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Autore: Lena Mason    15/07/2014    2 recensioni
Un mondo diverso da quello che conosciamo. Un mondo dove a regnare sono creature sovrannaturali: una di queste, di natura diversa e unica, cercherà di conquistare il mondo, ma un gruppo di esseri umani con poteri particolari, supportati da amici speciali, la combatteranno per salvare il mondo. Riusciranno a portare a termine la missione? Il mondo che verrà creato sarà migliore o peggiore del precedente?
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sedicesimo

A little hope

 

Misaka fissò la bambina per qualche minuto a bocca aperta: la mocciosa non emetteva il minimo suono, nemmeno quello del respiro, data la sua natura.

«Non dirmi che il bastardo narcisista vuole farci fuori nel sonno per mano di una mocciosa? Che morte da sfigate» disse la rossa, sedendosi sul letto, consapevole che la reiatsu di quella bambina fosse qualcosa di sconvolgente.

«Io non ucciderò le sue amiche. Lui è gentile. Non mi tratta come un fastidio» rispose la bambina, apparendo in un lampo di fronte a Misaka, che sobbalzò.

«So come farvi scappare, ma dovete sbrigarvi. Capiranno in fretta che sono da voi e sapranno cosa voglio fare» disse, afferrando la mano di Misaka, la quale, fregandosene altamente delle conseguenze, svegliò Orihime: se fossero morte per mano della bambina o perché scappavano non aveva importanza. Almeno ci avevano provato.

Iniziarono, nel modo più silenzioso possibile a salire gradini su gradini, fino a quando Orihime non si appoggiò sfinita all’ennesimo corrimano che indicava l’inizio di un’altra scalinata.

«Ma per scappare non dovremmo scendere verso il piano terra?» chiese Misaka alla bambina.

«Siamo vampiri. Sopportiamo la luce del sole, ma se non c’è stiamo meglio. Questo palazzo è costruito metri sotto terra» spiegò l’unica speranza rimasta loro, che aveva quella notte varcato la soglia della loro camera.

«Come ti chiami?» chiese Orihime, rialzatasi nel frattempo.

«Io sono Neliel Tu Oderschvank. Chiamatemi Nel» disse loro, esibendo un sorriso dai canini appuntiti.

Mentre salivano l’ennesima scala, la piccoletta si bloccò, voltandosi verso di loro, allarmata.

«Hanno scoperto la vostra fuga. Dovete proseguire da sole. Continuate per altre sei scale, la prima porta alla vostra destra è l’uscita. Appena fuori emanate quanta più reiatsu potete: vi troveranno. Io li terrò occupati con qualche falsa pista. Correte».

«Perché ci hai aiutate?»

«Perché siete importanti per Ulquiorra-senpai» disse loro, sparendo alla velocità della luce.

Le due prigioniere ripresero a correre, senza scarpe, salendo i gradini più velocemente possibile: erano fortunate perché gli allenamenti di Kisuke avevano aumentato la loro velocità e resistenza.

Sentivano delle voci alle loro spalle e poi un grido di bambina.

Si bloccarono entrambe. Misaka guardò Orihime sotto di lei e senza esitare disse:

«Dobbiamo tornare indietro!» esclamò Misaka, la quale fu certa di sentire la voce di Nel nella testa che le diceva di proseguire: lei stava bene.

«L’hai sentita anche tu la voce?» le chiese Orihime, ricevendo un lieve cenno d’assenso dalla rossa che, a malincuore, riprese la sua corsa forsennata verso la libertà.

 

La piccola Nel, intanto, era stata acciuffata da Nnoitra, il quale la teneva sollevata dal suolo, sordo alle sue richieste di liberarla: intorno a loro il resto dei vampiri, servi di Aizen.

«Dove sono le due umane, mocciosa? So che c’entri qualcosa con la loro fuga! Tu e la tua amicizia con quello schifoso traditore di Ulquiorra» le chiese con rabbia.

