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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    13/07/2014    3 recensioni
[PostShamballa][RoyEd]
Una serie di sparizioni e comparse misteriose dona una nuova possibilità ai fratelli Elric.
"La ripresa della conoscenza fu, per Edward Elric, dolorosa.
Sentiva il petto alzarsi ed abbassarsi nel tentativo, da parte dei suoi polmoni, di inspirare avidamente aria e, ad ogni movimento, poteva quasi giurare di sentire le proprie costole spaccarsi in mille pezzettini di osso e poi rimettersi assieme come uno scherzo crudele, pronte a farlo soffrire ancora al prossimo inspirare."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Go the Distance - Di nuovo a casa'
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FMA

Fandom: Fullmetal Alchemist
Rating:
Arancione
Personaggi/Pairing:
RoyEd, Un Po' Tutti
Tipologia:
Long-Fic
Genere:
Sentimentale, Malinconico, Drammatico, Avventura
Avvertimenti: Post-Shamballa, basata sulla prima serie dell'anime e non su manga e/o Brotherhood.
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

Dedicata a tutte le ragazze della divisione RoyEd. Mi dispiace, sono un po' arrugginita ma vedrò di impegnarmi a fondo per scrivere qualcosa di decente.


GO THE DISTANCE


PROLOGO


La ripresa della conoscenza fu, per Edward Elric, dolorosa.

Sentiva il petto alzarsi ed abbassarsi nel tentativo, da parte dei suoi polmoni, di inspirare avidamente aria e, ad ogni movimento, poteva quasi giurare di sentire le proprie costole spaccarsi in mille pezzettini di osso e poi rimettersi assieme come uno scherzo crudele, pronte a farlo soffrire ancora al prossimo inspirare.

La testa, poi, sembrava esplodergli, faticava anche solo a restare sveglio; in bocca aveva ancora il gusto ferroso del sangue e non sentiva più i denti, figuriamoci la faccia.

Un pestaggio da manuale, neppure ricordava cosa fosse successo...

Aveva discusso con due o tre avventori un po' troppo brilli nel pub in cui lui e Al avevano pernottato sulla strada per Londra...

AL!

Come se il nome del fratello gli avesse infuso nuove energie, Edward scattò seduto e, gemendo per il dolore inflittogli dalle ferite, cercò di mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava: l'esperienza lontana nel tempo di un soldato rimasto a lungo, fisicamente, lontano dal campo di battaglia ma mentalmente sempre pronto alla lotta lo spinse istintivamente a poche e semplici azioni.

Indosso non aveva nessuno dei propri vestiti, solo una scomoda casacca bianca.

Il letto su cui si trovava era una semplice brandina come quelle militari su cui tante volte si era trovato disteso in passato; Ed fece una smorfia mentre osservava con attenzione la stanza, spoglia e bianca.

Era un ospedale e la sua testa doveva aver preso una bella botta se, per un attimo, aveva estratto dai cassetti del passato un così triste ricordo: credeva di essersi ormai abituato alla cosa.

Ormai sarebbe stata quel mondo la loro casa... Non sarebbero mai tornati ad Amestris e quello era un ospedale come un altro, non una struttura militare.

Ciò gli fece tornare in mente prepotentemente Alphonse.

Dove diavolo era suo fratello?

La camera era avvolta nella penombra ma il suo era l'unico giaciglio ivi presente.

Chiunque li avesse portati lì, sempre se avesse condotto con sé anche il fratello minore, doveva averli messi in due ambienti separati.

Un'improvviso giramento di testa e la mancanza di qualunque energia bastò però per far desistere il maggiore degli Elric dal tentare di alzarsi per andare in ricognizione: doveva essere veramente conciato male...

Istintivamente, cercò di sollevare entrambe le braccia ma solo una rispose all'appello.

Coprendosi gli occhi con l'avambraccio, gemette: come diavolo avrebbe fatto adesso?

Non tentò neppure di muovere le gambe, la sensibilità che stava ritornando ai suoi arti gli fece capire che, allo stesso modo del braccio, anche l'Automail alla gamba era stato portato via: chiunque fosse stato, voleva assicurarsi che gli fosse impossibile fuggire.

Mano molto ben giocata, doveva ammetterlo.

Ma non era ancora detta l'ultima parola.

