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Autore: A_Typing_Heart    10/07/2014    2 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Fu appena poche settimane dopo quella bella fioritura dei ciliegi che nacque un movimento inizialmente sotterraneo alla politica del paese. Cominciarono a manifestarsi sui social network, con gruppi segreti e pagine di propaganda. Da principio erano soltanto quello che sembravano: cittadini stanchi dell'aumento della piccola criminalità, degli atti di vandalismo dei ragazzini, delle frodi perpetrate da aziende guidate da individui senza scrupoli. Poi, dai social network, iniziarono a comparire volantini e manifesti abusivi, incollati e infilati in ogni dove. Al ritorno degli studenti alle scuole, non c'era altro argomento di conversazione se non l'Haido, il cui simbolo era una doppia H specchiata, dipinta in nero con pennelli asciutti.
L'ideologia dell'Haido era singolare, e spaventosa. Leggendo le loro propagande fra le righe si intuiva che se soltanto avessero potuto avrebbero attuato qualsiasi mezzo pur di mantenere nelle città la massima tranquillità e decoro e per reprimere la criminalità e i comportamenti dannosi erano disposti ad applicare la più spartana disciplina. Tanti studenti erano inquietati dal movimento, tanti altri pensavano fosse solo un modo per farsi notare da parte di gente disadattata senza stimoli, ma altri, come Hibari, si trovavano in sintonia con questo genere di ideali. Dopotutto, lui era il primo a usare ogni mezzo per garantire la disciplina nella sua venerata  scuola e ovunque si trovasse.
In capo ad un anno che avrebbe meritato un solenne appellativo per i gravi accadimenti di cui fu costellato, l'Haido divenne un autentico partito politico, indipendente dalle esistenti fazioni. Quell'anno vide un picco di violenza mai registrato nella storia della città di Namimori dai tempi delle ultime guerre civili secoli addietro, in termini di vandalismo, stupri, pestaggi, spaccio e furti. Nell'arco del secondo anno, una serie di aziende apparentemente sane e forti crollarono, abilmente manipolate da individui che sparirono al momento di pagarne il prezzo. Il leader politico dell'Haido affrontò a testa alta il governo a seguito di ognuno di quei fatti, aprendo crepe nella fortezza delle altre fazioni. In quei mesi il partito del "Torii Nero", così rinominato per il simbolo che somigliava a un cancello shintoista , comparve man mano in tutte le grandi città del paese, accrescendo la sua influenza ogni volta che un evento violento scuoteva le comunità.
Più la gente subiva vandalismi e crimini, più pregava per avere una risposta che li proteggesse, che li salvasse da quello scempio. E tra politici che belavano debolmente di investimenti insufficienti e tasse da destinare alla prevenzione, il carismatico Sawada, ex militare, aveva l'unica parola che la gente voleva ascoltare: quella di uno che parlava di schiacciare il pericolo con la forza, una forza che il paese aveva già, ma non impiegava nel giusto modo. Una risposta che confortava tanti, spaventati dalla violenza e timorosi di perdere i risparmi di una vita per avere una macchina della polizia in più per la strada.
Dopo cinque anni dalla nascita del partito, l'Haido era il più grande partito del paese e regnava in modo assoluto. Ci fu immediatamente un drastico calo della criminalità, un'abbreviazione notevole dei processi, città più controllate e sicure e senza che le tasse aumentassero di una moneta. Questa situazione diede alla nuova forza politica il potere di diventare l'unico partito, inarrestabilmente, entro il settimo anno.
L'anno in cui Kyoya compì ventidue anni ed entrò nella polizia, essa venne riformata, cambiandone le uniformi e aumentandone i poteri, trasformandola in polizia militare del regime. Perchè l'Haido era diventato questo: un regime dittatoriale che regnava sul paese, in particolar modo nella zona in cui era nata, la città di Namimori.
La polizia, come tutte le forze dell'ordine, passarono sotto il controllo diretto del partito, legati solo agli ordini che ricevevano dalla scala gerarchica, inglobati nell'unico corpo militare interno. Tra questi vennero scelti i migliori e più fedeli in servizio per divenire Vigilantes, guardiani che facevano rispettare il coprifuoco notturno, che controllavano che le associazioni avessero il lasciapassare del regime e che sequestravano tutto ciò che trovavano incluso nella black list.
