le preferite. Grazieeeeee <3
Ed un ringraziamento speciale anche a chi ha commentato lo scorso capitolo:
Sanasnake
Nerea_V
onair
_post_coffee_
Terry Winchester 88
Diemmeci
Grazie davvero di cuore a tutti voi <3 Spero che continuerete sempre a seguirmi! Vi mando un bacio ed alla prossima :*
 

   
 
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