All'improvviso, udì qualcuno armeggiare con la porta e si irrigidì, imponendo al proprio corpo una totale immobilità: doveva raccogliere quante più informazioni possibili e non voleva farsi vedere sveglio.

Regolarizzando il respiro come quello di una persona profondamente addormentata, egli tese le orecchie, udendo due voci parlare a bassa voce e con concitazione: “Le lastre sull'altro giovane sono buone, avete già chiamato qualcuno per parlare con loro?” una donna, probabilmente di mezza età.

Sì, dottoressa, abbiamo mandato una copia delle cartelle cliniche complete di fotografie come da procedura, possiamo solo aspettare. Purtroppo, casi del genere sono molto comuni negli ultimi tempi.”.

Casi del genere?

Lo comprendo, ogni due giorni veniamo chiamati per soccorrerne un paio, la situazione ormai sta sfuggendoci di mano. Abbiamo dovuto isolare quest'ala dell'ospedale apposta per ricoverare tutte le vittime.”.

Isolare?

Che avessero contratto qualche strana malattia?

E se anche Al...?

Un dolore improvviso al petto gli mozzò il respiro in petto e gli strappò un gemito, udibilissimo.

E' sveglio?”

La domanda inopportuna non tardò quindi ad arrivare.

Edward sospirò, era inutile continuare a fingere.

Lentamente, alzò le palpebre, trovandosi immerso in una tenue luce proveniente da una piccola lampada, che prima non aveva notato, poggiata su di un piccolo comodino alla propria sinistra.

Mio... fratello...” rantolò.

L'altro ragazzo, intende?” un viso stranamente familiare fece capolino nel suo campo visivo e, accanto ad una donna effettivamente di mezza età, comparve una giovane infermiera dalla cuffietta candida.

Ed annuì, incapace di proferire verbo: la gola secca gli doleva.

Non si preoccupi, è nella stanza accanto e sta bene... Ora pensi solo a riposare, presto le spiegheremo tutto.”

L'altra donna annuì prima di fare un passo in avanti: “Ha preso una brutta botta in seguito alla caduta e le abbiamo diagnosticato anche una serie di fratture non imputabili alla sopracitata caduta, ha una vaga idea di come se le sia fatte?”.

Il giovane chiuse per un momento gli occhi, lasciando che frammenti vari di ricordi gli tornassero alla mente: effettivamente...

Ci siamo accapigliati con... due persone... forse tre... ce l'avevano con noi, erano ubriachi...” sebbene qualcosa fosse chiaro, il resto era del tutto nebuloso...

Abbiamo un appuntamento a Londra... Quando posso andarmene?” chiese quindi, stancamente: “E dove sono i miei Auto... le mie protesi?” si corresse rapidamente.

L'occhiata che si scambiarono, nonostante la confusione, non sfuggì a Edward.

Senta, la situazione è ancora piuttosto critica.” confessò la più anziana delle due: “Ha una ferita sul volto che ha fatto infezione, non credo che possiate venir dimessi presto. Senza contare le fratture. E poi, i militari gradirebbero scambiare due parole con lei e con... suo fratello, esatto?”.

I militari?

Non capisco... Cosa vuole l'esercito inglese da noi...? Se temono che siamo spie tedesche, posso assicurarle...”

No, no, non è nulla di tutto questo... E' solo che...”

Ora, la pazienza non era una dote della famiglia Elric, men che meno del loro primogenito: Edward non era stupido, capiva che c'era qualcosa che non andava.

Cosa sta succedendo?” chiese, con il piglio militare di un ex Alchimista quale era: “Ho il diritto di sapere cosa mi sia successo e per quale motivo io e mio fratello ci troviamo in un ospedale senza potercene andare con le nostre gambe. E dove sono state portate le mie protesi?”

Le due donne restarono in silenzio per alcuni secondi, poi fecero un profondo sospiro.

Credo proprio che il vostro appuntamento a... Lontra debba venir spostato a data da destinarsi. E non aveva alcun tipo di protesi addosso quando siete stati ritrovati, devono avergliele portate via prima” l'infermiera sembrava essere impallidita di colpo.

Okay, storpiare il nome della propria capitale, per un inglese, era veramente grave.

A meno che...

