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Autore: Gaia Bessie    21/07/2014    4 recensioni
Gli hanno sussurrato che Hermione Granger ha finalmente perso il senno, così, di punto in bianco: è impazzita, ammattita, ha perso ogni contatto con quella realtà che lei ormai non condivide più. E qualcuno parla di un esperimento finito male o di chissà quante altre stramberie che, effettivamente, chiunque potrebbe aspettarsi dall'esponente femminile del trio di Potter. (…) Perché Hermione non parla – non potrebbe: il fuoco le ha bruciato la lingua e trasformato la bocca in una striatura rossa sul suo stesso viso – e non apre gli occhi – estirpati dal fuoco maledetto – e magari nemmeno la sente parlare. [Quarta classificata al contest "Ossessione e vetri infranti - III edizione" indetto da Mary Black sul forum di Efp]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Questa è una storia crudele. Proprio cattiva fino al midollo, una di quelle che hanno fatto tentennare anche me che, a detta della mia beta, sono rigorosamente senza cuore. Ed è anche abbastanza confusa, quindi suppongo che dovrei dare alcune necessarie spiegazioni. Ovviamente, se non volete rovinarvi la storia, vi consiglio di leggere dopo queste mie noiosissime note. E spero vivamente di non dimenticarmi nulla. Fondamentalmente, questa è una storia che va avanti per frammenti. Perché, suppongo, che la visione di Hermione vada avanti così: per frammenti. Priva di un filo continuo, soltanto uno spezzato che permette alla storia di svolgersi così, a passi piccoli. Eppure, la vicenda è abbastanza semplice: Hermione Granger, Auror, viene spedita nella classica ispezione di poco conto (possiamo paragonarla, per esempio, ai Medaglioni di Arthur Weasley) che si rivela una trappola. E ne esce ferita, confusa, con l'ultima cosa che ha visto a confonderle il cervello. Si proietta, così, in una realtà diversa, parallela, dove le relazioni che ha con il mondo sono mutate. Non cerca il conforto dei suoi amici, ma della persona che l'ha guardata bruciare. E da qui abbiamo la storia malata e confusa che richiedeva il contest e che (spero) apprezzerete.
Doveva essere la storia per il mio terzo Efp-compleanno, ma mi son resa conto che per quel giorno sarò di nuovo fuori casa. Quindi credo che posterò qualcosa quando tornerò a casa. Per ora, perdonatemi per questa.

 
 
 
La petite flamme


 
Gli hanno sussurrato che Hermione Granger ha finalmente perso il senno, così, di punto in bianco: è impazzita, ammattita, ha perso ogni contatto con quella realtà che lei ormai non condivide più. E qualcuno parla di un esperimento finito male o di chissà quante altre stramberie che, effettivamente, chiunque potrebbe aspettarsi dall'esponente femminile del trio di Potter. Il tutto – e questo ha finito per saperlo ogni esponente della Londra magica – coronato da un torrido incidente. Ne sono più che consapevoli i Medimaghi del San Mungo, che hanno dovuto somministrare a Hermione Granger flaconi su flaconi di pozioni per lenire un dolore che sembrava impossibile da estinguere, così come quel fuoco maledetto che le aveva sfigurato il viso, modellando i tratti come cera fusa. Ardemonio. E anche quella graziosa infermiera dai capelli color miele, piena di lentiggini, che passa a controllare quella donna che ancora non è riuscita a riprendersi dal trauma dell'incidente. Perché Hermione non parla – non potrebbe: il fuoco le ha bruciato la lingua e trasformato la bocca in una striatura rossa sul suo stesso viso – e non apre gli occhi – estirpati dal fuoco maledetto – e magari nemmeno la sente parlare. Di certo, e di questo Nelly ne ha quasi l'assoluta certezza, non si rende mai conto che la sua stanza è sempre traboccante di gente: una processione di ragazzi dai capelli rossi, Harry Potter, un mezzogigante, Ron Weasley, una volta perfino Minerva McGonagall. E anche lui, un ragazzo dai capelli biondissimi, dai lineamenti affilati, gli occhi grigi. Ma lui viene appena se ne vanno tutti gli altri, supplicando Nelly, in silenzio, di far finta di non vederlo.
 
