Cap.2
Steve si risveglia
Non
so davvero dove sia il mondo,
ma mi manca in questo momento
Steve mugolò, della musica rock gli rimbombava nelle
orecchie facendogliele
fischiare. Si strinse il capo gemendo e fu scosso da una serie di
tremiti. Si
sporse, la testa gli ciondolò nel vuoto e vomitò.
Affondava in qualcosa di
morbido e tutto il corpo gli doleva. Ansimò,
boccheggiò, e si stese a faccia in
su.
"Non mi avrete ... con questo frastuono ..." biascicò.
Socchiuse un
occhio, gli pizzicava e si strinse l'addome che gli doleva. Si
rizzò a sedere
sgranando gli occhi e ansimò.
"L'aereo,
stava cadendo!" gridò. Si voltò, facendo cigolare
il letto su cui era
seduto.
Un
uomo
dagli intensi occhi castani e un pizzetto a mosca sul mento lo fissava,
tenendo
incrociate due muscolose braccia dalla pelle scura.
"Chi
sei?! Dove sono?!" gridò Rogers.
L'uomo
schioccò le dita facendo abbassare la musica, gli premette
la mano sulla spalla
facendolo stendere.
“Sei in una struttura militare segreta, soldato. Inspira,
espira, smetti di girare
e avrai risposte”.
Steve s'irrigidì, deglutì a vuoto e
annuì.
"Americana?" domandò. Guardò i muscoli tesi
dell'altro, i suoi occhi
assottigliati e le labbra strette.
< Sospetta di me. Se è americano perché
è tanto diffidente?>. Lo guardò
aprire e chiudere una mano e corrugò la fronte. < Ed
è dannatamente
impaziente. Più che un militare sembra un damerino. Forse
è un ufficiale >
rifletté.
Tony annuì, strinse le braccia incrociate spostando il peso
da un piede
all'altro.
“Esatto. Credo che lei abbia passato un lungo periodo di
inattività forzata”
rispose, duro. Steve strinse i pugni, irrigidendo i muscoli delle
spalle,
sentiva sapore di acido in bocca.
"La guerra?" domandò.
Tony
strofinò le labbra, espirando.
“Vinta. Da circa settant'anni” rispose, atono.
Steve
strinse gli occhi, il battito cardiaco gli divenne irregolare ed
espirò.
"Avevo ... un appuntamento" mugolò. Si morse il labbro fino
a sentire
il sapore del sangue. Socchiuse un occhio, vide il rossore sulla punta
delle
orecchie di Tony e deglutì.
"Ed il mio gruppo? La mia Peggy?" domandò. <
Sembrerebbe
imbarazzato > rifletté.
Tony sciolse le braccia incrociate, le fece oscillare facendo qualche
passo
indietro.
“Tutti morti” rispose duro. Socchiuse gli occhi
aggrottando la fronte.
< Resta calmo, Tony. Non menti bene, se non resti calmo >
si disse.
Steve fu colto da un capogiro e avvertì delle fitte al petto
sovrastare quelle
all'addome.
"Vi chiedo un permesso, allora. Cosicché io possa visitare
le tombe,
signore" biascicò.
Tony inarcò un sopracciglio, arricciando il labbro.
< Deve avermi scambiato per un qualche suo superiore > si
disse. Aggrottò
le sopracciglia indurendo l'espressione, rizzò la schiena
alzando il capo.
“Solo dopo che avremo completato le dovute specifiche. Al
momento lei è nostro
ospite”. Steve si rialzò seduto, si
strofinò le labbra rosa, quasi bianche, con
la mano e si mise in ginocchio.
"Mi auguro facciate in fretta. Ho settant'anni di vita a cui
rimediare" ribatté secco.
Tony
fece un
passo indietro, socchiuse gli occhi.
< Per quanto sembri umano, potrebbe essere qualsiasi cosa
> si ricordò.
Si chinò in avanti abbassando il capo, e
assottigliò le labbra.
“Torni in piedi. Ho bisogno che lei sia consapevole di quel
che fa” disse.
Steve
scese
dal letto mettendosi in piedi.
"Con
il
siero mi rimetto rapidamente" ribatté secco.
Osservò
l'altro indietreggiare, corrugare la fronte e le sue iridi fissarlo
intensamente.
< È nervoso come se fosse un animale selvatico pronto
a sbranarmi per essere
stato scoperto nella propria tana> rifletté.
Tony
distolse lo sguardo, alzò le spalle sogghignando. <
Naturalezza > si
ricordò. Si avvicinò, si sedette sul letto e si
sporse, socchiudendo gli occhi.
“Le devo rivelare informazioni classificate, Capitano.
Purtroppo potrebbero
causarle altri problemi, ma è il motivo per cui si trova qui
chiuso” spiegò,
con tono piatto.
Steve
si
sedette accanto a lui e annuì.
