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Autore: Emma_blue    12/07/2014    5 recensioni
la mia storia inizia alla fine della puntata 2x11
come sempre e per sempre aly grazie
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Whale mi ha fatto andare a casa per la notte, ho protestato animatamente, volevo stare in ospedale vicino a Rumple, ma il dottore mi ha fatto notare che sarebbe stato inutile, lui non ha idea di chi sia, e se nello svegliarsi mi avesse trovato li avrebbe sicuramente fatto troppe domande alle quali al momento non posso rispondere.


Alle 8 in punto sono davanti alle porte dell’ospedale, all’entrata incontro David, Snow e Emma.
“Buongiorno “mi saluta dolcemente Snow.
“Buongiorno, ci sono novità?”
“il tizio della macchina ha superato l’intervento e Hook stà fin troppo bene per i miei gusti” dice alla fine amaramente Emma con sguardo irritato.
“E Rumple?”
“Stà bene, Whale lo stà guardando giusto adesso”


Sospiro leggermente, ho passato tutta la notte sveglia, da una parte ansiosa di vederlo, dall’altra terrorizzata. Whale si avvicina a noi ha l’aria preoccupata.
“Vuole uscire”
“Chi?”
“Gold…dice di stare benissimo e che vuole uscire immediatamente”
“Perfetto e ora che facciamo?” chiede David.
“Ci parlo io” rispondo sicura.
“Belle…lui non sa chi sei”
“Lo so, ma sono sempre stata in grado di gestirlo, anche quando era il signore oscuro, credo che Mr Gold non possa essere peggio”
“Sei sicura di sentirtela ?” mi chiede Snow.
“Si, mi inventerò qualcosa per giustificare la mia presenza, ma io… devo vederlo” dico in un sussurro alla fine.
“Va bene” mi dice Whale  “vai pure, ma comunque fagli presente che fino all’una non potremmo dimetterlo”
“Ok”


Mi avvicino alla stanza, come ieri il tragitto sembra infinito. Quando sono davanti alla porta busso leggermente.
“Avanti” risponde una voce seccata da dietro la porta “e lei chi è?”
Mi si stringe il cuore a sentire quelle parole, i suoi occhi sono puntati su di me freddi e diffidenti, non ha mai avuto quello sguardo, neanche quando eravamo al castello oscuro.
“Buongiorno… io…io…”
“Lei cosa?”
“Mi chiamo Belle” dico tutto d’un fiato “sono qui per…per assisterla”
“Assistermi?”
“Si…vede, in seguito all’incidente non potrà muovere il braccio per parecchie settimane, e visto che si tratta del braccio che usa, l’ospedale ha pensato che le potesse servire un aiuto per le varie questioni quotidiane, come…come… il guidare, il cucinare ecc”  ho detto tutto alla velocità della luce, non sono neanche sicura che mi abbia capito.
“Non ho bisogno di una badante” mi dice stizzito.
“Non sono una badante, sono … solo un aiuto”
“Devo essere molto importante se mi hanno mandato lei, non ho mai sentito parlare di un servizio del genere da parte di un ospedale” mi dice canzonatorio.
“Si lo è…cioè voglio dire lei è il signor Gold, è risaputo che lei è un uomo importante”  ok mi prenderà sicuramente per pazza.
“Mmh… non ho capito il suo nome”
“Belle…Belle…French”
“Come il fioraio?”
“Si… sono sua figlia”
“Non sapevo che French avesse una figlia” mi dice guardingo.
“Vivevo a Boston prima, sono tornata da poco”
“Capisco” continua a fissarmi non molto convinto “bhe visto che è qui per aiutarmi dica al dottor Whale che voglio essere dimesso immediatamente”
Mi viene quasi da ridere, è cosi autoritario anche con un orrendo camice d’ospedale giallo, i capelli spettinati e la barba non fatta.
“Mi dia del tu la prego, e il dottor Whale mi ha detto di dirle che potrà essere dimesso per l’una”
“Bene  cara, sarebbe allora cosi cortese da farmi avere i miei vestiti?”
“Purtroppo sono inutilizzabili, il fango e il sangue li hanno rovinati”
“Dannazione, dovrei andare a casa a prenderne degli altri, non posso uscire da qui in questo stato”
“Se mi da le chiavi di casa posso passare io a prenderle un cambio e se mi da il permesso posso prendere anche la macchina per portarla a casa dopo”
Mi fissa per un po’ attento inclinando leggermente la testa, posso solo immaginare che gli stia passando per la testa in questo momento. Dopo  un tempo che sembra eterno, ricomincia a parlare.
“Molto bene cara, si faccia dare i miei oggetti personali dalle infermiere, presumo lei sappia dove abito”
“Certamente” non ho bisogno di farmi dare le chiavi le ho già, Rumple me le ha date tempo fa. Anche se non abitavamo insieme ha voluto che le avessi per qualsiasi necessità, ma di sicuro a LUI non ho intenzione di dirlo.
“Perfetto, l’ aspetto qui all’una in punto, non accetterò un solo minuto di ritardo” mi dice duro.
“Va bene, buona giornata Mr Gold” mentre mi appresto ad uscire mi richiama
“Non le consiglio di far sciocchezze, come ad esempio rubare qualcosa da casa mia, cara, le conseguenze potrebbero essere  spiacevoli sia per lei che per la sua famiglia. Nessuno ruba a Mr Gold” usa un tono aggressivo mentre mi parla.
“Posso immaginarlo” rispondo, sorridendogli leggermente.
“E ora perché sorride?” chiede confuso “sono serio”
“Lo so bene” e con un cenno lo saluto ed esco.