***
 
Draco Malfoy va a trovare Hermione Granger esattamente dieci minuti dopo la fine dell'orario delle visite, appena ha la certezza assoluta che il clan dei Weasley e degli amici di Hermione si è finalmente defilato. L'infermiera, la piccola Nelly dagli occhi azzurri e i capelli biondi, fa finta di non accorgersi delle sue intrusioni. Forse vede una favola dove non c'è nulla da raccontare, dove Draco Malfoy potrebbe essere un principe pronto a salvare la sua dama. Peccato – pensa Draco, ogni volta – che lui di principesco abbia solo la ricchezza. E che Hermione Granger sia più un drago che si è incendiato da solo, piuttosto che una dama da salvare.
 
Resta dieci, massimo quindici minuti. Appena Nelly rientra con il vassoio delle pozioni, lui esce a testa bassa.
 
Una volta, Nelly si è sorpresa ad attendere fuori dalla stanza, il fiato incastrato in gola. Dallo spiraglio della porta socchiusa, ha gettato uno sguardo nella stanza, cercando di captare un contatto che non esiste. Nella sua mente piena di bioccoli e infiocchettature, Nelly sembra aver dimenticato che esistono voragini in grado di inghiottirti interamente, mentre muovi un singolo passo che ti porta a precipitare nel vuoto. E tu sei sempre lì, a sanguinare dall'interno senza che nessuno sia realmente in grado di rendersene conto. Eppure, lei li ha visti: in una minuscola frazione di secondo, ha colto un'immagine che le si è come incollata sulla retina, frastornandola. Ha visto Draco Malfoy, il viso sepolto nella spalla di Hermione Granger, i capelli biondissimi a contatto con le bende che avvolgono il volto di lei. L'ha visto, se non sentito, sussurrare qualcosa. Ma Hermione Granger non vede – non può – e non parla – non può – e nemmeno dà segno di sentire. Anche se però potrebbe. Ma non lo fa. Così, mentre Draco Malfoy si rialza, la mano ancora stretta in quella di lei, le sue labbra appaiono solo una cicatrice sul viso.
 
Draco Malfoy non porta fiori – cosa che fanno i Weasley e Harry Potter – né passa infinite ore al capezzale di Hermione Granger. Suoi, sono quei dieci minuti rubati mentre Nelly fa finta di non accorgersene. Forse non viene mai durante l'orario delle visite perché quelle sono per familiari, parenti, amici. E lui cosa può mai essere?
Non un parente, non un amico. E dunque dovrebbe chiedersi perché continua a tornare. E lo fa. Ma si perde, la risposta, in quei dieci minuti infiniti dove prega Salazar che Hermione Granger si svegli, anche solo per bruciare anche lui, dando prova definitiva che, se  lui del principe ha davvero poco, lei è più un drago – o una strega – che una principessa.
 
***
 
Ogni giorno, tocca a Nelly andare da Hermione Granger per sincerarsi delle sue condizioni. Che non migliorano, se ne sono accorti tutti quanti: i Weasley dai capelli rossi, che ogni giorno tornano sempre più affranti, e anche Harry Potter. E forse anche Draco Malfoy. Ma Nelly, Nelly Gwyn(1) continua a lavorare, sperando che la signorina Granger si svegli da quel torpore silenzioso che i Medimaghi non sanno spiegarsi. Le parla, ogni volta che deve cambiarle le bende, e rabbrividisce davanti a quell'intrico di pelle bruciata. Se Hermione Granger è veramente in grado di sentire, non lo da a vedere. Forse dorme davvero, come dicono i Medimaghi, forse è imprigionata in una dimensione di grida che non può più esprimere a voce alta. Non più. Nelly mormora incantesimi e le versa in gola pozioni, ma Hermione Granger rimane immobile.
 