«Io non c’entro nulla con la loro fuga. Quando sono andata a controllare se dormivano, ho trovato la stanza vuota! Probabilmente qualcuno di voi si è lasciato scappare dove fosse l’uscita e in un momento di calma se ne sono andate»*.

«Quelle due stronze! Hanno nascosto la loro reiatsu completamente, come gli avrà insegnato quella merda di Grimmjow! Dobbiamo trovarle o Aizen ci ucciderà tutti» disse Nnoitra rivolgendosi a tutti i presenti, i quali si divisero e iniziarono le ricerche.

Su per le scale prese a salire proprio Nnoitra: avendo una grande velocità, raggiunse la cima proprio mentre le due prigioniere spalancavano la porta di uscita e, con un grido di rabbia da parte del vampiro, facevano esplodere le loro reiatsu.

*

Zephyr era ancora alla ricerca di Misaka, quando sentì due reiatsu note esplodere a est dal luogo dove si trovava: forse era una trappola, ma doveva controllare per esserne comunque certo. Deviò quindi la traiettoria della sua folle corsa, venendo raggiunto in breve da Ulquiorra e Grimmjow.

«Sono riuscite a scappare» disse, con ovvietà, Ulquiorra, bloccandosi subito dopo «Dobbiamo muoverci, non sono sole e colui che le ha trovate è il peggiore».

Zephyr e Grimmjow si guardarono in modo strano: per la prima volta la voce di Ulquiorra tradì una certa ansia, anche se per chi non era dato sapere.

 

Correvano come forsennati verso il luogo dove le due reiatsu erano apparse in tutta la loro forza, accorgendosi che una delle due diventava sempre più debole. Arrivati sul luogo, trovarono Nnoitra che troneggiava su una terrorizzata Orihime, mentre di Misaka non c’era traccia. Si guardarono intorno cercandola ovunque, fino a quando le loro sensibili narici non furono investiste dall’odore del sangue. Ulquiorra sussurrò qualcosa a bassa voce, prima di fiondarsi verso la fonte dell’odore e trovare Misaka priva di sensi, con una brutta ferita alla testa e altre sparse in tutto il corpo.

Quando Zephyr capì che il sangue apparteneva a Misaka s’infuriò, mostrando a tutti quale fosse la sua reale forma e potenza.

Come tutti i vampiri Antichi, Zephyr possedeva, quando si trasformava, grandi ali nere che gli permettevano di volare, occhi rossi come il sangue e lunghe zanne. Era decisamente terrificante: Nnoitra non ne aveva timore, anzi si era messo a ridere, ma solo perché era completamente pazzo.

«Ulquiorra, prendi Misaka e portala all’ospedale. Grimmjow, prendi Orihime e seguilo. A lui ci penso io» ordinò, ricevendo semplici cenni di assenso dai due, i quali ubbidirono.

Ulquiorra sollevò lentamente Misaka, attento a non farle del male e con uno scatto si diresse verso l’ospedale più vicino.

La ragazza gemeva per il dolore delle ferite e per il siero che Nnoitra era in grado di iniettare nel sangue delle vittime: infatti il vampiro produceva una tossina che provocava dolori in tutto il corpo della vittima, paralizzandola e rendendola innocua.

Mentre i due vampiri di rango inferiore correvano verso il luogo ordinato da Zephyr, quest’ultimo si volse verso il nemico:

«Hai fatto un grosso errore a farle male. Lei è importante. Ora pagherai con la tua infima vita» gli disse prima si scagliarsi all’attacco, veloce come il fulmine.

Nnoitra non era al suo livello, questo era appurato, ma era comunque un avversario da non sottovalutare, soprattutto per via del suo siero.

Zephyr lo colpì numerose volte con gli artigli e le zanne, ferendolo soprattutto al volto e alle braccia, poiché usava queste per difendersi. Era una furia senza controllo, spinto al combattimento dall’immagine di Misaka ricoperta del suo stesso sangue tra le braccia di Ulquiorra.

