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Autore: DalamarF16    14/07/2014    7 recensioni
Sono passate poche settimane dagli eventi di New York, e Clint deve fare i conti con la sua coscienza, con le azioni commesse sotto il controllo di Loki. Accanto a lui, a cercare di aiutarlo, ci sarà Natasha, ma una nuova recluta darà una svolta alla vita di Occhio di Falco...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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PERSONAL SPACE: eccomi qui! altro capitolo abbastanza clintashoso, almeno dal punto di vista dell'amicizia...come sempre grazie alle mie fedelissime, che mi leggono e recensiscono e anche a chi legge e basta, a chi mette questa ff tra le preferite e le seguite...buona lettura!

Capitolo 11: qualcosa di reale

Clint continuò a tenerla abbracciata a sé, lieto finalmente di vederla calma o, perlomeno, non più così sconvolta. Rimase in silenzio, guardandola svuotare piano piano il contenuto del pacco di biscotti, chiedendosi da quanto tempo non toccasse cibo, visto la nota avversione della Vedova Nera per i dolci. Guardò l'ora, ben sapendo di doversi presentare alle 10.00 al quartier generale per l'ennesima lezione con le reclute. Era ancora presto. L'orologio segnava le 5.45.
Lasciò che fosse lei a staccarsi da lui, per essere sicuro che fosse emotivamente stabile prima di lasciarla andare.
Solo dopo si alzò per recuperare il kit di pronto soccorso che teneva in bagno.
Non le avrebbe fatto domande. Sapeva, per esperienza personale, che forzare qualcuno a parlare era la cosa peggiore che si potesse fare, e inoltre tra loro due aveva sempre funzionato proprio per il rispetto che avevano degli spazi reciproci, fisici e psicologici.
Le si avvicinò cauto.
-Posso?-
Lei annuì semplicemente e si spostò un poco più sotto la luce per permettergli di vedere meglio. -Per il ghiaccio dovrai aspettare, ho messo l'acqua in freezer mentre preparavo la colazione-
Di nuovo, lei fece un cenno affermativo con la testa, senza proferire parola.

Non aveva voglia di parlare, e stava letteralmente amando il fatto che lui rispettasse il suo bisogno di silenzio, parlando solo per chiederle se poteva occuparsi di lei.
Lo guardò mentre lui iniziava a medicarle delicatamente le ferite sul viso. Venne via molto sangue, e quando finì, vide con sollievo che non erano ferite così drammatiche come aveva pensato. Sorrise quando lui fece una battuta sul fatto che era comunque decisamente figa.
Notò però, che non aveva fatto una delle sue solite battutacce. Prima non avrebbe avuto scrupoli a dire che si sarebbe...Dio non riusciva nemmeno a pensarla quella parola... con una sua foto.
Che avesse capito qualcosa?
Francamente, non le importava, anzi, forse lo preferiva.
Non si vergognava di quello che le era accaduto, ma non si sentiva pronta a raccontarlo, o almeno credeva, e temeva il momento in cui avrebbe dovuto scriverlo sul rapporto.
Non aveva paura di dirlo a Clint, semplicemente non aveva idea di come dirglielo. Temeva la sua reazione e non voleva che si buttasse in una vendetta solo perchè accecato dalla rabbia.
Perchè sarebbe stato furioso, di questo era certa.
Era loro già capitato qualche volta di trovarsi di fronte a donne stuprate o costrette alla prostituzione, a anche con le sconosciute le sue reazioni erano tutt'altro che pacate.
Sarebbe sicuramente esploso ora che era successo a lei.
Come lei si era infuriata nel vederlo ridotto come uno straccio...

