Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: luckily_mellark    10/07/2014    7 recensioni
Katniss è rimasta da sola, dopo la morte del padre la sua vita è lotta tra dolore e incubi. Due sole cose la rendono felice, il suo migliore e inseparabile amico, e il suo Arco. Ma qualcosa sta per cambiare irrimediabilmente. Riusciranno degli occhi azzurri e limpidi come l’acqua a spegnere il fuoco che in lei brucia?
In un altro mondo dove la ribellione e la guerra della trilogia sono stati sostituiti da amicizia, sport e sentimenti gli eroi di Panem, ancora ragazzi, si troveranno alle prese con l’inevitabile Amore con la A maiuscola.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A lavoro ultimato, guardare Peeta è come guardare un alieno venuto da un'altra dimensione. Gli occhi cerchiati della melma verde, così come i fianchi e le costole lo rendono buffo ed inquietante allo stesso tempo.

Sai ragazzo, sono davvero preoccupato per te” il mentore si passa una mano tra i capelli e sospira, guardando il corpo seminudo del mio ragazzo

ho il vago sospetto che ti abbiano appena incrinato la stessa costola, già provata, di qualche mese fa. E se tra qualche giorno, il gonfiore non passa, io ti porto in ospedale. Che tu lo voglia o no”

 

 

Peeta lo guarda come si guarda un pazzo, occhi sgranati, respiro mozzato in attesa della prossima imprevedibile mossa. La testa scatta lievemente, ripetutamente a sinistra, in un movimento quasi impercettibile provocato dallo stupore e dalla rabbia.

“Haymitch non starai dicendo sul ser..” prova a parlare ma lo anticipo io

“si Peeta. Dice sul serio. E io sono pienamente d'accordo con lui” pianto i miei occhi nei suoi quando si gira verso di me con aria esterrefatta, che tramuta immediatamente in qualcosa d'altro. Fossi in lui, io mi sentirei tradito, arrabbiato, illuso. Ma cos'altro posso fare se non cominciare a recitare la parte di quella contraria? O meglio, sono davvero contraria alla sua partecipazione a questa farsa ma non nel modo in cui ora sono costretta a dirglielo. Sono obbligata, per il suo bene, per il bene di tutti noi a rispettare l'accordo con Seneca Crane, e per farlo devo obbligarlo a tornare a casa.

“Katniss tu non puoi davv...” continua ma anche questa volta non ho intenzione di starlo a sentire. Lui è troppo bravo con le parole, e non posso permettere che mi convinca a farlo restare

“no Peeta. Posso. Posso davvero rimangiarmi quello che ti ho detto sulla spiaggia. Allora non avevo capito come stavano le cose, ma ora che ti vedo ridotto in questo stato mi rifiuto di appoggiarti nella tua folle impresa. Hai già provato cosa vuol dire avere una costola rotta, e faceva male curata, figuriamoci se la lasci così com'è, a guarire da sola. Non permetterò che tu venga fatto a pezzi per nulla” alzo la voce, sperando che non si spezzi nel frattempo, rendendo il mio discorso meno credibile di quello che già ora stenta ad essere. Io non sono brava a parlare, agisco e basta, ma Peeta non si convince solo con i fatti, ha bisogno di rassicurazioni, esempi, prove e dettagliate spiegazioni.

“Lo sai perchè lo faccio, e lo sai che non mi interessa di come starò io” ringhia, interrompendomi.

L'aria è carica di tensione, di elettricità, ed è come se si stesse scatenando una tempesta nel centro di questa stanza. Sento le mani tremare, il corpo fremere sotto il suo sguardo cupo, offeso e tradito.