Finché non si sveglia. Succede per caso, o quasi, mentre Nelly è occupata a sistemare dei fiori in un vaso. È un silenziosissimo fruscio di lenzuola: Hermione Granger è scattata a sedere, la bocca aperta in un urlo che non riesce a emettere, le mani ustionate che vagano sul viso, strappando le bende. Cercano occhi che non ci sono, percorrono i sentieri delle lesioni ormai guarite. Quando Nelly la raggiunge, trasalisce quasi, di fronte a quel relitto di donna: privata dei capelli, degli occhi, della parola. Hermione Granger sembra volersi strappare la pelle dalla faccia. Fa gesti convulsi con le mani. Vuole un foglio di pergamena e dell'inchiostro.
Quando Nelly glieli porta, lei è così disorientata da aver bisogno dell'aiuto dell'infermiera per mettere la mano sul foglio. Nelly, d'altronde, rimane pietrificata: si era aspettata fiumi di domande sulle sue condizioni. Le sue reazioni sono prevedibili, scontate come la paura che deve avere, nel buio in cui si trova. Invece no. Nelly spalanca gli occhi, di fronte a quelle lettere un po' sbilenche. Una domanda. Lui dov'è?
 
«Tutti i suoi amici verranno a trovarla alle tre in punto, come sempre» cinguetta Nelly, incerta, sperando che alla signorina Granger basti quella risposta. Ovviamente no, riesce a constatare, scrutando il movimento ansioso delle sue dita che tamburellano sulla pergamena, come a ribadire il concetto. Lui dov'è?
 
E Nelly si arrende, dando un nome e un volto a quel lui. «Draco Malfoy viene sempre a trovarla dopo l'orario delle visite» mormora, chinando il capo. «Vuole che lo mandi a chiamare, per fargli sapere che si è svegliata?». Sorride, aspettandosi un lampo di felicità nel volto martoriato di Hermione. Che non arriva. Lei scuote il capo, nel suo silenzio forzato, con fare rassegnato. E smette di chiedere, forse non le interessa sapere. Forse lo sa già. Di certo, non può dirlo. Può solo posare il capo sul cuscino e piombare nell'oblio.
 
***
 
Draco Malfoy arriva al solito orario, senza speranze, senza parole. Trova Nelly ancora nella stanza di Hermione.
 
Quando apre la bocca, per dire qualcosa, per pretendere una spiegazione a cui non ha diritto, si sorprende nel rendersi conto di non avere più parole. Così si limita a cercare lo sguardo dell'infermiera, seduta di fianco a Hermione, intenta a mormorare qualcosa. Inizialmente, Draco crede che sia quasi un incantesimo. Poi Nelly si volta e sorride, i denti bianchissimi e la fossetta sulla guancia destra.
 
«Si è svegliata».
 
Draco si sente quasi crollare, nell'istante in cui Nelly si scosta per permettergli di prendere il suo posto. Mentre esce dalla stanza, ancora sorridendo, Draco non riesce a muovere un muscolo. Hermione è seduta sul letto, appoggiata a dei cuscini. Sveglia.
 
Scopre di non riuscire nemmeno a guardarla in viso. Perché, obbiettivamente, non sembra nemmeno lei. L'Ardemonio le ha cancellato i lineamenti, riducendo il viso a una massa intricata di carne rovinata, gli occhi a delle orbite chiuse e vuote, la bocca a una cicatrice ricucita sul viso. Quando si siede, nota che lei ha in grembo un foglio di pergamena e una penna e dell'inchiostro. Riesce a scribacchiare poche parole, prima che la mano torni a giacerle inerte nel grembo. Tu dov'eri?
Ed è lui a sentirsi nudo, bruciato, scorticato vivo. Solo che lei non può vederlo. Però forse riesce a percepire il terrore cieco di lui, perché sorride o quasi, mentre magari è solo uno stupido gioco di luci che si prende gioco di lui. Draco Malfoy sospira pesantemente, allo scadere dei dieci minuti. Eppure, l'infermiera non è ancora tornata.
Ma lui si alza e sta scappando, quando la mano di Hermione si sforza di tracciare qualche altra parola. Lui si ferma per leggere, in bilico sulla sedia, a disagio nel suo semplice essere lì. Di cosa hai paura?
 
E nella corsa che lo porta fuori dalla stanza, dall'ospedale, Draco Malfoy non riesce ad ammettere di avere paura di lei.
 
Probabilmente riesce a capire appena è in grado di allontanarsi abbastanza, in un lampo: forse ha soltanto paura che lei apra la bocca e lo incendi in via definitiva, con lo stesso incantesimo che l'ha consumata. Ardemonio.
 
