Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: _Scrivimi_    11/07/2014    15 recensioni
“Incontri tante persone nel corso dei secoli ma nessuna ti colpisce. Poi ne arriva una e tutto cambia. Tu cambi. E non puoi fare nulla per impedirlo perché, da quel momento, sei irrimediabilmente fottuto. Lei ti ha fottuto”
*******************
Elena, una giovane umana di nobili origini, ingenua e coraggiosa.
Damon, vampiro sanguinario, pirata tormentato e senza scrupoli.
Due persone diverse, due vite diverse, che potevano non incontrarsi mai. Un incontro casuale destinato a cambiare per sempre il corso delle loro vite.
"Era più forte della brama di sangue, più intenso del dolore, più puro della vendetta, può definirsi amore? Al diavolo, lasciamo ai poeti queste idiozie!"
******************
“Lui sorrise sghembo, rivolgendole un mezzo inchino -E' un vero piacere averla a bordo della mia nave, milady. Posso avere l'ardire di chiedere il vostro nome?-
Elena si fece coraggio, non doveva farsi ingannare dai suoi modi galanti -Prima voglio sapere chi siete e perché mi avete portata qui-
-Il mio nome è Damon Salvatore, capitano indiscusso della Perla Nera e della ciurma di pirati più spietata dei sette mari. Non lo dico per vantarmi, è la verità- aggiunse con ironia -.....e voi bella signorina siete mia prigioniera. Se ora volete mettervi ad urlare, lo capirò-"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

13. Il gioco delle differenze

 

 

 

-Katherine- mormorò sotto shock il vampiro.

Lei sorrise melliflua -Felice di rivederti, Damon. Ti sono mancata?-

Elena rimase come paralizzata quando il suo sguardo si andò a puntare sulla figura che era appena entrata nella stanza. Katherine. Era identica a lei. In un attimo il cervello di Elena analizzò di tutti i dettagli. Katherine aveva i suoi stessi occhi nocciola, anche se intrisi di quella scintilla maliziosa che a lei mancava. Il suo stesso viso, forse aveva solo le guance più piene e le labbra di una sfumatura di rosso più accesa. Gli stessi capelli, quelli di Katherine erano leggermente più mossi e più lunghi dei suoi ma della stesso identico colore. Il fisico di Katherine, appena più formoso del suo, era messo in evidenza da un vestito particolarmente audace di color rosso fiammante che metteva in evidenza il seno pieno, contornato da una striscia di velluto nero. La vampira aveva una posa audace e sicura di sé. Eppure, malgrado queste sottili differenze, era identica a lei. E non si trattava solo di una normale somiglianza, come quella che potrebbe esserci tra fratelli e sorelle, loro erano identiche.

Elena non seppe che dire, non riusciva a capire più nulla. Anche Damon. al suo fianco, era rimasto privo di parole mentre la bella vampira si godeva la scena con sadica soddisfazione.

-Non ci presenti, amore- cinguettò Katherine, avanzando verso Damon per poi posargli una mano sul petto in modo lento e sensale.

Quel gesto sembrò risvegliare Damon, facendolo tornare alla realtà. Il vampiro con una mossa secca, scansò via la mano di lei.

-Giù le mani, Katherine- ringhiò, mentre sentiva tutta la rabbia che aveva covato nelle ultime settimane ribollirgli nelle vene.

-Vedo che hai deciso di riservarmi un'accoglienza molto calorosa- ribattè la vampira con ironia.

Damon sospirò cercando di non perdere il controllo -Si raccoglie ciò che si semina... quindi puoi già ritenerti fortunata per il fatto che non ti abbia ancora infilzata con un paletto-

Lei sorrise maliziosa, come se lui le avesse fatto una proposta indecente invece che minacciarla di morte -mi piace il Damon crudele, mi è mancato-

-Bhè...tu no-

-Bugiardo- soffiò lei, con sfrontata sicurezza.

Elena era ancora immobile ad osservare la scena. Damon sembrava essersi dimenticato di lei. Per lui c'era solo Katherine. La Katherine che aveva amato, che aveva cercato per un secolo. La Katherine che, ironicamente, era uguale identica a lei.

Incredibile.

Non poteva essere vero.

Doveva fuggire da lì, andarsene.

Senza dire nulla si avviò verso la porta, stava per uscire quando...

-La mia sosia sta per fuggire e tu nemmeno te ne rendi conto...- sogghignò Katherine -...ecco quanto ti sono mancata, amore-

Quell'ennesima frase fu per Elena come una pugnalata al petto. Non si era mai sentita così umiliata in tutta la sua vita. Corse via ignorando la voce di Damon che ripetè, più volte, il suo nome.

-Lasciala andare- disse Katherine, afferrandolo per un braccio -abbiamo bisogno di stare soli-

Damon stava ancora fissando la porta dalla quale Elena era uscita. Maledizione! Doveva essere lui a parlarle di Katherine e della loro “somiglianza”! Non doveva accadere così! Maledizione!

-Damon, Damon, Damon- ripetè Katherine con tono mellifluo, lasciandolo andare -cos'è ciò che vedo? Non sarà forse umanità?-

Il vampiro si girò di scatto per incontrare il viso di lei -E tu cosa ne vuoi sapere dell'umanità, Katherine?- la domanda era stata posta con crudeltà. Damon voleva ferirla, avrebbe dato qualunque cosa per far provare a lei almeno un millesimo della sofferenza che aveva provato lui.

Katherine divenne improvvisamente seria -So che è la più grande debolezza di un vampiro... ma è anche ciò che mi ha riportata da te. È la mia umanità ad avermi portata qui, ora- Gli occhi di lei divennero improvvisamente caldi, se non l'avesse conosciuta così bene probabilmente avrebbe finito per credere alle sue parole. Ma lui la conosceva.

