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Autore: millyray    15/07/2014    0 recensioni
Ariel Martinez arriva ad Hogwarts per frequentare il quarto anno. Ma sembra nascondere un segreto, oltre al fatto che deve aiutare Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro. Chi è in realtà? Da dove viene? Chi è la sua famiglia? (Storia ispirata a Came back to the hell di Ino Chan).
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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CAPITOLO QUARANTASETTE

“Corriiiiii!!!”

“Doveeee???!!”

“Non lo so, ma corriiiii!!”

Sirius per poco non cadde in avanti con la faccia nel fango inciampando nei suoi stessi piedi. Ma non c’era tempo per cadere; lui e gli altri erano impegnati in un’autentica maratona con delle strane creature che a prima vista sembravano umane, ma non erano umane. Avevano l’aspetto di umani, ma a guardarli bene potevano essere solo delle creature oscure che popolavano quella dannata foresta pronti ad azzannare chiunque vi si addentrava. Avevano dei denti affilatissimi, come quelli dei cani, solo che le loro erano velenose e bastava solo un morso per farti schiattare subito. Oltretutto potevano correre comodamente anche a quattro zampe, il che li rendeva molto più veloci. E come se non bastasse in quella parte della foresta non potevano usare la magia.
Quindi era una gara di velocità tra loro e quelle dannatissime creature.

A un tratto James, rimasto indietro, tirò un urlo e gli altri lo videro ruzzolare per terra. Uno di quei mostri lo aveva afferrato per una gamba e lo trascinava indietro.

“Non farti mordere!” gli gridò Frank che stava pensando velocemente a una soluzione.

“Grazie tante!” ringhiò in risposta l’altro che scalciava con tutte le sue forze e tentava di aggrapparsi a qualsiasi cosa per non farsi trascinare.

In quel momento, con una sveltezza e prontezza da maestri, Harry afferrò un grosso pezzo di legno e lo ficcò tra le fauci della creatura impedendogli di mordere qualsiasi altra cosa. Poi Joel gli sferrò un potente calcio allo stomaco e quello rotolò lontano.

“Grazie, ragazzi”, fece James, alzandosi in piedi aiutato da Sirius. “E ora rimettiamoci a correre”.

I compagni di quello che avevano appena atterrato li stavano per raggiungere e i loro ringhi e le loro grida inumane si potevano udire come se ce li avessero davanti. Erano riusciti a distanziarli per un po’, ma adesso stavano per avere la peggio.
Non avrebbero saputo dire quanti fossero, una ventina o trentina, decisamente troppi per combatterli tutti anche con la magia.

Corsero per qualche altro metro, ma poi vennero bloccati di nuovo e questa volta da un’enorme pozza di fango che ribolliva come acqua bollente.

“Sicuramente non possiamo farci una nuotatina”.

“Ragazzi, ci stanno per raggiungere. Dobbiamo fare qualcosa”.

Il lago era troppo largo per poterlo saltare ed era anche profondo. Oltretutto, non erano sicuri di uscirne vivi, anche se provavano a passarci a nuoto.
John fece scorrere lo sguardo sul grosso albero adiacente al lago. C’era una corda appesa a uno dei rami e pendeva proprio sopra il liquido ribollente.
Non era sicuro che l’idea avrebbe funzionato, tuttavia starsene lì impalati non sarebbe servito a niente.
Si arrampicò velocemente sull’albero, davanti agli sguardi attoniti degli altri, e raggiunse il ramo con la corda. Poi vi si calò e si dondolò forte per riuscire a spingersi dall’altra parte. Una volta raggiunta l’altra sponda, mollò la corda e la lanciò agli altri.

“Forza, muovetevi!”

Harry afferrò la corda e imitò il ragazzo.
Quelle creature però li avevano già raggiunti e ora dovevano difendersi in qualche modo.

“Muovetevi!” urlò Sirius mentre teneva una delle creatura per il collo e tirava calci a quelli che cercavano di attaccarlo da dietro.
Infine, usando tutta la forza che aveva in corpo, sollevò il suo ostaggio e lo lanciò contro gli altri atterrandoli come birilli.
Anche Joel e Frank erano già passati e ora toccava solo a James e Sirius.

“Forza, Jamie!”

James avrebbe voluto che fosse stato l’amico a passare per primo, ma non c’era da discutere in quel momento perciò si decise a saltare. Si aggrappò alla liana e, con uno urlo alla Tarzan, raggiunse anche lui l’altra sponda.
Frank si batté una mano sulla fronte: era esageratamente teatrale anche in quelle situazioni.

Quando anche Sirius arrivò al sicuro, i sei rimasero a osservare che cosa avrebbero fatto quei mostri ora. Avevano tagliato la corda così che non potessero raggiungerli in quel modo. Un paio di creature si erano addentrate nel fango venendone risucchiati quasi subito. Gli altri perciò non ci provarono nemmeno. Non erano stupidi. Purtroppo.

