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Autore: Tikal    17/07/2014    2 recensioni
{Titolo provvisorio}
Egli è un Eroe, solo che ancora non lo sa.
Ha sangue impuro, ma quel sangue lo salverà.
Il Discendente che Eroe non è,
ben presto lo diventerà.
Luna e Sole,
Buio e Luce,
Menzogna e Verità,
per lungo tempo insieme,
presto divise.
L’Eroe per mano del Discendente cadrà,
mentre la Lama dei Tempi che il giuramento aveva creato spezzerà.
– Estratto dai Libri dei Dieci di Anthèa, la Immortale –
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Egli è un Eroe, solo che ancora non lo sa.
Ha sangue impuro, ma quel sangue lo salverà.
Il Discendente che Eroe non è,
ben presto lo diventerà.
 Luna e Sole,
Buio e Luce,
Menzogna e Verità,
per lungo tempo insieme,
presto divise.
L’Eroe per mano del Discendente cadrà,
mentre la Lama dei Tempi che il giuramento aveva creato spezzerà.
 

– Estratto dai Libri dei Dieci di Anthèa, la Immortale –

 
 
 
 
Prologo
 
 
 
Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di rosso ed arancione.
I campi coltivati erano sommersi di luce soffusa mentre i servi finivano il lavoro, tenuti costantemente d’occhio da delle guardie armate.
Leggeri pennacchi di fumo si alzavano da una baracca posta all’inizio della collina mentre i canti degli animali notturni andavano via via sostituendo il vociare degli schiavi nei campi.
A prima vista sarebbe potuto apparire un paesaggio come tanti altri, certo pittoresco, ma con nulla di diverso rispetto agli altri panorami di campagna.
Ma, un occhio più attento, avrebbe potuto scorgere altri particolari che a prima vista sfuggivano all’occhio: un palo, issato ai margini delle coltivazioni, dal quale dei soldati stavano slegando un uomo.
Non doveva avere avuto più di diciassette anni, ma i suoi carnefici non si erano fatti alcuno scrupolo. La sua schiena era solcata da i profondi solchi che la frusta aveva lasciato nella carne, strappandone la camicia. Era stato condannato per aver insultato il re in pubblico durante una cerimonia, e bollato di conseguenza come sovversivo.
I soldati erano circondati da un capannello di persone, Eroi o Discendenti, che osservavano la scena con disprezzo, gettando occhiate di biasimo al ragazzo steso a terra esamine.
Mentre i due soldati si accingevano a portare via il giovane una ragazza si staccò dal drappello di persone e gettò sul suo corpo martoriato, piangendo disperata. Uno dei soldati cercò di scacciarla, ma lei fece resistenza. Nell’aria riecheggiò il suono di uno sparo.
 
*
 
L’uomo si lasciò cadere sulla poltrona di velluto nero vicino alla finestra. Gli Eroi o i loro discendenti raramente si opponevano a lui, ma, quando accadeva, le pene erano sempre molto severe.
Si passò una mano sulla fronte sudata, mentre i ricordi che di solito cercava di tenere lontano si ripresentavano insistenti nella sua mente.
 
