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Autore: Tigre Rossa    14/07/2014    10 recensioni
' “Raph . . .”
Il quindicenne, sentendosi chiamare da una voce a lui ben nota, sbadigliò e si tirò su, strofinandosi gli occhi dorati con fare stanco.
Gli ci vollero una manciata di minuti per mettere a fuoco l’esile figura verde vicino alla porta, ma quando ci riuscì sulle sue labbra spuntò il più dolce dei sorrisi.
“Brutti sogni, Leo?”. '
Dedicata al mio fratellino.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Solo un brutto sogno
 
 


 
 
“Leo . . .”
 
La tartaruga di cinque anni, sentendosi chiamare, aprì lentamente gli occhi e si mise a sedere sul suo letto con uno sbadiglio.
 
Di fronte a lui, tutto tremante e con un orsacchiotto di pezza stretto stretto al petto, c’era  il suo fratellino Michelangelo, che lo guardava con occhi spaventati.
 
“Mich!” esclamò Leonardo, meravigliato “Cosa ci fai qui?”.
 
Il piccolo strinse più forte a sé il peluche e mormorò con voce tremula, mentre i suoi grandi occhioni si facevano un po’ lucidi “Ho fatto un brutto sogno. Un bruttissimo sogno. Lo so che sono grande, ma non è che . . . che posso dormire con te, per questa notte? Solo per questa? Per favore!”.
 
Il maggiore sorrise con tenerezza. Come faceva a dirgli di no? “Va bene, ma solo per questa notte.” gli rispose, facendosi un po’ più in là e sollevando la coperta per dargli modo di stendersi con lui.
 
Lo sguardo di Michelangelo si illuminò e la tartaruga, raggiante, si infilò nel lettino, si coprì con la coperta e poi circondò con le braccine il fratello, abbracciandolo felice “Grazie, grazie, grazie! Grazie, Leo!”.
 
Questi, un po’ sorpreso da quella reazione esagerata, non poté trattenersi dal chiedere “Era tanto brutto, il tuo sogno?”.
 
Michelangelo si strinse più forte a lui “Tanto tanto” mormorò “Ho sognato di essere rapito dai mostri della notte e di restare prigioniero per sempre.”.
 
Il maggiore, allora, gli accarezzò dolcemente la testolina e lo rassicurò “Non preoccuparti, era solo un brutto sogno. Sei al sicuro ora. Nessuno può farti del male, qui. Adesso mettiti a dormire, ok?”.
 
Il piccolo annuì e, riprendendo tra le braccia il suo orsetto, si stese e chiuse energicamente gli occhi, come a voler dimostrare attraverso la sua ubbidienza tutta la sua gratitudine.
 
Leonardo ridacchiò e si coricò anche lui, ma pochi istanti dopo udì uno scricchiolio che lo fece di nuovo mettere a sedere.
 
La porta della stanza si aprì silenziosamente e apparve un’altra piccola tartaruga, avvolta in una copertina viola e con l’aria quasi terrorizzata.
 
“Leo?” sussurrò Donatello, vedendo che il fratello era sveglio e lo osservava sorpreso “ Scusa, non dovrei essere qui, ma . . . ma ho sognato di perdermi nelle fogne e di non riuscire più a tornare indietro e . . . e mi chiedevo se . . . se  . . .”.
 
Il maggiore sorrise “Se puoi dormire qui? Certo che si. C’è anche Michelangelo, però, quindi dobbiamo stringerci un po’.” rispose, indicando il fratellino che fingeva di dormire.
 
Allora Donatello si arrampicò sul lettino, si mise sotto le coperte e, chiudendo gli occhi, sospirò, come se solamente ora fosse sereno e al sicuro.
 
Leonardo non fece in tempo a coricarsi di nuovo che la porta si aprì un’altra volta, con suo grande sorpresa.
 
“Raph?” esclamò stupito, osservando il fratellino che era appena entrato trascinandosi dietro il suo cuscino rosso fiamma.
 
Quello si fermò a fissare il lettino pieno da cui spuntavano le testoline di Michelangelo e Donatello con fare quasi truce, ignorando il fratello maggiore.
 
 “Hanno fatto dei brutti sogni e volevano dormire qui.” spiegò l’azzurro, che non poté trattenere un sorrisetto per la faccia contrariata di Raffaello. “Ma c’è ancora spazio, se vuoi.”.
 
L’interpellato sbruffò infastidito, ma non disse nulla.
 
“Dai, vieni.” gli disse Leonardo, alzando la coperta e facendogli segno con la zampa.
 
Lui restò fermo per un po’ vicino alla porta, combattendo contro il suo giovane ma già forte orgoglio, ma poi cedette e si coricò accanto al fratello, lasciando il suo cuscino per terra e facendosi piccolo piccolo per non essere di troppo.
 
Michelangelo, ormai tranquillo e dimentico del suo incubo, iniziò piano a russare e poco dopo anche Donatello si addormentò, rassicurato dalla vicinanza dei suoi fratelli.
 