Di cosa hai paura?
Perché Hermione Granger, ammesso che non si sia data fuoco da sola, non dovrebbe bruciare chi ha provato a ucciderla?
 
No, si corregge. Non ha provato a ucciderla. Ma nemmeno a salvarla.
 
E lei, d'altro canto, non fa che chiedere di lui. O, meglio, non chiede: fa un minuscolo movimento con il capo, ogni volta che la porta si apre dopo l'orario di visite. Ma, poiché non ha una reale concezione del tempo, rimane sull'attenti per una buona parte del tempo. Nelly è preoccupata: Hermione Granger non fa che ossessionarsi con il pensiero di Draco Malfoy, al punto dal saltare i pasti e continuare a stropicciarsi le mani sul foglio di pergamena. Scrive sempre la stessa cosa, facendola rabbrividire. Ha paura.
 
 Vive attendendo il momento in cui lui tornerà. Non le importa nulla di quel cibo che le fanno passare attraverso le labbra secche, incollate, attraverso la bocca priva di lingua. Non le importa delle pozioni, degli incantesimi. Si accende solo in quel singolo momento in cui Draco Malfoy varca la soglia della camera e non ha in mano fiori o ninnoli inutili. Ha soltanto paura. Per quella singola volta – e per tutte le altre – in cui non è riuscito a schierarsi, restando in bilico fra bene e male.
Hermione Granger è bruciata viva mentre i Mangiamorte superstiti la bombardavano con lingue di fuoco. Draco Malfoy non ha mosso un dito per salvarla. Avrebbe potuto? Ha scelto entrambi gli schieramenti per tradirli entrambi. Ha paura. Ha lasciato bruciare Hermione Granger, l'ha portata al San Mungo e va a trovarla ogni giorno. In bilico.
Non ha torto, Hermione Granger, quando gli chiede dov'era mentre lei bruciava. E la risposta è che aveva paura. Come sempre.
 
***
 
«Presto starà bene e potrà tornare a casa».
Mentre Nelly sorride, Draco Malfoy rabbrividisce. Ha paura.
 
Hermione non sembra contenta della notizia. Ogni giorno che passa, sembra più afflitta e stanca, con ogni visita di amici e Malfoy che le drena via ogni briciola di energia. Il mondo non l'attira più, potrebbe soltanto bruciarla ancora di più. E sì, lo ha scritto in grafia millimetrica, che Nelly ha decifrato. Ha paura anche lei.
 
L'ultima sera sa di rimpianto. Quando Draco entra nella camera, Hermione ha già le mani sporche d'inchiostro. Resti?
 
Dieci minuti di silenzio forzato, l'ultima volta.
Resti?
«Mi dispiace».
Draco corre via. La porta si chiude con uno scatto.
 
***
 
La portano alla Tana, dove potrà essere accuratamente accudita e monitorata. Nelly viene pagata da Harry Potter per stare con lei, per tenerla in quel mondo che Hermione Granger non ama più.
 
Ogni giorno, Nelly le porta pozioni e sorrisi che lei non può vedere. Si siede sulla sponda del letto e le prende la mano, sbirciando i fogli che tiene sul grembo. Lui dov'è?
 
Nelly le versa le pozioni in gola e non risponde mai, non potrebbe. Non corre buon sangue fra Weasley e Malfoy. E Draco ha lasciato Hermione nel fuoco, lo sanno tutti. E allora, perché lei è così maledettamente ossessionata da lui?
 
Sempre le stesse scritte.
Lui dov'è?
Ha paura.
Voglio la mia bacchetta.
 
Chiede ogni giorno della sua bacchetta, valgono poco i tentativi di tutti per distrarla. E lui dov'è?
 
A turno, la portano fuori, in giardino. È dura aiutarla a camminare, guidarle le mani affinché possa sfiorare i fiori e l'erba. È triste quando orienta il viso in direzione del sole, nella consapevolezza che non lo vedrà mai più. Ma non serve a niente. Continua a non distrarsi. La mia bacchetta. E Nelly le mette in mano un fiore. La mia bacchetta. E Harry scuote la testa e prova a farla concentrare su quella rosa senza spine. Ma Hermione continua a chiederlo. E non sanno più cosa fare, con lei.
 
Ti prego. Dammi la mia bacchetta.
 
