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Autore: CowgirlSara    01/09/2008    13 recensioni
Una notte di fine agosto. Una delle tante conversazioni tra due gemelli. Ma c'è qualcosa in più da dire, in un giorno che sta per diventare un'altro...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nineteen
Si vede che ho un periodo di one-shot, ma non potevo lasciar passare il compleanno dei gemelli senza dedicargli niente, così mi è uscita questa piccolezza. Niente di speciale, spero apprezzerete. Aspetto i vostri commenti, grazie già da ora.

Un bacio
Sara




A due meravigliose creature
Che più crescono, più diventano belle
Vi voglio bene ragazzi


Nineteen

Tom era sdraiato sul suo letto, nella penombra della camera d’albergo, come gli piaceva fare spesso, ultimamente. Non pensava a niente in particolare, se non al desiderio che il sonno arrivasse presto. Avevano suonato anche la sera precedente ed era stato un bello spettacolo. Bill era stato grande, ma non glielo aveva detto, altrimenti avrebbe passato il resto della serata a vantarsi, quello scemo.
Il ragazzo sbadigliò rumorosamente, pronto a gettarsi tra le braccia di Morfeo, quando sentì un lieve rumore provenire dal soggiorno della suite. Pochi istanti dopo la figura sottile di Bill apparve sulla soglia della camera.
“Ciao.” Mormorò timidamente il cantante, alzando la mano destra.
“Ciao.” Gli rispose il fratello senza alzarsi.
“La porta di comunicazione era aperta, così ho pensato che eri solo.” Affermò Bill, mentre si avvicinava di qualche passo.
Tom fece una smorfia noncurante. “Non mi va molto la compagnia, ultimamente.” Replicò quindi.
“Ci ho fatto caso.” Annuì l’altro, sedendosi sul bordo del letto. “Che ti succede? Hai terminato la tua collezione di perizomi e non hai più bisogno di nuovi?”
Il gemello sbuffò, roteando gli occhi. “Stupido…” Borbottò poi.
“Dai, dimmi cosa hai!” Lo spronò allora Bill, dandogli una piccola spinta. “Mi fai preoccupare, sei più misantropo del solito negli ultimi giorni!”
“Non ho niente, Billie, davvero.” Ribatté mesto Tom. “Sono solo un po’ stanco…”
“Eh, ti capisco, lo sono anche io!” Dichiarò subito il fratello, mentre si adagiava contro i cuscini con un sospiro teatrale.
“Tu, Bill?!” Fece l’altro, aggrottando sorpreso la fronte. “Ma se non c’è verso di fermarti neanche con una mazzata in testa!” Aggiunse ridacchiando.
“Beh, che vuol dire? Il fatto che non dimostro la mia stanchezza non significa che non sia provato.” Affermò il cantante. “È stato un tour molto lungo e impegnativo… e poi ti ricordi che a primavera sono stato male?”
“Certo che me lo ricordo, cucciolo.” Rispose Tom, prima di carezzargli piano la testa.
“Tomi…” Riprese Bill serio. “…che cosa succede, davvero? So che sei stanco, lo siamo tutti, ma io vedo anche che sei triste…”
“Non sono triste…” Tentò il gemello.
“Ma non sorridi mai, anche quando suoniamo se sempre così serio e t’incazzi per niente.” Lo interruppe l’altro.
Tom si rifugiò nel silenzio per un lungo istante, fissava la parete davanti a se, sperando che Bill non insistesse.
“Avanti.” L’incitò però il fratello.
Il chitarrista prese un lungo respiro. “Mi manca casa.” Ammise infine, a bassa voce. Bill lo guardò aggrottando la fronte. “Vorrei essere a casa, stare con mamma, avere… sì, avere le sue coccole, parlare un po’ con Gordon, mentre strimpelliamo la chitarra… e bere una birra con Andreas…” Continuò, con voce leggermente rotta.
“Ma Tomi…” Obiettò perplesso il fratello. “…non è da così tanto che manchiamo da casa, questa nostalgia non sarà esagerata? E Andi era con noi per tutto luglio…”
