VOGLIO
SALVARTI
18
– Oromis e Glaedr
Da
quel giorno i miei rapporti
con Murtagh si fecero radi e quasi mai voluti; avevo iniziato ad
allenarmi da
sola, dando il meglio di me e iniziavo a coglierne i risultati, il mio
corpo si
stava lentamente trasformando, diventando più agile e
veloce. Padroneggiavo la
magia come se fosse stata un terzo braccio, un’altra
parte del mio
corpo; divenni in grado di evocarla senza nemmeno parlare, anche nel
sono, a
volte.
Mentre l’impero continuava la
sua battaglia contro i ribelli io non dormivo le notti per studiare e
non
mangiavo il giorno per allenarmi.
E ora tutto questo
sta per dare i suoi frutti.
***
La
sala del trono è più piena
del solito, quattro generali sono attorniati a un tavolo mentre
discutono di un
prossimo attacco agli elfi; il re è pensieroso e Murtagh si
tiene da parte. Io
ascolto in silenzio, è da molto che non combatto, ma non
trovo l’insistente
bisogno che avevo prima di uccidere, ora ho più sete di
conoscenza che di
sangue.
“Questo attacco lo guiderà un
cavaliere” Sentenzia il re, prendendo la parola e sovrastando
i battibecchi dei
suoi generali.
“Credo che Murtagh sia la
scelta più adatta” Azzarda uno di loro; il re lo
folgora con lo sguardo.
“Non spetta a te decidere”
Sentenzia “Credo invece, che Anna assolverà il
compito molto bene, ormai è padrona
della spada e della magia; è giunto il momento di metterla
alla prova” Mi fissa
con insistenza.
Mi inchino “Come il mio re
comanda, qual è il mio compito?” Domando.
“Semplice… Uccidere più elfi
possibile e cercare di prendere la foresta” Annuisco.
“Quando partirò?”
“Il prima possibile, diciamo
all’alba…”
“Come il mio re comanda, ora
se volete scusarmi vado a preparare il necessario per la
partenza” Mi volto
senza aspettare una risposta ma il re mi ferma.
“Voi andate. Anna, tu rimani”
Torno a girarmi e aspetto che tutti mi passino accanto ed escano dalla
porta,
per chiedere il motivo per cui mi vuole parlare.
“È semplice, mi stavo
chiedendo da quando controlli così bene le tue emozioni;
prima quando ti
affidavo un incarico sul tuo volto appariva il compiacimento misto a
una
felicità selvatica, assomigliavi molto a Morzan in questo,
ma… Ora ti vedo
completamente padrona di te stessa e; non mi fraintendere questa
è una buona
cosa, significa che ora non ti lasci trasportare. Ma, mi
chiedo… Come mai
questa maturazione?” Mentre
parlava si è
avvicinato; è a pochi passi da me, tanto che riesco a
sentirne l’alito
sfiorarmi la fronte.
Se dovessi piegarmi, prendere
il pugnale che ho nello stivale, gettarmi su di lui e pugnalarmi
niente mi
fermerebbe ora; ho il controllo totale sulla magia, potrei annullare i
suoi
incantesimi di protezione e ucciderlo seduta stante. Mi trattengo, non
è ancora
il momento.
“L’addestramento mi ha
cambiata” rispondo invece. Lui annuisce.
“Bene, molto bene… Murtagh
dovrebbe prendere esempio da te; ora vai” Faccio un leggero
inchino e me ne
vado; non sa affatto quanto è difficile per me trattenermi
dal seguire
l’istinto e non sgozzarlo come un maiale. Ormai nemmeno i
suoi più potenti
incantesimi potrebbero fermarmi. Il trucco è allenare la
capacità che ti da la
natura, prima mi era solamente premesso mentire nell’antica
lingua, ora… Ora la
magia è al mio comando.
Se la magia proviene dai
draghi, in modo più specifico dal loro cuore dei cuori, io
che sono sangue e
cuore di drago, cosa sono capace di fare? La risposta è
semplice.
Tutto.
***
L’aria
di Gli’ead è fresca e
ricca d’ossigeno, così ad ogni vampata di fuoco
scoppietta e sfrigola; le
frecce elfiche nulla possono contro la densa corazza di magia a
protezione di
Ignem; l’odore di carne bruciata sale alle mie narici, fetido.
