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Autore: alessiacroce    14/07/2014    9 recensioni
"Riemersi con la testa e presi di nuovo fiato, ma Harry era pesante, non ci riuscivo. Mi chiesi se sarebbe stato meglio non averlo mai conosciuto. Tutto questo sicuramente non sarebbe mai successo. Adesso non starei per morire. Adesso lui non starebbe per morire."
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Trailer ufficiale:
 http://www.youtube.com/watch?v=w8YIoKs97YQ

Capitolo 11
 


“Cosa vi posso portare, ragazzi?” ci chiese, all’entrata, una cameriera dai capelli lunghi, biondi e cotonati. La matita nera che le contornava i grandi occhi verdi era leggermente sbavata ai lati.
 
“Uhm, niente grazie” rispose Zayn, velocemente.
 
La ragazza alzò le spalle e si voltò, dirigendosi verso un tavolo poco più in là dove stavano seduti tre uomini sulla quarantina.
Il locale era avvolto in una strana nebbia bianca e nell’aria alleggiava odore di alcool e fumo, rendendola pesante. Tossii, sventolandomi una mano davanti al viso.
Louis mi guardò, dubitante, ma io gli feci cenno di voler continuare a cercare.
Il locale era composto da una sola stanza enorme, il cui centro era occupato da un piccolo palco con un palo nel mezzo dove si esibivano due ragazze svestite, accerchiate da una massa di ragazzi e uomini incitanti. Rivolsi uno sguardo schifato alle due spogliarelliste, una rossa e l’altra mora, con qualche colpo di sole lungo il ciuffo che gli ricadeva sulla fronte. Si esibivano in balli sfrenati, strofinandosi contro il palo e ammiccando.
Un piccolo balcone da bar era stato allestito in fondo al locale ed era gestito da un ragazzo carino, moro e alto, sulla ventina.
Qua e là erano sistemati dei divanetti di pelle nera, qualche tavolo e delle sedie rovinate.
 
“Ehi, stammi vicina” mi sussurrò Louis, prendendomi per mano.
 
Io annuii, un po’ infastidita. Non ero una bambina.
Ritrassi la mano e accelerai il passo, perlustrando la stanza. Zayn e Louis mi seguirono, senza obbiettare.
Niente Liam. Nemmeno l’ombra.
Eppure, dalla finestra affianco a me riuscii ancora ad intravedere la moto bianca e rossa.
Non se n’era andato, ma allora dove si era cacciato?
Cominciai a preoccuparmi seriamente. Magari avevo sbagliato, non era la sua moto. Forse qualcun’altro ha la sua stessa moto ed è venuto a passare la serata qua, insomma, d’altronde non è il posto che avrebbe frequentato volentieri Liam. Si, forse mi ero sbagliata.
 
“Ehi, Less! Quello non è Liam?” sentii la voce di Zayn chiamarmi da dietro.
 
Mi girai verso di lui e guardai il punto che stava indicando. Una porta che prima non avevo notato era semiaperta e Liam vi era appoggiato, ridendo e parlando con due ragazze bellissime.
Mi fiondai in quel punto, attraversando a spintoni la folla ubriaca e rumorosa in mezzo alla stanza. Ma appena riuscii a raggiungere la porta questa era stata richiusa e di Liam e le sue ‘amichette’ non c’era più traccia.
 
“Dove sono finiti?!” urlai, per sovrastare in rumore, in direzione di Louis e Zayn, a qualche passo da me.
 
Entrambi alzarono le spalle, non sapendo cosa rispondere.
Sfiorai la maniglia fredda della porta davanti a me.
L’abbassai cautamente.
 
“Dove vuoi andare?!” mi domandò Louis.
 
Lo ignorai ed attraversai l’uscio, il buio mi avvolse.
Zayn accese la torcia del suo cellulare e avanzammo nella penombra. Una lunga scala si stagliò davanti a noi.
Salimmo i gradini attentamente, finchè giungemmo dinnanzi ad un’altra porta di legno. Avvertii la voce di Liam dietro essa. Afferrai la maniglia, incerta.
 
“Sei sicura di voler entrare là dentro?” mi fermò Zayn.
 
“Non mi resta altra scelta” mormorai, poi spalancai la porta.
 
La risata cristallina di una delle ragazze sedute in braccio a Liam mi riempì le orecchie.
Lui se ne stava tranquillamente sdraiato sul piccolo divano posizionato al centro della stanza, le due ragazze attorno a lui, una accomodata sulle sue gambe, l’altra era in piedi, affianco al divanetto, e gli accarezzava maliziosamente il viso.
Liam aveva gli occhi chiusi e si portava alla bocca, ogni tanto, una canna, ormai finita.
Poco distante da loro un tavolino era stato riempito da bottiglie semivuote di vodka, drink e alcolici di vario tipo.
Le due ragazze, sentendo la porta spalancarsi, si girarono verso di me, stupite. Liam non reagì e rimase fermo nella sua posizione.
Mi portai una mano alla bocca.
Feci un passo in avanti, entrando completamente nella stanza.
 
“E voi chi sareste?” sputò una delle due ragazze, quella accovacciata sopra mio fratello.
 
