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Autore: A_Typing_Heart    09/07/2014    3 recensioni
Nella cornice di un Giappone moderno schiacciato dalla tirannia di un regime militare Hibari Kyoya e Rokudo Mukuro si ritrovano a inseguire i propri ideali di giustizia e libertà su fronti opposti. Hibari è pronto a separarsi da Mukuro in nome della legge, dell'ordine e della disciplina, lasciando il suo cuore imprigionato in un gelido inverno. Ma altri sono pronti a dare la vita affinchè torni a soffiare un vento carico di petali di ciliegio...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Kyoya Hibari, Mukuro Rokudo, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Hibari Kyoya aveva la pancia piena di frittata, onigiri, mochi e frutta, era rilassato e disteso all'ombra di un ciliegio in fiore. Il brusio delle persone vicine non lo infastidiva: per una volta si sarebbe sentito perfettamente in pace col mondo, se un essere fastidioso non fosse stato lì a continuare a punzecchiarlo con il dito su guance, naso e fianchi sperando in una qualche reazione. Non dovette attendere molto.
-Smettila.-
-No.-
-Falla finita, non seccarmi!-
-Non puoi dormire adesso, Hibari... non puoi accettare di venire a mangiare al pic nic della fioritura e poi metterti subito a domire, non è leale.-
-Mangiare mi fa venire sonno.-
-Ti tengo sveglio io!-
Hibari aprì gli occhi quel tanto che bastava per vedere incombere sulla propria faccia una bottiglietta di plastica. Dopodichè gli cadde dell'acqua addosso e gli si infilò fin su per il naso, facendolo tossire.
-M-ma che... stronzo p-pezzo di merda!- imprecò Hibari tirando calci alla cieca. -Ti massacro, imbecille!-
-Prima mi devi prendere!-
Mukuro schizzò via un attimo prima che la mano di Hibari si abbattesse su di lui. Si alzò in piedi e gli lanciò in faccia quello che restava della bottiglia d'acqua, inzuppandogli i capelli. Hibari gli scoccò un'occhiataccia che prometteva una morte dolorosa e si alzò con tutte le intenzioni di picchiarlo per davvero.
-Te la sei cercata, Rokudo!-
-Lo so, adesso cercami tu!-
Tsuna, Gokudera e Yamamoto rimasero seduti attorno alla tovaglia con gli avanzi del pic nic, Gokudera stava ancora spiluccando pezzetti di macedonia con le dita. Yamamoto ridacchiò guardando Mukuro che correva giù per il sentiero del parco, zigzagando tra bambini e persone che passeggiavano, inseguito da Hibari. Perfino un gruppetto di ragazzini, guardandoli passare rincorrendosi, li guardò con perplessità.
-Certo che Hibari si diverte proprio con Mukuro, eh?-
-A me sembra che lo odi e basta.- commentò Gokudera, mangiandosi un pezzo di mela.
-No, ha ragione Yamamoto!- disse Tsuna sorridendo. -È un po' come te, no, Gokudera? Ti comporti come se fossi sempre infastidito e seccato da Yamamoto, ma alla fine ci stai sempre insieme lo stesso, no?-
-Io non mi metto ad inseguirlo nel parco. Né da nessun'altra parte.-
-Perchè tu non ne hai bisogno! Hibari preferisce posti con meno persone, lo sai... dove credi che stiano andando con questa scenetta?-
-Stanno facendo questa scena patetica solo per andare in un posto dove stare da soli?-
-Credo di sì, sì...- disse Tsuna, sdraiandosi sull'erba. -Non so se sia davvero premeditata... ma credo che appena saranno in un posto un po' meno affollato Mukuro smetterà di scappare...-
-E Hibari?-
-Probabilmente avrà esaurito le forze e gli verrà sonno come sempre!- ipotizzò Yamamoto ridendo.
