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Autore: Lettera Scarlatta    11/07/2014    2 recensioni
Sono Alexander Story, classico sfigatello di diciassette anni. La vita poteva essere un po' più originale.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattinata non sembra andare male, la mia Cloudy mi ha addirittura guardato. Ora sa della mia esistenza. Forse più tardi potrei provare a parlarci. Finalmente vedrei più da vicino le sue tette.
« Passami il sedano! » 
Freaky interruppe i miei pensieri facendomi ricordare che dovevo preparare una 
Piña Colada. 
Frequentavo l'istituto alberghiero Saint Colander e quel giorno degli ispettori avrebbero assaggiato dei cocktail fatti da noi.
« Sembra buono! » osservai notando il Bloody Mary di Freaky.
« Hai ancora diciassette anni, non puoi berlo. Potresti rischiare un coma etilico. »
« Pff, non rompere! » dissi poco prima di berne un sorso incuriosito ma strizzai gli occhi schifato.
« Puah, pomodoro alcolico! Ho bisogno di sciacquarmi la bocca. »
Bevvi velocemente un po' d'acqua e mi affrettai a portare il mio cocktail nella sala.

« L'ispettore ha detto che era proprio buono, ho preso una B! » annunciai contento.
«A te com'è andata? » gli chiesi con finto interesse.
« Non l'ha assaggiato perché si è accorto che qualcuno lo aveva già fatto.
Grazie mille! » mi rimproverò Freaky prima di andare via imbronciato.
Lungo il corridoio notai due figure famigliari. 
Cosa ci fanno nella mia scuola?
« Ciao bambino. » mi disse Elenoire dandomi due schiaffetti.
« Hai solo un anno più di me, non sono un bambino! » puntualizzai seccato.
« Dai, piccolo Story, non prendertela. » rispose Julia pizzicandomi il braccio.
La prima aveva i capelli neri tagliati corti ed usava lenti a contatto colorate, ogni giorno di un colore diverso. Erano rosse quella volta. 
L'altra, dai capelli biondi e lunghi sino alle spalle, aveva gli occhi di un azzurro glaciale e la pelle bianca.
Non feci in tempo a ribattere che le due erano già andate via. Erano mie care amiche anche se non ne sapevo il perché. A volte mi prendevano amichevolmente in giro ma sapevo di poter contare su di loro, sempre.
Il corridoio prese a muoversi da solo e la testa mi grava, poco dopo mi ritrovai a vomitare.
« Te l'avevo detto io che avresti rischiato il coma etlico. Può essere mortale sai? »
Sentii la voce di Freaky ovattata, con le mie ultime forze mi dieti una toccatina alle palle per scaramanzia.
Tutto diventò bianco e  svenni.

Dinnanzi a me apparve Gordon Ramsey.
« Gordon Ramsey?! »
« Smettila di guardarmi così, coglione! Torna subito a scuola a pulire quella merda dal pavimento. » mi disse prima di darmi un pugno sul naso facendomi cadere a terra.
Sobbalzai ritrovandomi nel mio letto, la testa mi faceva male e mi sentivo confuso e scombussolato. 
Presi velocemente il telefono per guardare l'ora ma mi si ruppe in mano.
« Che telefono del cazzo, porca merda! » imprecai.
Mi alzai dal letto barcollando e andai in bagno per rinfrescarmi la faccia, mi soffermai sulla mia immagine riflessa. C'era qualcosa che non andava, anzi, forse andava fin troppo. Vedevo perfettamente senza l'uso degli occhiali, la barba sembrava aumentata e i muscoli erano apparsi dal nulla.
Mi accarezzai i capelli castani e ondulati con fare ammiccante, ero diventato uno strafigo.
« Sono proprio gnocco! »
Feci un sorrisetto malizioso guardando la zip dei pantaloni per l'idea appena avuta. 
Magari è cambiato qualcosa anche la sotto...

Improvvisai la canzone da spogliarello facendomi scivolare i jeans ancheggiando. 
La porta si spalancò, mia madre aveva scelto il momento sbagliato per entrare.
« Non voglio sapere che stai facendo! » disse richiudendo la porta.
« Comunque, se vuoi sapere qualcosa sull'ape e il suo pungiglione chiedi a tuo padre. » aggiunse poco dopo riaprendola.
Sentii la voce di mio padre venire da un'altra stanza.
« Se vuoi misurarlo devi prenderlo e... »
« Papà! » lo interruppi.
Lo sapevo, l'avevo già fatto tante volte in passato. Mi rivestii rapidamente e tornai in camera mia. 
Sentivo che qualcosa era cambiato, ma non laggiù.
   
 
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