-Davvero? Non vorrei sembrarti troppo polemico però temo che tu abbia circa un secolo di ritardo-

-E cos'è un secolo per un vampiro?-

-Non saprei. Potrei definirlo come: “il lampo di tempo necessario a capire che la donna, di cui ti sei erroneamente innamorato, è una lurida stronza!”. Presenti incluse, naturalmente-

Per la prima volta da quando Katherine era arrivata, sembrò che le parole di Damon fossero riuscite a scalfire la corazza della vampira che apparve ferita da quell'affermazione -Non vuoi nemmeno sapere perchè me ne sono andata?-

Lui si avvicinò a lei, poi dopo aver fatto una smorfia di finto disinteresse disse: -Non proprio, ciò che mi incuriosisce ora è sapere: come diavolo fai tu ad essere sulla mia nave?- la freddezza di Damon era in completo contrasto con il tumulto di emozioni che sentiva dentro -Aspetta, credo di saperlo. Appurato il fatto che non sei una sirena e non credo che tu sia venuta a nuoto, l'opzione più probabile è che tu fossi a bordo della nave di Connor- Damon alzò un sopracciglio con espressione schifata -Eviterò di chiederti gli scabrosi dettagli-

-Capisco la tua rabbia, Damon. Ti ho abbandonato, ho lasciato che tu credessi ad una bugia per evitare che sapessi la verità...-

-E quale sarebbe la verità?-

-Ti amavo, Damon, ti amavo davvero... e questo mi spaventava. Quando trascorri tanti secoli a ripeterti di bastare a te stessa, a lottare per la tua indipendenza, e poi ti rendi conto di dipendere inesorabilmente da qualcuno, il mondo intero pare caderti addosso. E ciò che è accaduto, Damon. Ho avuto paura di te, di ciò che provavo, così sono fuggita. Ed è vero che ero sulla sua nave di Connor. Ma non è andata come pensi. Quando ho saputo che stava venendo da te per ucciderti ho finalmente compreso che non potevo più fuggire. Ho capito che fuggire da te non era servito a nulla, non potevo scappare dai miei sentimenti. Ho capito che se ti fosse accaduto qualcosa non mi sarei mai perdonata...-

-Lo sai qual'è la parte più patetica di questa storia? Una parte di me vorrebbe crederti-

-Allora credimi- mormorò lei, arrivando difronte a lui. A pochissimi centimetri -Credimi, Damon- sussurrò la vampira con innata sensualità -Credi in noi, credici come non sono stata in grado di fare io-

Damon sospirò, scrutandola con serietà. Una parte di lui desiderava ardentemente crederle. Credere che ci fosse una spiegazione. Credere di non aver sprecato un secolo della sua esistenza per cercare una donna che non l'aveva mai amato.

-Adesso dirò una cosa che voglio dire da tanto, troppo tempo-

-Cosa?- mormorò la vampira con rinnovata speranza.

-...vai al diavolo, Katherine Pearce!-

 

Elena stava correndo lungo il corridoio. I suoi occhi erano appannati da un velo di lacrime. Incredibile, non poteva credere agli avvenimenti che aveva appena vissuto.

Aveva baciato Damon. Lei, Elena Gilbert, aveva baciato un uomo! Un uomo che per giunta non era il suo fidanzato. Ancora peggio: aveva baciato un vampiro! Oh Dio, com'era potuta accadere una cosa simile?

E poi era arrivata Katherine. Katherine era identica a lei. La vampira, che Damon aveva amato e probabilmente amava ancora, aveva il suo stesso aspetto. loro erano due gocce d'acqua. In un attimo ogni pezzo del puzzle sembrò tornare al suo posto. Tutto le apparve chiaro e nitido come non le accadeva da tempo. Ecco perché Damon si era interessato a lei. Tutte le sue domande, quelle a cui non era mai riuscita a dare una risposta, improvvisamente l'avevano. Era stato il suo aspetto a salvarle la vita fin dall'inizio. Era stato il suo aspetto a salvarla da morte certa. Probabilmente, se avesse avuto un altro viso, Damon le avrebbe riservato tutt'altro trattamento. Era stato il suo volto, così simile, per non dire uguale, a quello del suo grande amore, ad incuriosire Damon. E tutto il resto? Tutte le parole, le promesse... Era tutto finto? Ogni sguardo, ogni gesto che Damon le aveva rivolto, era dovuto solo alla sua somiglianza con Katherine? Era Katherine che lui vedeva quando i suoi occhi chiari si posavano su di lei?

E il bacio? Perché l'aveva baciata? Perché gli ricordava la sua amata perduta?

Lacrime copiose iniziarono a scorrere lungo le sue guance, annebbiandole la vista. Cosa diavolo le era successo? Quando aveva smesso di lottare per tornare a casa? Casa... Matt... Suo padre... Cosa avrebbero pensato loro se avessero potuto osservare il suo comportamento? Cosa era successo ad Elena, la ragazza dolce, giudiziosa ed ubbidiente, di cui suo padre era sempre stato fiero? E poi... cosa avrebbe pensato sua madre?

Elena si appoggiò con la schiena al muro lasciandosi scivolare a terra. Si ritrovò accucciata sul pavimento del corridoio. Era stanca, sfinita, arrabbiata. Prese tra le mani il medaglione della madre, quello che portava al collo dal giorno in cui lei era morta. Uccisa da un vampiro. Strinse forte l'antico medaglione, che portava all'interno una piccola dose di verbena. Era di sua madre, suo padre glielo aveva donato per proteggerla dai vampiri... non aveva funzionato. Il medaglione aveva protetto la sua mente ma non il suo cuore.

-Elena- una voce famigliare la chiamò con dolcezza. Elena avvertì che qualcuno si era accucciato di fronte a lei -Elena che succede?-

Lei, titubante, alzò gli occhi incontrando quelli verdi di Stefan. Erano dolci e preoccupati, le infusero un po' di dolcezza -Katherine- rispose la fanciulla in un singhiozzo.

-Cosa?-

-Ka...therine- ripetè lei senza riuscire a controllare la sua voce tremante.

-Adesso calmati e spiegami cos'è successo- la spronò Stefan mettendole le mani sulle spalle, nel tentativo di confortarla -Stai tranquilla, ci sono io...spiegami-

-Noi siamo uguali... io e Katherine siamo uguali... identiche- Stefan la guardò confuso, cercando di comprendere la situazione -Lui mi ha mentito. Lui...-

-Elena, mio fratello ha sbagliato a tenertelo nascosto per così tanto tempo ma almeno, alla fine, ha avuto il coraggio di dirtelo...-

-Non è stato Damon... lei è qui, io l'ho vista- farfugliò la fanciulla.

-Katherine?- Stefan sgranò gli occhi -E' sulla nave? Adesso?-

Elena annuì. Era stanca, sfinita -Voglio tornare nella mia cabina- piagnucolò senza riuscire a trattenersi.

-Lo capisco ma...-

-Va bene così- disse lei cercando di riprendere il controllo di se stessa. Non poteva crollare. Si sforzò, facendo appello a tutto il suo autocontrollo, per sorridere a Stefan in modo rassicurante -Va tutto bene, Stefan. E tu come stai?- chiese poi, notando solo in quell'istante che la camicia del giovane vampiro era ricoperta di sangue, così come la sua fronte. Del resto erano appena tornati dalla battaglia contro Connor, come aveva fatto a dimenticarsene?

-Un po' ammaccato ma ancora vivo- rispose lui, ricambiando il sorriso della ragazza.