“Aveva vissuto una lunga vita, piena di ogni cosa un uomo avesse potuto immaginare. Aveva vissuto avventure ai limiti del reale, combattuto centinaia di battaglie e visto morire migliaia di uomini. Ora era pronto. 
Sdraiato nel letto nuziale, quello stesso letto che aveva visto notti di accesa passione quando ancora era giovane, attorniato da parenti e servitù, si apprestava a dare l’ultimo addio a quella vita. 
Accanto a lui una donna vestita di un suntuoso abito verde smeraldo piangeva disperata, singhiozzando ai suoi piedi. Galàad sentì il cuore stringersi in una morsa mentre osservava, impotente, sua moglie, la regina Isabelle, mentre le calde lacrime le rigavano il viso.
Avrebbe voluto avvicinarsi a lei e confortarla come aveva fatto in passato, poco dopo il loro primo incontro, quando lui era solamente un ragazzo in cerca di avventure e lei una schiava scappata dai suoi padroni che aveva appena visto morire suo fratello. 
Allungò una mano verso di lei, toccandole le spalle dolcemente. La donna sobbalzò al contatto, ma non si ritirò. Voltò invece il viso verso il suo sposo e si portò la sua mano al viso, sorridendogli triste. I suoi occhi scuri splendevano per le lacrime – simili a cristalli –  che scendevano ancora sulle sue gote pallide. 
Galàad le accarezzò i capelli scuri, soffermandosi sulle ciocche bianche, il segno che il tempo passa per tutti.
Nonostante non fosse più giovane, Isabelle era ancora bellissima. Come un fiore non del tutto appassito che mostra tutta la sua bellezza prima di morire, la regina restava una dama di inconfondibile beltà. Ai suoi occhi, Galàd vedeva ancora la giovane che lo aveva salvato dal Mostro della Neve, conficcandogli il suo pugnale in gola. Ne avevano affrontate tante, troppe, di avventure, ma erano pronti ad affrontare la loro ultima. «Va’ in pace, Galàad, Eroe di Anthèa, l’Immortale.» mormorò Isabelle tra le lacrime. Galàad le sorrise per l’ultima volta, imprimendo a fuoco la sua immagine nei suoi occhi stanchi, prima che la sua mano cadesse e il suo sguardo si facesse vitreo.
 
*
 
Era morto. 
Eppure sentiva il freddo corrergli su per la schiena e la luce accecante sulle sue palpebre chiuse, serrate. 
Rimase lì, steso ed immobile, per chissà quanto tempo, senza accennare ad alcun minimo movimento o aprire gli occhi. 
Poi, improvvisamente, una voce interruppe quel silenzio che lo aveva avvolto fino a quel momento come una coperta. «Galàad, Eroe di Anthèa, svegliati. Il tuo compito non è ancora finito.» 
Come sotto incantesimo, Galàad aprì gli occhi, rivelando le iridi chiare, azzurre come il cielo libero da nubi dopo un temporale. Ovunque il suo sguardo si posasse vedeva solo bianco. Abbagliante, luminoso bianco che urlava il suo silenzio, opprimendogli il cuore. 
Improvvisamente l’avvertì di nuovo, quella voce che aveva parlato poco prima, destandolo dal sonno. 
«Galàad, l’Eroe che sconfisse il sovrano dei Giganti, vieni avanti.» l’uomo osservò, stupito, l’aria dinnanzi a sé mentre si plasmava nel corpo sinuoso di una donna dai lunghi capelli scuri che lo osservava con un’espressione severa negli occhi. 
Indossava una veste chiara, che spaziava dal verde acceso delle chiome degli alberi, al rosso tenue del tramonto, passando dal blu trapunto di stelle della notte e dal giallo brillante del Sole di mezzogiorno, che le drappeggiava dolcemente il corpo sinuoso, da ballerina. I suoi occhi scuri lo fissavano severi e impassibili. Il silenzio improvvisamente divenne un masso che gli schiacciava il cuore, dividendolo dalla dama. 
«Io… non riesco a capire. Dove sono? Chi siete voi?» disse l’uomo, dando voce ai suoi dubbi. 
Gli occhi della donna si strinsero in due fessure mentre lui parlava. 
«Siete nel Limbo, una sorta di dimensione parallela dove finiscono alcune anime dopo la loro morte.» 
«Ancora non riesco a capire. Io cosa c’entro con tutto ciò?»
«Io sono la Custode del Tempo, Aràs. E tu, Eroe, sei stato scelto» la testa gli doleva. Scelto per cosa? Aveva sentito alcune storie sulle Custodi del Tempo, maghe e donne bellissime dal grande potere: controllare lo scorrere del tempo.
«Impugnerai le armi della Luna, le armi che molti dei tuoi predecessori hanno impugnato secoli prima di te. Sarai il mio paladino, Galàad.» l’’uomo chiuse gli occhi, mentre una luce accecante lo colpiva. Prima che le palpebre si serrassero intravide il lampo di una spada che fendeva l’aria. E capì, poco prima che la lama impugnata da Aràs gli trapassasse il cuore, che quel colpo era destinato a lui.” 