 
 
 
Mancano quindici minuti all’una e io sono fuori dalla stanza di Rumple, gli ho portato un cambio e qualcosa per darsi una pulita. Ho quasi pianto quando sono entrata in casa sua, mi tornano alla mente cosi tanti ricordi.
“Miss French”
Faccio quasi fatica a capire che stà parlando con me quando mi chiama. French è il cognome che Regina ha dato durante la maledizione a mio padre, usarlo in questa circostanza mi pare normale, ma mi suona comunque strano.
“Può chiamarmi Belle se vuole, miss French mi sembra troppo formale”
“Non penso che siamo nelle condizioni d’intimità necessarie per darci del tu cara, io non la conosco”
“Per ora, ma ci conosceremo” dico sorridendo leggermente.
“Si si certo, come preferisce. Visto che è qui per aiutarmi mi dia una mano a mettere la giacca”
“Certamente” mi avvicino e l’aiuto a mettere una manica, l’altra parte l’appoggio delicatamente al braccio fasciato, per qualche secondo mi concedo di chiudere gli occhi e sentire il suo profumo, non cambia mai, è sempre lo stesso.
 
“Allora ci siamo capiti, non può fare assolutamente nessun tipo di sforzo chiaro? È stato fortunato ad non aver riportato lesioni gravi, ma è comunque una brutta ferita”
Whale stà spiegando a Rumple cosa deve fare, dal cambio del bendaggio alle medicine che deve prendere, ascolto attentamente anche io, visto che dovrò occuparmene, in fondo sono L’AIUTANTE di Mr Gold.
“Si, ho capito perfettamente anche se ancora mi è oscuro il motivo di questo mio incidente”
“Gliel’abbiamo già spiegato: un pazzo è andato in giro per la città armato, lei deve essere incappato nel suo tragitto per sbaglio” la versione che abbiamo concordato con gli altri è questa, ma risulta assurda anche a me, figuriamoci a lui.
“Dovrò parlare con lo sceriffo Graham”
“Mr Gold… lo sceriffo è morto l’anno scorso, attacco di cuore”
“L’anno scorso ? ma…ma io non ricordo” dice confuso Rumple.
“Si, è l’effetto della caduta che ha avuto durante l’incidente, ha sbattuto la testa”
“Sono confuso” continua pensieroso.
“È normale, i ricordi torneranno mano a mano, comunque il nuovo sceriffo si chiama Emma Swan, e sono sicuro che risponderà a tutte le sue domande” termina Whale con un sorriso talmente tirato, che ho quasi paura che gli si spezzi la faccia.
“Bene… miss French possiamo andare”
“Si mr Gold” mentre spingo la carrozzella fino all’uscita vedo Whale lanciarmi un occhiata, come a voler dire ‘buona fortuna’. Lasciamo la carrozzina ad un infermiera che ci ha seguito fuori e Gold sale in macchina svelto. Ho dovuto prendere la sua Cadillac io non ho una macchina mia, fortunatamente Rumple mi ha insegnato a guidare.
“Vuole fermarsi da qualche parte prima di andare a casa?” mi informo.
“Si, passi dal mio negozio voglio dare un occhiata”


Arrivati al negozio apro la porta e mi scanso per farlo passare, lo seguo subito dopo, lo vedo fare un giro attento ad ogni oggetto, sembra perso in un mondo tutto suo.
“Manca qualcosa…” dice sovra pensiero.
“Come ?”
“Ho detto che manca qualcosa”
“Cosa?”
“La tazzina… quella bianca con i disegni blu” dice tenendosi una mano vicino alla tempia, come se si stesse sforzando di ricordare.
A sentire nominare la nostra tazzina il mio cuore salta un battito, è possibile che ricordi?
“Parla…parla della tazzina sbeccata?” chiedo titubante.
Lui si gira verso di me immediatamente, “e lei che ne sa di quella tazzina?” mi chiede quasi ringhiando, con gli occhi stretti in due fessure.
“Io …io l'ho vista a casa sua prima, era nella teca che ha in soggiorno, mi è rimasta impressa perché era molto carina ma era rovinata, mi… mi sono chiesta perché la tenesse”
“È a casa?” dice quasi sollevato.
“Si nella sua teca in soggiorno come le dicevo”
“Bene” dice alla fine calmo con lo sguardo perso.
“Come mai è cosi importante? È una tazza” dico esitante, voglio sapere cosa ricorda.
“Non è solo una tazza” mi risponde sgarbatamente "è...è speciale” sussurra
“Perché?”
“Non lo ricordo… ma da quando ne ho memoria quell’oggetto riusciva a calmarmi” Poi, come se si fosse reso conto di essersi aperto troppo, lo sguardo cambia, i lineamenti, che si erano addolciti mentre spiegava, tornano freddi e irritati.
“Mi porti a casa ora miss French, sono stanco e voglio riposare” dice avviandosi all’uscita.



Il tragitto dal negozio a casa lo passiamo in religioso silenzio, lui perso a contemplare il paesaggio fuori dal finestrino, io con una speranza in più nel cuore, < se si ricorda della nostra tazzina, potrò anche fargli ricordare di noi>


















Angolo dell'autrice:
Inizio con il ringraziare tutti quelli che hanno commentato Euridice100, zavarix, padme83, claraoswald, davvero davvero grazie :D
E un grande ringraziamento anche a voi lettori silenziosi.
Spero che anche questo capitolo vi piaccia
un bacio a presto  :*

Emma_blue
  
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