“lo fai per chi Peeta?!” continuo, smettendo di fissarlo e alzando lo sguardo verso l'angolo tra il soffitto ed il muro, dove una piccola asticella di legno segna il confine tra ciò che sta sopra e ciò che sta accanto a noi. Mi mordo con forza il labbro per non piangere, perchè so che quello che sto per dire è una cattiveria gratuita nei suoi confronti, che se fossi anche solo un po' più abile e gentile e premurosa o quantomeno sensibile,troverei un altro modo per fargli cambiare idea. Ma non lo sono, sono un'egoista che pensa solo al bene suo e del suo ragazzo

“Per chi lo fai Peeta?! Per i tuoi genitori? Sono morti Peeta! Saranno già fieri di te se riuscirai a superare il trauma della loro perdita! Cosa vuoi che gli interessi dei soldi? Della villa? Delle aziende?! Nulla. Dei soldi nella tomba non se ne fanno niente. O lo fai per la tua indipendenza Peeta?! Certo, e poi dipenderai comunque da noi perchè sarai ridotto su una carrozzina, o peggio, e dovremmo comunque assisterti. Meglio l'indipendenza economica o quella fisica?! Ora rispondimi. Prova a dirmi che lo fai per me e giuro che me ne vado, seduta stante, da questa casa. Perchè se lo facessi davvero per me avresti accettato di non rischiare la vita. E invece eccoti qua, malconcio e dolorante, coperto di melma dalla testa ai piedi in nome di non si sa bene quale motivo”

sento la gola ardere per lo sforzo di urlare, e nonostante tutti gli sforzi le lacrime scendono copiose sulle mie guance, annebbiandomi la vista. L'ansia sale così come i singhiozzi e sono costretta a tirare su con il naso e a passarmi la manica della maglietta sugli occhi. Non guardo Peeta, non ne ho il coraggio, dopo quello che ho gli ho appena fatto. Eppure...

Eppure la maggior parte delle cose le penso davvero, e questo mi fa sentire un verme più di ogni altra cosa. L'ho accompagnato nel baratro dal quale, inevitabilmente, non usciremo mai insieme.

Esco dalla camera da letto sbattendo la porta, seguita a ruota da Haymitch che mi afferra per un braccio prima che possa anche solo avvicinarmi alla porta d'ingresso.

I capelli sporchi gli cadono dritti sul visto stanco e affaticato, segnato dalle piccole rughe dell'età e dello stress: mi fissa ma sta in silenzio, trattenendomi comunque con le sue mani forti. In questo momento vorrei solo trovare un posto per piangere, per sfogarmi e stare da sola. Vorrei il mio arco per liberarmi da tutta la preoccupazione che mi attanaglia le viscere, e Gale, perchè lui saprebbe come aiutarmi, saprebbe darmi il consiglio giusto. Ma non ho nulla di tutto ciò qui, e la nostalgia di casa mi assale, come un mostro che tenta di inghiottirmi in un sol boccone. Ho bisogno di rivedere le trecce di Prim, i capelli biondi e le mani gentili di mia madre, sentirle accarezzarmi il viso, la loro voce dolce rassicurarmi, dicendo che va tutto bene, convincermi che tutto potrà tornare a posto anche se tutto qui sta girando nel verso sbagliato.

Ma la realtà è ora ho solo quell'ubriacone del mio padrino, quella frivola della sua compagna e nessuno di loro può darmi ciò di cui ho bisogno. L'unico che potrebbe, è nell'altra stanza, furente e offeso, e non vorrà più saperne di me.

“Ragazza si può sapere che ti è preso?!” mi sento scrollare forte, e torno a concentrarmi sul presente

“non può rimanere qua” sussurro, inghiottendo a vuoto

“questo lo sappiamo tutti, ma lui è testardo. E tu non avevi mai fatto queste scenate. Ma ti rendi conto di quello che gli hai appena detto?! Sarebbe piacevole per te se ti dicessi di non fare nulla per rendere orgoglioso tuo padre?”

scuoto la testa

“so che mi stai nascondendo qualcosa. L'ho capito immediatamente perchè fai schifo a mentire. Ora dimmi la verità. Cosa diavolo è successo in quel vicolo?”

suona maledettamente bene come minaccia

“Seneca Crane” rispondo, perchè ormai so che non posso sfuggire al fiuto di Haymitch.