Avanziamo ancora un po’, vorrei
scendere e combattere da terra, ma
questi non sono mercenari da due soldi; potrei ucciderli da soli, ma se
mi
dovessero accerchiare, cosa che faranno sicuramente visto che sono io
il loro
più grande pericolo, non riuscirei a combatterli.
Così mi tengo saldamente sul
dorso di Ignem.
Senza parlare faccio fluire la
magia alle radici degli alberi, le sgretolo, in modo che quei giganti
si
abbattano sugli elfi.
“Guarda, quella è la loro
regina” Aguzzo la vista e nel punto che mi
indica Ignem vedo un’elfa vestita di un’armatura un
po’ più brillante delle
altre.
“Bene, verrà anche il suo
turno; prima accorciamo le sue file, voglio
che veda di cosa siamo capaci” Con un ruggito di
assenso la dragonessa si
butta in picchiata e scarica un’enorme quantità di
fuoco sulle file nemiche; il
più delle fiamme viene fermato, ma qua e là
piccoli getti di fuoco
attecchiscono sulla carne e le urla dilagano.
L’aria trema per un secondo e
poi un ritmico tum-tum-tum si fa
strada nel vento, come
un
tamburo gigante; il suono si fa incalzante e quando alzo lo sguardo
dalla
distesa di nemici, anche a una distanza così elevata, vedo
un drago dorato che
si sta avvicinando.
“Quello è il rumore delle
sue ali” Penso sgomentata.
“Se è così
deve essere davvero enorme”
“Non più del drago nero” Commento;
non ho paura, sono solo stupita
dalla presenza di un altro drago, nessuno lo sapeva. “Meglio mandare un messaggio al re. Sali” Ignem
fa come le viene
detto e si porta a distanza dalla gittata delle frecce.
Prendo una scodella e con la
magia la riempio d’acqua, divino Galbatorix e il suo volto
cruciato appare
nello specchio d’acqua increspata dal vento.
“Che cosa succede? Sei
ferita?” Scuoto la testa “Allora cosa?”
Con una magia difficoltosa proietto
l’immagine del drago nell’acqua. Il re corruga la
fronte.
“Cosa devo fare?” Domando con
tono piatto; passa qualche secondo prima che io riceva una risposta.
“Se si arrende portalo qui, in
caso contrario uccidilo; non me ne faccio nulla di un vecchio
storpio” Detto
questo la sua immagine scompare. Vuoto la ciotola e la rimetto via.
“Bene scendiamo, abbiamo un nemico
da affrontare”
“Sai che Galbatorix ci sta guardando, vero?” Mi
domanda lei.
“Lo sospettavo, ma ora lo sento
anche; meglio non dare troppo spettacolo”
Detto questo si porta all’altezza del drago dorato
e lì, ferme ed immobili
lo aspettiamo.
***
“Allora
è vero” La voce, resa
più forte dalla magia, dell’anziano elfo mi giunge
alle orecchie piatta e quasi
gentile “Eragon mi ha raccontato di te, ragazzina
umana”
“Non sono una ragazzina” Lo
apostrofo con voce spenta; non mi importa più di tanto il
dover combattere
contro un drago menomato e il suo vecchio cavaliere.
“Perdonami, per me anche
Galbatorix è un ragazzino” sorrido, non che la
cosa mi stupisca.
“Non sto negando di essere
giovane” rispondo “solo che per essere dei
ragazzini bisogna essere boriosi e
stupidi e credere di poter vincere quando invece non si hanno
speranze” l’elfo
annuisce.
“Molto saggio da parte tua,
allora sai di non poter vincere” Rido, rido di guasto; non ha
la minima idea di
chi ha davanti.
“No, io so di poter vincere e
non è un pensiero da ragazzini; tu sei solo cibo per vermi,
tranne i tuoi
occhi, a quelli penseranno i corvi” Lo sguardo del vecchio
elfo si indurisce e
assottiglia gli occhi “A meno che tu non voglia giurare
fedeltà a Galbatorix,
in questo caso verrai risparmiato” Aggiungo.
“Mi spiace doverti informare
che non lo farò, mai” Alzo le spalle.
“Non che mi dolga molto, ma… Iin questo caso
dovrò ucciderti” Ignem
scatta e si porta in alto,
subito seguita dal grande drago. Il drago dorato è
più forte di Ignem, ma lei è
più veloce e ogni tre battiti ne recupera uno.