-Magari se ne staranno a dormire sotto un ciliegio.-
-Che diavolo di senso dovrebbe avere?!- sbottò Gokudera sdraiandosi a sua volta. -Fare una scena per cui ti prenderanno per il culo a vita anche i mocciosi per andare a dormire sotto un albero, che è lo stesso che stava per fare qui?-
-Il tuo romanticismo è lo stesso di un rotolo di carta igienica, Gokudera...-
Tsuna appoggiò la testa sul braccio di Gokudera, spostandosi un po' più vicino. Non potè vederlo, ma Gokudera arrossì leggermente mentre Yamamoto rideva.
-Dovresti essere più largo di vedute... ci sono tanti modi di dimostrare l'affetto e vivere l'amore.- commentò Tsuna, la cui voce si era fatta più bassa con l'avvento di un momento di relax intenso. -E se ci ho capito qualcosa in questa vita... quei due ne hanno uno davvero strano...-

 
-Fermati!- sbottò Hibari senza fiato. -M-maledetto, ma quanto sei veloce?!-
-Io non sono veloce, sei tu ad essere lento! Lento lento lento!-
-Va... vaffanculo!-
Hibari si fermò in mezzo al prato coperto di piccoli petali rosa, si appoggiò alle proprie ginocchia e prese avidamente fiato. Checché ne dicesse Mukuro era veramente veloce, se lui che era uno dei migliori della scuola in atletica non riusciva a prenderlo né a stargli dietro. Se solo avesse voluto l'avrebbe già seminato da un pezzo, ma Mukuro non voleva perderlo di vista...
Il tempo di riprendere un po' il fiato, alzò gli occhi e se lo trovò di fronte. Non sembrava nemmeno che avesse corso: non era sudato, né arrossato, né tantomeno respirava pesantemente. Lo guardava e sorrideva, porgendogli una bottiglia d'acqua. Hibari allungò la mano per prenderla e lui per la terza volta gli schizzò acqua sulla faccia, scoppiando a ridere.
Hibari tentò disperatamente di trattenersi, e ci riuscì. Per circa un secondo o due, prima di buttarsi di peso sopra di lui. Ma Mukuro sembrava averlo programmato, perchè non fece niente per evitarlo, anzi gli strinse il braccio attorno alla vita e si lasciò cadere indietro senza opporre la minima resistenza. Il prato scivolava in giù verso il letto che in autunno e inverno si riempiva d'acqua piovana e sebbene a vista sembrasse una pendenza trascurabile, da fare ruzzolando non fu poi così poco e neanche molto piacevole. Il contraccolpo in piano, poi, fu decisamente brusco, anche se Hibari fu fortunato ad avere il corpo di Mukuro su cui atterrare.
-Mh... ouh...- gemette Mukuro sorridendo un po'. -Il tuo dolce peso non è poi così dolce, Kyoya.-
-Non ti ho chiesto di prendermi...-
-Lo so...- disse lui guardandolo dritto negli occhi. -Lo so...-
Mukuro gli accarezzò leggermente i capelli neri. Era già un segnale positivo che Hibari non tentasse di staccargli un dito con un morso o qualche altro atto violento. Anche il suo subire passivamente era qualcosa di cui gioire e nessuno al mondo lo sapeva meglio di Mukuro Rokudo. Sorrise chiudendo gli occhi e si sporse con tutte le intenzioni di baciarlo, ma un palmo della mano che non gli apparteneva si intromise tra le loro labbra.
-No.-
Per Hibari quel monosillabo era sufficiente come ordine e spiegazione. Si sollevò da lui e si lasciò ricadere al suo fianco, guardando in alto. Vedeva solo rami scuri, masse di fiori rosa e scorci di cielo azzurro, ma era sufficiente per evitare l'imbarazzo di guardarlo in faccia dopo averlo rifiutato l'ennesima volta.
Mukuro fece un sorriso triste e si girò sul fianco, passandogli la mano sul petto e sistemandogli distrattamente il colletto della camicia.