Qualcosa nel sorriso dolce di Stefan riempì Elena di tenerezza. C'era qualcosa di speciale e rassicurante in quel vampiro dai tranquilli occhi verdi -Ne sono lieta, Stefan- mormorò Elena, senza resistere all'impulso di accarezzare la sua fronte ferita. Con dolcezza Elena gli sfiorò il taglio, quasi guarito. Presto si sarebbe rimarginato. Lei gli scostò un ciuffo di capelli indietro, liberandogli la fronte. Sorrise.

Stefan rimase immobile, godendosi il tenero tocca di lei.

-Grazie Stefan, di tutto, sono davvero felice che tu stia bene-

Quelle parole riempirono Stefan di affetto verso quella sfortunata fanciulla -Tu non sei Katherine, Elena. Io l'ho capito subito... e l'ha capito anche mio fratello-

 

Damon stava percorrendo rapidamente il lungo corridoio legnoso. Non sapeva dove stesse andando esattamente. Dentro di lui si era formato un terribile tumulto di emozioni. Sentimenti diversi si scontravano l'uno con l'altro.

Doveva fuggire da Katherine, trovare Elena... Doveva fare qualcosa, maledizione!

-Hai visto Elena?- chiese Damon, trovandosi difronte Alarick.

Rick, incrociando le braccia al petto, lo guardò in modo strano. Un misto tra preoccupazione e criticità -Era con Stefan... poi è andata nella sua cabina-

-Quello sguardo è un po' troppo passivo-aggressivo per i miei gusti- si difese Damon con ironia -Chi te l'ha detto?-

-Di Katherine? Le notizie viaggiano in fretta quando vivi in una nave-

-Perfetto, addio alla riservatezza-

La battuta strappò a Rick un mezzo sorriso -Tu stai bene?- chiese poi, senza riuscire a celare la sua reale preoccupazione. Infondo Rick voleva un gran bene a quel bastardo di Damon Salvatore. Anche se lo avrebbe preso a pugni la maggior parte delle volte, non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui.

-Non lo vedi? Ed io che pensavo di emanare un'aurea di pura felicità-

Il solito, sarcastico, insopportabile, Damon!

Come volevasi dimostrare, pensò Rick, alzando gli occhi al cielo.

-Come vuoi. Se vuoi continuare ad ignorare i tuoi sentimenti non sarò io ad obbligarti-

-Te ne sarò infinitamente grato- ghignò Damon, con la sua solita arroganza che serviva a celare il suo reale stato d'animo.

-La nave ha subito alcuni danni. Durante lo scontro sono andate distrutte delle parti fondamentali...- Alarick iniziò a spiegare usando molti termini tecnici, di cui, in quel momento, a Damon non poteva fregare di meno -...è necessario fermarci al porto più vicino. In un paio di giorni la nave sarà riparata... intanto abbiamo anche bisogno di fare rifornimenti. La polvere da sparo stà per terminare, così come le provviste...-

-Va bene, va bene. Non m'interessano i dettagli. Pensaci tu- lo bloccò Damon sbrigativamente -approdiamo pure nel porto più vicino-

-Agli ordini, capitano-

Damon stava per andarsene quando Rick ricominciò a parlare -Bhè...sai, nel caso avessi bisogno di qualcuno con cui parlare, o con cui prendere una bella sbronza, io...-

-Lo so, amico- disse Damon dando al compagno di sventure un'affettuosa pacca sulla spalla -lo so-

E, in quelle due semplici parole, Rick lesse tutto ciò che Damon non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli.

 

La fanciulla era sdraiata sul letto quando qualcuno bussò alla porta.

-Elena!- lei riconobbe subito la voce di Damon. Il vampiro la chiamava con impazienza, sbattendo ripetutamente il pugno contro la porta di legno scuro.

-Elena ti avverto: sto per entrare!-

Un altro tonfo. Un altro ancora. Elena sentì i cardini della porta scricchiolare sotto l'attacco di quel vampiro impaziente.

-Elena non...-

-Entra- lo spronò lei, con tono freddo, intuendo che sarebbe entrato anche senza un suo esplicito invito. O probabilmente avrebbe proprio buttato giù la porta.

Damon aprì immediatamente la porta, facendo irruzione nella sua cabina come un uragano. Aveva un aspetto disordinato. I capelli in disordine, la camicia stropicciata e l'espressione provata di chi non sa più dove sbattere la testa. Elena non lo aveva mai visto così... privo di controllo. Non sembrava aver nulla in comune con l'affascinante vampiro, dagli occhi freddi e calcolatori, che pareva possedere sempre il controllo di se stesso e della situazione.

-Che vuoi?- chiese acidamente, cercando di mantenere una certa distanza tra loro.

-Dovevo dirtelo- mormorò Damon con schiettezza. Era inutile girare intorno al problema.

-Si, dovevi- concordò lei in tono gelido -Ma non l'hai fatto-

-E la cosa ti stupisce?- chiese lui con sarcasmo.

-Hai ragione, temo di averti sopravvalutato- tagliò corto Elena, alzandosi in piedi. Gli puntò un dito contro -A te non importa nulla di essere corretto... o degli altri o... di me. A te non importa di nessuno!-

-E' vero- concordò Damon, andando verso di lei fino a che si trovarono faccia a faccia -all'inizio non mi importava nulla di te, quindi non sentivo l'esigenza di parlartene. Tu eri solo una prigioniera...-

-E' ancora questo che sono?- Elena assunse un'aria di sfida, sentendosi ferita dalle sue parole.

Gli occhi di Damon erano fissi su di lei -No, non più-

-E cosa sono, Damon? Non sono altro che... la sua sosia? E' questo che vedi? Io...-

-Tu non sei Katherine!- sbottò lui con vigore. Possibile che lei non riuscisse a capire?

-Io lo so, ma tu? Tu lo sai, Damon?-

-Certo che si!- ribattè Damon, il volto scuro di rabbia. Stupida umana testarda!

-Allora perché non me l'hai detto?- chiese lei astiosamente -Se non avevi nulla da nascondere perchè non mi hai detto la verità?-

-Non pensavo che fosse importante...-

-Non mentire! Non voglio più ascoltare le tue bugie, sono stanca...- Elena distese le mani lungo i fianchi cercando di sciogliere la rabbia e la delusione che, in quel momento, la stavano divorando.

-Io non ti ho mai mentito!- Sbottò il vampiro esasperato.