Nnoitra cercò invano di difendersi da un colpo diretto al petto, ma ciò che sentì fu un dolore lancinante, dovuto al braccio di Zephyr che gli attraversava il corpo, direttamente attraverso il cuore che venne strappato via, ancora pulsante.

Il vampiro nemico crollò a terra, ma prima di ridursi in polvere, insieme al suo stesso cuore, disse: «Non riuscirete a sconfiggere Aizen. Lui è al di sopra di tutto».

Appena Nnoitra scomparve nel vento, Zephyr tornò del suo consueto aspetto, ma sentì un’altra presenza alle sue spalle: voltandosi si ritrovò davanti una mocciosa di circa sei anni, con i capelli di uno strano verde e gli occhi nocciola.

«Cosa cerchi qui, ragazzina?» le chiese Zephyr.

«Cerco Misaka-chan e Orihime-chan».

«Le devi riportare dal tuo padrone?»

La mocciosa si limitò a scuotere il capo e aggiungere, torcendosi le mani per la paura: quel vampiro era spaventoso.

«Io le ho aiutate a scappare. Nnoitra le ha raggiunte e attaccate. Io non potevo fare nulla o avrebbe ucciso anche me. Devo aiutarle, capisci?».

«E come vorresti farlo?».

«Donando loro il mio sangue».

 

*

Misaka si sentiva come sospesa in un limbo dove le giungevano le voci dei suoi amici, ma non riusciva a raggiungerle. Sentiva la presenza tutti, eccetto quella di Zephyr attorno a sé, ma non riusciva a svegliarsi del tutto.

Il dolore si era attenuato, grazie agli antidolorifici probabilmente, rendendo tutto più sopportabile. Sapeva di non essere più sul campo di battaglia e sentiva la reiatsu di Orihime, debole.

Aveva avvertito la presenza di Ulquiorra, il freddo e la rigida compostezza del suo corpo eterno quando l’aveva sollevata dal terreno, la sua reiatsu cupa, ma mai come quella di Zephyr. In quel momento, nonostante il dolore, era contenta di non essere Nnoitra. Sapeva che il vampiro antico era potente, ma non a quei livelli.

Mentre cercava di risalire dal limbo della semi coscienza, sentì un pizzicorino al braccio e poi il nulla.

«Ora dormirà per qualche ora, grazie al sedativo. Non posso negare che le sue condizioni non siano delle migliori, ragazzi. Il bastardo che le ha fatto questo ci è andato pesante con lei» disse loro il medico, vecchio amico di Kisuke «Non posso darvi la totale certezza che ritorni indietro, né se sarà la stessa di sempre. Le tossine non hanno ancora raggiunto il cervello e spero di averle bloccate tutte in tempo. Ora non ci resta che aspettare».

Il resto del gruppo aveva raggiunto Ulquiorra all’ospedale: Yunalesca alla vista di Misaka coperta di sangue era crollata a terra, afferrata al volo da Byakuya e portata in una camera dove si era ripresa dopo le dovute spiegazioni del medico.

Il vampiro nobile le aveva spiegato la situazione e la piccola Yunalesca era scoppiata a piangere, rischiando di nuovo di svenire quando sentì il corpo di Byakuya chiudersi intorno al suo, in un abbraccio consolatore.

Non sentiva il battito del cuore del vampiro, fermo da sempre, ma sentiva il calore della sua reiatsu, diversa dal solito: c’era preoccupazione, ma anche tanta serenità e lei non riusciva a credere di esserne la causa.

Byakuya si scostò dalla ragazzina, guardandola dritto negli occhi:

«Misaka ce la farà. Lo sai meglio di me che deve far svegliare la parte umana di Ulquiorra. Tornerà presto e con lei le sue prese in giro» le disse, accarezzandole lentamente una guancia e stampandole un bacio sulla fronte, prima di uscire e lasciarla sola con il suo dolore e la sua confusione.