Arriviamo ad un’altezza
vertiginosa e la distanza tra lei e il suo simile è
abbastanza per attaccarlo
prendendo velocità; Ignem si tuffa in picchiata e dopo pochi
secondi raggiunge
il drago dorato, la forza dell’impatto è tale che
se non avessi le gambe legate
alla sella mi scaraventerebbe per aria. La dragonessa azzanna il
moncherino del
drago più anziano, che ruggisce e scuote l’altra
zampa ferendo Ignem, che è
costretta a staccarsi.
Con due rapidi battiti di ali
si porta a distanza di sicurezza; il drago dorato ruggisce una
vampata di
fuoco, ma quella si biforca senza nemmeno sfiorarci, merito degli
incantesimi.
“Ignem?” Chiedo
pervasa da un dubbio “Lui non
avrebbe dovuto toccarti con i miei incantesimi,
com’è possibile
che ti abbia colpita?”
“Non mi ha colpita, ma la forza dell’impatto sulla
barriera mi a
scaraventato di lato” Mi spiega lei, per poi
aggiungere: “Nemmeno io sono
riuscita a morderlo, è
protetto bene” Dovevo immaginare che avrebbe
avuto degli incantesimi a sua
protezione, ma questo non è un problema.
Ignem riparte all’attacco, si
abbassa e vola sotto il ventre del drago dorato, una mossa rischiosa;
con una
veloce virata punta una zampa posteriore del nemico, senza dargli
abbastanza
tempo per spostarsi azzanna la carne, della coda però. Mi
concentro sulla
barriera di energia che protegge il vecchio drago, ne sento il potere
fluire ritmico,
come il battito di un cuore; immagino di fermare quel cuore, di
stritolarlo tra
le mie mani e l’energia si blocca, poi da forma fluida si
secca come una
crosta. La mascella della dragonessa si serra ancora di più
e la crosta va in
frantumi, miriadi di piccole schegge di energia solida esplodono
attorno al
corpo dorato.
I denti di Ignem squarciano la
carne della coda e il ruggito tonante del drago mi riempie le orecchie;
una
vampata di fuoco mi acceca, sembra durare
un’eternità e il calore si fa così
intenso che Ignem è costretta a lasciare la presa e ad
allontanarsi.
“Non avresti dovuto farlo”
mi rimprovera “Galbatorix
sta guardando” Impreco sottovoce; me ne ero
completamente dimenticata.
“Penserà solo che le
difese del vecchio non erano abbastanza forti” Come
scusa è abbastanza credibile e per giustificare le schegge
di energia potrei
dire che era una magia elfica che non conosco; sì, ci
crederà.
Ignem torna all’attacco e
anche il drago dorato, entrambe le cavalcature si scambiano graffi e
morsi, gli
ululati di dolore si susseguono da ambe le parti; io incrocio poche
volte la
spada con l’elfo, solo quando siamo abbastanza vicini. Il
cavaliere mio rivale
è vecchio, ma abbastanza in forze da poter contrattaccarmi e
i pochi minuti in
cui stiamo l’una contro l’altro non riesco a
sopraffarlo.
Mentre un altro assalto di
Ignem mi trascina nell’aria densa sento una forza enorme
all’estremità della
mia mente; cerco di resistere, ma sento il cranio pulsare ed
è come se le ossa
esplodessero. Anche la dragonessa sembra avvertirla e indietreggia
guaendo di
dolore.
Non posso resistere.
La consapevolezza è una doccia
fredda, ma necessaria, non posso resistere; mi ritiro in un angolino
della mia mente,
nascondendo
pensieri e ricordi e lascio che Galbatorix prenda il possesso del mio
corpo per
i suoi scopi. Osservo la mia bocca parlare con voce non mia e
l’elfo
rispondere; sento il dolore di Ignem e vedo la mia lama disarmare
Ormis, così
si chiamo l’elfo e Glaedr il drago. Vedo il sangue del nemico
scorrermi sul
braccio, ma non ne sento il calore e alla fine osservo il possente
corpo del
drago dorato cadere a terra con un tonfo sordo.
NOTE
DELL’AUTRICE: Salve a tutti,
eccomi nuovamente qui! Lo scontro con Oromis e Gladr si rifà
a quello contro
Castigo e Murtagh (verso la fine di Brisngr); naturalmente è
in molte cose
diverso, partendo da Anna e Ignem, ma l’idea che Galbatorix
prenda possesso
delle loro menti è dell’autore originale.
Spero vi sia piaciuto, ciao e grazie a
tutti.