-Hai solo omesso la verità, Damon. Ma non dovrei stupirmi, tu sei questo. Tu giochi con le parole allo stesso modo in cui giochi con le persone. Tu schivi i sentimenti e deridi chi invece cerca di essere migliore di te. Ti nascondi dietro il tuo cinismo per non ammettere che hai paura ma...-

-Io mi nascondo?- la bloccò Damon irritato -E tu Elena? Sei qua ad incolparmi perché ti ho nascosto la verità su Katherine ma non è questo che ti fa arrabbiare-

-E cos'è che mi fa arrabbiare, Damon? Dimmelo tu!- lo sfido lei, tremando per il nervoso.

-Questo- disse lui, allargando le braccia come ad indicare qualcosa di indefinibile -Io e te. Noi. Tu odi quello che provi per me!-

-Io non provo nulla per te... non più- aggiunse d'istinto, maledicendosi dentro di sé per il nervosismo che la sua voce tradiva.

-Davvero?- chiese Damon, alzando scetticamente un sopracciglio.

-Se ti rispondessi che hai ragione cosa faresti?- chiese Elena, senza sapere dove avesse trovato il coraggio di porgere a lui tale domanda.

-Io...- Damon esitò -Io...-

I loro sguardi di incrociarono. Il mondo fuori scomparve, finalmente tornarono ad essere solo loro. Erano arrivati al momento della resa dei conti.

Bastava solo una risposta.... ma tutto ciò che arrivò da parte del vampiro fu: silenzio.

Elena indietreggiò di scatto, la sua non risposta era stata per lei più che esauriente -Voglio tornare a casa mia. Ora.-

-Va bene, come vuoi tu, Elena. Ma non subito- ecco cosa le rispose Damon con una calma che ferì profondamente Elena. Di nuovo.

Elena abbassò lo sguardo incapace di sostenere quello penetrante di lui.

-Dobbiamo fermarci a fare rifornimenti poi ti riporterò a casa- aggiunse il vampiro andando verso la porta.

-Grazie-

-Non c'è di che, Elena- rispose Damon prima di uscire dalla porta, lasciando Elena sola e colma di delusione.

Aveva ragione lei: era stato tutto finto. Una recita, solo una stupida recita.

 

Damon era nella sua cabina. Mille pensieri gli passavano disordinatamente per la mente mentre le troppe emozioni lo stavano logorando dall'interno.

Katherine era tornata e, malgrado lui provasse a dimostrare il contrario, era letteralmente sconvolto. Dopo averla amata per più di un secolo era difficile per lui eliminare quei sentimenti. Erano come tanti detriti, che nel tempo si erano annidati profondamente nel suo cuore oscuro.

Quanto avrebbe voluto provare indifferenza verso quella maledetta vampira, egoista e manipolatrice, ma era impossibile. Sarebbe stato come fingere che il mare non fosse bagnato o che la terra fosse tonda. Idiozie, insomma.

E poi, a complicare il quadro generale, c'era Elena...

Probabilmente, con il suo comportamento, l'aveva persa per sempre... Prese una bottiglia di bourbon, unico fedele compagno della sua triste esistenza.

 

Nel frattempo, fuori dalla cabina, era appena giunta una giovane donna. La sua mano sottile stava per raggiungere la maniglia quando qualcuno la trascinò via.

-Katherine!-

In un attimo la bella vampira si ritrovò a sbattere contro il muro, qualcuno era appoggiato su di lei. La teneva ferma -Stai lontana da mio fratello!- ringhiò Stefan.

Lei sorrise divertita, per nulla intimorita davanti allo sfogo del vampiro e dalle sue mani che si stavano stringendo intorno al suo collo. Ma senza strozzarla -E' un piacere rivederti, Stef-

-La cosa non è reciproca, Kath. Stai lontana da Damon. Hai già fatto abbastanza male a mio fratello-

-E' per questo che sono tornata, per farmi perdonare-

-Tu sei come una malattia, Katherine. Ti insinui subdolamente nelle tue vittime, entrandogli dentro e rovinando ciò che ti sta intorno. Non ti permetterò di contagiare mio fratello, non di nuovo-

-Interessante, noto che hai deciso di scaricare tutta la colpa su di me-

Stefan tremò di rabbia -Io sono consapevole dei miei errori. E' colpa mia se Damon è diventato un vampiro ma se non ti avesse conosciuta...-

-Io gli ho solo insegnato a sopravvivere. L'ho aiutato a gestire il dolore, la delusione... tu eri la causa di quel dolore... io sono stata colei che l'ha aiutato a non soccombergli-

Il viso di Stefan divenne una maschera d'ira e rimorso -Distruggendo tutto ciò che c'era di umano in lui?!-

-Damon sarebbe morto se non mi avesse incontrata, lui...-

-Forse l'hai salvato all'inizio ma dopo non sei stata altro che la peggior cosa che gli potesse capitare-

Quelle parole, sputate con rabbia, sembrarono turbare l'imperturbabile vampira -Io lo amavo...-

-Tu non sai cosa sia l'amore, Katherine. Se lo sapessi non avresti mai lasciato mio fratello. Se lo sapessi non saresti mai tornata. Tu sei un egoista e chi ama non è egoista. Ora vattene. Non avvicinarti più a mio fratello o giuro che ti uccido-

Lei in un attimo invertì le posizioni -Non dimenticarti, Stefan, che io sono molto più vecchia e forte di te. E molto più cattiva- aggiunse lei in un malizioso sussurro -Non ti conviene farmi arrabbiare. Alla fine otterrò ciò che voglio. Lo faccio sempre-

 

Erano arrivati al porto di Entraque, un piccola paesino sulle rive del Mar di Corona. Stefan era sceso dalla nave insieme ad alcuni uomini. Anche Elena e Bonnie erano scese con loro. Damon, dal ponte della nave, rimase ad osservarli con espressione assorta. Elena non gli aveva più rivolto la parola dalla loro ultima discussione ed infondo era meglio così. Lei aveva ragione: doveva tornare a casa, alla sua vita, e lui doveva lasciarla andare.

Nella cabina con lei aveva perso completamente il controllo, per ben due volte. Una volta durante la loro ultima lite e l'altra... Damon aveva lasciato che fossero le emozioni a guidarlo... Ed era stato bellissimo, unico... le labbra di lei, il suo respiro accelerato... il suo tocco dolce ma inesperto... Tutto in Elena lo attirava come una calamita eppure sapeva anche che non doveva accadere mai più. Questo non a causa del ritorno Katherine ma per il bene di Elena. Lei meritava molto di più rispetto a ciò che lui le avrebbe mai potuto offrire.

-Le dovresti parlare- la voce di Sage fece irruzione tra i suoi pensieri.

-Perché?- chiese Damon, mentre il suo amico si posizionava al suo fianco.