“Ragazzi, andiamocene prima che trovino un modo”.

Non persero altro tempo e corsero ancora un po’ fino a che non assunsero un passo sostenuto, ora che non c’era più la minaccia di quei cosi. Ma chissà quante altre ne avrebbero incontrate.

“Se usciamo vivi da questo posto tutti quanti sarà un miracolo”, disse Frank, passando sotto una grossa foglia di palma.

“Non dire idiozie. Ovvio che usciremo tutti vivi”, lo redarguì Sirius in tono duro. Si erano avventurati in quella missione per salvare suo figlio, non aveva intenzione di perdere uno dei suoi migliori amici. “E poi potremo anche vantarci”.

James, che arrancava dietro a tutti col fiato ormai esaurito, si fermò a un tratto e si dovette appoggiare a un albero. “Ragazzi, non ce la faccio più”. Harry fu il primo a raggiungerlo con sguardo preoccupato. L’uomo scivolò contro l’albero e si mise seduto, una gamba piegata contro il petto. “Stai bene, papà?”

“Sì, tesoro, sono solo stanco”, gli rispose il genitori mostrandogli un sorriso rassicurante in risposta alla sua espressione terribilmente in ansia.

“Jimmy, ce la fai?”

“Non lo so”.

“Sei ferito? Stai male?”

“Sono solo troppo vecchio per queste cose”.

Frank gli passò una bottiglietta d’acqua e l’amico se la scolò quasi tutta.

“Siamo vicini”, sbottò ad un tratto Joel, la mappa aperta davanti. “Guardate, ci manca da attraversare un altro ponte e poi arriveremo alle montagne dove cresce la pianta. Mancano pochi chilometri”. Anche John controllò la mappa e dovette constatare che l’amico aveva ragione.

“Non è meglio se ci riposiamo un po’?”

Joel lanciò un’occhiata all’orologio da polso. “Non abbiamo tutto questo tempo. JamesRemus non ce l’ha”.

“Allora è meglio se ci rimettiamo in marcia”, concluse James rialzandosi, non senza fatica.

“Sei sicuro, amico?”

“Sicurissimo”.

Nessuno contestò né disse niente. Non c’era il tempo e in ogni caso non era una saggia idea lasciare indietro qualcuno. Perciò Sirius si fece passare un braccio dell’amico attorno alle spalle e lo aiutò a procedere.

“Non si può ancora usare la magia qui?”

Frank tirò fuori la bacchetta e provò a lanciare un lumos ma non successe niente. “Niente magia”.

 

“Pensi che ce la farà?” chiese Emmie rivolta a Jolie che le stava accanto. Entrambe erano ferme sulla soglia della porta della stanza di JamesRemus e osservavano il ragazzo dormire. Il suo petto si alzava e si abbassava ma faceva molta fatica a respirare e la sua fronte scottava talmente tanto che ci si poteva cuocere un uovo sopra. La ferita poi doveva fargli molto male perché aveva un’orribile smorfia dipinta in viso.

“Sì che ce la farà. Lui se la cava sempre”, rispose la rossina senza distogliere lo sguardo dal ragazzo. Doveva farcela, assolutamente, non c’erano alternative. Non poteva immaginare un mondo senza JamesRemus, non era nemmeno concepibile una cosa del genere. Lui era la spalla di tutto il loro gruppo, era praticamente l’asse portante. E, per quanto facesse fatica ad ammetterlo, anche lei aveva bisogno di lui. Come avrebbe fatto altrimenti senza le sue continue battutine, il suo continuo provarci con lei, le sue coccole e i suoi strusciamenti. Ci si era affezionata ormai. E, soprattutto, chi avrebbe preso a calci se lui non ci fosse stato più?

“Charlie e Severus hanno preparato la pozione. Manca solo il fiore”.

“Già”.

Quel dannato fiore. Ma quanto ci mettevano suo padre, suo fratello e gli altri? Sperava solo che non fosse successo qualcosa a loro. Non avrebbe sopportato di perdere due persone care in un colpo solo. In quella guerra rischiavano sempre di perdere qualcuno e, anzi, loro avevano già perso molte persone. Per questo erano tornati in quel tempo, per sistemare le cose.

“Non ti preoccupare, Emmie”, disse infine, posando lo sguardo sulla Tassorosso. “Torneranno tutti sani e salvi e salveremo James”.

“Certo”, le sorrise la ragazzina.

 

James e John stavano ridendo come due cretini da quasi venti minuti e si tenevano la pancia per il dolore. Sirius, invece, li guardava con uno sguardo assassino, appeso a testa in giù al ramo di un albero. Senza accorgersi aveva messo il piede in una trappola e ora c’era una corda legata attorno alla sua caviglia che lo teneva prigioniero.