Era riuscita a entrare nello SHIELD, alla fine. Aveva coperto Clint, evitando di dire cose che non sapeva, come, ad esempio, per quale dannato motivo a Milano l'aveva salvata.
Per lei lavorare in squadra non era semplice. Non l'aveva mai fatto. Il KGB l'aveva sempre addestrata a operare in solitaria, a guardarsi le spalle da sola. E ora si ritrovava a fare coppia con Clint.
I due insieme lavoravano bene. Si parlavano poco e agivano tanto. E, cosa non da poco, era la prima persona a cui riusciva ad affidare la propria vita.
Certo le prime missioni erano state uno schifo, ed era una fortuna vera e propria che loro fossero abbastanza in gamba da uscirne indenni nonostante la totale mancanza di coordinazione.
Poi, piano piano, avevano trovato un equilibrio.
Iniziarono anche a scherzare tra di loro, a riconoscere le debolezze e i punti di forza dell'altro e a sfruttarli al meglio.
Ma quanto tenesse veramente a Occhio di Falco lo capì solo un anno dopo, quando erano stati catturati durante una missione in Canada.
Nessuno dei due aveva potuto fare niente per evitarlo, erano finiti entrambi dritti nella trappola.
Clint si era offerto volontario per l'interrogatorio. Non l'aveva fatto per galanteria. Era una questione di tattica. Dei due, quella fredda e calcolatrice era lei, lui era quello istintivo. Natasha era quella più adatta a tirarli fuori vivi.
Era stato lontano per ore, mentre lei pensava a una via di fuga, a possibili soluzioni, inclusa la confessione di alcune cose abbastanza irrilevanti ma che sarebbero state vere e proprie rivelazioni per i loro aguzzini. Quando era tornato non era in grado nemmeno di restare seduto. Era esausto, non ferito, ma bagnato fradicio e tremava come una foglia al vento.
Aveva subito riconosciuto la tattica tipicamente americana della tortura con l'acqua. Erano in Canada ed era gennaio. Il vero supplizio per Clint sarebbe stato sopravvivere al gelo della notte tra quelle quattro mura umide.
Si era tolta subito la felpa, ignorando il freddo e le sue deboli proteste, ed era rimasta con una canottiera aderente. Aveva freddo, ma tolse i vestiti bagnati all'amico e dopo averlo asciugato come poteva, gliela fece indossare, e contemporaneamente si era stesa su di lui per scaldarlo col proprio calore.
Il terrore che non sopravvivesse alla notte l'aveva letteralmente mandata fuori di testa.
Il mattino successivo, quando entrarono per riprendere l'interrogatorio, li aveva uccisi senza pietà e aveva trascinato fuori Clint a suon di omicidi, come non faceva dai tempi del KGB, dove un morto in più o in meno non faceva differenza. Si era calmata solo quando l'aveva portato in un ospedale e le avevano assicurato che non sarebbe morto congelato.

Lei e Clint erano come una famiglia.
E se lei, così fredda aveva reagito così dopo pochi mesi, cosa avrebbe fatto lui dopo così tanti anni e una pseudo storia d'amore?
-Nat?-
Si scosse dai suoi pensieri e si accorse che lui la stava guardando un po' preoccupato
-Eh?-
-Mi dai i polsi, per favore?-
Lei obbedì e lo guardò lavorare con calma, pulirle e disinfettarle bene le escoriazioni che si era provocata con quelle maledette corde. Gemette di dolore quando lui con una pinzetta sterilizzata sul fornello e poi fatta raffreddare, le estrasse qualche filamento di spago -Stringi i denti, Nat-
Una parola. Faceva un male d'inferno. La pelle aveva già ricominciato a rimarginarsi attorno alla corda e l'operazione la fece di nuovo sanguinare. Ma strinse i denti e tenne duro, costringendosi a restare immobile mentre lui lavorava.
Finita l'operazione la fasciò per bene e ripetè il tutto con le caviglie, che erano davvero un uno stato pietoso complice lo sforzo fatto per arrivare negli USA. Clint sussultò quando le vide. Il sangue si era rappreso sopra il calzino, imprigionandolo di fatto nella ferita. Decisamente non un bello spettacolo. Inoltre piede e polpaccio erano un livido unico.
I suoi occhi incontrarono quelli dell'amico.
-Nat...questo farà parecchio male- le disse -Stenditi, torno subito-
-Dove vai?- chiese con urgenza. Improvvisamente seppe di non voler essere lasciata sola. Non in quello stato.
-Voglio solo salvaguardare il materasso. Tranquilla. Non ti lascio-

