Capitolo 11.5
Preoccupazioni e bugie
Giorno 5- tarda mattinata
Quella voce autoritaria e categorica risuonò in tutta Konoha. Minato guardò in quella direzione con il cuore in gola. Che cos'era successo a Jiraiya-sensei?
Non gli fu permesso di distrarsi per molto. La guerra incalzava.
Deviò la traiettoria di uno shuriken con uno dei suoi kunai, ma era solo una sorta di diversivo. Riuscì comunque a dislocarsi prima che una Gokakyuu gli arrivasse addosso. In quello stesso momento cadde un fulmine.
"Minato-sama, presto! Jiraiya-sama ha bisogno d'aiuto!" gli disse preoccupata la voce di Katsuyu. Minato non ci pensò più di tanto e, per una delle poche volte della sua vita, agì d'impulso. Si dislocò nel posto più vicino al maestro e lo vide cadere a terra.
Minato rimase come paralizzato per un secondo. Jiraiya-sensei non poteva essere morto...
Corse verso il corpo del suo maestro.
"Sta murennu! Pottilo 'nni Tsunade! Fu 'bbilinatu" disse Ma' in ansia.
[Sta morendo! Portalo da Tsunade! È stato avvelenato!]
Minato non se lo fece ripetere, prese il corpo del suo sensei e si dislocò nel palazzo dell'Hokage e corse verso il tetto.
Tsunade guardò il corpo del suo compagno di team. Era combinato peggio di quanto pensasse, e c'era sangue, c'era tanto sangue.
Sangue che gocciolava dalle ustioni che lasciavano scoperta la rossa carne viva e sangue che sgorgava da una ferita infetta, ad occhio avvelenata.
Le mani di Tsunade tremavano vistosamente, ma lei non le guardò, prese un profondo respiro e serrò i pugni. Doveva salvarlo, Jiraiya doveva vivere.
S'alzò di scatto e si diresse verso l'amico che Minato aveva deposto delicatamente a terra. Stese le sue mani sopra di lui facendo fluire il chakra verde.
L'avrebbe salvato.
Minato guardava il processo con una sorta d'ansia che, al posto di diminuire, cresceva. Sapeva che tra poco sarebbe arrivata la risposta. Sarebbe sopravvissuto?
"Non preoccuparti" gli disse Tsunade senza distrarsi dal suo lavoro, "non oserà morire."
Minato fece un sorriso forzato ed un sospiro di sollievo per l'implicita buona notizia.
Aveva l'obbligo di tornare in battaglia, non voleva, ma sapeva che il sensei era in ottime mani.
Quando gli somministro anche l'antidoto al veleno, Tsunade si concesse un attimo di riposo.
Si guardò le mani. Erano sporche, d'erbe e di sangue, del sangue di Jiraiya, ma solo adesso, dopo tanti anni le vedeva e le sentiva pulite.
Era tornata.
***
Quella stanza era vuota e cupa.
La luce proveniva solo da una fievole lampada posta sul tavolo ad illuminare le vie di Konoha. Una mano stava tracciando delle linee dritte o tratteggiate, per indicare le macerie crollate e la loro quantità. Praticamente quella mappa era più segni di penna che altro. Posò la penna e ammirò la sua opera. Era davvero un ottimo stratega.
Guardò tutto cercando di trovare la mossa migliore.
Fugaku portò una mano a sostegno del volto. Controllò tutto il perimetro delle mura per vedere se c'erano punti scoperti. Annuì soddisfatto, non avrebbe potuto sbagliare una cosa così ovvia.
I passetti affrettati e rumorosi al piano di sopra lo irritarono. Dannazione, Sasuke non poteva camminare come una persona normale? Doveva fare sempre tutto questo rumore?
Si massaggiò le tempie infastidito. Itachi non aveva mai fatto tutto questo rumore. Sospirò pesantemente sfregandosi gli occhi. Ad Itachi, in questo momento, non voleva neppure pensare, era troppo arrabbiato con lui. Credeva che non si sarebbe accorto che non faceva sul serio? Credeva davvero che potesse ingannarli nonostante fosse nato ieri?
Era proprio una delusione. Non riusciva a capire da chi avesse preso questa stupida mania da pacifista. Sapeva già che a quest'ora stava riempendo la testa di Sasuke di queste sciocchezze. E Sasuke, poi, pendeva letteralmente dalle labbra del fratello, gli scodinzolava dietro peggio d'un cagnolino.
Della dignità Uchiha, che aveva tentato di trasmettergli non aveva nulla.
Fece una smorfia amareggiata e si rimise al lavoro.
Controllò la lista delle risorse e vide che erano meno persone di quanto s'aspettava. Questa guerra stava durando più di quanto pensava. Non credeva che avrebbero potuto resistere al glorioso clan Uchiha. Avevano perso troppe risorse. Doveva trovare la mossa risolutiva.
"Ti ho preparato del the caldo." disse Mikoto entrando, "come va?"
Fugaku iniziò a bere senza dire nulla. Non l'avrebbe mai ammesso, ma quel the gli aveva fatto piacere, perlomeno aveva allentato il suo mal di testa.
"Abbiamo pochi uomini." sbottò infastidito, "credo che attaccheremo da qui." continuò indicando un punto nella cartina. Mikoto annuì memorizzando bene il punto.
Si sentiva in colpa a tradire suo marito, aveva un tarlo allo stomaco che la notte non le faceva chiudere occhio. Era terribile, si sentiva un mostro; ma ogni volta che vedeva i suoi figli trovava un po' di forza. Avrebbe dovuto resistere solo per poco, quella guerra sarebbe finita a breve. Prese la tazza vuota ed uscì dalla stanza. Sospirò. Aveva coinvolto anche suo nipote in questa storia, e, come se non bastasse, gli aveva chiesto di mentire e di aiutarla. Non era in grado di fare nulla da sola.
L'indomani sarebbe dovuta andare di nuovo dall'altra parte. Tremava. Fece un respiro profondo. Doveva continuare la sua recita.
***
Shisui si sdraiò sul letto. Le sue ossa stanche gli furono grate per il riposo agognato.
Era stato difficile evitare Itachi, ma non tanto praticamente, più che altro psicologicamente. La loro amicizia era particolare, nessuno dei due parlava molto, eppure riuscivano a capirsi benissimo, la loro reciproca presenza era già di conforto, non c'era bisogno d'altro. Si consideravano come fratelli, ed era difficile nascondere qualcosa ad un fratello.
La casa vuota e stranamente silenziosa lo faceva sentire solo, e adesso, che doveva mentire al suo migliore amico si sentiva ancora più isolato.
Sperava solo che la guerra finisse presto.
Angolo autrice
Eccomi qui, non sono morta, lo è solo la connessione internet da computer e io non riesco ad aggiornare da cellulare... Diciamo che vado un po' a scrocco...
Eccovi il prossimo capitolo, che ne pensate? Una recensione è sempre gradita, positiva o negativa che sia.
Alla prossima
thera