“Seneca Crane cosa? “

“Seneca ha minacciato tutti noi se Peeta non abbandona subito i giochi” provo a prendere fiato mentre lo vedo distintamente mordersi l'interno della guancia

“ha detto che non vuole che la Quarter Quell venga ridicolizzata da un pivello con la fortuna del principiante. E ha aggiunto che lui sa di noi due come coppia, sa degli allenamenti”

“e perchè non lo elimina lui allora? Ha tutti i presupposti per farlo” si gratta il mento, pensieroso

“perchè perderebbe ascolti. Al pubblico Peeta piace,e molto anche. È l'idolo del popolo, delle grandi masse. È un faro di speranza per chiunque voglia partecipare.”

“e questo non gli va evidentemente a genio” conclude il mentore al posto mio.

Ora che ho raccontato a qualcuno il mio segreto mi sento incommensurabilmente più leggera, ma anche mille volte più vulnerabile.

“promettimi che mi aiuterai a portarlo fuori di qui, ti prego” chiedo, quasi supplico.

Non c'è nulla che io voglia di più della salute di Peeta. Haymitch mi guarda di rimando, con gli occhi pensosi e stanchi poi annuisce

“hai la mia parola”

 

 

 

Torno in camera solo dopo un paio d'ore quando tutti hanno deciso di andare a dormire. Tempo in cui, con l'aiuto di Haymitch sono riuscita a calmarmi e ad elaborare un piano per far demordere il biondo. Piano che prevede che io lasci definitivamente la parte della scontrosa e che torni a fare da sostegno morale al mio ragazzo, mentre il vecchio si occuperà di tutto il resto. Come progetto fa abbastanza schifo, ma è l'unico che mi permetta di non perdere l'amore di Peeta: almeno credo, fintanto che non scoprirà tutto.

Appoggio titubante la mano sul pomello della porta, incerta su quello che accadrà una volta entrata. Potrebbe cacciarmi? Urlarmi addosso? Potrebbe semplicemente fare finta che io non esista, il che sarebbe molto più da lui. Spero vivamente non faccia l'indifferente, perchè non sarei in grado di sopportarlo. D'altronde me lo meriterei, lo so. Mi sono comportata malissimo, gli ho detto cose terribili e me ne pento. Ma che altro avrei potuto fare?

A questo punto spero solo sia disposto ad ascoltare le mie scuse.

Quando entro l'unica luce che illumina la stanza proviene dall'abat-jour sul comodino: sul letto sono stesi un paio di pantaloncini e una canottiera larga, dei calzini e un paio di boxer, poco distante le scarpe da ginnastica del biondo, ma di lui nessuna traccia.

“Peeta” lo chiamo, avvicinandomi alla porta del bagno, l'unico posto in cui potrebbe effettivamente essere.

Dallo scroscio dell'acqua nella doccia e dal vapore che mi increspa i capelli capisco che Peeta deve essere dentro da almeno mezz'ora.

“Peeta” riprovo a chiamarlo, percorrendo a piccoli passi la distanza che mi separa dal gabinetto su cui ho intenzione di sedermi.

Prima arriva il sospiro, poi le parole “Vattene Katniss”

“Peeta per favore lasciami spiegare”

“non hai nulla da spiegare. Ho capito il tuo punto di vista, sei stai alquanto chiara sai? Ora vattene” freddo, duro, marmoreo e irremovibile.

“voglio scusarmi, davvero. Ti prego ascoltami” vorrei vederlo per capire le sue reazioni. È bravo a nascondere le cose a parole, ma il suo corpo molto spesso parla per lui.