Dio. Ora si che era inquietato.
Nel tono di Natasha c'era una nota di panico autentico. I suoi sospetti prendevano sempre più forma, mentre raccattava un sacchetto dell'immondizia e un paio di asciugamani dal bagno.
Mise il sacchetto e sopra di esso l'asciugamano, poi cominciò a toglierle, aiutandosi con le forbici, i calzini, mentre Natasha si sforzava di non gridare dal dolore.
Il tempo che impiegò per la medicazione gli sembrò infinito, ma alla fine completò l'opera con una bella fasciatura fresca. Sentì l'amica stendersi cautamente, con un sospiro di sollievo e si alzò per portarle dell'acqua.

Doveva dirglielo. Ormai non poteva aspettare di più, anche perchè si rendeva conto della necessità di dover alleviare l'infiammazione e, suo malgrado, di un test di gravidanza, senza contare la necessità di una medicazione alla zona perianale che non era certo in grado di fare da sé.
Aspettò che Clint tornasse e si prese il tempo di bere con calma prima di parlare
-Clint- disse alla fine cercando di tenere la voce ferma. Le uscì poco più che un sussurro e istintivamente la sua testa si abbassò, i suoi occhi fissarono il bicchiere che teneva distrattamente tra le mani.

E il modo in cui pronunciò il suo nome, gli fece capire tutto. Le mise un dito sulle labbra, invitandola a tacere, a non parlare se non se la sentiva.
-Dimmi solo di cosa hai bisogno, Natasha-
-Un...test di...di...g..- la vide nettamente in difficoltà e annuì solamente.
-Qualcosa per le irritazioni?- le chiese dolcemente.
Un nuovo cenno affermativo.
L'avrebbe abbracciata, ma sapeva che Nat non voleva la sua pena o il suo dispiacere, così si era buttato sulle cose pratiche, sperando di evitare che si soffermasse troppo su quel che le era successo.
Clint guardò l'ora, era ancora prestissimo, le farmacie non avrebbero aperto ancora per un'oretta, almeno.
-Vuoi...non lo so, qualcosa per rinfrescarti? Per farti degli impacchi?-
Sì, era pessimo e lo sapeva. Ma stava cercando di domare una bestia che si era svegliata dentro di lui al solo pensiero di quello che le era accaduto. Certo, entrambi sapevano che è quasi inevitabile per una donna catturata venire stuprata, ma tra la consapevolezza e la realtà c'era una abisso, e tra la realtà e il fatto che la realtà fosse Natasha c'era un universo. Una distanza che si era improvvisamente azzerata e l'aveva lasciato prima incredulo, poi l'aveva raggelato, e infine aveva scatenato l'istinto rabbioso che c'era in lui.
Lo stesso istinto che l'aveva spinto più di una volta a scagliarsi contro suo padre per proteggere sua madre.
Natasha. Si disse. Concentrati. Su. Natasha. Ci sarà tempo per la vendetta. Natasha ora è qui e le serve aiuto. Natasha.
Lei annuì solamente.
Le sembrava... svuotata, insicura.
E ciò gli rendeva ancora più difficile restare calmo.
Prese una bacinella e la riempì di acqua fresca, cercando poi un qualcosa di morbido per far sì che non si facesse male. Alla fine rimediò una spugna rettangolare e sottile, di quelle senza la parte ruvida. Quando tornò da lei, vide che si era tolta slip e pantaloni.
-Te la lascio...ehm...qui- disse esitando, decisamente per niente preparato a trovarsela mezza nuda davanti. Certo non era niente che non avesse già visto, ma mai la situazione era stata tanto delicata.
-Mi...mi...aiuteresti?-
Doveva dire qualcosa di stupido. Ora. Troppa tensione. E non sopportava quel tono di voce su Natasha
-Solo se me lo chiedi con voce sexy-