“Smettetela di ridere e aiutatemi a scendere”.

Ma per tutta risposta i due scoppiarono a ridere ancora di più. Soltanto Frank ebbe la prontezza di tirare fuori un coltello da taschino per tagliare la corda. Per fortuna non era rinforzata con nessun incantesimo, probabilmente serviva solo per rallentare.
Non appena fu libero, Sirius cadde a terra sbattendo la testa. “Non è divertente, non è affatto divertente”, si lamentò reggendosi il capo con le mani. Ormai stavano ridendo praticamente tutti. Persino Joel.

“Comunque, ci siamo ormai”, disse quest’ultimo una volta calmatosi. “Questo è il ponte e là ci sono le montagne”. Gli altri guardarono nella direzione dove puntava il suo dito e in lontananza poterono vedere le montagne.
Dovettero attraversare solo un paio di cespugli pieni di spine per raggiungere il ponte.

“Per la miseria!” esclamò Frank osservando quel nuovo ostacolo. Il ponte non era affatto un normale ponte come avevano sperato, ma era pieno di quelli che sembravano dei ragni grandi come delle pantegane e pelosi.

“Grazie a Merlino Ron non è qui”, commentò Harry, gli occhi puntati sul ponte.

“Come facciamo ad attraversarlo?”

“Sembra che stiano dormendo”, osservò Joel. “Dobbiamo riuscire a passare senza svegliarli. Basta non toccarli. Saranno pieni di veleno o qualcosa di simile”.

“Passare senza svegliarli. È una parola”.

“Non ci sono alternative e non abbiamo tempo da perdere”.

Come al solito fu Joel il primo ad avventurarsi, seguito da John e subito dopo da Harry, mentre i tre uomini si aggregavano a turno. Dovettero andare molto piano, stando ben attenti a dove mettevano i piedi.
Arrivati a metà, però, Sirius esclamò: “Oh cazzo!”

“Che c’è?”

“Credo di averne appena svegliato uno”.

“Cosa?”

Il ragno che Sirius aveva appena superato, si girò verso i sei intrusi allungando le sue orride zampe pelose. Aveva degli enormi occhi gialli, otto enormi occhi gialli, e non era affatto un bello spettacolo. E non solo, ma aveva anche un’orribile lingua serpentina che faceva ondeggiare dentro e fuori. Anche gli altri a poco a poco iniziarono a svegliarsi.

“Correteeeee!” gridò Frank puntando dritto.

“Si può sapere perché sei sempre tu a fare i casini?” fece James partendo in quarta dietro gli altri. Ormai non si preoccupavano più di fare attenzione a non svegliare i ragni, visto che erano già svegli e cercavano di afferrarli.

Joel raggiunse per primo la fine del ponte ma vide che i ragni si stavano muovendo nella sua direzione. Allora fece la prima cosa che gli venne in mente e tirò fuori la bacchetta, anche se non era sicuro che avrebbe funzionato. Lanciò un potentissimo Petrificus Totalus riuscendo a bloccarli tutti. I ragni rimasero immobili in posizioni assurde, permettendo agli altri di passare.

“Grande, figliolo!”

“Sì, ma non sono sicuro di quanto reggerà. Questo dura di meno del normale Petrificus Totalus”.

“Non importa. Ci penseremo”.

“Sono queste le montagne?” chiese John, la testa piegata verso l’alto.

“Credo di sì”.

“Ammazza, se sono alte”.

Quelle montagne erano imponenti e come se non bastasse non sembravano esserci abbastanza appigli.

“E il fiore è la in cima?”

“Già”.

“Che Merlino ci aiuti”.

 

 

MILLY’S SPACE

Eccomi tornata. Lo so, è da un pezzo che non aggiorno, ma sono stata presa con gli esami fino al due di luglio e poi ho avuto altre cose da sistemare e quindi solo ora riesco ad aggiornare. Spero vi ricordiate ancora di questa storia.

Non vi trattengo molto, anche perché è tardissimo. Ricordatevi di lasciarmi un commento e di venirmi a visitare nella mia pagina facebook, Milly’s Space.

Grazie,
bacioni.

M

FEDE15498: ehi : ) grazie mille per la recensione, oddio, è passato un secolo ^^ spero ti ricordi ancora di me xD ti è piaciuto questo capitolo? Cosa ne pensi. Ti chiedo scusa per il ritardo nell’aggiornare. Un bacione, Milly.

PUFFOLA_LILY: come si fa a non amare i personaggi di Ino ^^ sono tutti troppo fantastici e io non li rendo abbastanza giustizia. Spero di risentirti anche dopo tutto questo tempo. Un abbraccio, M.

  
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