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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    17/07/2014    3 recensioni
[PostShamballa][RoyEd]
Una serie di sparizioni e comparse misteriose dona una nuova possibilità ai fratelli Elric.
"La ripresa della conoscenza fu, per Edward Elric, dolorosa.
Sentiva il petto alzarsi ed abbassarsi nel tentativo, da parte dei suoi polmoni, di inspirare avidamente aria e, ad ogni movimento, poteva quasi giurare di sentire le proprie costole spaccarsi in mille pezzettini di osso e poi rimettersi assieme come uno scherzo crudele, pronte a farlo soffrire ancora al prossimo inspirare."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Go the Distance - Di nuovo a casa'
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FMA


GO THE DISTANCE

CAPITOLO 1

Spero che sia una cosa importante.”

Roy Mustang camminava a passo svelto lungo il corridoio del terzo piano del HQ dietro ad una giovane tenente, la stessa che si era affrettata ad andare a chiamarlo, interrompendo la riunione tra lui e i Generali di stanza a Central City per fare il punto su quella crisi che Amestris stava faticosamente affrontando.

Conosco il luogotenente Falman da tanti anni e, mi creda, non l'ho mai sentito così agitato come quando mi ha chiamata all'interfono. Ha semplicemente detto che era fondamentale che lei tornasse subito in ufficio, ha detto che ci sono importanti novità.”.

Con un sospiro, il Comandante Supremo aumentò il passo, immergendosi nei propri pensieri: non faticava a crederlo, anche lui conosceva bene Vato e sapeva che non era nel suo carattere agitarsi.

Era razionale e calmo ed erano queste sue caratteristiche a renderlo la mente pensante della squadra, difficilmente accadeva qualcosa che poteva metterlo in crisi.

Quando giunsero infine davanti alla porta dell'ufficio, la tenente lo salutò con un leggero inchino e si congedò da lui, lasciandolo solo.

Con la mano sulla maniglia, si concesse qualche secondo per respirare: non lo faceva spesso in quel periodo, troppe erano le cose da fare e di cui occuparsi.

Quella situazione era paradossale: aveva dovuto far isolare un'intera ala dell'ospedale Centrale per accogliere le misteriose e sconosciute persone comparse negli ultimi tempi e nessuno sembrava essere in grado di capire cosa stesse accadendo e perchè.

Nè tantomeno c'era qualcuno in grado di trovare una soluzione a siffatto stato di cose.

Le persone continuavano a scomparire e al loro posto ne riapparivano altre.

C'erano famiglie distrutte dal dolore, spezzate e Roy Mustang si sentiva sperduto anche se faceva di tutto per non darlo a vedere.

Diamine, era a capo di quel Paese e l'avrebbe tenuto assieme ad ogni costo.

Istintivamente, la sua mano andò a toccare il rigonfiamento della sua tasca, dove sapeva esserci quella che, per tutti, sembrava ormai una reliquia del passato e che, invece, era per lui impossibile da ritenere tale.

Un piccolo orologio d'argento ormai fermo da parecchi anni che simboleggiava quanto lui stesso avesse perso nel corso del tempo: lo Scambio Equivalente non risparmiava nessuno, neppure il grande Roy Mustang.

Con tali pensieri in mente, amari come il primo giorno in cui li aveva formulati, l'Alchimista di Fuoco entrò nell'ufficio, trovandolo stranamente calmo e silenzioso.

E trovando i propri sottoposti incredibilmente pallidi, seduti in bell'ordine alle proprie scrivanie.

Cosa mai poteva esser accaduto di così grave da ridurli al silenzio, loro che non stavano zitti neppure sotto tortura?

Subito, nella mente di Mustang cominciarono ad affollarsi le peggio ipotesi: era scomparso qualcuno dei loro cari? Effettivamente erano un paio di giorni che non vedeva il Generale Armstrong e che non si fermava a casa di Gracia ed Elycia per il solito tea pomeridiano...

Ed era almeno una settimana che non sentiva Winry Rockbell.