Il cuore iniziò a battergli forsennatamente nel petto, la mano gli tremava senza controllo mentre una strana energia, lungamente rimpianta, gli fluiva nelle vene assieme al sangue.

Gli occhi si riempirono di lacrime.

Era veramente possibile...

Ora si calmi, faremo del nostro meglio per aiutarla.” la voce dell'infermiera sembrava sinceramente preoccupata e spaventata ma lui non le diede retta.

Lui non aveva bisogno di essere aiutato, se veramente la sua sensazione era corretta.

Dove mi trovo?” chiese con un filo di voce, alzando i grandi occhi dorati e puntandoli sulle due donne.

E' in un ospedale militare... in una città di nome Central City.”.


§§§


Il luogotenente Falman attendeva il messo dall'Ospedale Centrale sotto il porticato del Comando Militare di Central City fumando una sigaretta: pioveva ed era impaziente di tornare al caldo dell'ufficio della guardia principale e finalmente concludere quelle pratiche che da giorni si portavano dietro.

Quella storia era assurda.

Vato non era un Alchimista ma aveva avuto abbastanza a che fare con Alchimisti da capire quando le cose cominciavano ad andare male per colpa di qualche spostato con capacità fuori dal proprio controllo.

Insomma, ne avevano passate di tutti i colori in passato, soprattutto quando c'erano ancora i fratelli Elric.

Sarebbe bello che foste qui, ragazzi.” disse, alzando gli occhi verso il cielo: “Il vostro aiuto sarebbe prezioso.”

E non era una bugia: da un paio di mesi a quella parte, erano scomparse e continuavano a scomparire sempre più persone mentre ne riapparivano altre, in stato confusionale e terrorizzate.

Dal alcuni interrogatori, era venuto fuori che non c'era una logica in queste scomparse e nelle successive riapparizioni: ma su di una cosa si era certi, quelle persone non appartenevano al loro mondo.

Da lì, il passo verso l'ipotesi che provenissero dall'altra parte del Portale era breve.

Fin troppo vividi erano ancora infatti i ricordi della grande crisi di sette anni prima, durante la cui battaglia erano stati visti per l'ultima volta Edward e Alphonse Elric.

E la loro presenza,oltre che di conforto, sarebbe stata di notevole aiuto per uscire da quel ginepraio senza senso; molte cose erano cambiate, purtroppo e anche le persone lo erano: ma nonostante tutto, come se fosse stata una promessa silenziosa ad unirli, lui e gli altri erano rimasti fedeli a loro stessi e alla strada che avevano intrapreso anni prima.

Lui, Kain, Breda, Riza...

Le truppe si sfaldano, vengono trasferite e spesso le amicizie rischiano di inaridirsi; eppure il tempo aveva risparmiato la loro famiglia – e una mano dall'alto aveva contribuito a non separarli – e ora speravano di essere pronti ad affrontare questa nuova minaccia.

Lo dovevano a troppe persone.

Luogotenente!”

Il filo dei suoi pensieri venne però interrotto dalla voce squillante del messo, un ragazzotto dai capelli rossi e dalla pesante casacca verde che correva attraverso la piazza deserta se non per qualche raro collega che correva per non bagnarsi.

Era una giornata relativamente tranquilla, a parte per la notizia di una nuova comparsa repentina.

Da quel poco che sapeva, due giovani erano precipitati giù dal cielo e dritti nel fiume: solo l'azione rapida di un gruppo di passanti aveva impedito che annegassero.

Vato lanciò per terra la sigaretta ormai spenta e fece cenno al ragazzotto di raggiungerlo all'asciutto, si era avvicinato abbastanza da notare la voluminosa sacca che stringeva tra le braccia.

Hai fatto presto.” constatò il militare, passandogli una salvietta per asciugarsi i capelli e liberandolo dall'ingombro del bagaglio.

Il giovane ringraziò con un cenno del capo e la prese tra le mani tremanti: “La dottoressa Grunwald è stata perentoria, mi ha detto di portarvi queste cartelle con la massima velocità possibile. Si è anche raccomandata di dirvi che i nuovi pazienti avranno una prognosi discretamente lunga, non erano conciati bene.”.

Conseguenze della caduta?” chiese il luogotenente, estraendo il plico di fogli dalla loro copertura.

