Tempo fa esisteva un reame beato, incantato, popolato da Elfi immortali e dalla efebica bellezza. Un paese dove il tempo non scorreva,
e tutto restava immutato.
Ora quel paese è contraddistinto da un temibile splendore.
Sulle porte dei palazzi vigeva la scritta:
Aglaina (Idioma elfico)
“Aglaina”, sacro splendore. E tale era il nome di quel
luogo.
Ora invece campeggia la scritta:
Lómedor (Sempre idioma elfico)
“Lómedor”, terra d’oscurità. Fu quello il nome del reame, dall’ascesa al trono di Aredhel Minyatur.
***
Quando il reame era fiorente e rigoglioso, ai tempi di Aglaina,
Aredhel ne era la principessa. La principessa degli Elfi, la
Nobile Elfa, come attesta il suo nome.
I suoi genitori furono Mîrwen “la fanciulla gioiello”
Minyatur, regina di Aglaina, e Aldarhir “signore di alberi” Minyatur, re.
Il reame di Aglaina era costituito da un enorme bosco
e da un lago, Ataraelin “il padre lago”, che ne segnava il confine. Gli Elfi
chiamavano così Ataraelin poiché esso era la loro fonte di vita.
In quel bosco spesso transitavano stranieri, diretti verso altri reami di Elfi o di Uomini, tollerati da alcuni e mal sopportati da
altri.
Faceva parte della seconda schiera la principessa Aredhel.
Poteva sembrare strano che una creatura buona e dolce come la principessa potesse non tollerare questi stranieri. Ma suscitavano in
lei un odio profondo e ancestrale.
Aredhel, nei tempi della giovinezza, si recava verso la Via Attraverso il
Bosco, e con il suo fedele arco Rúnia, “fiamma rossa”, saliva sugli alberi per
osservare gli stranieri.
Quando ne vedeva uno, la prima cosa che faceva era
chiedere loro di presentarsi, senza farsi scorgere. Costoro spesso
rispondevano: “Chi sei?”, non riuscendo a vederla. Allora sul viso della
principessa sorgeva un ghigno, e continuava: “Sono Aredhel Minyatur. Dimmi il
tuo nome straniero. Ti tengo sott’occhio con il mio arco.”
Alcuni di questi stranieri, che Aredhel chiamava “irrispettosi”, le urlavano di
farsi vedere altrimenti non le avrebbero detto proprio niente, oppure le
mandavano qualche imprecazione e se ne andavano.
Allora Aredhel, dall’alto dell’albero, prendeva una freccia e scoccava il
dardo, uccidendo lo straniero irrispettoso.
Altri stranieri, invece, non facevano caso alle parole dell’Elfa e continuavano
per la loro strada fischiettando. Lei li definiva “puri”. Erano le sue prede
preferite. Stringeva Rúnia fra le dita e scoccava altri dardi.
Invece gli stranieri educati che si presentavano, non avevano
da temere. Aredhel era una persona socievole con coloro
che erano educati e che si presentavano. Spesso scendeva dall’albero e
scortava gli stranieri educati personalmente fino al limitare del bosco.
***
Come già detto, l’Ataraelin segnava il confine di Aglaina,
oltre il quale era proibito andare.
Questo perché oltre esso c’era uno strano bosco, con
un’aura malvagia, che gli Elfi temevano.
Aredhel era stata messa in guardia riguardo a quel bosco, che prendeva il nome
di Bosco dei Mille Guest. Lì infatti sorgeva un’enorme
villa, abitata dalla cosiddetta Somma Setta. Essa proclamava il culto di una
dea di nome Erika (nome straniero). Aredhel sapeva che i membri di questa setta
erano spietati assassini che rendevano omaggio alla loro dea con dei sacrifici
umani. Infatti ben pochi viaggiatori uscivano vivi da
Aglaina e dal Bosco dei Mille Guest.
La setta spesso si addentrava anche in Aglaina, per catturare i viaggiatori che
di lì passavano.
Un giorno uscirono dalla loro villa alcuni membri: i
cosiddetti Innominabile dalla Lunga Penna, Fuoco Del Greco Inferno, Dio
Delle Anime Orientali e Bacca Dell’Immensa Vita.
Erano lungo la Via Attraverso il Bosco, nascosti fra gli alberi e gli arbusti,
attendendo qualche preda. Arrivò un gruppo di tre viaggiatori, fischiettando e
parlottando allegramente.
Stavano per uscire allo scoperto, ma qualcuno parlò, e si fermarono
all’improvviso.
“Chi siete, stranieri che transitate nel reame di Aglaina?”
Gli stranieri si guardarono alle spalle e tutt’intorno, ma non riuscivano a
capire da dove provenisse la voce. Intanto Aredhel sorrideva stringendo Rúnia.