Raffaello, invece, era ancora inquieto, e Leo, facendosi più vicino, gli sussurrò “Cosa hai sognato?”.
 
“Non sono affari tuoi.” ringhiò piano il rosso per non svegliare gli altri due.
 
“Si, invece. E per due motivi.” ribatté il maggiore, tranquillamente.
 
“Due motivi? E quali?”  chiese un po’ confuso l’altro.
 
“Primo: ti sei venuto a rifugiare nella mia stanza. Secondo: sei mio fratello e quindi ogni cosa che riguarda te riguarda anche me.” spiegò l’azzurro alzando un dito per ogni motivo.
 
Raffaello sbruffò e rimase in silenzio per un po’, ma poi mormorò piano “Ho sognato . . . ho sognato di picchiare Mich così tanto che poi lui . . . lui non riusciva più a muoversi . . . e a respirare . . .”.
 
L’altro lo guardò, sorpreso, ma poi gli prese le zampette, gliele strinse e gli disse “Era solo un sogno, Raph. Solo un brutto sogno. Tu non faresti mai del male né a Michelangelo né a qualcun altro di noi.”
 
“Come fai ad esserne così sicuro?” chiese il più piccolo, incontrando il suo sguardo. Aveva gli occhi lucidi. “E se un giorno non mi controllassi più e . . .”.
 
“Non succederà” rispose il maggiore “ Ti conosco e so che non ci faresti mai del male. Mai. È stato solo un brutto, bruttissimo sogno, Raph. Non ci pensare più. Ok?”.
 
Raffaello, ancora un po’ esitante, ma rassicurato dalle parole del fratello, annuì.
 
I due rimasero per un po’ in silenzio, fino a quando il rosso non ebbe il coraggio –e la curiosità- di chiedere “Ma tu, Leo, non fai brutti sogni?”-
 
L’altro annuì “Certo che li faccio. E ogni volta ho tanta, tanta paura che siano veri.”
 
“Davvero? Credevo che tu non avessi paura!” esclamò stupita la tartarughina “Non lo dimostri mai!”
 
“Tutti hanno paura, Raph, anche io. Solo che cerco di combattere le cose che mi fanno paura, anche le più spaventose.”
 
Raffaello osservò un po’ il fratello maggiore e poi chiese a voce ancora più bassa “E di cosa hai paura?”
 
Leonardo esitò “Ho paura . . . ho paura di non riuscire a proteggervi e . . . e di perdervi tutti . . .” mormorò piano, con la voce che gli tremava un po’ “Ogni volta che faccio brutti sogni, vi vedo soffrire per causa mia, o vedo qualcuno che vi porta via da me e vi fa del male senza che io possa fare nulla . . . e ogni volta mi sveglio credendo che sia vero . . . ”
 
Il fratellino rimase senza parole.
 
“Ogni volta . . .” continuò l’azzurro “ ogni volta che faccio questi brutti sogni mi alzo, vado nelle vostre camerette e mi assicurando che stiate bene ed al sicuro. A volte resto a guardarvi per un po’, convinto che se io mi predo cura di voi non vi succederà nulla e quei brutti sogni resteranno solo . . . solo dei brutti sogni.”. Una piccola lacrima scivolò lungo la guancia della tartaruga.
 
Raffaello, allora, abbracciò forte forte il suo fratellone, stringendo a sé con fare protettivo “Resteranno sempre e solo dei brutti sogni, Leo, te lo prometto. “ gli disse sottovoce “Non ci succederà mai nulla di male. Mai.”.
 
Leonardo, anche se un po’ sorpreso dal gesto e dalle parole del fratello, si asciugò la lacrima col dorso della zampa destra e poi rispose al suo abbraccio.
 
Dopo un po’ i due si staccarono e il più piccolo si rannicchiò vicino all’azzurro, sbadigliando dal sonno.
 
Mentre stava per addormentarsi, però, mormorò “Quando fai questi brutti sogni vieni a svegliarmi, ok? In due si ha meno paura.”.
 
Il maggiore lo guardò stupito, ma poi sorrise e rispose “Grazie . . .”
 
 
 
“Raph . . .”
 
Il quindicenne, sentendosi chiamare da una voce a lui ben nota, sbadigliò e si tirò su, strofinandosi gli occhi dorati con fare stanco.
 
Gli ci vollero una manciata di minuti per mettere a fuoco l’esile figura verde vicino alla porta, ma quando ci riuscì sulle sue labbra spuntò il più dolce dei sorrisi.
 
“Brutti sogni, Leo?”.
 
Leonardo annuì, con gli occhi lucidi che brillavano nell’oscurità. Sembrava così fragile, quasi sul punto di rompersi al primo soffio di vento.
 
Raffaello sollevò la coperta e si strinse per fargli posto sulla sua amaca, facendogli segno con la zampa di avvicinarsi.
 