Comandante, per fortuna è tornato.”

Riza Hawkeye era forse la donna più forte che Mustang conosceva, dopo Gracia, e vederla così inquieta, con il piccolo Black Hayate II tra le braccia, lo rendeva ancora più nervoso: anche il cucciolo sembrava a disagio, forse era lo stato d'animo della padrona ad influenzarlo.

Ragazzi, cosa succede?” chiese lui, poggiando il mantello sul primo tavolo a disposizione.

I presenti si guardarono di sottecchi, erano evidentemente tormentati e ciò acuì l'ansia del Comandante.

Stamattina è arrivato questo dall'Ospedale Centrale.” esordì Falman con una cartella di fogli tra le braccia, era stato lui ad annunciare la notizia ai colleghi e si sentiva in dovere di dare la stessa notizia al proprio Comandante: “E' avvenuta una nuova comparsa misteriosa e le vittime sono state portate subito dalla dottoressa Grunwald che se ne sta prendendo cura.”

Roy annuì: “Sì, lo sapevo. E allora?”

Con mano tremante, Vato estrasse dall'involto un paio di fotografie e gliele consegnò: “Questi sono i loro visi...” bisbigliò.

Quando i suoi occhi misero a fuoco i lineamenti raffigurati nelle immagini, Roy Mustang sentì il proprio cuore fermarsi nel petto assieme al respiro.

La prima reazione fu quella di sentirsi le gambe diventare improvvisamente molli e incapaci di reggere il suo peso ma si fece forza e riuscì ad impedire al proprio corpo di collassare su sé stesso e pertanto di svenire poco elegantemente dinanzi ai propri uomini; reggendosi al bordo del tavolo per non accartocciarsi poco dignitosamente per terra, Mustang riuscì a mantenere l'equilibrio.

Ma lo stupore rimase, assieme ad una buffa sensazione di calore e aspettativa nel petto che minacciava di affollargli gli occhi di lacrime.

Con espressione sperduta, alzò lo sguardo verso i compagni, i cui occhi erano – solo in quel momento lo notò – lucidi: “E' vero...?” chiese Mustang con un filo di voce.

Tutti annuirono.

Anche noi non ci credevamo...” ammise Kain: “Ma non ci sono dubbi.”.

Sono tornati.” aggiunse Havoc, aveva le mani tremanti e non riusciva neppure ad accendersi una sigaretta: “Ma sono conciati male, Capo. Devono averne passate di tutti i colori.”

Mustang non rispose, troppo concentrato a osservare i visi tumefatti dei due fratelli mentre la sua mente già formulava ipotesi – una più strana dell'altra – e stilava una lista di ordini.

Non sapeva neppure quantificare la gioia che gli gonfiava il cuore al pensiero di poter rivedere quei due ragazzi che tanto avevano fatto per Amestris, e per lui.

Soprattutto quell'indisponente ragazzino che era l'Acciaio che ricordava e che non era mai riuscito a dimenticare.

Quale miracolo glielo aveva riportato?

Quali dolorosi avvenimenti l'avevano ridotto in quelle condizioni?

Ci avrebbe pensato dopo, decise: la cosa più importante, ora, era metterli al sicuro e fare in modo che si riprendessero.

Capo, cosa facciamo?” chiese Breda, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.

I compagni annuirono determinati.

Mustang sospirò, poi si avvicinò al telefono più vicino e sollevò la cornetta: “Credo che la risposta sia logica.” disse solo, componendo un numero; i presenti rimasero col fiato sospeso per qualche istante, poi...

Centralino? Mi passi l'interno della dottoressa Grunwald.”.


§§§


C-Come sarebbe a dire?” sussurrò Edward, incredulo per la notizia che gli era stata appena comunicata: “S-Siamo davvero tornati a casa... ad Amestris?” mormorò a sé stesso, guardandosi le mani; erano bruciate e fasciate in più punti ma, dalle dita, sentiva provenire una strana energia, la stessa che gli percorreva tutto il corpo.