Nelly continua a tentare di distrarla, facendola passeggiare, leggendole quei libri che lei non riconosce più. Ma Hermione Granger è sempre persa in un mondo che nessuno può sperare di raggiungere. E ha paura. Spesso la vede tremare anche quando il sole la illumina. Dammi la mia bacchetta.
 
Hermione chiede sempre le stesse cose: una penna, inchiostro, un foglio di pergamena e la sua bacchetta. E lui dov'è?
 
Finché un giorno Nelly la trova a scrivere una lettera e sa bene a chi è indirizzata.
 
***
 
Harry Potter cede, alla fine, com'era ovvio che sarebbe stato: cede a Hermione Granger la sua bacchetta, raccomandando a Nelly di tenerla sotto controllo. Non si fidano di lei, non potrebbero. Hanno raccontato una strana storia di come l'Auror Granger fosse stato mandato a distruggere un magazzino pieno di artefatti maledetti, resti di maledizioni di Mangiamorte. E qui tutti concordano sul fatto che Hermione Granger, la dama nella torre, si sia trasformata in drago per bruciare i suoi nemici, finendo solo per ustionarsi da sola. Nelly non riesce quasi a crederci, mentre osserva Hermione provare a riprendere controllo della sua magia. Anche senza parlare, senza vedere, ha un controllo di quella bacchetta che Nelly invidia. Allora, come? La risposta arriva ed è contenuta nella stessa lettera che Hermione indirizza a Draco Malfoy, sempre la stessa, ricopiata diverse volte e inviata con cadenza settimanale. Ha paura. Nelly, mentre osserva Hermione che crea uccellini di carta – che non potrà vedere – che bruciano appena toccano terra, capisce ogni cosa. Non ha paura, Draco Malfoy, non più di quella portatagli da quella codardia con cui è nato. Si sente in colpa.
 
***
 
Draco Malfoy ha bruciato un'infinità di lettere nel caminetto, negli ultimi tempi. Tutte provenienti da Hermione Granger. E dunque non riesce a stupirsi, quel giorno in cui se la trova rannicchiata davanti al caminetto, le mani che coprono quell'insulsa peluria castana che le è cresciuta sul cranio.
 
Non ha idea di come abbia fatto a trovarlo. Non che si stesse nascondendo. Eppure, non è da Malfoy vivere in un minuscolo appartamento a Londra.
 
Non servirebbe a nulla, però, ammettere che stava effettivamente scappando da lei. Che fa male guardarla mentre è senza capelli, senza occhi, senza niente. È a metà esatta fra il disgusto e la compassione, in una delle terre di mezzo che a Malfoy piacciono tanto. Fra bene e male, fra amore e odio, fra mille binomi che caratterizzano il suo stesso essere. E lui è lì. A metà esatta fra il chiederle di rimanere e il concederglielo con uno sdegno che ha dell'offensivo.
 
***
 
In qualche modo, però, lei resta. E stranamente non si lamentano né Weasley né Potter: proiettano aspettative su un feticcio senza vita che è la nuova Hermione, accontentandola in tutto. Se un giorno volesse volare, glielo permetterebbero nella speranza di farla stare meglio. Così, lei rimane da Draco Malfoy e tutto ciò che Ron Weasley e Harry Potter riescono a fare è metter su un broncio rassegnato. Pregano Nelly di seguire Hermione e lei lo fa, curiosa di conoscere il finale di una storia non scritta. Ma Hermione non cambia e non migliora. Draco Malfoy non passa le giornate con lei, né si comporta da principe delle favole. Le permette di seguirlo come un'ombra, come un cane, facendole credere di essere ben accetta. Ma forse è solo ossessionata da pensieri che nessuno potrebbe comprendere.
 
Finché non li vede, durante una sera più fredda di altre. Li trova nel soggiorno, davanti al fuoco. Lei seduta sulla poltrona, lui con la testa nel suo grembo. E le mani di Hermione nei capelli di Draco. Che tirano. Sembra quasi che voglia strappargli la testa dal collo.
 
E lui cerca di mandarla via, ogni giorno: l'alletta con la promessa di ninnoli e regalini, le promette che se la passerà meglio con i suoi amici, la minaccia anche. Ma non funziona nulla, Hermione Granger si ancora a casa sua come una statua di sale cristallizzato. Le crolla persino addosso – forse è un gioco di luci, ma a Nelly sembra che stia piangendo – e la supplica di andarsene. Solo che lei resta.
 