"Mi dica e mi dica anche chi è. Si è offeso
quando le ho detto
signore" ribatté secco.
Tony
si
strinse un ginocchio.
“Lei è rimasto congelato dal 1945 fino ad oggi.
Siamo nel febbraio 2015, ci
troviamo a New York. Lei è tenuto in custodia per questioni
di sicurezza
mondiale, le stesse che mi impediscono di rivelare troppe
informazioni” disse.
Assottigliò le labbra, lo guardò. < Meglio
che tu sappia di me meno di
quanto io so di te > pensò.
Steve
osservò l'irrigidirsi della sua schiena e si sporse,
guardandolo negli occhi.
"Prima di tutto, non date fiato alla bocca se poi non mi dite niente.
Vi
ho sorpreso? Lasciatevi stupire ancora" ringhiò. Gli
mostrò un pugno
dilatando le narici.
"Io sono un ragazzo di Brooklyn. Odio, e ripeto odio, i paroloni"
sibilò.
Tony ricambiò lo sguardo con aria dura.
“Evidentemente nel pleistocene per essere soldati erano
richiesti solo muscoli
e arroganza. Al giorno d'oggi, invece, vogliamo anche rispetto e un QI
di due
cifre” rispose. Inarcò un sopracciglio,
allargò le braccia e sogghignò.
“Ma visto che sono buono, traduco. Ha
dormito circa settant'anni, e
questa è una delle poche che posso dirti insieme alla
città in cui ci
troviamo”.
Steve digrignò i denti.
"Lei è sempre così pomposo e arrogante?"
sibilò.
Tony
aggrottò la fronte.
“Solo quando mi minacciano” rispose, sarcastico.
Poggiò le mani sul letto, tese
le gambe e piegò il capo.
“Lei ha autonomamente deciso che non sono un militare.
È un motivo abbastanza
valido per offendersi, non crede?”.
Steve
si
strinse un ginocchio fino a far scricchiolare l'osso.
"Se sono prigioniero qui, voglio almeno che mi si dica chiaramente"
sibilò.
Tony
roteò
gli occhi.
“Ma io l'ho detto. Circa mezz'ora fa.
È lei che non presta attenzione,
Capitano”. Lo derise. Incrociò le braccia, e
socchiuse gli occhi.
< Cosa sei? E soprattutto, come lo scopro? > si chiese.
Steve
lo
raggiunse all'addome con una gomitata, alzandosi di scatto.
Tony
gemette, si piegò in avanti e digrignò i denti.
Alzò il capo, si rizzò in piedi
e girò attorno al soldato.
“Non te lo consiglio. Puoi non credermi, ma sono l'unica
persona amichevole che
troverai nel raggio di un continente”.
"Ho servito questa patria con la mia vita. Il minimo che mi aspetto
è che
mi si dica almeno la verità!" gridò Steve.
Calciò un armadio mandandolo in
pezzi, si alzò un polverone e frammenti di legno si
sparpagliarono
tutt'intorno.
Tony
roteò
gli occhi, sbuffando sonoramente con le braccia incrociate, e storse il
labbro.
< Prepotente. Crede di essere l'unico a volere il bene della
nazione, Mr.
So-fare-tutto-io > pensò. Si passò una
mano tra i capelli, chiudendo gli
occhi, li riaprì e sospirò.
“Non mi importa quel che ti aspetti, prima donna. M'importa
la sicurezza del
pianeta, quindi accontentati di non essere legato”
ringhiò.
Steve
si
avvicinò i polsi e glieli porse.
"Fa pure! Però a quel punto non desisterò dal
cercare di farti la
pelle" ruggì.
Tony
gli
afferrò i polsi, lo strinse e lo sbatté contro il
materasso. Lo lasciò,
indietreggiò e allargò le braccia.
“Continua a sfuggirti la parte in cui TU sei la minaccia e io
sto solo cercando
di evitare una catastrofe mondiale, oh mia povera vittima!”
urlò.
Steve
lo
raggiunse con un pugno arrossandogli il viso e facendolo cadere a terra
su un
fianco.
"Qui l'unica minaccia che vedo sei tu! Io sono Steven Rogers, imbecille
di
un burocrate!" gridò.
Tony
strinse
i denti, si rialzò e sollevò il capo.
“Burocrate? Bada come parli, soldato”
intimò, con voce dura. Lo indicò con il
capo, e socchiuse gli occhi, rizzando la schiena.
“Io sono Anthony Stark, detentore del monopolio sulla milizia
e la sicurezza
mondiale, nonché super-eroe e tuo custode fin quando non
avremo chiarito tutta
questa faccenda. Quindi, ora, seduto!” ordinò. Si
irrigidì, batté i denti tra
loro e si tirò indietro.
< Merda! Per colpa di Cap e delle sue manie di farmi fare il
leader, la mia
ossessione al comando sta nettamente aumentando >
pensò.