“scusarti di cosa? Di aver detto come stanno le cose? Ti aver messo in chiaro una volta per tutte da che parte stai? Non scusarti. Non ha nessun senso” lo sento armeggiare con il rubinetto

“Peeta sono davvero dispiaciuta. Non avrei dovuto dirti quelle cose” continuo, piagnucolando. Non so cosa fare, vorrei solo poter parlare con lui a quattrocchi, perchè avere una parete di vetro in mezzo non mi aiuta affatto

“no, non avresti dovuto. Ma l'hai fatto.” puntualizza, aumentando ancora una volta i miei sensi di colpa

“il fatto è che...” il fatto è che di motivi per cui ho detto quelle cattiverie ce ne sono centinaia, ma nessuno di questi esce spontaneamente dalla mia bocca

“è che? Bhè, fai qualcosa di utile, passami lo shampoo. È dentro il mobile sopra il lavandino” parla come se io e lui fossimo perfetti sconosciuti, anzi, nemici mortali. Obbedisco, aprendo l'anta e cercando con lo sguardo il flacone.

“allora l'hai trovato o no? Dovrei lavarmi”

nel momento in cui afferro la bottiglietta, capisco come farò a costringerlo a parlare con me.

“si l'ho trovato” sorrido beffarda, mentre scalcio via le scarpe, in attesa solo che lui sporga la mano fuori dal box doccia. Quando finalmente lo fa, faccio forza sulle pareti scorrevoli ed entro anche io, con lui, chiudendomele alle spalle e lasciando che l'acqua calda mi appiccichi i vestiti addosso.

“Che diavolo stai facendo?” la sua espressione stupita purtroppo non è l'unica cosa che riesco a cogliere.

“tento di parlare con te” ammetto, trattenendo un piccolo sorriso di vittoria.

“questo non è tentare. Tu mi stai obbligando” incrocia le braccia al petto, e si appoggia con la schiena alla parete.

“hai ragione, ma ho davvero bisogno che tu mi stia ad ascoltare. E soprattutto ho bisogno di guardarti mentre ti parlo” sussurro, cercando di concentrarmi solo sul suo viso e non sul suo corpo nudo davanti a me.

Lui se ne sta zitto, sotto il doccino che continua a farlo grondare di piccole goccioline d'acqua.

“perdonami Peeta, ti prego. È che ho paura, già lo sai. Non so più come fare ad andare avanti così. L'ansia non mi lascia in pace, ho un macigno sul cuore perchè ti so costantemente in pericolo. Guarda questa sera cos'è successo: sono sbucati fuori all'improvviso e ti hanno malmenato con una facilità disumana. Se loro possono farlo cosa impedirà ad altri concorrenti di allearsi e ridurti così? Non voglio che tu stia male Peeta. Se tu fossi al posto mio cosa faresti? Mi lasceresti tentare la storte avversa?”

inaspettatamente lo vedo mordersi il labbro, alzare lo sguardo verso un punto indefinito e stringere i pugni. Capisco che stava lottando contro le lacrime pungenti solo quando le vedo mischiarsi alle gocce che scivolano sui suoi zigomi. Gli getto le braccia al collo, stringendomi a lui e schiacciandolo contro la parete.

 

Non fa rumore quando piange Peeta, affonda solo il naso nei miei capelli e stringe le braccia attorno al mio corpo, scivolando fino a farci sedere sul piatto scivoloso della doccia.

“ho pensato che mi avessi abbandonato anche tu” mormora, ed io sussulto, sentendomi molto più simile ad un verme che ad una donna

“sono solo in questa cosa?”

scuoto la testa,e lo stringo di più a me

“resta al mio fianco Kat”

“sempre, finchè mi vorrai” rispondo convinta.

“mi dispiace per quello che ho detto” parlo poco prima di unire le nostre labbra, sperando che decida di perdonarmi ancora una volta.

“facciamolo” biascica tra un bacio e l'altro

“cosa?” domando confusa, staccandomi da lui. In un attimo mi afferra le gambe e mi fa sedere a cavalcioni su di lui, per poi sollevare l'orlo della maglietta che indosso. Arrossisco per la mia ingenuità e ridacchio, poi annuisco

“ok” sussurro, tornando a baciarlo ancora e ancora.