Uno di loro, un Uomo dai capelli rossi, esclamò: “Dove sei? Chi sei? Fatti vedere!”
“No no... Così non va bene... Abbiamo un bello
straniero irrispettoso...” disse sottovoce Aredhel.
Poi, alzando la voce: “Il mio nome è Aredhel Minyatur. Vi tengo puntati col mio
arco.”
Intanto i membri della setta ascoltavano e guardavano la
scena esterrefatti. Dunque c’era qualcuno nel reame di
Aglaina che cacciava gli stranieri... Una donna, ma avrebbe avuto il
coraggio di ucciderli?
“Se ci tieni a sapere il mio nome, baciami il
sedere... E forse te lo dirò!”
A parlare fu lo stesso Uomo dai capelli rossi. Fu la prima vittima.
Un sibilo, e la freccia partì, colpendo alle spalle lo straniero irrispettoso.
I suoi compagni di viaggio non sembravano per nulla intimoriti. Si guardarono
intorno e poi ripresero il viaggio.
“E voi dove andate, miei cari stranieri puri? Non vi
addolora la scomparsa del vostro amico?”
I due stranieri continuavano imperterriti per la loro
strada e uno di loro cominciò perfino a fischiettare.
“Allora è così...”
Aredhel tese Rúnia, ma prima di scoccare la freccia, i membri della setta
uscirono allo scoperto e la precedettero.
I due Uomini erano stesi a terra.
Aredhel, esterrefatta, scese dall’albero e si avvicinò con fare sospettoso
verso quegli strani individui.
Li squadrò uno a uno, fissandoli negli occhi.
Dopodiché disse: “Quei due stranieri erano miei. Come vi siete permessi a intromettervi?! Non so se avete notato, ma qui siete nel
reame di Aglaina, e io sono la principessa Aredhel
Minyatur.”
Fuoco del Greco Inferno disse sottovoce all’Innominabile
Dalla Lunga Penna: “Presuntuosi, questi Calaquendi (Alti Elfi)!”
Sentendolo, Aredhel rispose accigliata: “Tanto ho capito chi siete.
Meglio Calaquendi, e non pazzi sanguinari come voi!”
I quattro si guardarono a turno negli occhi, finché Bacca Dell’Immensa Vita
esclamò: “Noi non siamo pazzi sanguinari! Serviamo la nostra dea Erika
sacrificando chi non ci sta a genio, e precisamente i
guest maleducati!”
“I guest?” chiese Aredhel “E che significa?”
“Nella vostra lingua elfica significherebbe stranieri.” Rispose Dio Delle Anime
Orientali.
“Ah, davvero? Diciamo che siamo in competizione, allora. Anche io ce l’ho con i... guest, li chiamate voi.”
“Non c’è bisogno di essere in competizione. Potresti entrare
a far parte della nostra setta!” disse l’Innominabile Dalla Lunga Penna.
Ma prontamente Fuoco del Greco Inferno esclamò: “E io dovrei
sopportare questa Calaquendë (singolare di Calaquendi: Alto Elfo)?! Non
se ne parla proprio! Mi rifiuto!”
Dio Delle Anime Orientali, allora, prese da parte Fuoco Del Greco Inferno e gli
disse sottovoce: “Ma non capisci?! Se andiamo avanti così, non avremo più
materia prima per i sacrifici... Non so se mi spiego...”
“Niente... niente cenone di Capodanno a base di guest...”
sussurrò Fuoco Del Greco Inferno.
“Esatto!” Dio Delle Anime Orientali fece un ghigno.
“Ehi, voi due... Prendete in giro gli Elfi perché
hanno le orecchie appuntite... Ma vedete, sono molto utili!” disse Aredhel,
captando la conversazione dei due.
“Argh! Ci ha sentiti!” esclamò Dio Delle Anime
Orientali.
“Se è per questo che volete che entri a far parte della setta... Ve lo potete
tranquillamente scordare!”
“Aredhel...” cominciò Bacca
Dell’Immensa Vita.
“Per voi sono principessa!”
“Più si va avanti e più non sopporto questa qui!” disse a bassa voce Fuoco del
Greco Inferno, ricevendo in cambio uno sguardo truce dall’Elfa.
“Principessa...” ricominciò Bacca Dell’Immensa Vita
“...saresti per noi un’ottima alleata... E noi per te. Vedrai,
ti piacerà stare con noi! Non siamo poi tanto male come
può sembrare!”
Aredhel guardò di nuovo negli occhi i suoi interlocutori. Poi soffermò il suo
sguardo sull’Innominabile Dalla Lunga Penna e disse: “E va bene. Sì, voglio
entrare a far parte della vostra setta.”
Gli altri sorrisero, mentre Fuoco Del Greco Inferno si disperava. Avrebbe avuto
come compagna una Calaquendë.
