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Autore: kamy    12/07/2014    1 recensioni
[Ispirata alla canzone Echo di Jason Walker].
Tony fa parte degli Avengers da tre anni. Si fida del Leader, anche se Capitan America cerca di convincerlo a diventare leader al suo posto.
E se scoprisse che tutto quello che ha vissuto fin'ora è stata solo una menzogna?
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap.2 Steve si risveglia

Non so davvero dove sia il mondo,
ma mi manca in questo momento


Steve mugolò, della musica rock gli rimbombava nelle orecchie facendogliele fischiare. Si strinse il capo gemendo e fu scosso da una serie di tremiti. Si sporse, la testa gli ciondolò nel vuoto e vomitò. Affondava in qualcosa di morbido e tutto il corpo gli doleva. Ansimò, boccheggiò, e si stese a faccia in su.
"Non mi avrete ... con questo frastuono ..." biascicò. Socchiuse un occhio, gli pizzicava e si strinse l'addome che gli doleva. Si rizzò a sedere sgranando gli occhi e ansimò.

"L'aereo, stava cadendo!" gridò. Si voltò, facendo cigolare il letto su cui era seduto.

Un uomo dagli intensi occhi castani e un pizzetto a mosca sul mento lo fissava, tenendo incrociate due muscolose braccia dalla pelle scura.

"Chi sei?! Dove sono?!" gridò Rogers.

L'uomo schioccò le dita facendo abbassare la musica, gli premette la mano sulla spalla facendolo stendere.
“Sei in una struttura militare segreta, soldato. Inspira, espira, smetti di girare e avrai risposte”.
Steve s'irrigidì, deglutì a vuoto e annuì.
"Americana?" domandò. Guardò i muscoli tesi dell'altro, i suoi occhi assottigliati e le labbra strette.
< Sospetta di me. Se è americano perché è tanto diffidente?>. Lo guardò aprire e chiudere una mano e corrugò la fronte. < Ed è dannatamente impaziente. Più che un militare sembra un damerino. Forse è un ufficiale > rifletté.
Tony annuì, strinse le braccia incrociate spostando il peso da un piede all'altro.
“Esatto. Credo che lei abbia passato un lungo periodo di inattività forzata” rispose, duro. Steve strinse i pugni, irrigidendo i muscoli delle spalle, sentiva sapore di acido in bocca.
"La guerra?" domandò.

Tony strofinò le labbra, espirando.
“Vinta. Da circa settant'anni” rispose, atono.

Steve strinse gli occhi, il battito cardiaco gli divenne irregolare ed espirò.
"Avevo ... un appuntamento" mugolò. Si morse il labbro fino a sentire il sapore del sangue. Socchiuse un occhio, vide il rossore sulla punta delle orecchie di Tony e deglutì.
"Ed il mio gruppo? La mia Peggy?" domandò. < Sembrerebbe imbarazzato > rifletté.
Tony sciolse le braccia incrociate, le fece oscillare facendo qualche passo indietro.
“Tutti morti” rispose duro. Socchiuse gli occhi aggrottando la fronte.
< Resta calmo, Tony. Non menti bene, se non resti calmo > si disse.
Steve fu colto da un capogiro e avvertì delle fitte al petto sovrastare quelle all'addome.
"Vi chiedo un permesso, allora. Cosicché io possa visitare le tombe, signore" biascicò.
Tony inarcò un sopracciglio, arricciando il labbro.
< Deve avermi scambiato per un qualche suo superiore > si disse. Aggrottò le sopracciglia indurendo l'espressione, rizzò la schiena alzando il capo.
“Solo dopo che avremo completato le dovute specifiche. Al momento lei è nostro ospite”. Steve si rialzò seduto, si strofinò le labbra rosa, quasi bianche, con la mano e si mise in ginocchio.
"Mi auguro facciate in fretta. Ho settant'anni di vita a cui rimediare" ribatté secco.

Tony fece un passo indietro, socchiuse gli occhi.
< Per quanto sembri umano, potrebbe essere qualsiasi cosa > si ricordò. Si chinò in avanti abbassando il capo, e assottigliò le labbra.
“Torni in piedi. Ho bisogno che lei sia consapevole di quel che fa” disse.

Steve scese dal letto mettendosi in piedi.

"Con il siero mi rimetto rapidamente" ribatté secco.

Osservò l'altro indietreggiare, corrugare la fronte e le sue iridi fissarlo intensamente.
< È nervoso come se fosse un animale selvatico pronto a sbranarmi per essere stato scoperto nella propria tana> rifletté.

Tony distolse lo sguardo, alzò le spalle sogghignando. < Naturalezza > si ricordò. Si avvicinò, si sedette sul letto e si sporse, socchiudendo gli occhi.
“Le devo rivelare informazioni classificate, Capitano. Purtroppo potrebbero causarle altri problemi, ma è il motivo per cui si trova qui chiuso” spiegò, con tono piatto.