 
Galàad riaprì gli occhi, scacciando dalla mente le immagini di quella donna così bella e allo stesso tempo così distante. Dopo che la lama gli aveva trapassato il petto si era svegliato in un campo coltivato, con le spighe di grano che gli carezzavano il volto. In mano stringeva una spada di un nero metallo, più scuro di quella notte senza Luna, e sulla cui lama vi era inciso il nome del primo Eroe, Regolas. Sulla spalla destra aveva scoperto un marchio, scuro come la pece, il simbolo della sua maledizione.
Il suo cuore, da quando era stato maledetto, chiedeva sangue. Voleva vedere il sangue scorrere davanti a sé, voleva vederlo sporcare la scura lama della sua spada. Eppure, riusciva a riconoscere, nei pochi momenti in cui la maledizione non prendeva il sopravvento, quanto fosse diverso. Un tempo avrebbe esitato ad uccidere innocenti. Adesso, invece, il suo cuore non desiderava altro.
Si alzò, stringendo le tempie tra il pollice e l’indice, come a comprimere quei pensieri nel più remoto angolo della sua mente. Era il sovrano di Anthèa, la città Immortale, la città degli Eroi e dei loro Discendenti, non poteva permettersi che qualcuno sapesse della maledizione. Doveva controllare il suo istinto.
Si diresse verso la porta, traendo un grosso respiro, e si avviò nel corridoio, scortato da un servo, diretto verso la sala del trono.
La spada della Luna era appesa al suo fianco.
 
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ANGOLO DEI DUE MALATI MENTALI
 

Buon giorno!
O buon pomeriggio. Hope, non so se hai notato, ma è tardi.
Dettagli. Piccoli ed insignificanti dettagli.
-.-”
Comunque sia, io sono Hope, colei che ha scritto la storia.
Non avresti mai fatto nulla senza di me.
E quel brontolone in verde è il mio amico dal nome impronunciabile (scusa ma è vero! :p) tra l’altro devi ringraziare la sottoscritta se ora qualcuno (si spera) stia leggendo questo racconto.  
Me lo hai inviato con una settimana di ritardo.
Dettagli. E comunque ci dovevano essere più ribelli e più romanticismo.
Smettila di shippare ogni singola coppia che trovi, sia dei libri (voi non avete idea di quanto non mi abbia tartassato con le sue ship) sia che le inventi tu.
SONO UNA DIVERGENTE E NON POSSO ESSERE CONTROLLATA.
E io sono un cavaliere dei draghi del nuovo ordine. Quindi siamo pari.
Non finisce qui.
Se lo credi tu…
Comunque sia, cari lettori, questa è il mio primo tentativo di scrivere un racconto a quattro mani (anche se scrivo solamente io e il brontolone commenta e basta)
*Sbuffa e inizia a gridare ad Hope di muoversi* Hei! Non è colpa mia se sono disgrafico! E poi mi pare che abbiamo fatto un buon lavoro!
*Ignora il brontolone*
Questo è solamente un piccolo prologo, nel quale ho presentato Galàad. Tenete d’occhio quel personaggio, perché non tutto è come sembra u.u

N O N  S P O I L E R A R E  L A  S T O R I A  A I  L E T T O R I ! !
Il brontolone rompe le scatole, quindi non vi dico più nulla, se avete qualche dubbio (molto probabile) chiedete pure (risponderò io alle recensioni)
 
Al prossimo capitolo:

Hope & Gearfried
 
Ps: Per chi stesse seguendo l’altra mia storia, Hope will never die, no, non me ne sono dimenticata (non potrei mai farlo, anche perché adoro scrivere di Elisa SPOILER GRANDE QUANTO UNA CASA e di Seth :3) e spero (devo e voglio) di aggiornare venerdì. Prometto che non farò più passare così tanto tra un aggiornamento e l’altro!
 
*Gearfried prende a braccetto Hope e assieme se ne vanno a mangiare un gelato, perché due pazzi non fanno uno sano, ma sorridendo si tengono per mano*
   
 
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