***
Così Aredhel divenne parte della Somma Setta. Prese a
frequentare assiduamente il Bosco dei Mille Guest e la villa della Setta,
conoscendo così anche tutti gli altri membri.
Solo pochi giorni dopo divenne anche regina di Aglaina....
Successivamente ribattezzata Lómedor.
***
Accadde pochi giorni dopo.
Aredhel, l’ Innominabile dalla Lunga Penna, Dio Delle
Anime Orientali e Fuoco Del Greco Inferno erano nascosti tra le fronde degli
alberi, in attesa di stranieri da sacrificare.
“Va bene fare parte della stessa setta, ma ora devo anche venire a cacciare con
una di quegli insopportabili Calaquendi?!” esclamò Fuoco Del Greco Inferno.
Aredhel non rispose nemmeno a parole, ma semplicemente puntandogli l’arco
contro. In risposta Fuoco Del Greco Inferno tirò fuori
anch’egli la sua arma.
“Su, ragazzi, non vale la pena di litigare per queste cose. Proprio adesso che sta per arrivare qualcuno!” disse l’Innominabile Dalla Lunga
Penna.
I genitori di Aredhel erano partiti tempo addietro per
un Consiglio tenuto in un reame elfico loro alleato, e non avevano ancora fatto
ritorno.
Quel giorno erano entrambi sulla Via Attraverso il Bosco, tornando verso
Aglaina.
I membri della setta, scorgendoli, uscirono dal loro nascondiglio.
“Chi siete?” disse Aredhel, prendendo una freccia e puntando l’arco verso i
due. Intanto anche gli altri tre avevano preso le armi.
“Ma come chi siamo, tesoro, siamo i tuoi genitori!”
rispose Mîrwen.
Ma Aredhel li guardava, eppure non riusciva a
riconoscere i suoi genitori.
Durante il Consiglio e la loro permanenza nel reame elfico alleato, la
potentissima dea Erika aveva mutato loro i connotati.,affinché
solo la figlia non li riconoscesse. Il perché, lo sa solo l’Eccelsa.
Quindi Aredhel fissava i due viaggiatori tendendo
Rúnia.
“Aredhel, ma quelli non sono i tuoi genitori?” chiese Dio delle Anime Orientali,
stupito del fatto che Aredhel pareva intenzionata ad uccidere i suoi stessi
genitori.
“No, non sono loro. Guardateli bene.”
I tre fissarono i due viaggiatori, riconoscendo proprio il re e la regina di Aglaina, mentre il re Aldarhir fece, preoccupato:
“Tesoro, che ci fai con i membri della setta del Bosco Dei Mille Guest? Sei...
sei una di loro?”
“Non chiamarmi tesoro, straniero irrispettoso!” urlò Aredhel, scoccando la
freccia e colpendo suo padre, che si accasciò a terra.
Mîrwen urlò, inginocchiandosi a terra sul corpo del marito. Fuoco Del Greco
Inferno, l’Innominabile dalla Lunga Penna e Dio Delle Anime Orientali non
fecero in tempo a fermare Aredhel, che con altre due frecce uccise anche sua
madre.
***
Dopo che i suoi genitori furono morti, Aredhel riuscì a riconoscerli. Affranta
dal dolore, costruì per loro un tumulo, con una lapide di pietra, con su l’incisione
Mîrwen ar Aldarhir Minyatur
Aglaino aran ar tári
(Qui è nell'idioma elfico. Il significato della frase è quello scritto in basso,
ed è in Quenya, l'alto elfico. Per l'analisi (se vi interessa)
vi rimando ad una nota alla fine del post.)
“Mîrwen e Aldarhir Minyatur
Re e Regina di Aglaina”
***
Sapeva di essere stata lei. Ma non poteva dirlo a
nessuno. La setta fu d’accordo con lei nel dire al popolo che il re e la regina
morirono sotto i colpi di banditi, che erano nel regno per compiere saccheggi.
Per discendenza, Aredhel salì al trono di Aglaina e
fece suoi pari i membri della Somma Setta, tali che gli ordini di quelli erano
sullo stesso piano dei suoi, che era regina, e non le erano secondi. Mutò il
nome del regno in Lómedor, “terra d’oscurità”, a ricordo della sua colpa.
Le venne dato il nome di Elfa del Primo Potere, con
riferimento al fatto di essere la prima regina di Lómedor.
“Sei contento adesso, Fuoco Del Greco Inferno? Non
sono più una Calaquendë, ma un Elfo Oscuro.” Disse un
giorno Aredhel.
In risposta, lui le disse: “Adesso sì, Elfa Del Primo
Potere. Io odio i Calaquendi.”
In quel regno, gli stranieri si fecero sempre più radi. Gli stranieri puri e
irrispettosi avevano vita breve... nel reame dell’Elfa del Primo Potere e nel
Bosco dei Mille Guest.