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Autore: Serenella88    20/07/2014    3 recensioni
Ed eccomi qua, di nuovo loro ad ispirarmi, la mia storia di Sara e Lorenzo è però un pò diversa da quella che è andata in onda nella fiction tv. Sara lascia Lorenzo e vuole andare via da Roma, ma una scoperta sconvolgente cambierà i suoi piani. E quella scoperta riguarda entrambi. Sara riuscirà a portare a termine la sua scelta di vita? Come reagirà Lorenzo quando capirà il sacrificio che lei sta compiendo? Cos'ha ancora in serbo per loro il destino?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10. Tutte le strade portano a Roma

(Lorenzo) “Buongiorno famiglia” dico dopo aver avuto il consenso ad usare quest’espressione che si tramanda di generazione in generazione, è più preziosa di qualsiasi eredità.

“Ciao Lorenzo” ricambia Libero

“Ciao caro, succo d’arancia?” mi chiede Ave.

Mi siedo accanto a Tommy per fare colazione, poi Enrica mi domanda i programmi della giornata e tanto per cambiare sono di corsa altrimenti rischio di fare tardi, come al solito sono pieno di cose da fare, passo prima alla clinica per il progetto di sperimentazione del farmaco e poi vado a Villa Aurora.

Chiedo a mio figlio che cosa farà lui, magari riusciamo a vederci a pranzo, poi saluto tutti e scappo via, Emilio mi starà aspettando, non ho ben capito di cosa doveva parlarmi.

(Marco) “Amore ma tu sei sicura? Perché non mi aspettate, io porto i bambini a scuola, passo alla mia vecchia redazione e sono subito da voi”

(Maria) “Ma non è il caso, fai pure tutte le tue cose con calma, lo sai Sara ci tiene a comprare insieme i camicini della fortuna per i gemellini e poi io lo farò per lei, quando nascerà la piccolina, è di buon augurio”

(Marco) “Io non sono tranquillo, l’ha detto anche Tea, al parto ormai mancheranno giorni, forse ore, Sara sappiamo bene la sua situazione, vengo anche io”

(Maria) “Viene Giada con noi, non essere ansioso, amore non accadrà nulla, nulla, anzi dovesse accadere qualcosa sei la prima persona che chiamo, promesso”

(Libero) “Marco stai tranquillo, escono un paio d’ore e ritornano, poi guarda Maria è così solare, ti sembra il volto di una che sta per partorire. We nipote però mi raccomando qualsiasi cosa dovesse accadere chiamate anche qui, vero?”

(Maria) “Sicuro”

(Libero) “ Sono contento che venga anche Giada con voi”

(Giada) “Si mi fa piacere accompagnare Maria e Sara nello shopping premaman, d’altronde loro” guarda Elena, Tommy e Bobò “hanno la scuola così mi sentirò meno sola in questa mattinata”

(Libero) “Ecco, appunto la scuola, piccoli e grandi, dall’asilo alle superiori tutti in riga dai vostri professori. E ho fatto pure la rima”.

Clinica “Viale dei Fiori”. Roma

(Lorenzo)

Ho avuto un lungo colloquio con Emilio, abbiamo parlato di tante cose, c’è parecchio lavoro da fare, mi ha parlato di un caso clinico che lo ha molto colpito, mi ha detto che pochi giorni fa ha visitato una ragazza, il cui cuore è gravemente compromesso. Come se non bastassero le complicazioni cardiache, questa donna sta portando avanti una gravidanza, chiunque sia non so se considerarla una pazza con uno spirito di sacrificio da martire o una persona eroica, coraggiosa e generosa oltre ogni estremo. Il farmaco di cui si occupa Scarfoglio, ormai è entrato a pieno regime nel sistema sanitario nazionale americano e potrebbe essere l’unico modo per aiutare un cuore affetto da quel tipo di disturbo a sopportare una gravidanza ed un eventuale parto. Sarebbe una possibilità, nemmeno una certezza, a New York è stato già utilizzato con donne in gravidanza e la vera rivelazione è che in tutte le sperimentazioni non crea danni al nascituro. Ma in America non ci sono le stesse risorse, le stesse politiche, gli stessi protocolli che per fortuna o purtroppo ci sono qui in Italia, bisogno rispettare dei tempi e accreditare una serie di risultati prima che sia possibile l’introduzione sul mercato.