No, signore. La dottoressa pensa che siano ferite derivate da un pestaggio, ha rilevato fratture multiple, traumi di varia natura e uno zigomo spaccato. Sono due, avranno a malapena una ventina d'anni a testa e sembrano molto provati, dovevano essere viaggiatori, tra le loro cose hanno rinvenuto una valigia con pochi vestiti maleodoranti e un paio di fotografie tutte sbiadite e praticamente indecifrabili, anche la documentazione che avevano è illeggibile. Non sappiamo neppure i loro nomi.”.

Falman scorse rapidamente i primi fogli, vergati nella calligrafia stretta della dottoressa che il Comandante aveva messo a capo della divisione sanitaria preposta a quella situazione: era una prima anamnesi delle condizioni dei due pazienti - buttata giù alcune ore prima a seguito della loro entrata all'Ospedale - e ricalcava in pieno il succinto rapporto a voce del messo.

Santi numi,” esclamò stupito: “Ma come è possibile riportare ferite del genere?”

E c'è di più, sembra che alcune fratture non siano state curate a dovere, fratture piuttosto vecchie tra cui un serio trauma alla testa riscontrato al più anziano. Mi creda, l'essersi ritrovati sbalzati da questa parte non sarà mai peggio di quello che hanno vissuto.”.

C'è una loro fotografia?” chiese il militare.

Certo, è sul fondo assieme all'ultima diagnosi e alla prescrizione della prognosi definitiva.”.

Sotto quella pioggia battente, il cuore di Falman si fermò.

Non riusciva a credere a ciò che i suoi occhi vedevano.

Certo, erano diversi dall'ultima volta in cui li aveva visti – il tempo doveva essere trascorso anche per loro, e molto dolorosamente – ma non aveva dubbi che i visi addormentati e tumefatti che erano raffigurati nelle fotografie fossero quelli di Edward e Alphonse Elric.

Che il Destino volesse beffarsi di loro ancora una volta?

Luogotenente... Tutto bene?” azzardò il giovane con voce preoccupata.

Falman annuì frettolosamente e si strinse al petto i fascicoli con mano tremante: “Torna dalla dottoressa e dille di non fare nulla sino al nostro arrivo. Questa è una faccenda della massima importanza, mi sono spiegato?!” gridò e, senza neppure salutare, corse all'interno dell'edificio.

Era tarda mattinata e tutti i colleghi di stanza all'HQ erano nei propri uffici a compilare scartoffie quindi l'atrio era deserto quando Vato fece irruzione con veemenza, facendo trasalire l'ufficiale alla reception.

Ma lui non si fermò e, anzi, cominciò a correre attraverso i corridoi del primo piano con la mente e il cuore in subbuglio: era una speranza flebile, certo, ma quel viso era inconfondibile anche sotto i lividi, le cicatrici e la lieve barba incolta, le occhiaie e l'aria sperduta.

Ragazzi! Ci sono grandi novità!” gridò trafelato, spalancando senza troppe cerimonie la porta dell'ufficio comune: “Devo parlare con il Comandante!”.

Quattro paia di occhi si voltarono verso di lui, confusi e sorpresi: “Che succede?” chiese Kain, raccogliendo da terra i fogli che gli erano caduti per lo spavento, “Amico, non ti fa bene correre così.” lo rimproverò Breda, inginocchiandosi ad aiutare il compagno più giovane.

Riza Hawkeye, da parte sua, gli rivolse un'occhiata di fuoco mentre Havoc, con passo lento e cadenzato, lo raggiungeva: “Che ti prende? Il Comandante è fuori ufficio per una riunione, lo sai.”.

Dobbiamo contattarlo e farlo tornare subito qui!” esclamò con gli occhi spalancati: “Sono loro! Sono tornati!”.

Le facce dei suoi colleghi e amici di sempre rimasero con la stessa sfumatura di confusione di poco prima.

Cosa stai blaterando?” lo apostrofò Riza, alla quale gli ultimi anni avevano donato un viso ancora più affilato.

Per tutta risposta, Vato estrasse le fotografie dai fascicoli e le lanciò in mezzo alla stanza: “Voglio dire,” disse, prima di inspirare profondamente, “Che le ultime vittime di queste misteriose comparse potrebbero essere due nostre vecchie conoscenze. Ora possiamo andare a chiamare il Comandante Mustang?!”

   
 
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