Alchimia...

Le due donne lo guardarono stupefatte: “C-Come fa a conoscere quel nome?” chiese con un filo di voce l'infermiera; anche la più anziana annuì, muovendo un passo in avanti e troneggiando sul giovane ferito.

Quando Edward alzò gli occhi verso di lei, ella li vide pieni di lacrime, lacrime che scivolavano senza controllo lungo le guance senza che il proprietario facesse nulla per fermarle, così come i singhiozzi che ne facevano sussultare ritmicamente le spalle.

Non capite... Sigh...” Edward sembrava fuori di sé, gioia e commozione si mischiavano all'incredulità e al timore che quello fosse tutto un sogno oppure il piano di qualcuno per farlo impazzire: già Noah si era dimostrata in grado di leggere la sua mente ed i suoi sogni, come poteva essere sicuro che non ci fossero altre persone come lei, dotate del medesimo dono?

Cerchi di spiegarci...” l'infermiera si era inginocchiata al suo capezzale, conscia della necessità di confortare quel poco più che ragazzotto che le ricordava tanto suo fratello minore.

Se questa è davvero Amestris... Se siamo a Central City...” rantolò, senza aria per i singhiozzi e le lacrime: “Siamo tornati a casa...”

Mi faccia capire, lei e suo fratello... Siete di qui?” anche la dottoressa sembrava genuinamente stupita, e forse anche sconvolta.

Edward, con gli occhi puntati su entrambe, annuì, sorridendo felice: “Il mio nome è Edward Elric, ero un Alchimista. Mio fratello si chiama Alphonse. Siamo nati a Reseembool... Ah, accidenti!” esclamò, asciugandosi una volta per tutte le lacrime con la manica del camice, “Non so esattamente quanti anni siano passati dall'ultima volta che ho rivisto questo mondo ma, mi creda, sono felice di essere qui...” sussurrò.

Le due donne si scambiarono un'occhiata sconvolta: nessuno sentiva più parlare del Fullmetal Alchemist da qualche anno, ormai ed era difficile riconoscerlo in quel viso stanco e tumefatto, sotto quella lieve barba incolta.

Senta, ho sentito tutto quello che vi siete dette quando siete entrate. Posso provarvi chi sono. Basta che chiamate il colonnello...”

Ma le sue parole vennero interrotte da un bussare frenetico alla porta e dall'entrata di un giovane inserviente: “Dottoressa Grunwald! Dottoressa Grunwald!” gridò questi, agitando i lunghi capelli rossi, “Samuel è tornato dalla consegna, non so cosa sia successo ma pochi secondi fa ha chiamato il Comandante Supremo in persona! Ha detto che ha ricevuto i documenti e che gli ultimi due soggetti...” si bloccò non appena notò che uno dei suddetti “soggetti” era sveglio e vigile.

Va bene, Wil.” la dottoressa si alzò e gli andò incontro: “Andrò a sentire cosa vuole da noi il nostro illustrissimo Comandante.” disse, facendo per uscire.

Non è necessario, doc. In effetti... Sta venendo qui...” pigolò il nuovo arrivato: “E' proprio questo che volevo dirle. Il Comandante ha detto che sarebbe venuto personalmente a sincerarsi delle condizioni dei nostri nuovi ospiti. E Samuel, che ha consegnato i documenti, mi ha riferito che il luogotenente Falman gli ha detto che è diventata una faccenda della massima importanza e di non fare nulla.”

Quel nome fece fare una tripla capriola nel petto al cuore di Edward.

Falman?

Vato Falman?

La dottoressa sospirò, congedò l'inserviente e poi si voltò verso Ed: “Il Comandante è un maledetto impulsivo.” disse, come se volesse scusarsi, “Ma è una brava persona. Non so molto di faccende militari ma ho lavorato al suo fianco per qualche tempo ed è stata una bella esperienza.” aggiunse.

E chi è...?” domandò con un filo di voce.