Per questa donna e per altre persone che lo avevano già contattato da tutta Italia sapendo della sua permanenza a Roma, Emilio è convinto della necessità di finalizzare il suo lavoro di ricerca e di utilizzo del suo farmaco. Per velocizzare ciò mi ha chiesto di andare a New York qualche giorno, il suo obiettivo è di far valutare al ministero italiano non solo i dati che stanno emergendo dal lavoro che stiamo facendo qui che è nato da troppo poco tempo e che ha tempi ancora lunghi, ma di creare una comparazione con i risultati americani già accreditati per dimostrare la validità, la qualità, l’efficienza, l’efficacia, gli eventuali effetti collaterali del medicinale.

La prossima settimana ritornerò qualche giorno a New York, sto pensando di portare anche Tommy con me, io lavorerò tanto ma per lui potrebbe essere un occasione per stare con la madre, ovviamente ne parlerò prima con lui e poi con lei, se non sono d’accordo la mia può restare benissimo solo un’idea. Poi devo tener presente proprio le ultime vicissitudini di Tommy, non mi piace per niente quell’aria da cane bastonato che ha, mi ricorda qualcuno che conosco troppo bene, diciamo che riflette quello che vedo al mattino quando mi specchio, pene d’amore in vista anche per lui? Non può aver ereditato la mia sfiga in amore, no! Fortuna sua che è ancora giovane e di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora parecchia, ne ho parlato anche con i nonni pure loro si aspettavano reazioni diverse all’arrivo di Giada, sono sempre complici tra loro, giocano, escono, ridono, si prendono in giro, ma c’è un sottofondo un po’ particolare, come di qualcosa che si è spezzato, si è irrimediabilmente perso ed è cambiato. Non credo che con Veronica si aprirebbe, però magari fare un viaggio insieme nella nostra vecchia città potrebbe aiutarlo a schiarirsi le idee o farsele venire se ne fosse un po’ a corto. Sto andando a Villa Aurora, accendo la radio, siamo a metà mattinata ed i miei pensieri sono già troppi, meglio metterci uno stop ascoltando un po’ di buona musica e tanto per cambiare il raccordo è intasato, anche a quest’ora, incidente o lavori in corso? Meglio concentrarmi sulle note e non perdere la pazienza che la giornata è ancora lunga.

 

(Sara)

Perfetto, siamo sul raccordo e siamo bloccate, la nostra destinazione è un grande ipermercato che hanno aperto da poco, all’interno c’è un centro per la prima infanzia che è da perderci la testa, voglio comprare i camicini della fortuna per i miei nipotini, i gemellini che nasceranno a breve, poi forse ne approfitto per comprare qualcosina anche alla mia “pupa”, acquisto qualsiasi cosa riguardi un neonato da ormai 5 mesi e non mi sembra mai abbastanza. Non sarà mica che vorrei compensare quella che potrebbe essere la mia assenza con oggetti di ogni tipo? Un po’ sciocco forse, ma una parte di me la pensa così. Altra novità guido io, come mio solito ultimamente andando contro l’opinione di tutti a Torino ho preso lezioni di guida e da quel momento, anche se a Roma non avevo ancora avuto l’occasione, guido regolarmente, è vero sono le auto di altri, ma se ne avrò la possibilità me ne piacerebbe prendere una tutta per me. Ho sempre avuto il panico solo a sentir parlare di mettermi al volante, poi ho preso sempre più coscienza che sto rischiando di morire e tante paure che avevo, inclusa questa, ho deciso di sfidarle e di vincerle. E’ sempre così si fa di necessità virtù, inoltre se dovessi morire voglio avere il minor numero di rimpianti possibile, e non avendo potuto o non potendo più rifare alcune cose i rimpianti saranno comunque tanti. La mia battaglia è di renderli sempre meno.

>>>>>>>> “Ahhhhhhhh!” urla Maria che da qualche tempo era silenziosa e con un’ espressione dolorante sul volto.

(Sara) “Che succede?” chiedo rivolgendole distrattamente un’occhiata

(Maria) “Mamma mia, mamma mia è tremendo!”

“Cosa? Ti senti male Maria?” chiede preoccupata Giada.

(Maria) “No, sembra passato… mio Dio una fitta, una fitta, io me l’ero dimenticata quanto facessero male, mio Dio”

(Sara) “Torniamo a casa?” Domando un po’ intimorita dalla probabile risposta di Maria.

(Maria) “Si… si al più presto” mi dice lei che non si lamenta ma le si legge chiaro in viso che è dolorante.