Il maggiore si avvicinò piano senza guardarlo negli occhi e si sedette accanto al fratello.
 
“Shredder o Karai, questa volta?” domandò il rosso, che conosceva tutti i suoi incubi.
 
“Tutti e due” rispose l’altro, stringendosi nelle spalle “Shredder ha .  .. ha ucciso Donatello e Michelangelo con un’esplosione senza che io potessi fare nulla, e poi Karai ha . . . ha infilzato il maestro Splinter con la sua katana di fronte ai miei occhi.”
 
“E io?” chiese ancora il minore.
 
L’azzurro scosse la testa.
 
“Leo, andiamo. Lo sai che ti fa male tenerti questi incubi per te.” lo rimproverò dolcemente il fratellino, accarezzandogli il braccio “Sfogati.”.
 
Il ninja delle katana rimase in silenzio, ma una gelida lacrima scivolò lungo la sua guancia destra.
 
“Tu . . . tu mi hai fatto da scudo con il tuo corpo quando Karai ha tentato di finirmi  . . .” sussurrò piano con voce tremante “. . . la sua katana ti ha attraversato da parte a parte e poi tu sei . . . sei caduto a terra in una pozza di sangue . . .”
 
La tartaruga chiuse gli occhi, tentando di impedire alle lacrime d’uscire “Io mi sono inginocchiato accanto a te e ti ho preso tra le braccia . . . tu respiravi a stento e avevi lo sguardo perso nel vuoto . . . ho tentato di fermare il sangue con la mia maschera, ma era troppo, troppo . .  caldo e viscido e traditore, che scorreva, scorreva, scorreva  . . . io ti dicevo di resistere, che ce l’avresti fatta, ma tu . . . tu mi hai guardato con uno sguardo perso, mi hai sussurrato ‘ è finita . . .’ e poi . . . poi un filo di sangue è uscito dalle tue labbra, hai alzato gli occhi al cielo e . . . e non ti sei più mosso . . .”
Leonardo prese a tremare, mentre altre due piccole lacrime sfuggivano dalle sue palpebre serrate e gli rigavano il volto.
 
Raffaello, allora, lo abbracciò e lo strinse forte a sé “Era solo un sogno, Leo. Solo un brutto sogno. Non era reale. Non lo era. Io sono qui, con te, e sto bene, ok? E anche gli altri sono al sicuro. Non è successo nulla. Ora va tutto bene, Leo, tutto bene.” gli sussurrò, accarezzandogli al testa e cercando di calmarlo.
 
L’altro si strinse a lui “Era così reale . . . credevo che fosse vero . . . che fosse tutto vero. Ho creduto che tu fossi morto . . . a causa mia . . .”.
 
“Ma non era vero, Leo. Non era vero.
 
 “Lo so, lo so che non era vero, però questo non esclude che possa diventarlo, un giorno . . .che un giorno questo incubo possa diventare realtà . . . che tu o gli altri possiate morire a causa mia . . .”
 
Raffaello si staccò dall’abbraccio e guardò il fratello dritto in faccia “Guardami.”.
 
Il maggiore sollevò lo sguardo.
 
“Non posso prometterti che non ci succederà nulla di male, Leo. È la nostra stessa vita a non permetterlo.” sussurrò il ninja, guardando negli occhi Leonardo “ Ma una cosa posso prometterla. Qualunque cosa accada, non sarà mai a causa tua. Mi senti? Non sarà mai a causa tua.
Tu non fai altro che proteggere questa famiglia, fin da quando eri piccolo. Sei sempre stato pronto ad accorrere in nostro aiuto, per qualsiasi cosa, dai brutti sogni agli attacchi dei Ninja del Piede.
Ma devi capire che non puoi e non potrai sempre difenderci da tutto.
Non sei Dio, Leo. Non puoi fare l’impossibile. E, soprattutto, non hai colpa di niente di ciò che ci succede. Quindi, smettila di torturarti così. Affronteremo qualsiasi cosa, brutta o bella che sia, insieme, come sempre. Siamo una famiglia, no?”.
 
Leonardo, ancora un po’ esitante ma rassicurato dalle parole del fratello minore, annuì.
 
Il rosso allora gli sorrise e si coricò “Ora mettiti a dormire, intrepido. E ricorda, se ti muovi come l’altra volta ti butto giù dall’amaca.”.
 
La tartaruga sorrise lievemente e si coricò accanto al fratello “A dire il vero sei tu quello che si muove, tra noi due.”
 
Raffaello gli fece la linguaccia e l’altro ridacchiò.
 
“ ‘Notte, fratellone.” sussurrò il minore, chiudendo gli occhi e riaddormentandosi quasi all’istante.
 
“ ‘Notte, Raffaello” mormorò in risposta Leonardo quando il suo fratellino si fu addormentato “E . . . grazie.”
 
Per un attimo, gli parve che le labbra di Raffaello si fossero curvate in un tenero sorriso.
  
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