-Ti sei comportato da idiota non parlandole di Katherine. Non intendo giudicarti in proposito... sono certo d'aver fatto di peggio -molto peggio!-, ma credo che Elena meriti una spiegazione. Infondo non è così male la fanciulla. Ed anche tu meriti la possibilità di spiegarti-

-Che senso avrebbe? Tu sei come me- Damon guardò il suo amico con amarezza -Stefan e Rick sono diversi ma tu no. Loro, malgrado tutto, sono rimasti degli idealisti, noi...-

-Rick?- lo bloccò Sage, ostentando una finta incredulità -Stiamo parlando dello stesso ubriacone?-

-Temo di si. La sai qual'è la vera differenza tra noi? Tutti noi -io, te, Stefan e Rick- nostro malgrado, abbiamo visto lo schifo che accade in questo mondo. Abbiamo visto gli uomini uccidersi gli uni con gli altri senza motivo. Abbiamo assistito a guerre inutili, dettate solo dall'ignoranza e dalla crudeltà. Abbiamo visto la violenza, quella vera e spietata. Abbiamo visto come l'odio può consumare anche il cuore più puro. Io e te ce ne siamo fatti una ragione. Ci siamo adeguati a questa merda di mondo... Stefan e Rick no. Loro sanno ciò che sappiamo noi, la differenza è che non sono stati in grado di accettarlo. Questo li rende due idioti ma gli concede anche ciò che a noi è stato negato: la speranza-

-Il nostro lo chiamo spirito di sopravvivenza, e ne vado molto fiero!-

La battuta strappò a Damon una risata... poi il suo sguardo tornò sulla figura snella di Elena, che spariva dietro una casa in paese -Tu sai che non funzionerebbe. Rinunciando alla nostra umanità abbiamo ottenuto la possibilità di fare ciò che vogliamo senza sentirci in colpa. Io posso avere ciò che voglio perchè non mi interessano le conseguenze delle mie azione. Faccio ciò che devo fare per vincere. Nessun rimorso. Nessuno scrupolo. Io posso avere tutto... tranne lei-

-Hai ragione. Io sono come te e non credo che avrò mai la forza e la voglia di cambiare... ma sai cos'ho imparato in questi lunghi secoli di solitudine? Sono davvero poche le donne tanto forti, o folli, da avere il coraggio di amare dei mascalzoni come noi... quando ne incontri una è un vero peccato lasciarla andare-

 

Nel piccolo borgo si sentiva nell'aria il profumo della festa. Era pieno di banchi colorati, venditori di fiori e di stoffe preziose, arrivate direttamente dall'oriente. Sfumature di rosa, giallo, rosso, arancione e verde. Tutto sembrava offrire un'atmosfera mistica che induceva

le persone a sognare. Elena si guardava intorno come incantata da tutte quelle meraviglie. Era da tanto che non respirava un'aria così felice. Tutto, intorno a lei, le ricordava le sfarzosità giocose che, più volte, aveva tentato di descrivere nei suoi romanzi. I profumi, i colori, la varietà di persone che passeggiavano allegre tra le bancarelle.

Ogni persona, per lei, rappresentava una storia diversa che non vedeva l'ora di essere raccontata. Una donna con un cestino pieno di fiori, che magari stava pensando al suo amato. Chiedendosi quando l'avrebbe rivisto e fantasticando su tutte le belle parole che si sarebbero scambiati.

Una bambina, dal visino imbronciato, a cui forse la mamma aveva proibito di giocare con gli altri fanciulli, costringendola a venire al mercato con lei. La bambina avrebbe tanto volute giocare a palla con i suoi amici. Sua madre però non voleva che lei si sporcasse l'abitino nuovo, che la madre le aveva cucito con le sue mani in occasione della grande festa.

Un vecchietto dall'aria malinconica, che forse stava ricordando il suo grande amore perduto. Magari quel vecchietto, molti anni prima, era stato un giovane bellissimo, forte e robusto, che aveva amato una fanciulla altrettanto bella, che portava un particolare nome esotico. Chissà quale storia si nascondeva dietro quei due limpidi occhi azzurri, oggi circondati da profonde rughe?

Elena stava ancora fantasticando quando si fermò davanti ad un banco pieno di bellissimi gigli bianchi. C'erano corone di fiori, vasi ed altri oggetti tutti decoratati con quei bellissimi fiori.

-Questo è un giorno speciale per questo piccolo paese. Questa sera si prospettano grandi festeggiamenti- disse Stefan allegramente, approfittando del sorriso che aveva visto aleggiare sul viso di Elena.

-Perché?- domandò lei con palese curiosità, continuando a guardarsi intorno. Con una mano sfiorò un giglio, tentata, oltre ogni modo, di prenderlo per poterne assaporare il profumo.

-Questa è la notte di Artemisia- spiegò Stefan.

-Artemisia?-

-Artemisia era una bellissima principessa. Considerata da tutti come la protettrice di questo paese. I gigli bianchi erano i suoi fiori preferiti-

-Sono bellissimi- sussurrò lei -Cosa accade alla principessa?- Elena guardò Stefan con espressione interrogativa, aspettando che lui continuasse a raccontare.

-La leggenda narra che in questo stesso giorno, circa due secoli fa, Artemisia, una principessa dall'incredibile bellezza, sacrificò la sua vita per proteggere questa terra. Lei si diede in sposa ad un ricco e spietato re d'oriente, il quale si era invaghito perdutamente di lei. Lui minacciava di distruggere questo luogo se lei non avesse acconsentito a sposarlo. Il padre di Artemisia, sovrano di Entraque, non aveva alcuna intenzione di sacrificare la sua unica figlia. Artemisia, dal canto suo, sapeva che una guerra avrebbe portato a tante morti ingiuste e non poteva accettare che la sua gente morisse a causa sua. Così, proprio in questa stessa notte di due secoli prima, Artemisia scappò dal palazzo, lasciando al padre un biglietto d'addio ed un semplice giglio bianco. Raggiunse la spiaggia in silenzio e partì con il malvagio re. Nessuno seppe mai più nulla di lei. Ogni anno, da quella notte, si rende grazie al suo sacrificio con una festa-

-E' una storia molto triste- mormorò Elena con un buffo broncio infantile.

-Per me no- Stefan le sorrise divertito -Oggi non si festeggia la sua triste fine ma il coraggio di una donna che, da sola, con il solo aiuto del suo coraggio, è riuscita a salvare la sua terra-

-Così è molto meglio- acconsentì Elena con un sorriso.