Un giorno prima dello scoccare dei dieci anni dalla fioritura dei ciliegi, Hibari Kyoya divenne un vigilantes della polizia militare del regime, nella zona di Namimori.


-Ehi, come va?-
Tsuna alzò gli occhi dal bloc notes, ma aveva già riconosciuto la voce di Hibari Kyoya. Per quante volte ormai lo avesse visto in uniforme non riusciva a reprimere il fastidio che gli provocava. Non riusciva a credere che un suo amico potesse indossare quella divisa ed essere così fiero.
-Dimmelo tu come mi va oggi.- ribattè Tsuna, tornando al suo bloc notes.
-Direi bene.- fece lui, porgendogli una busta. -Hai l'autorizzazione per andare a tutte le conferenze stampa approvate dal regime, per tutto l'anno, senza che tu debba comunicarci prima se andrai o no.-
-Ah, grazie mille di permettermi di fare il mio lavoro.-
Tsuna prese bruscamente la busta e la ficcò nella borsa. Non riusciva ad abituarsi a trovare normale chiedere al governo un permesso per qualsiasi cosa. Possibile che un giornalista dovesse essere autorizzato ad andare alle conferenze stampa, anch'esse controllate e approvate dal regime? Possibile che ogni pezzo che scriveva dovesse essere controllato prima della pubblicazione, e che anche solo correggere un errore di ortografia e non inoltrare la modifica all'ufficio censura poteva renderlo passibile di arresto? Possibile che Gokudera, diventato insegnante di scienze, dovesse scrivere un programma e farlo approvare, compreso il numero di lezioni e gli esperimenti che avrebbe proposto? Possibile che dovesse registrare le proprie lezioni, nel caso qualcuno lo avesse accusato di insegnare ai ragazzi qualcosa di non approvato, o di fare propaganda contro il regime? 
Questa non era libertà, non era pace, era terrorismo, terrorismo psicologico.
-Non so perchè te la prendi tanto, Sawada... controlliamo tutto perchè sia tutto sicuro... è normale.-
-Normale?- sbottò Tsuna acido. -Kyoya! Ho dovuto chiedere un permesso al regime per poter riunire la mia famiglia a casa mia per Natale! Cosa c'è di normale in questo?-
-Grazie al nostro controllo a Natale ci sono state solo famiglie riunite felicemente e nessun covo di terroristi che progettano atti di violenza...-
-Sì, convincitene, anche Babbo Natale la pensa così, e l'uomo nero è fiero di te.-
-Finiscila, Sawada.-
-Quello che fai è sbagliato, Kyoya... perchè non lo capisci...?-
-Non voglio sentire questo discorso, di nuovo.- ribattè lui secco.
-Sei un idiota...-
Tsuna sospirò. Sapeva benissimo che stava abusando della sua pazienza, perchè nessun altro vigilantes si sarebbe lasciato dare dell'idiota o prendere in giro, tantomento lo avrebbe lasciato parlare in quei termini del regime che gli forniva tanto potere e tanto denaro. Ma nonostante la sua fede politica fosse sempre stata in linea con l'Haido, Hibari Kyoya aveva mantenuto una sorta di personale giudizio. Ad esempio, permetteva che Tsuna non dichiarasse in anticipo a quali conferenze sarebbe andato, lasciava che Gokudera non dichiarasse i brani precisi di classica che eseguiva ai pochi, pochissimi festival ancora autorizzati, glissava sui piccoli dettagli fuori posto al dojo di Yamamoto, che come luogo in insegnamento e pratica di arti marziali doveva essere sorvegliatissimo. Tsuna contava che presto o tardi la sua coscienza si sarebbe ribellata, ma al tempo stesso pregava che non dovesse accadere nulla di tragico perchè ciò avvenisse.
-Tsuna.-
Tsuna si costrinse a rialzare gli occhi. Se lo chiamava per nome era perchè stava per dire qualcosa di importante, qualcosa che non era il codice del regime recitato con una passione simile al fanatismo.