L'acqua scorre su ogni centimetro di pelle che viene scoperta, sostituendosi ai vestiti, attaccando i miei capelli sciolti al suo e al mio viso, facendoci tenere gli occhi aperti solo per poco, in modo da assaporare la morbidezza della pelle dell'altro, così da ascoltare i sussulti quando il piacere è più intenso.

Le sue mani vagano sulla mia pelle, esplorando e saggiando il calore che si irradia tra le mie membra quando mi è vicino.

Ansimo quando anche l'ultimo pezzo di stoffa lascia il mio corpo, ormai nudo, facendo incontrare la pelle calda e tesa delle nostre intimità.

Reclino la testa e lascio andare completamente il gemito che nasceva nella mia gola solo quando le sue dita si fanno spazio dentro me, con una lentezza straziante, esasperante e assolutamente piacevole.

I movimenti lenti della sua mano assieme ai baci che mi deposita su tutto il corpo, e insieme al pollice che collabora intercettando il centro della mia femminilità, mi portano sull'orlo del precipizio ma non mi lasciano modo di cadere. Gioco e tiro i riccioli biondi sulla sua nuca, gli accarezzo la schiena e graffio le spalle larghe nel tentativo di restare aggrappata ad un briciolo di lucidità.

“Katniss, alzati”

non capisco il motivo ma lo faccio, aiutandolo a issarsi a sua volta.

Mi sorride di sbieco, con quell'espressione arrogante che tanto odio e tanto amo.

Lascio trapelare l'incertezza nella mia espressione quando mi fa voltare e premendomi una mano tra le scapole mi fa piegare in avanti

“che stai facendo Peeta?” mugolo, dubbiosa sulle sue intenzioni

“non riesco a sollevarti, quindi rilassati ok? Andrà tutto bene. Non è poi così diverso dal solito” dice e nel mentre imprigiona con una mano entrambi i miei polsi contro il muro poco più in alto della mia testa. Con la mano libera traccia linee invisibili sulla pelle della mia schiena fino ad arrivare alla mia intimità,dove riprende ad affondare con un ritmo incalzante.

Chiudo gli occhi e mi abbandono alle sensazioni, cogliendo anche la più piccola delle scariche elettriche che mi attraversa il corpo, dal basso verso l'alto. Brucio di un fuoco divampante, ustionante. Non riesco a vedere il mio ragazzo, ma lo sento come se mi fosse davanti: i suoi sospiri, i grugniti malcelati...

quando finalmente entra in me, con un unico violento affondo trattengo a stento un urlo mordendomi il labbro inferiore.

L'acqua della doccia mi massaggia il sedere e la schiena, lava via il sudore che faceva appiccicare i capelli alla fronte di Peeta e si perde in una nuvola di vapore caldo e denso, la leggera peluria sul ventre del ragazzo mi solletica le natiche.

Ci vuole poco, pochissimo, perchè l'eccitazione e la voglia di contatto che ci divora prenda il sopravvento, trasformando le spinte regolari in movimenti concitati e irregolari: e la sensazione è divina, brutale, degradante e inebriante. I miei sensi sono totalmente sconvolti, concentrati solamente su quello che lui mi sta facendo, sul modo in cui solo lui mi fa sentire quel fremito dal basso ventre sempre più intenso, sempre più veloce. E il mio corpo e la mia mente esplodono in una miriade di schegge.

“oh Katniss” geme Peeta al culmine del piacere, tenendomi ferma per i fianchi mentre esce rapidamente da me.

Restiamo fermi così, con la mia schiena appoggiata al suo petto, ad ansimare all'unisono, in attesa che i nostri respiri si regolarizzino.

“oh piccola” esordisce poi, abbracciandomi “questo si che è uno stupendo modo di fare la doccia”

sorrido sfinita, lasciandogli un casto bacio sulle labbra.