“Lo so, è per questo che mi sento molto stupido.” Mormorò Tom. “Insomma, la verità è che vorrei dormire per un mese, stare con le persone che amo e non rendere conto a nessuno… e invece la giostra non si ferma, continuiamo con le interviste, gli show, i premi, i viaggi e poi c’è il lavoro per il disco, ci seppelliranno in studio per settimane e non avremo nemmeno il tempo per…”
“Sai qual è il problema, Tomi?” Fece Bill interrompendolo, lui lo guardò interrogativo. “È che stai pensando a troppe cose tutte insieme.” Spiegò quindi il cantante, che poi proseguì, sotto lo sguardo poco convinto del gemello. “Quando si è stanchi, si tende ad accumulare i problemi, che messi insieme sembrano insormontabili, mentre la soluzione è pensare ad una cosa alla volta.” Affermò alzando l’indice con aria saputa. “È inutile pensare al passato, perché è, per l’appunto, passato ed anche se è stato bello come il nostro, è comunque qualcosa di finito. Il futuro deve ancora arrivare, quindi perché preoccuparsi di qualcosa che ancora non c’è, no?” Continuò, allargando le mani con un sorriso divertito. “Dobbiamo pensare al presente, perché, alla fine, è l’unica cosa che ci sta succedendo ora.” Concluse, distendendo le labbra in uno dei suoi famosi sorrisi abbaglianti.
Tom si arrese e sorrise a sua volta, dolcemente. C’erano davvero volte in cui Bill riusciva ancora a stupirlo con le sue uscite, specie quando erano così stranamente sagge.
“E quindi, che cosa dovrei fare?” Chiese allora al gemello.
“Devi pensare a questa bella e lunga notte che hai davanti per riposare.” Rispose Bill con dolcezza.
“Ma domani mattina alle sei…”
“No! No! Non domattina, no! Adesso!” Esclamò il cantante bloccandolo.
Il gemello rise piano. “Ok, adesso!” Replicò poi, a mani alzate in segno di resa.
“Bravo.” Annuì Bill.
Entrambi si accomodarono meglio sul letto e sospirarono all’unisono, prima di perdersi in una pausa di riflessivo silenzio.     
“A proposito dell’adesso.” Esordì improvvisamente Tom, facendo voltare il fratello; si guardarono negli occhi. “Tu che cosa ci faresti qui, adesso?”
Bill sorrise, furbo e tenero. “Sono venuto a scacciare i folletti da sotto il tuo letto, Tomi!” Rispose poi allegro.
Tom lo fissò scetticamente per un istante, poi fece un sorriso sbieco. “Seriamente, Bill.”
“Aspetta un attimo…” Lo pregò l’altro, alzando l’indice e spostando lo sguardo oltre il fratello; rimasero in quella posizione per qualche secondo, mentre Tom fissava perplesso la faccia concentrata di Bill.
Il cantante, all’improvviso, rilassò i tratti, spostò gli occhi brillanti sul gemello, sorridendo apertamente. Solo in quel momento Tom si accorse di cosa stava guardando il suo gemello e capì. Sorrise anche lui.
“Buon compleanno, fratellone.” Gli augurò Bill nel frattempo, non aveva più bisogno della sveglia per sapere che era ormai il primo di settembre.
“Buon compleanno anche a te, fratellino.” Rispose Tom.
“Ti voglio bene, Tomi e non mi va di vederti triste.” Dichiarò poi il cantante.
“Stai tranquillo, non potrò mai essere davvero triste, finché ci sarai tu a trasmettermi la tua energia.” Ribatté l’altro sorridendo.
“Davvero?” Chiese emozionato Bill.
“Sì.” Annuì convinto Tom.
“Allora…” Riprese l’altro, avvicinandosi. “…mettiti pure a dormire, io resto qui, accanto a te e tengo a bada i folletti!”
“Oh, grazie!” Sbottò allegro il fratello, mentre si accomodava sulla spalla di Bill. “A volte sono più fastidiosi di te…”
“Io non sono fastidioso!”
“Eccome se lo sei!”
“E tu sei antipatico e musone!”
“Io sono il gemello bello e tu lo sai!”
“Ma falla finita!”
“Falla finita tu!”
“No! Il solletico no!”
“Tieni giù quelle mani secche!”
Le risate riempirono quello che all’inizio era un silenzio solitario e, per nessuno dei due, c’era un regalo più bello.

Fine
   
 
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