-È grazie al regime se quegli animali che ti hanno quasi ucciso non sono più su questa terra.- disse Hibari guardandolo con quegli occhi sfumati tra il grigio e il blu. -E nonostante questo ancora tu ne parli come se ti avessero fatto un torto personale. Questo non è giusto.-
Tsuna istintivamente si toccò la gola dove si poteva notare una cicatrice bianca e sottilissima. Ricordava benissimo l'avvenimento di due anni prima, quando un gruppo di criminali aveva preso in ostaggio tutti i commessi e i clienti di un famoso negozio del centro commerciale di Namimori, con l'ardita richiesta di soldi e passaggio sicuro per uscire dal paese. Una faccenda gestita molto male dai criminali, che persero la testa e ferirono sei persone. L'unico a rischio di morte, però, era stato lui, con una ferita da coltello alla gola.
-È anche vero che se il regime non avesse oppresso le persone, quei matti non avrebbero avuto alcun motivo di voler espatriare in un modo così contorto.-
Sia Hibari che Tsuna si voltarono verso Gokudera, che stava venendo loro incontro. Tsuna distolse subito lo sguardo. Gokudera era sempre stato contrario agli ideali soppressivi dell'Haido e dopo l'accaduto di due anni prima la sua disapprovazione era sfociata in odio viscerale. Aveva sempre attribuito la colpa al clima soppressivo che avevano creato. Un momento dopo Tsuna sentì la sua mano, leggermente fredda, sfiorargli il viso.
-Voi non capite che soffocando la gente la esaspererete.- disse Gokudera fissando Hibari. -Quando esploderà la loro rabbia non sarete più in grado di contenerla, e ci saranno vittime... vittime innocenti per la vostra stupidità. Per la vostra arroganza.-
-Le persone oneste sono contente di essere protette... se siamo indigesti alla gente che agisce in malafede, non è un problema nostro. È quello che vogliamo. Dargli fastidio e infine estirparli.-
-Non ci arrivi?! È un'utopia del cazzo!-
-Hayato... lascialo stare...- commentò Tsuna afferrandogli la mano. -Vuoi che il tuo pensiero sia rispettato... tu rispetta il suo... sono sicuro che Kyoya sa qual è la linea da non superare...-
Tsuna sollevò gli occhi dal bloc notes, sul quale non aveva aggiunto altro che scarabocchi durante la conversazione. Si sforzò di sorridere, anche se provava una fastidiosa sensazione di avere un nodo in gola.
-Perchè non ci sediamo... per un caffè? Un tè? Fanno il tè ai fiori di ciliegio qui...-
-Non ne ho il tempo adesso... ho un bel po' di approvazioni da consegnare...-
-Ah certo, con tutto quello che avete proibito...- commentò Gokudera acido. -Le riunioni di aziende, i comitati studenteschi, i club... le associazioni di tre o più persone con cadenza regolare, giusto?-
-No. Non abbiamo limiti di cadenza, tutte le riunioni organizzate in gruppi stabiliti vanno controllate... aziende, club, squadre o gruppi di qualsiasi genere vanno autorizzati...-
-Avete paura della vostra ombra...-
-Hayato, smettila!- lo redarguì Tsuna con un'occhiataccia, e forzò un sorriso per Hibari. -Potremmo vederci qui stasera, magari... se siamo quattro con te dobbiamo dichiararlo?-
-No, non è necessario per un luogo pubblico come un bar... beh, se mi sbrigo potrei esserci.-
-Ci conto...-
Hibari fece un cenno e si allontanò, spulciando l'elenco delle persone a cui doveva consegnare le autorizzazioni controfirmate. Tsuna sospirò e si appoggiò a Gokudera, in piedi dietro di lui. La situazione era sempre peggiore, scivolava sempre di più nel chaos e temeva che non sarebbe rimasta in quell'equilibrio, anche se fragile, a lungo. Aveva ragione Gokudera. In ogni tempo e paese i tiranni creavano i loro stessi nemici, perchè questo regime avrebbe dovuto fare diversamente e durare per sempre?
Le labbra di Gokudera si posarono sulla sua testa mentre la sua mano gli scorreva fra i capelli in un gesto dolce.
-Stai bene?-
-Credo di sì.-
-... Hai troppa fiducia in lui, Tsuna...-
-La fiducia è l'unica cosa che ci resta, Hayato.- commentò lui stancamente. -Se non possiamo fidarci dei nostri amici, è tutto finito...-
   
 
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