-Ho un'idea- propose Stefan con entusiasmo -perché non cerchiamo un bel vestito che tu possa indossare questa sera-

-Io non saprei come...-

Intuendo cosa la preoccupava, Stefan la bloccò -Te lo regalo io, ovviamente. A tutte e due- aggiunse vedendo apparire Bonnie, che era appena spuntata al fianco di Elena.

-Ma...-

-Niente ma, Elena. Non lo sai che è decisamente scortese non accettare un regalo?- la rimproverò giocosamente lui, fingendosi offeso.

Elena alternò il suo sguardo tra Stefan e Bonnie. La sua amica la guardava speranzosa, probabilmente la prospettiva di indossare un bell'abito nuovo non le dispiaceva affatto.

-Devi semplicemente dire di si- la spronò ancora Stefan mentre Bonnie sgranava i suoi occhioni scuri, sbattendo le ciglia lunghe.

-Eh va bene- acconsentì Elena con un sorriso divertito -sarò lieta di accettare il tuo regalo e poi non vorrei mai essere scortese!-

 

Il sole era ormai tramontato e la piazza del paese era illuminata dalle luci della festa e dal tenue raggio della luna. La musica popolare risuonava tra i tavoli imbanditi e ricoperti di ogni genere di pietanza. Era tutto cibo semplice, ogni persona aveva contribuito cucinando qualcosa di speciale da condividere con gli altri. Chi non sapeva cucinare si era reso utile portando vino ed ogni altro genere di bevande.

C'erano bambini che correvano e giovani coppie che ballavano. Ragazze giovani, tutte agghindate per la festa, che sorridevano civettuole mentre giovanotti, con indosso il loro abito migliore, lanciavano loro occhiate colme di ammirazione. L'atmosfera era calda e famigliare, ricca di dolci aspettative.

Damon stava ad un tavolo con in mano un abbondante bicchiere di vino rosso e guardava distrattamente quel ridicolo carnevale... di cretini. Possibile che in questo maledetto paese sembrassero tutti così... felici? Puha... Ma che cosa avevano da sorridere questi idioti?

Damon stava osservando un ragazzotto rozzo tentare un impacciato approccio con una fanciulla un po' paffuta quando la vide arrivare. La sua attenzione venne subito catturata da lei, Katherine. Del resto, era impossibile non notarla. La bella vampira indossava un lungo abito giallo, molto aderente sulla vita sottile, che metteva in risalto il seno pieno. Lo scollo era ricolmo di pietre colorate, dai colori sgargianti. Sembrava una sirena, sensuale e provocante al tempo stesso. Damon, osservandola, non potè fare a meno di ricordare tutte le volte che l'aveva tenuta stretta tra le braccia. Tutte le notti che avevano passato insieme, le risate, le promesse... Tutte quelle promesse a cui lui si era attaccato per quasi un secolo. Quelle stesse promesse che, in un attimo, avevano perso d'importanza...Lei gli aveva mentito, sempre... Quelle promesse, a cui si era attaccato per tanto tempo, ora non facevano altro che accrescere la sua rabbia.

Katherine venne dritta verso di lui. Il passo leggiadro e sicuro di chi non teme alcun giudizio -Pensavo preferissi il borboun al vino- sorrise lei, bloccandosi dinnanzi a lui, in una posa seducente.

-Ed io pensavo che ti trovassi rinchiusa in una cripta. Tutti possono sbagliare- ribattè Damon con fare ironico.

-Deduco che tu non mi abbia ancora perdonata- disse lei, senza lasciarsi scoraggiare dal suo atteggiamento e rivolgendogli uno sguardo malizioso -Lo sai qual'è la cosa più bella del litigare?- domandò, sbattendo le lunga ciglia scure -Fare la pace! La rabbia rende tutto ancora più sconvolgente...-

-Grazie... ma non sono interessato! - ribattè lui, finendo il vino in una profonda sorsata.

Katherine si sedette su una sedia accanto a lui, accavallando provocatoriamente le gambe -Conosco molti modi divertenti per farmi perdonare- sussurrò avvicinandosi e sfiorandogli il braccio con la mano.

-Cosa devo fare per far terminare le tue sgradite attenzioni?- domandò lui, scansando il braccio con fastidio.

-Non c'è nulla che tu possa fare- ribattè lei in un provocante sussurro -io so che lo vuoi almeno almeno quanto me-

Per un attimo gli occhi chiari di Damon si persero in quelli della vampira. Lo sguardo di lei era deciso e provocante, pieno di allettanti promesse. Katherine era il genere di donna capace d'incantare un uomo con il suo solo sguardo.

Lei, notando il tentennamento del vampiro, giocò le sue carte -Devi lasciarti andare, Damon. Lascia andare il rancore, il dolore... puoi avere ciò che desideri. Allunga le mani e afferralo- Lei era esattamente come lui la ricordava. La sua voce era come il canto di una sirena. Damon si sentiva attratto da Katherine con ogni centimetro del suo essere... eppure, in quel momento, un'altra figura attirò la sua attenzione. Da lontano riconobbe la sagoma di Elena. Era affianco a Sage e stava ridendo per qualcosa che lui le aveva detto. Il suo sorriso era così spontaneo che Damon non potè fare a meno di notare la differenza tra lei e Katherine. C'era qualcosa di dolce e genuino in Elena, così diversa da ogni ragazza avesse mai incontrato prima. Anche l'abito che indossava non faceva altro che rimarcare la differenza che c'era tra lei e la vampira che gli stava accanto. Un semplice abito azzurro, per nulla provocante ma che donava particolarmente alle sue forme non troppo marcate. I capelli erano intrecciati in un'elegante pettinatura, gremita di gigli bianchi, mentre qualche ciuffo ribelle le incorniciava perfettamente il viso pulito, ad eccezione delle labbra truccate da una leggera tonalità di rosso.

Katherine, infastidita dalla mancata attenzione di Damon, seguì il suo sguardo, incontrando la figura irritante di Elena -Sarà anche simile a me ma sicuramente siamo diverse: la bambolina non ha alcuno stile. Pare una verginella vestita a festa-

-Su una cosa siamo d'accordo- disse Damon, riportando lo sguardo sulla vampira -voi due non avete nulla in comune oltre all'aspetto-

-Lo prenderò come un complimento- ribattè lei acidamente.

Damon le sorrise ironico, alzandosi -Non farlo, Katherine, sarebbe un grave errore-

Il vampiro fece per allontanarsi quando lei lo bloccò, afferrandogli il braccio -Dove vai?-

-Seguo il tuo consiglio: vado a prendere ciò che che desidero- detto ciò, si liberò dalla presa di lei e proseguì in direzione di Elena.

 

Damon andò dritto verso Elena. La fanciulla era girata di spalle.