Non era una gran battuta. Natasha lo sapeva. E non era nemmeno appropriata.
Ma funzionò.
La voce con cui aveva parlato non le sembrava nemmeno sua tanto era insicura.
Iniziò all'improvviso a ridere.
Quella penosissima battuta di Clint le era sembrata qualcosa di davvero reale. Qualcosa di normale in quella situazione che di normale non aveva niente.
-Ti lascio toccare la mia vagina. Accontentati- Riuscì a rispondere ridendo mentre lo colpiva scherzosamente con un pugno sulla spalla.
-E il lato B?- Il tono continuava a essere scherzoso, anche se la domanda era abbastanza seria.
-Vada per il lato B, poi però ti chiudi in bagno e ti dai al fai da te. Io non ti aiuto-
Era di questo che aveva bisogno.
Di qualcuno che non la guardasse come una vittima. Di qualcuno che non provasse pena per quello che era successo. Che facesse finta di niente pur non lasciandola sola.
Aveva bisogno di Clint.

La sua pessima battuta aveva funzionato meglio del previsto. La tensione si era sciolta e Natasha aveva iniziato a ridere, dando vita a uno dei loro soliti scambi di battute.
Rise anche lui mentre sigillavano l'accordo con una stretta di mano.
Quando entrambi si furono calmati (e lui aveva anche vinto due lividi nuovi nuovi sulla spalla) inzuppò per bene la spugna e dopo averla strizzata iniziò a tamponarla delicatamente, timoroso di farle del male, tesissimo, pronto a ritirarsi alla prima avvisaglia di disagio da parte di Natasha.
Ma la ragazza era perfettamente rilassata, stesa sul letto, una mano posata sullo stomaco, l'altra sulla fronte. Ben presto Clint passò a tamponarle le gambe, lavandola dallo sporco del viaggio.
-Clint?-
-Sì?-
-Avvisami quando tornerai a essere un dodicenne alla prima volta che vede una donna nuda-
Per tutta risposta le tirò in faccia la spugna bagnata di acqua fredda, facendola ridere e gridare allo stesso tempo.
Alla fine dell'operazione entrambi tirarono un sospiro di sollievo. Lei, perchè si sentiva davvero meglio, e lui perchè era riuscito a farlo senza terrorizzarla a morte.
Guardò l'ora.
Si erano fatte le 8.30. E lui era a dir poco esausto. Se voleva riuscire a passare anche in farmacia doveva uscire ora.
-Natasha? Te la senti di stare sola?-
-Sì. Tranquillo, Clint. Vai-
Lui uscì di casa e tornò con quello che gli aveva chiesto. Si era procurato anche un telefono usa e getta. Lo lasciò a Natasha, strappandole la promessa di chiamarlo in caso di bisogno. Poi si mise la divisa e uscì, diretto a lezione.

Se la sentiva davvero di stare sola?
Non lo sapeva, ma doveva essere forte. Clint non poteva assentarsi dal lavoro, e lei doveva iniziare a pensare a come dire a Fury di aver fallito la missione.
Ma prima pensò a sé stessa.
Ignorò il test. Non era pronta a farlo, non da sola per lo meno. Se fosse stato positivo, da sola sarebbe impazzita. Probabilmente l'avrebbe fatto anche con Clint, ma per lo meno ci sarebbe stato lui accanto a lei, pronto a farla ridere o a darle un sostegno.
Si occupò per prima cosa della sua intimità. La sensazione di fresco data dalla crema scacciò per un po' il bruciore.
Finalmente si decise a farsi una doccia. Si prese tutto il tempo del mondo, immaginando che l'acqua potesse far scorrere via insieme a lei tutto l'accaduto. Trovò in bagno un enorme telo ancora piegato, probabilmente preparatole da Clint. Vi si avvolse completamente e si mise sdraiata sul letto, lasciandosi cullare dal tempore della spugna.
Piano piano scivolò in un sonno tranquillo.