 

*


Quando Zephyr varcò la soglia dell’ospedale, i pazienti presenti si irrigidirono: sentivano che da quel giovane e affascinante ragazzo proveniva un’aura strana e minacciosa. Il vampiro si avvicinò al bancone della reception e chiese di Misaka Kawashima: l’infermiera a metà tra lo spaventato e l’affascinato, con una piccola spinta di potere, gli disse quale fosse la camera, informazione di solito riservata ai parenti.

Il vampiro, tallonato da Nel, raggiunse la camera 585 in un lampo, trovando tutti i suoi compagni fuori, eccetto Ulquiorra.

Misaka divideva la camera con Orihime, la quale a differenza della rossa, era cosciente. Quando Ulquiorra vide Nel, scattò in piedi avvicinandosi alla bambina:

«Cosa ci fai qui? Se Aizen lo scopre, ti ucciderà».

«Aizen lo sa già che sono uscita, Ulquiorra-senpai. Sono qui perché devo salvare loro» gli rispose, indicando Orihime e Misaka «Lo sai meglio di me quanto il siero di Nnoitra sia devastante e sei consapevole che se non vengono curate con il sangue di una Guaritrice, non ce la faranno».

«Nel» la chiamò Zephyr «Tu sei una delle leggendarie guaritrici?».

«Certo. Chiamate il medico che conoscete, dobbiamo fare una trasfusione».

Il resto del gruppo, a seguito della spiegazione di Zephyr e Nel, ripresero vita e speranza: il medico iniziò immediatamente la procedura di trasfusione, sperando insieme agli altri che le due ragazze ce la facessero.

Le ore dopo la trasfusione passavano lente e inesorabili: Orihime, quella meno colpita dal siero, aveva già recuperato colorito e forze a sufficienza per destarsi completamente e mangiare qualcosa. Misaka, invece, aveva smesso di gemere per il dolore, ma continuava a dormire, anche se in modo più sereno.

«Non possiamo darle altro sangue?» chiese Ichigo, dando voce al pensiero di tutti.

«No» rispose secca la piccola Nel «Le ho dato il quantitativo massimo. Se dovessi aggiungerne una sola goccia in più, morirebbe e diventerebbe una di noi» disse.

«Preferirei fosse una vampira che una morta» disse Yunalesca.

«Non sarebbe più la stessa Misaka. Per i primi tempi diventerebbe una bestia senza controllo e, una volta riacquistato, il cambiamento sarebbe evidente: più fredda e meno umana» le disse Nel «La trasformazione in vampiro con la trasfusione di sangue non viene mai fatta per questi motivi. Rende il nuovo vampiro schiavo del suo creatore e simile ad esso. È diversa dalla trasformazione con il morso».

«Ha ragione: se vieni morsa, ciò che il vampiro ti inietta nel sangue è il siero che permette la trasformazione in vampiro, perciò la tua personalità, anche se cambia leggermente, rimane la stessa. Mentre con la trasformazione attraverso il sangue, il cervello viene intaccato e il nuovo vampiro diventa schiavo e copia del suo padrone, capisci?» le chiese Byakuya, ricevendo un cenno d’assenso da parte di Yunalesca, la quale riabbassò la testa, chiudendosi nel suo mutismo.

 

Misaka non riprese conoscenza né quel giorno né i due successivi: qualcuno rimaneva sempre con lei e la sera del terzo giorno dall’attacco, al suo capezzale c’era Ulquiorra.

Orihime era stata dimessa il giorno prima avendo ripreso le forze e con il sangue libero da ogni tossina nociva.

A tenere compagnia al vampiro dagli occhi verdi c’era la piccola Nel: entrambi erano affamati, ma nessuno dei due si sarebbe mosso da lì prima del risveglio di Misaka.

La ragazza dai capelli rossi aveva dato segni di miglioramento e si agitava nel sonno più del solito e, infatti, videro le palpebre tremolare e aprirsi lentamente rivelando gli occhi grigi e appannati: si era svegliata.

 

 

 

 


* Nel in questa fic è una mocciosa, ma a differenza che nell’anime è, come dire, normale. Riesce a mettere insieme una frase di senso compiuto, insomma.

   
 
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