-Mi concederesti l'onore di questo ballo?- Elena riconobbe la sua voce all'istante e, malgrado il rancore che provava nei confronti di Damon, non potè impedire al suo cuore d'iniziare a battere più rapidamente.

-Non ho voglia di ballare- rispose lei, girandosi però verso di lui.

Damon sollevò un sopracciglio -Non ci credo. Perché ti saresti fatta bella se non avessi avuto intenzione di partecipare alle danze?-

L'arroganza di lui la indispettì -Forse dovevo essere più chiara: non ho voglia di ballare con te-

La battuta non sembrò scoraggiare il bel vampiro che continuò a sorridere con arroganza -Non sai cosa ti perdi, sono un abile ballerino. Non sai quante dame d'alto rango avrebbero rinunciato alle loro fortune per ballare, solo una volta, con me-

-Noi donne non siamo sempre acute nel giudicare voi uomini. L'importante è imparare dai propri errori- affermò Elena sostenendo lo sguardo di lui senza vacillare.

-Quindi mi consideri un errore?-

-Potrei non farlo?-

-Dopo tutte le cose orribili che ho fatto, uccidere tanto per fare un esempio, non trovi assurdo che ad averti sconvolta tanto è la tua somiglianza con Katherine?-

La domanda la irritò alquanto -Non è la somiglianza ad avermi sconvolta... è la tua omissione!- Elena girò sui tacchi, decisa a non attendere una risposta, fece per allontanarsi.

Damon però la raggiunse con due grandi falcate. La costrinse a girarsi verso di sé, afferrandola per le braccia. Poi le avvicinò la bocca all'orecchio -Interessante...quindi puoi accettare che io sia un assassino ma non che ti abbia mentito-

-Io non accetto il fatto che tu sia un assassino!-

-Eppure non mi odiavi- gli fece notare lui, soddisfatto di aver attirato nuovamente la sua attenzione -malgrado ogni fibra del tuo essere ti portasse a fare il contrario, tu hai scelto di vedere oltre le mie azioni. Spesso anche oltre le mie stesse parole-

-Ho odiato ogni azione che hai commesso... ma non te- ammise lei. Damon era riuscito a confonderla, facendole ammettere molto più di quanto lei avesse mai avuto intenzione di rivelare.

-Eppure non puoi perdonarmi il fatto di averti omesso una piccola parte di verità-

-Perché vuoi il mio perdono?- sbotto lei, cercando di mettere anche lui in difficoltà.

Lui, rendendosene conto, le sorrise divertito -Non ho mai detto di volere il tuo perdono, Elena, ti ho solo chiesto di ballare-

-Ed io ho rifiutato- borbottò lei, accigliata dal suo misero fallimento.

-Non è stato cortese-

-Pensavo odiassi la cortesia- ribattè Elena, rivoltando contro di lui le sue stesse parole.

-Si ma non quando mi viene rifiutato qualcosa che voglio- Damon le porse la mano nel tentativo di indurla a ballare.

-Non voglio ballare con te!- ripetè lei con esasperazione. Perchè doveva essere così cocciuto?... e stupendamente affascinate al tempo stesso? Oddio, stava per cedere... no, non poteva!

-Bugiarda- sorrise -sei solo offesa per ciò che è accaduto. Per il bacio, intendo- specificò lui con volontaria malizia, facendola arrossire da capo a piedi.

-Non è vero!-

-Si, invece- sussurrò il vampiro con voce suadente, chinandosi verso di lei. Damon abbassò la voce in modo che nessun altro potesse sentire -potrai anche negarlo a parole ma sono i fatti che contano... Il tuo respiro accelerato, le tue labbra che cercavano la mie, la tua lingua che...- Gli occhi di Elena si spalancarono e un'ondata di indignazione le imporporò il viso.

-Shh, non dovresti dire certe cose!- malgrado cercasse di apparire calma, la sua voce uscì un po' troppo stridula -Smettila subito!-

Damon la scrutò intensamente mentre i suoi occhi erano illuminati da una scintilla di perfido divertimento -Perché non puoi ammettere che a te è piaciuto quel bacio almeno quanto a me?-

-I motivi per non ammetterlo sono molteplici... inoltre non ho nessuna intenzione di darti anche questa soddisfazione...-

-Quindi non lo ammetti solo per non darmi soddisfazione- concluse lui con un sorriso irritante.

-Non lo ammetto perchè non è vero- disse Elena esasperata -mi dispiace dover offendere il tuo ego ma quel bacio non è stato nulla di eccezionale. Non per me, almeno-

Il tentativo di lei di stuzzicarlo, strappò a Damon un altro sorriso divertito.

-Eppure io non ti credo- sorrise lui, afferrandola per i fianchi e mettendosi in posizione da ballo. Lei tentò di svincolarsi ma lui era più forte -Ammettilo. Ammetti che ti è piaciuto... ammettilo, Elena- mormorò Damon ed improvvisamente i suoi occhi chiari si tinsero di bisogno. Era come se lui necessitasse fisicamente di sentirle pronunciare quelle parole.

Elena rimase spiazzata e, senza rendersene conto, prese a ballare con lui. Damon le passò un braccio intorno alla vita e la guidò verso la massa fluttuante di ballerini. La sua mano si poggiò sulla base della schiena di lei, facendola avvicinare fino a far congiungere i loro corpi. Con l'altra mano sollevò quella di Elena, intrecciando le sue dita con quelle di lei. Elena, ormai soggiogata dagli occhi azzurri del vampiro, posò la mano libera sulla spalla di lui. Entrambi presero a muoversi, roteando su se stessi a ritmo di musica. Damon era davvero un abile ballerino, con i sui movimenti sicuri le offriva guida e sostegno. Per Elena era facile seguirlo, lasciare che il proprio corpo si abbandonasse al ritmo stabilito da lui e dalla musica. Le sembrava che quell'incantevole melodia le entrasse dentro, sciogliendo il groviglio di emozioni che la stava torturando da tutto il giorno. Iniziò a rilassarsi.

Per un attimo entrambi smisero di preoccuparsi del resto del mondo. C'erano solo loro.

Erano persi l'uno negli occhi dell'altro mentre i loro corpi si muovevano con naturalezza seguendo il dolce suono della musica.

Elena non aveva mai provato nulla di simile, la vicinanza fisica con Damon era così naturale per lei. Era come se il suo corpo fosse stato creato appositamente per incontrarsi con quello di lui. Sentiva la mano di Damon sulla sua schiena, il calore delle sue dita intrecciate alle sue... sentiva il suo respiro, il suo corpo... lo percepiva con un'intensità mai provata prima.