-E' tutto ok, signore?-
Tommy gli si era avvicinato alla fine della lezione del mattino, alla fine della pausa pranzo.
Era tutto ok? Ovviamente no.
Come non aveva più avuto Natasha sotto mano, da rassicurare e aiutare, la sua mente aveva divagato, la rabbia era montata in lui, a stento controllata. Sapeva bene che non serviva a niente incazzarsi, che alla meglio quello sceicco era nel suo palazzo, circondato dalle sue ricchezze, probabilmente con l'unico rammarico di non avere più il corpo di Natasha a sua disposizione.
Eppure il rancore covava dentro di lui, rendendolo particolarmente severo e scorbutico, specialmente con le reclute.
Anche il sonno faceva la sua parte. La notte insonne, passata tenendo stretta l'amica, con l'ansia di non sapere cosa le stesse succedendo, l'aveva sfibrato. E ora stava pagandone le conseguenze.
-Sì, Tommy, non preoccuparti. Ho solo avuto una nottataccia-
-Ne è sicuro?-
-Sì, ora approfitto della pausa per farmi una dormita-
-E'...colpa mia?-
Per un attimo, troppo preso dalla Vedova Nera, si era scordato delle rivelazioni di Tommy. Scosse la testa, e optò per una mezza verità
-Una mia amica non è stata troppo bene...e le sono rimasto vicino-
Tommy annuì e salutandolo si diresse verso la mensa. Clint non aveva nemmeno fame. Si buttò su un materassino e in un istante già dormiva.

Venne svegliato da Capitan America in persona. Si astenne mordendosi la lingua dal mandarlo al diavolo. Mugugnò un qualcosa che nella sua mente era un “che posso fare per te”, ma che sicuramente non era arrivato così chiaramente.
Steve Rogers si sedette vicinissimo a lui, e parlò in qualcosa che non poteva nemmeno definirsi un sussurro.
-Che succede a Natasha? Credevo fosse negli Emirati-
-Niente- Rispose un po' troppo in fretta, un po' troppo sveglio rispetto a qualche secondo prima.
-Bugiardo-
-Cosa ti fa pensare che io sappia qualcosa?-
-Ti ho sentito parlare con quella recluta-
-E allora?-
-L'unica persona con cui passeresti una notte insonne è Natasha-
Dannatamente vero. Decise in un istante. Mentire a Cap non gli avrebbe portato nessun giovamento, e, inoltre, se con qualcuno doveva parlare, preferiva fosse con lui. Per lo meno avrebbe avuto la sensibilità adatta ad affrontare una cosa del genere.
-Ok, ma non una parola a nessuno. Fury incluso-
-Ma..-
-Capitano...non glielo chiederei se non fosse importante...-
-Va bene-
Clint quindi gli raccontò di come aveva accolto una Natasha sconvolta e ferita. Non fece parola dello stupro, ovviamente.
Steve lo ascoltò in silenzio, poi lo mandò dritto a casa a starle vicino o a dormire. Alle reclute avrebbe pensato lui, e anche a Fury.
Occhio di Falco non osò ribellarsi, e si trascinò a casa, dove crollò sul divano non appena si era assicurato che Nat stesse dormendo tranquilla.

PERSONAL SPACE: Ora anche Cap sa qualcosa..e Fury? lo scoprià? come Finirà per Natasha? Lo sceicco sarà davvero un capitolo chiuso? Al prossimo capitolo!
   
 
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