E' una sua vecchia conoscenza, direi.” il viso della donna si aprì in un sorriso sincero: “E' l'Alchimista di Fuoco, Comandante Supremo Roy Mustang.”

Per un istante, nella stanza calò il silenzio, poi dalla bocca dell'Elric più anziano proruppe uno scroscio allegro di risa assieme ad una piccola lacrima.

Quel Colonnello!” esclamò, per la prima volta dal suo risveglio era sollevato, quasi felice malgrado il dolore: “Alla fine ce l'ha fatta!”.

All'improvviso, si sentì incredibilmente stanco, come se tutta la tensione del mondo gli fosse scivolata fuori, lasciando unicamente stanchezza.

Ora riposi, quando arriverà lo porterò qui. Nel frattempo, cerchi di dormire e.. bentornato a casa...” sussurrò la dottoressa, rimboccandogli le coperte.

Edward annuì: era al sicuro, non doveva più combattere.

Era finalmente tornato a casa.


§§§


Mi sembra incredibile.” esordì l'infermiera una volte uscite dalla stanza: “Ho sentito molte storie sul Fullmetal Alchemist ma mai mi sarei immaginata una cosa del genere.”.

Doc Grunwald annuì, pensierosa: “Si erano perse le sue tracce già dieci anni fa, poco dopo la caduta del Comandante Bradley, poi vi fu una voce che girava durante l'invasione di quegli strani esseri, sette anni fa, durante l'assedio del Comando. Si diceva che, a capo della Resistenza Militare, ci fossero entrambi i fratelli Elric e che avessero combattuto in prima linea al fianco del Comandante Mustang e ai suoi ma poi, da allora, nessuno ebbe saputo più nulla, l'intera faccenda fu classificata sotto segreto militare e basta. Se è vero quello che si dice in giro, cioè che siano finiti in un altro mondo...”

Potrebbero aiutarci a comprendere cosa stia succedendo!” esclamò con fervore la giovane.

E' ciò che penso anche io.” confermò l'altra.

Le due donne allungarono il passo verso l'ingresso principale dell'Ospedale: volevano essere presenti all'arrivo dei militari.

Deve essere stato un sollievo.” riprese l'infermiera: “Non deve essere stata un'esperienza piacevole la loro... Hanno entrambi traumi pregressi notevoli, temo che possano avere delle ripercussioni a carattere psicologico.”.

Hai ragione, cara. Devo parlare chiaramente al Comandante, non possono fare sforzi di alcun tipo e riempirli di domande non gioverebbe alla loro salute.” decretò ella con decisione.

Allora si spiegano molte cose. Come ad esempio i moncherini e il delirio sulle protesi. Si riferiva ai leggendari Automail.”.

Mia cara, hai letto troppi giornali di pettegolezzi.” sorrise Grunwald: “Comunque sì, sulle prime pensavo fossero segni di torture, il che non sarebbe poi stato tanto sbagliato, vedendo il resto del corpo. Ma ora sono quasi certa che fossero i segni lasciati da innesti per Automail. Eppure non v'era traccia di nulla del genere... Che glieli abbiano strappati?”

Che prospettiva ributtante.”

Ma concreta.”.

Nel mentre della chiacchierata, la coppia giunse finalmente nell'ingresso principale, appena in tempo per assistere all'entrata di un manipolo di militari.

La squadra del Comandante Supremo, con lo stesso alla sua testa.

Roy Mustang sembrava pallido, notarono entrambe, più pallido del solito al punto che sia la sua folta capigliatura nera che la benda sull'occhio svettavano incredibilmente sulla sua carnagione.

Al suo fianco, la tenente colonnello Riza Hawkeye e poi dietro il resto della truppa, il luogotenente Falman era inconfondibile.

Le due andarono loro alacremente incontro: “Benvenuti.” disse la più anziana con un rispettoso inchino, “Lei è la signorina Maya Ross, è la mia assistente. Comandante, abbiamo scambiato due parole con il più anziano delle nuove vittime. E' risultato essere...”