 

 

 

 

 

Quando mi sveglio la mattina seguente, il letto dalla parte di Peeta è vuoto e dalla temperatura delle lenzuola capisco che dev'essere passato un bel po' di tempo da quando si è alzato.

Sorrido e arrossisco violentemente al ricordo di ieri sera, al sesso nella doccia, all'amore tra le lenzuola fino a notte fonda.

Mi dirigo in bagno e mi sistemo, pettino i capelli post-nottata e post-coito che sembrano una matassa intricata di lana e vado in cucina.

Il profumo di pancakes e bacon invade la cucina deserta insieme all'aroma inebriante del caffè. Sopra al tavolo campeggiano mille post it colorati, tra i quali uno mi informa che il mio ragazzo e il mio mentore sono andati ad allenarsi e torneranno tra un paio d'ore, un altro mi ricorda che il caffè è decaffeinato e bollente, poi un foglietto disegnato a cuoricini mi ricorda che Peeta mi ama e mi augura un buon risveglio e buon appetito per la colazione. Sorrido come un'ebete prendendo l'unica busta, già aperta, che c'è sul tavolo.

La scritta a penna, in un'elegante calligrafia e a lettere corsive recita

 

Signor Peeta Mellark

 

appartamento dei concorrenti 14a

Cartagena, Colombia.

 

 

Controllo sul retro il mittente.

Deglutisco a fatica, sento le gambe cedere e il sorriso scompare dal mio volto. Scuoto con forza la testa, perchè no, non può essere vero, tutto ciò non porta nulla di buono. Apro con mano tremante la lettera e dispiego il foglio all'interno sapientemente filigranato, la fame è sparita come il colore dalle mie guance

 

Carissimo Sig. Mellark,

Ho il piacere di invitarla alla serata di gala della Quarter Quell , che si terrà Sabato sera alle ore 20.30 nella villa del presidente in onore dei tributi. La invito inoltre a portare con se il suo allenatore e la vostra splendida fidanzata, la signorina Everdeen.

Al termine della cena, i tributi più sponsorizzati apriranno le danze. Le consiglio perciò di fare pratica con i balli da sala.

Cordiali saluti

Seneca Crane

 

P.s

vista la vostra giovane età, ricordo a lei ma soprattutto alla sua compagna di indossare abiti lunghi e di preparare ciò che è stato richiesto

 

 

 

 

“preparare ciò che è stato richiesto” mormoro. Capisco immediatamente che non si sta riferendo ai balli da sala.

 

 

È un ultimatum per me.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.d.A

 

Sono mortificata per il terribile ritardo con cui questo capitolo è uscito ma gli impegni sono stati tanti e finalmente solo adesso sono in vacanza anche io, una meritata vacanza oserei dire, dopo un anno di faticaccia a scuola. Ahaha anche se non importerà a nessuno io lo dico: gli esami sono andati bene! Che gioia....

Comunque tornando a noi....

l'ansia nei due adorabili piccioncini è palpabile e l'aria che tira dopo l'annuncio dello stratega non è delle migliori come spero si possa notare...colpi di scena ce ne saranno, non preoccupatevi, a partire da questa adorabile letterina scritta premurosamente a mano dal “simpatico” signor barba-strana.

Spero con tutto il cuore che continuate a seguirmi, e giuro che ritardi come questo non ce ne saranno più! Un grazie di cuore a chi leggerà il capitolo, e tutta la storia, a chi mi seguiva e continuerà a seguirmi, mettermi tra i preferiti, ecc ecc ecc ma soprattutto vi prego recensite! Adoro leggere le vostre idee, e le vostre opinioni. Per me è fondamentale per continuare a scrivere qualcosa di quantomeno leggibile...

ancora mille volte grazie a tutti

un caloroso abbraccio

sempre vostra

Luckily

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: luckily_mellark