Si spostò i corti ma sbarazzini capelli neri dagli occhi.
 
“Che succede, Linda?” mormorò Liam, con voce impastata, rivolgendosi alla ragazza che aveva appena parlato.
 
Riaprì lentamente gli occhi e voltò la testa nella mia direzione. Appena mi vide spalancò gli occhi, liberandosi in fretta della canna ancora accesa. Si alzò di scatto, spostando Linda dalle sue ginocchia.
“Less” disse, interrogativo.
 
“Liam” parlai, io.
 
“Che ci fai qui?” mi chiese, sollevandosi debolmente dal divano.
 
Avanzò verso di me con passo traballante.
 
“Che ci fai tu qui, semmai” cercai di mantenere la calma.
 
Liam scoppiò in una fragorosa risata. Era ubriaco. E fatto.
Le due ragazze si avvicinarono a loro volta, appoggiandosi alla schiena di mio fratello.
 
“Senti bella, perché non ci lasci in pace e te ne vai?” esclamò la seconda ragazza, dai ricci capelli biondi e i grandi occhi blu cielo.
 
“Si, e magari lasciaci qui i tuoi amichetti. Ci divertiremo tutti insieme” aggiunse Linda, posando lo sguardo ammiccante su Zayn e Louis.
 
Le due ragazze risero, rivolgendosi un’occhiata di intesa e Liam si unii a loro.
Louis e Zayn rimasero ammutoliti all’affermazione della mora.
Un senso di rabbia mi percorse l’intero corpo, facendomi irrigidire tutti i muscoli.
Come si permetteva di parlare così a me e ai miei amici?
Mi avvicinai lentamente a Linda, la bocca e gli occhi delineati in un’espressione divertita.
Senza pensarci due volte le tirai uno schiaffo.
Tutti si zittirono, la ragazza compresa.
I capelli neri le ricaddero sul viso abbassato. Riuscii appena a intravedere i suoi occhi scuri semichiusi. La tensione si percepiva forte nell’aria.
 
“Troietta” sibilò, dopo di che si lanciò contro di me.
 
Scivolai a terra, schiacciata dal corpo caldo della ragazza. Sentii un dolore lancinante al capo, proprio dove poco tempo prima Mark aveva stretto in un pugno una grande ciocca dei miei capelli.
 
“Come cazzo ti permetti, stronza” sputò Linda, colpendomi in volto con un pugno.
 
“Ehi, ferme!” urlò Louis, cercando di dividerci.
 
“Togliti di mezzo, idiota”
 
Un altro pugno mi colpii in pieno viso.
 
Zayn e Louis sollevarono a peso Linda, che continuò a divincolarsi per aggredirmi ancora.
 
“Lasciatemi! La concio io per le feste quella puttana!” ruggì la ragazza.
 
Il suo voltò era deformato in un’espressione d’ira, gli occhi erano spalancati e le sopracciglia inarcate, quasi ad unirsi nel centro. La bocca era corrugata e il rossetto scuro sbavato lungo la guancia destra.
Liam mi si avvicinò, accovacciandosi al mio fianco.
 
“Less, ehi Less” sussurrò.
 
Il suo tono sembrò preoccupato, mi accarezzò il viso, aiutandomi ad alzarmi.
I miei due amici tenevano entrambi per le braccia Linda che, ancora fremente di rabbia, cercava di liberarsi. L’altra ragazza, invece, rimase ferma ad osservare la scena con aria tranquilla. Sembrò abituata a situazioni come questa.
 
“Stai bene?” mi domandò Liam.
 
“Si, ma non grazie a te” sibilai, dopo di che mi scostai da lui e raggiunsi l’uscita.
 
Louis e Zayn lasciarono Linda, dopo averla calmata, e mi si affiancarono.
Spalancai la porta da dove poco prima ero entrata e, senza rivolgere un ultimo sguardo alla stanza, me ne andai.
Percorsi frettolosamente gli scalini che portavano al piano terra del locale, attraversai nuovamente la folla confusa e riemersi nel parcheggio dell’edificio.
Inforcai la mia bicicletta e pedalai velocemente via da quel posto.
                                                          
“Less, aspetta ti prego!” sentii la voce di Liam chiamarmi.
 
Non mi voltai indietro e continuai a pedalare con sempre più foga lungo la via, verso la piazza.
 
“Ti devo dire una cosa!” aggiunse, con voce sempre più lontana “Io…”
 
Non riuscii a capire il resto della frase, ma tanto che mi importava? Svoltai la strada, lasciandomi tutto alle spalle.

 
 

Spazio autrice.


ehilààà.
ecco a voi l'undicesimo capitolo yay
grazie mille, come sempre per le recensioni e i commenti, ve se ama c:
niente da dire, spero che questo capitolo vi piaccia
devo ammettere che è stata un po' dura scriverlo, non so esattamente il perchè, spesso non riuscivo a trovare le parole adatte ma spero comunque che vi soddisfi
se avete domande su twitter sono @aspettamiharry, oppure potete contattarmi direttamente qua c:
buona lettura

un bacio x

-Alessia

  
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