Non qui, dottoressa.” la zittì Mustang con un cenno della mano: “Andiamo nel suo ufficio, lì parleremo meglio e più comodi, mi creda.”

Sì, certo. Cara.” asserì Grunwald, voltandosi poi verso la più giovane: “Ti affido il compito di andare a controllare l'altro ragazzo.” disse ella, “Se qualcuno dei suoi lo desidera, possono scortarla.” aggiunse, rivolgendosi al Comandante.

Mustang annuì e subito dal gruppo si staccarono Havoc, Breda, Kain e Falman che andarono a fare quadrato attorno alla più giovane; con un sospiro, Riza restò al fianco del suo superiore, raccomandandosi agli altri con un solo sguardo.

Era chiaro che, per quanto anche a lei premesse sincerarsi delle condizioni dei due Elric, reputava di primaria importanza l'accompagnare il Comandante.

Possiamo andare.” comandò Mustang, seguendo la dottoressa.

Nell'ingresso rimasero l'infermiera e il resto della truppa.

Seguitemi.” disse infine lei con gentilezza: “L'ala che abbiamo isolato è un po' distante da qui ma non ci vorrà molto tempo, posso assicurarvelo.” aggiunse, muovendo un paio di timidi passi verso il corridoio più lontano; in silenzio, i militari le andarono dietro e, in breve, il gruppetto lasciò l'ampio ambiente rumoroso per spostarsi verso angoli decisamente più tranquilli e semi-deserti; non incontrarono nessuno, né malati né dottori e fu quando, dopo una decina di minuti di cammino, giunsero davanti ad una porta piantonata da due colleghi in divisa che infine qualcuno di loro si decise a parlare.

C-Come stanno?” chiese Kain preoccupato.

Il più giovane è quello in condizioni migliori, a dire la verità.” ammise lei, esibendo il proprio tesserino sanitario prima di entrare nel reparto: “Almeno fisicamente, non ha fratture così gravi come il fratello. Ma non si è ancora svegliato dall'anestesia dell'operazione. Abbiamo dovuto estrargli una pallottola dalla spalla e una dalla gamba ma sono state estrazioni rapide e relativamente indolori.” disse ella.

I presenti si irrigidirono.

Mentre invece l'altro si è svegliato, ci ha confermato chi è e sembrava seriamente commosso all'idea di essere qui. Poi si è riaddormentato poco prima che voi arrivaste, ma sembrava semplicemente esausto. Niente di cui preoccuparsi troppo.” spiegò, fermandosi quindi dinanzi ad un'altra porta, lucida e chiusa.

Eccoci qui. Dentro questa stanza c'è Alphonse.” e indicò quella che aveva dinanzi: “Mentre in quella accanto c'è Edward.”.

Subito dopo, ella abbassò la maniglia ed entrò.

L'interno era avvolto nella penombra ma risaltava con estrema facilità il guizzare dorato di un paio di occhi assonnati ma aperti: “C-Chi c'è?” pigolò una voce roca dal letto, “D-Dove sono...?” chiese ancora.

Con un sospiro, l'infermiera fece cenno ai militari di aspettare un attimo fuori, poi fece un paio di passi in avanti: “Il mio nome è Maya, tu sei Alphonse vero?” chiese con tono rassicurante.

La figuretta rannicchiata a letto annuì impercettibilmente: “Dov-Dov'è mio fratello...?”

Edward è nella stanza qui accanto che dorme, non devi avere paura. Va tutto bene.”.

Alphonse sembrava ancora più piccolo, con tutti quei lividi in volto e i graffi coperti da cerotti e bende; alle spalle della donna, Havoc e compagni stringevano i pugni senza avere la forza di parlarsi: ma di una cosa erano certi, l'avrebbero fatta pagare a chiunque avesse fatto quello scempio.

Senti, ho portato un paio di amici che vorrebbero salutarti, possono entrare?” chiese incoraggiante: “Sono persone che sono venute apposta per te.” aggiunse.