«Granger, di grazia, stai tentando di farmi impazzire?» sbraita Malfoy, ogni giorno. «Cosa c'è qua che ti piace tanto? Perché non torni dai tuoi amici e mi lasci in pace?».
Lei non risponde mai, si limita a fissarlo con le sue orbite vuote e a metter radici su una poltrona, così che Malfoy è costretto a cedere.
La risposta, però, non gliela nega mai. È un tremolio impercettibile sulla pergamena. Perché non riesci a guardarmi. Pausa, una macchia d'inchiostro. È colpa tua se sono così. Draco sa che lei ha ragione.
 
«Non è stata colpa mia» mente lui, sempre. Non l'ha salvata né uccisa. L'ha gettata nella terra di mezzo.
 
Lei lo contraddice con ogni gesto, ogni parola. Bugiardo. Per qualche ragione, Draco Malfoy fa finta di non riuscire a leggere ciò che lei gli scrive.
«Hai sbagliato a usare l'Ardemonio» sibila, ogni volta. «Non è stata colpa mia».
Bugiardo.
Come avrebbe potuto Hermione Granger, strega infallibile, sbagliare a lanciare un incantesimo?
 
***
 
Spesso e volentieri, Nelly trova Hermione Granger accucciata accanto al fuoco, le fiamme che rischiano di lambirle la pelle già martoriata. Di nuovo. Aspetta qualcuno che non arriva mai. Perché Draco Malfoy si sente in colpa, o ha paura, e non riesce a guardarla. Bugiardo.
 
Draco Malfoy, a volte, la raggiunge e prova a discolparsi. Comincia a blaterare un'insieme sconnesso di presunti alibi che non reggono, di fronte al relitto di Hermione Granger. Che, dal canto suo, non riesce a credere a una parola. Lui tenta di spacciarle un'altra realtà al posto di quella che lei percepisce con i pochi sensi che le sono rimasti. In quel mondo di dolore, la voce di Draco stona, chiama una realtà inesistente. Lei tenta anche di farglielo capire, nelle poche parole che riesce a scrivere.
Sei una persona buona o cattiva, Draco?
«Ho fatto cose buone e cose cattive» risponde lui, sottovoce, cancellando con un dito il suo stesso nome. «Forse sono una persona grigia, che vive nella metà esatta di tutto». E questo la fa sorridere, in quel ghigno grottesco che dovrebbe esprimere divertimento. Draco rabbrividisce.
Le persone sono buone o cattive, non esistono vie di mezzo. Hai compiuto brutte azioni? Sei una persona cattiva. Potrai riscattarti con azioni buone, ma ti rimarrà incollato addosso il marciume dal quale sei emerso.(2)
Lui non lo dice mai, ma spesso e volentieri si convince che Hermione Granger abbia maledettamente ragione.
 
***
 
«Devi andartene, Granger. Quando tornerò, voglio che tu sia sparita».
 
Ovviamente non se ne va. Anzi, nel momento esatto in cui Draco Malfoy rincasa, lei è nello stesso punto in cui lui l'ha lasciata. E, anche se deve combattere contro il primo istinto di mandarla via definitivamente, riesce a capire che probabilmente non riuscirebbe a stare senza di lei. O sarebbe a metà fra l'essere felice e l'essere niente.
Così, scivola accanto a lei, in silenzio. Nelly li trova così. Davanti al fuoco, il braccio di lui sopra le spalle di lei. E non si capisce dove comincia l'uno e finisce l'altra.
 