(Sara) “Facile a dirlo, è praticamente tutto bloccato” noto sconsolata che siamo in piena coda nel traffico e ci muoviamo come una formica ormai già da un po’.

“Maria come ti senti?” le chiede di nuovo Giada

(Maria) “Forse un po’ meglio, ma credo che sia arrivato il momento, spero solo di tornare a casa trovare Marco, prendere la valigia e andare in clinica. Ahhhahhahhahahahaaaa”

(Sara) “Non credo vada meglio, tesoro” le dico dopo l’ultimo grido che ha lanciato.

“Sara forse dobbiamo saltare la parte casa Martini e Marco, ma almeno in clinica quella è la parte fondamentale non posso saltarla” risponde Maria che non ha perso l’ironia nonostante penso stia soffrendo qualcosa di indicibile.

(Sara) “Giada prendi un fazzoletto e comincia a sventolarlo dal finestrino, al prossimo svincolo esco dal raccordo e cerchiamo di arrivare a Villa Aurora il più presto possibile”

(Maria) “Marco…. Voglio Marco” ripete mia cognata che ormai ha il volto segnato da qualche lacrima

(Sara)

Giada prende il cellulare di Maria e prima cerca di rintracciare mio fratello che non è raggiungibile e poi Casa Martini dove il telefono risulta stranamente staccato e menomale che tutti si erano raccomandati di chiamare per qualsiasi evenienza ed ora che siamo in piena emergenza non riusciamo a metterci in contatto con nessuno.

Io continuo a suonare il clacson all’impazzata imprecando e chiedendo a chi mi è davanti di spostarsi ma non riusciamo a proseguire di molto, recupero strada molto faticosamente.

I minuti passano e le contrazioni di Maria diventano sempre più forti e più ravvicinate, lei cerca di non farci preoccupare, di attenuare il dolore respirando come le hanno insegnato a fare e tenta di rimanere lucida ripensando alla sua esperienza con Palù.

Devo rimanere calma, se mi faccio prendere dal panico anche io siamo fritte, chiedo a Giada di riprovare a chiamare qualcuno ma la situazione rispetto a prima non cambia.

“Oddiodiodio speriamo che non debba fare come Alice” dice Maria sempre intenta a tenere sotto controllo la respirazione.

(Sara) “Perché che ha fatto Alice e soprattutto chi è Alice?” le domando perplessa.

(Marco) “Io ero una ragazza avrò avuto più o meno l’età di Giada ed insieme alla nostra colf dell’epoca abbiamo aiutato mia zia Alice a far nascere i miei fratelli, siamo rimaste bloccate in ascensore e i gemelli mica ne hanno voluto sapere di aspettare, Bobò è nato lì in ascensore con papà che dava indicazioni mediche al telefono”

(Sara) “Gli ascensori bloccati, i gemelli, i parti fuori dal comune tutto ritorna, voi Martini sempre così innovativi eppure tradizionalisti. Però tesoro tu non puoi partorire qui, non puoi te lo proibisco perché a noi manca la materia principale: un medico e siccome ora tuo padre è in Francia rintracciarne uno a telefono mi pare difficile”

(Maria) “Veramente anche io sono medico e poi ho già avuto una bambina, Saraaaaaaaa, ah Saraaaaaaaa ti prego promettimi che se fosse necessario mi aiuterai”

(Sara) “Va bene…. Va bene…. Ma in tal caso mi spieghi come fai ad essere medico e paziente nello stesso tempo?”

“Ahahhahahahahah” non c’è posto nemmeno per una risata solo dolore per la mia dolce e allo stesso tempo grintosa cognata.

E dopo l’urlo distinguo chiaramente uno scroscio d’acqua, Maria ha rotto le acque, l’uscita dell’autostrada è ancora troppo lontana e i suoi dolori sono strazianti, c’è una piazzola di sosta vicino, accosto lì e penso di essere una stupida a non averci pensato prima. “Mi sbagliavo un medico in famiglia che possiamo rintracciare a telefono c’è: chiamo Lorenzo”

***Spazio autrice:

Piccola nota per scusarmi di aver aggiornato così tardi... purtroppo ho avuto un febbrone da cavallo con questo caldo che mi ha mandato momentaneamente KO! Pardon... questa settimana cercherò di rimediare e di recuperare il tempo perso. Intanto vi ringrazio sempre del vostro affetto e aspetto le vostre recensioni. Buona domenica.

  
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