Troppo confuso e ancora mezzo frastornato per capire esattamente quello che la donna gli aveva detto, Al annuì e Maya fece un cenno ai quattro in attesa, che si portarono accanto al letto in silenzio e in bell'ordine.

Ciao, Alphonse.” salutò per primo Havoc con un vago sorriso commosso: “E' bello vederti in salute, piccoletto.” aggiunse Breda, sbucato da accanto il collega biondo, “Al-kun, ti porterò un gattino da abbracciare, se ne trovo uno.” la promessa di Kain giunse solo attraverso la voce del suddetto, troppo basso per riuscire a farsi vedere oltre la muraglia di corpi dei compagni.

Falman, per tutta risposta, lo sollevò di peso e lo portò avanti, riuscendo anche a entrare a propria volta nell'affollato quadretto.

Bentornati, ragazzi. Ci mancava il vostro chiasso e le vostre cazzate.” sorrise Vato, sincero.

Allibito, Alphonse restò in silenzio per parecchi minuti, incapace di proferire verbo mentre la sua mente realizzava che, primo, quelli dinanzi a lui erano veramente i loro vecchi compagni e, secondo, erano – pur non capendo come – tornati a casa.

Quando infine realizzò del tutto la situazione, non riuscì a trattenere un pianto liberatorio, lacrime di sollievo e di liberazione da un incubo che li aveva tormentati per anni.

Si lasciò cadere in avanti mentre mani affettuose facevano a gara per sorreggerlo e donargli una spalla a cui appoggiarsi: “Sfogati, Alphonse, lascia uscire tutto...”.


§§§


Quando infine Roy Mustang li raggiunse, accompagnato da Riza e dal dottor Grunwald, ciò che si trovò davanti fu una scena che gli fece balzare il cuore in gola.

Ricordava la tenerezza di quel ragazzetto, così simile al fratello nell'aspetto ma così diverso nel carattere: e vederlo piangere sulla spalla di Kain mentre questi gli dava piccoli colpetti sulla schiena e Breda armeggiava con il rubinetto dell'acqua, probabilmente per versargliene un bicchiere, lo riempì di un misto di orgoglio e tristezza.

Ma era così che voleva che la sua squadra lavorasse, era così che aveva sempre lavorato: una squadra che non abbandona un proprio compagno esattamente come lui non aveva mai abbandonato nessuno dei suoi durante la guerra.

Hai permesso ad Edward di andarsene, però...”

Ignorando volutamente la propria coscienza, non voluta e non richiesta in quel momento, egli fece il proprio ingresso trionfale: “Non avrei mai pensato, un giorno, di dirlo, ma rivedere i fratelli Elric in città è un piacevole colpo alla cupa monotonia della vita qui da queste parti.” cercava di scherzare ma le parole faticavano ad uscire dalla gola, bloccate da uno strano magone di origine ignota.

Al alzò la testa e gli rivolse un timido ma sinceramente affettuoso sorriso: “Buongiorno, Comandante. Mi hanno detto che ci sono alcune novità.” replicò mentre Kain lo faceva distendere su di una pila di comodi cuscini.

Già, mio caro. Ma nulla di troppo difficile da ricordare, potrebbe farcela persino quel tonto di tuo fratello Acciaio.”

Chi sarebbe il tonto, Colonnello, no anzi, Comandante Supremo dei miei Automail mancanti?”

A quella voce, seppure debole ma incredibilmente familiare, Roy Mustang si voltò di scatto.

Sulla porta – sorretto da Vato e Jean – c'era Acciaio, con l'ombra di un sorrisino fedifrago sulle labbra sottili, brandiva persino una stampella con la mano di carne: “Se vuole che il nostro reincontro dopo cinque anni si concluda con il suo ricovero, resti dove si trova mentre prendo la mira. Siamo anche nel posto giusto!”.

Note dell'Autore:

Grazie a Nemesi, Leouch VI e Dan2002 che hanno avuto il fegato di leggere nonostante io sia rimasta lontana dal fandom per, boh, quasi cinque anni. Grazie davvero.

   
 
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