Draco Malfoy la sta uccidendo, realizza Nelly, nel constatare che Hermione si fa sempre più pallida e smagrita. Fa fatica perfino a tenere la penna in mano, fa fatica a tracciare la stessa parola che Malfoy fa finta di non riuscire a decifrare. Guardami. Draco lo fa spesso, ma abbassa subito lo sguardo, pietrificato. Forse ha paura, forse si sente in colpa.
Hermione Granger lo sta uccidendo, Malfoy se n'è convinto, nel constatare che ogni giorno fa sempre più fatica anche solo a pensare di lasciarla andare. E finge di ignorare le ferite, di ignorare il fatto che lei non sia più in grado di fulminarlo con un singolo sguardo o di intontirlo di parole. Non più. Hermione lo tocca spesso, sfiorandolo appena, cercando di leggergli dentro. Non c'è mai riuscita.
E finiscono così, entrambi, divorati dal fuoco: lei che non parla e non vede, divorata dalle cicatrici, scavata da un'ossessione che le mastica le ossa. E lui che cerca di salvarla e di salvarsi, quando finisce per rimanere a metà, in un mondo incompleto dove o sono vivi entrambi o sono morti, e magari invece non riesce nemmeno a rendersene conto. Nelly l'ha notato. Nel singolo bacio che lui, esitante, le ha piantato sulle labbra mentre Hermione tentava di estorcergli una confessione. E ha visto che quelle lacrime non erano solo un riflesso della sua mente piene di infiocchettature. E chi l'ha mai visto, un principe con i modi da stallieri che corteggia un drago che è stato bruciato dal suo stesso incendio, chi mai lo vedrà. Di certo, non Malfoy. È a metà esatta fra il dirle che la ama e gettarla nel fuoco. Di nuovo.
 
***
 
Un urlo squarcia la notte.
 
Nelly trova Hermione sul pavimento, fra le braccia di Draco Malfoy, la vede dibattersi con le mani strette attorno al viso. Le unghia scavano contorni sanguinolenti, strappano la carne bruciata. S'inginocchia accanto a lei, senza poter far a meno di notare i morsi e i graffi di ben altro genere sulla pelle martoriata. E Draco Malfoy non si è nemmeno dato la pena di coprirsi adeguatamente, la bocca ancora aperta dopo aver gridato, facendo accorrere Nelly.
Un grido muto esce dalle labbra di Hermione. La mia faccia, sembra voler dire. La mia faccia.
 
Riescono a farla tornare a letto. Nelly ne è certa: se ne avesse la possibilità, Hermione Granger piangerebbe a dirotto.
 
Mentre lascia la stanza, illuminata da una singola candela, nei contorni sfumati dalla notte Nelly riesce a scorgere Draco Malfoy. Seduto su una sponda del letto, le mani fra i capelli biondissimi. Piange anche lui. Come se Hermione Granger gli avesse conficcato uno stiletto nel petto per estrargli il cuore. E per verificare la purezza del suo sangue.
 
La mattina seguente, hanno entrambi un'aria affranta, distrutta. Il Marchio Nero, sul braccio di Draco, sembra quasi aver ripreso a bruciare.
 
Così come le ustioni di Hermione. Nella bocca, sugli occhi, sulla faccia. Si sente di nuovo immersa nell'Ardemonio.
 
Quando lui fa per uscire, come ogni mattina, lei gli porge un foglietto. Nelly, perplessa, lo vede gettarlo sul pavimento e ritornare a sedere accanto a lei.
 
Draco, ti prego. Resta con me.
 
Li vede andar via, nella camera di lui, in silenzio.
 
Draco si sente privato della sua pelle, davanti a lei, mentre deve guidarla in ogni singolo gesto. In ogni singolo bacio, in ogni singolo abbraccio che sente di doverle. L'ha detto bene, Hermione Granger: Draco è a metà esatta fra la paura e il senso di colpa. L'ha guardata bruciare, ma non ha appiccato il fuoco. E ora che lei si trova a fare i conti con quella realtà affilata, con un riflesso che percepisce solo con il tatto, pende più verso il senso di colpa. Draco guarda Hermione sfiorarsi la faccia con le dita, percorrendo il sentiero delle cicatrici. Potrebbe trasfigurarsi, tornare come un tempo. Draco sta per suggerirglielo, in un altro minuscolo bacio vicino all'orecchio. Ma si ferma. A cosa servirebbe, dopotutto? Ormai, la vera Hermione Granger è persa. È bruciata in un incendio che si è rivoltato contro il suo creatore, sì, ma che ha ferito anche lei. E Draco non sa come comportarsi. Sembra quasi che l'incendio abbia bruciato, a lui, il cuore. A lei, tutto il resto.
 
«Resta con me» mormora lui, quando Hermione comincia ad agitarsi. Forse non lo sente nemmeno.
Forse non è mai tornata da quell'incendio.
 