Lo sguardo di lei cadde, suo malgrado, sulle labbra di lui. Erano così belle e sensuali. Ricordava perfettamente il loro sapore mentre giocavano con le sue... Avrebbe voluto rifarlo, baciarlo un'ultima volta... ma sarebbe stato un errore.

Oh dio, come avrebbe fatto a baciare chiunque altro dopo di lui? Era certa che se si fosse lasciata andare un'altra volta con Damon, non sarebbe più riuscita a tornare alla sua vita di prima... E lei doveva farlo! Non doveva trascorrere il resto della sua vita a paragonare ogni bacio con quell'unico bacio che si era scambiata con Damon.

-Perché non riesci ad ammetterlo?- le chiese improvvisamente il vampiro.

Elena rimase in silenzio, spiazzata da quella domanda. Non poteva dirgli la verità. Sospirò, ponderando una risposta soddisfacente. Avrebbe dovuto dire che non lo ammetteva perchè non era vero. Avrebbe dovuto continuare a sostenere le sue bugie, era l'unico modo per proteggere se stessa. Ma...

-Non posso- ammise lei, abbassando lo sguardo. Si sentiva sconfitta. Perché non riusciva mai a vincere con lui?

-Perché?- soffiò Damon con insistenza. Il vampiro portò una mano sotto il mento di lei, costringendola ad alzare il viso fino a far incontrare i loro occhi -Dimmi perchè, Elena? Ho bisogno di sentirtelo dire-

Lei si morse il labbro. Era impossibile sfuggire a quelle iridi di ghiaccio che sembravano obbligarla a dire la verità -Perché... Perchè se lo ammettessi cambierebbe tutto-

-Non è vero-

-Si invece. Cambierebbe per me- Damon la guardò, rimanendo però in silenzio così lei continuò -Non voglio espormi, Damon. Non costringermi a farlo, ti prego... è stata una settimana lunga e faticosa. Solo ieri ho rischiato di morire e... sono stanca, affamata, ho male ai piedi...-

Damon la scrutò con aria pensosa prima di inclinare il viso di lato, rivolgendole un sorriso sbieco e sensuale -Ho un'idea, mia bella signorina stanca ed affamata. Adesso vado a prenderti qualcosa da mangiare ed un bicchiere colmo di vino rosso. Tu, nel frattempo, mi aspetterai seduta a quel tavolo- lui le indico un tavolo libero a pochi metri da loro -Promettimi solo che quando tornerò non sarai fuggita? In tal caso il mio orgoglio subirebbe una danno quasi irreparabile-

Elena sorrise calorosamente di fronte al suo inaspettato tentativo di allentare la tensione e di farla star meglio -malgrado io non sia assolutamente preoccupata per il tuo orgoglio, che temo essere indistruttibile, ti prometto di aspettarti a quel tavolo-

Damon, dopo essersi inchinato con sarcastica cortesia, si allontanò a grandi passi.

 

Elena era seduta al tavolo, che le era stato indicato da Damon, e con le mani stava giocherellando con una piccola composizioni di fiori. Al centro della composizione c'era una candela bianca da cui lei era intenta a scavare la cera con le unghie. Si sentiva stanca e nervosa eppure nel petto le si stava espandendo una dolce sensazione di calore.

Damon. Quel vampiro l'avrebbe fatta impazzire. Per quante lei potesse arrabbiarsi con lui, bastava che Damon le rivolgesse un sorriso perché tutta la sua rabbia sfumasse, dissolvendosi in nulla.

Era ancora presa dai suoi pensieri quando avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle. Senza riuscirsi a trattenere si aprì in un gioioso sorriso -Sei già tornato...- disse voltandosi. Il suo sorriso svanì quando si rese conto che dietro di lei non c'era Damon ma...

-Buona sera, mia cara, insignificante, sosia- Katherine era in piedi dietro di lei e le sorrideva con arroganza -Credo sia giunto per noi due il momento di parlare un po'-

 

 

 

Spazio dell'autrice (?):

(Sguardo basso e aria colpevole) Buon giorno a tutte. Non so davvero che dire, definire questo un ritardo sarebbe un po' riduttivo quindi mi limito a chiedere umilmente scusa a tutte voi! Lo so, che vi ho fatto attendere molto ma è stato un periodo un po' complicato e la mia ispirazione sembrava scomparsa, così come la mia capacità di scrivere il seguito di questa storia. Ho pensato di non riuscire ad andare avanti ed ero molto triste per questo motivo, perché tengo alla mia storia e vorrei davvero portarla a conclusione come vi ho promesso più volte. Per un po' ho smesso proprio di scrivere, irritata dalla mia incapacità di produrre qualcosa di vagamente decente, poi l'altro giorno ho riletto le vostre stupende recensioni e mi è venuta una gran voglia di riprendere questa storia. La parte davvero inattesa è stata la mia rinnovata capacità di scrivere cose decenti, il capitolo non sarà un capolavoro ma non è poi così orrendo =D Quindi credo di dovervi ringraziare perchè sono state le vostre parole a farmi tornare l'entusiasmo necessario per continuare la mia storia. GRAZIE DAVVERO!

Visto che, per peggiorare le cose, non ho trovato il tempo di rispondere nemmeno alle recensioni (che però vi assicuro aver letto, più e più volte) ho deciso di ringraziarvi una ad una XD

Grazie a:

LadyAngel2001

Sibilla9

LEGAN

sere 99

Simiale72

lucy stoker

Celeste98

Dreamer_Vampire

MUTTIMA

miatersicore23

Mrs_Smolder

Fefy94

niandelove

twoonezerofiveonemonster

E, ovviamente, un grazie speciale anche alle ragazze che mi hanno chiesto informazioni sulla storia: sere 99, miatersicore23, Dreamer_Vampire, Pucciaaa. Era bello sapere che non vi eravate scordate di me XD

Mi dispiace davvero di non avervi risposto =( e per la lunga attesa... In poche parole: SCUSATE e GRAZIE perchè se la storia continuerà sarà solo merito vostro.

Non sono certa di avervi ringraziate tutte, perdonate possibili dimenticanze =D

Ora attendo la vostre opinioni sul capitolo. Cosa ne pensate di Kat? E della reazione di Damon?...E di Elena? Vi avverto che la nostra bella vampira creerà ancora molti problemi. Infatti lei sembra sempre più decisa a riprendersi Damon ma voi le credete? Credete alla sua storia? Katherine avrà forse dei secondi fini o si è davvero resa conto di aver sempre amato Damon?..... Ok, ora la smetto e vi lascio in pace XD

A presto, fanciulle!!!

Un bacione grande, condito con un milione di scuse ed una spruzzata di grazie XOXO

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: _Scrivimi_