Steve si sedette accanto a lui e annuì.
"Mi dica e mi dica anche chi è. Si è offeso quando le ho detto signore" ribatté secco.

Tony si strinse un ginocchio.
“Lei è rimasto congelato dal 1945 fino ad oggi. Siamo nel febbraio 2015, ci troviamo a New York. Lei è tenuto in custodia per questioni di sicurezza mondiale, le stesse che mi impediscono di rivelare troppe informazioni” disse. Assottigliò le labbra, lo guardò. < Meglio che tu sappia di me meno di quanto io so di te > pensò.

Steve osservò l'irrigidirsi della sua schiena e si sporse, guardandolo negli occhi.
"Prima di tutto, non date fiato alla bocca se poi non mi dite niente. Vi ho sorpreso? Lasciatevi stupire ancora" ringhiò. Gli mostrò un pugno dilatando le narici.
"Io sono un ragazzo di Brooklyn. Odio, e ripeto odio, i paroloni" sibilò.
Tony ricambiò lo sguardo con aria dura.
“Evidentemente nel pleistocene per essere soldati erano richiesti solo muscoli e arroganza. Al giorno d'oggi, invece, vogliamo anche rispetto e un QI di due cifre” rispose. Inarcò un sopracciglio, allargò le braccia e sogghignò.
Ma visto che sono buono, traduco. Ha dormito circa settant'anni, e questa è una delle poche che posso dirti insieme alla città in cui ci troviamo”.
Steve digrignò i denti.
"Lei è sempre così pomposo e arrogante?" sibilò.

Tony aggrottò la fronte.
“Solo quando mi minacciano” rispose, sarcastico. Poggiò le mani sul letto, tese le gambe e piegò il capo.
“Lei ha autonomamente deciso che non sono un militare. È un motivo abbastanza valido per offendersi, non crede?”.

Steve si strinse un ginocchio fino a far scricchiolare l'osso.
"Se sono prigioniero qui, voglio almeno che mi si dica chiaramente" sibilò.

Tony roteò gli occhi.
Ma io l'ho detto. Circa mezz'ora fa. È lei che non presta attenzione, Capitano”. Lo derise. Incrociò le braccia, e socchiuse gli occhi.
< Cosa sei? E soprattutto, come lo scopro? > si chiese.

Steve lo raggiunse all'addome con una gomitata, alzandosi di scatto.

Tony gemette, si piegò in avanti e digrignò i denti. Alzò il capo, si rizzò in piedi e girò attorno al soldato.
“Non te lo consiglio. Puoi non credermi, ma sono l'unica persona amichevole che troverai nel raggio di un continente”.
"Ho servito questa patria con la mia vita. Il minimo che mi aspetto è che mi si dica almeno la verità!" gridò Steve. Calciò un armadio mandandolo in pezzi, si alzò un polverone e frammenti di legno si sparpagliarono tutt'intorno.

Tony roteò gli occhi, sbuffando sonoramente con le braccia incrociate, e storse il labbro.
< Prepotente. Crede di essere l'unico a volere il bene della nazione, Mr. So-fare-tutto-io > pensò. Si passò una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi, li riaprì e sospirò.
“Non mi importa quel che ti aspetti, prima donna. M'importa la sicurezza del pianeta, quindi accontentati di non essere legato” ringhiò.

Steve si avvicinò i polsi e glieli porse.
"Fa pure! Però a quel punto non desisterò dal cercare di farti la pelle" ruggì.

Tony gli afferrò i polsi, lo strinse e lo sbatté contro il materasso. Lo lasciò, indietreggiò e allargò le braccia.
“Continua a sfuggirti la parte in cui TU sei la minaccia e io sto solo cercando di evitare una catastrofe mondiale, oh mia povera vittima!” urlò.

Steve lo raggiunse con un pugno arrossandogli il viso e facendolo cadere a terra su un fianco.
"Qui l'unica minaccia che vedo sei tu! Io sono Steven Rogers, imbecille di un burocrate!" gridò.

Tony strinse i denti, si rialzò e sollevò il capo.
“Burocrate? Bada come parli, soldato” intimò, con voce dura. Lo indicò con il capo, e socchiuse gli occhi, rizzando la schiena.
“Io sono Anthony Stark, detentore del monopolio sulla milizia e la sicurezza mondiale, nonché super-eroe e tuo custode fin quando non avremo chiarito tutta questa faccenda. Quindi, ora, seduto!” ordinò. Si irrigidì, batté i denti tra loro e si tirò indietro.
< Merda! Per colpa di Cap e delle sue manie di farmi fare il leader, la mia ossessione al comando sta nettamente aumentando > pensò.

 

  
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