-Prima o poi riuscirai ad ammetterlo almeno con te stesso?-
-Che cosa?-
-Che ti piace stare con me...-
-Che ne sai tu di che cosa ammetto con me stesso?-
-Non lo neghi nemmeno?- fece Mukuro con un sorriso. -Non ci provi nemmeno a negare?-
-Ho già accettato la tua perenne, fastidiosa presenza nella mia vita.-
-Anche tu mi piaci, Kyoya.-
-Non ho detto questo...-
-Ah, eccolo, eccolo che nega...-
-Mi metti in bocca parole che non ho detto...-
-Sono i tuoi pensieri, lo sai... ma se vuoi posso provare a metterti in bo...-
-Non ti azzardare a finire quella frase, Mukuro, o stavolta te le prendi sul serio, idiota.-
-È questo il tuo problema... sei troppo.... troppo, troppo serio...-
Mukuro strisciò sopra di lui a cavalcioni, ma per quanto si fosse mosso con circospezione Hibari non fece il minimo cenno di disappunto o una qualsiasi mossa per impedirglielo, anche se continuava a fissare il tetto di fiori rosa sopra di loro.
-Il tuo problema invece è che sei un cazzone.-
-Quante parolacce usi...-
-D'accordo.... sei un buffone... la sostanza non cambia...- commentò Hibari, voltando la testa per non farsi baciare sulla bocca. -Non prendi niente sul serio, non prendi sul serio nemmeno te stesso.-
-... Comincio a seccarmi di non riuscire a baciarti.-
-Io comincio a seccarmi che tu continui a provarci sapendo che non voglio, e in più che lo fai per evitare di rispondere a quello che dico.-
-E che cosa ti dovrei rispondere...?-
Mukuro si sollevò sospirando e si tirò indietro i capelli che aveva sul viso, facendo scivolare giù qualche petalo che aveva sulla testa. Hibari si decise finalmente a guardarlo in faccia.
-Sono un buffone... okay? Non mi importa di niente e di nessuno, per me è tutto un gioco e io sono l'autoproclamato re dei menefreghisti folli, nonchè presidente dei cazzoni anonimi, va bene così?-
Per inspiegabili motivi, Hibari lo fissò sorpreso prima che la sua bocca si aprisse in un sorriso. Un sorriso sempre più largo finchè non si mise a ridere, sebbene cercasse di trattenerlo.
-... Kyoya?-
-Il presidente... di cosa?-
-... Ti ha fatto davvero tanto ridere una stupidaggine del genere?-
Hibari non rispose, continuando a ridacchiare con la mano davanti alla bocca, come se potesse bastare a nascondere quello che stava facendo. Mukuro sorrise e gliela spostò piano.
-Sei bello quando ridi... dovresti farlo molto più spesso...-
-Tu fammi ridere molto più spesso...-
Mukuro si abbassò più deciso, convinto di riuscire stavolta a strappargli un bacio, ma Hibari fu ancora una volta più veloce e si spostò, trasformando il tanto sospirato bacio sulla bocca in un bacio tra la guancia e l'orecchio. Non riuscì a non alzare gli occhi al cielo.
-Ma che rottura, Kyoya!-
-Metti a posto quella maledetta testa di cavolo... e forse un giorno sarò io a baciarti.-
-Me lo dici perchè sai che non è possibile?-
-Lo dico perchè spero che sia possibile.-
Qualcosa nell'espressione di Hibari cambiò prima che disarcionasse Mukuro bruscamente e gli voltasse le spalle chiudendosi nel silenzio. Forse sentiva di aver detto un po' troppo, o cominciava a sentire troppo il peso di quel momento di intimità. Mukuro non disse niente e si limitò a restare seduto lì dove era caduto, guardando qualche sporadico petalo che cadeva su di loro, in un silenzio tanto denso da poter sentire il fruscio degli insetti. Gli bastava, per quel giorno, come intimità.
Quello che Mukuro, ma neanche gli altri cittadini di Namimori, non potevano sapere era che incombeva su di loro una svolta che avrebbe cambiato la storia e la vita di tanti di loro. Un evento che avrebbe scritto il nome di Mukuro Rokudo nella storia di quella città, rosso, sul nero che Hibari Kyoya stesso avrebbe contribuito a calare su tutto ciò che li circondava.
 
 
 

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