***
 
Harry Potter e Ron Weasley vanno a trovare Hermione Granger con cadenza regolare. La trovano sempre peggio. Quando si tratta di guardarla negli occhi – come se fosse in grado di ricambiare lo sguardo – allora è sofferenza pura. Draco Malfoy sparisce, durante quelle visite. Hermione Granger lo cerca a tentoni, inciampando nei suoi amici di sempre. Che non capiscono. Non potrebbero.
 
«Hermione, ti prego...».
 
Torna da noi. Ron sembra sempre sul punto di dirlo, ma senza trovare altre parole per lenire quella sincerità talmente tagliente. Chissà poi, se lei riesce a capire di essersene andata. Di certo ne è ignara nel momento in cui corre verso la camera di Malfoy, senza trovarlo.
 
«Hermione...».
 
Draco la ritrova che si è nascosta nell'armadio, avvolta in uno dei suoi mantelli. Quello da Mangiamorte. Si ci è raggomitolata dentro, ormai è talmente sottile da starci quasi due volte, le ossa sporgenti come lame in grado di ferirla dall'interno. Quando lui tende le braccia, per raccoglierla, lei si dimena. Si rintana verso il fondo del mobile, avvolta nel mantello, il naso perso nella stoffa scura. Forse, sente l'odore della cattiveria, del male. E del fuoco. Forse anche quello.
Quando Draco riesce a prenderla, le ha già smesso di combattere. Ha cominciato a emettere quei mugolii sconnessi che sono di quando vorrebbe piangere. Ma non può.
E quando lui l'adagia sul letto, lei lo tira con sé, afferrandolo per la camicia. Con una forza che lui non le attribuiva, cerca d'impedirgli di lasciarla andare. Merlino lo sa, lei l'ha lasciato andare già da troppo tempo. Così lui, delicatamente, si libera della sua presa e si lascia alle spalle Hermione Granger. Che si aggrappa al cuscino, in silenzio.
Lui, sente quasi uno strappo all'altezza del torace, del cuore. Ma lei l'ha già spezzato, nella sua dannata terra di mezzo. E Nelly non l'ha ancora trovata, una pozione per quella cosa che si sente dentro, come un peso sul petto. Quando esce, l'aria fresca gli sferza il viso: è un dolore piacevole, necessario. Sempre minore del distacco, che è avvenuto da troppo tempo, della paura che gli si è attaccata addosso da tempi immemori e dal senso di colpa. Con il tempo che scorre, raggrumandosi in modi indefiniti, Draco perde percezione dei ricordi. Non ci ripensa più, a com'era prima. L'ha già dimenticata. Ha di fronte una nuova realtà che fagocita tutto il resto. E non riesce a sopportarla.
 
Draco Malfoy fugge ogni sera. La casa è diventata troppo nera o troppo bianca. La strada, la terra di mezzo.
 
Finché, una sera, non torna più. Lascia a Nelly una lettera piena di frasi cancellate ed esce, senza spiegazioni. Hermione, accanto al fuoco, lo aspetta. Non se ne rende conto, non all'inizio: quando suona la mezzanotte, però, è divenuto chiaro anche per lei. È l'urlo senza parole che le esce dalla gola. Draco Malfoy non tornerà.
 
***
 
Lo trovano due giorni dopo, in una camera del Paiolo Magico. Lo trovano raggomitolato sul letto, il fuoco spento, le mani strette attorno a un vecchio mantello da Auror. Lo trovano con una coppa vuota accanto, odorosa di vino Elfico e di veleno, nemmeno troppo elaborato. Lo trovano con dei graffi a incidergli la faccia, simili alle ustioni riportate da Hermione Granger. E lo trovano morto, Draco Malfoy, senza spiegazioni – se non una lettera tutta scarabocchiata e quindi indecifrabili – o scusanti.
A Hermione non lo dicono. La riportano dai Weasley, senza parole, senza riuscire a dirle che la sua ossessione è sottoterra. O lo sarà presto.
E lei chiede sempre – lui dov'è? – senza che nessuno le risponda. Harry e Ron evitano di raccogliere i suoi foglietti, Nelly fa finta di non vederli. Mentre Hermione cerca quella conferma che nessuno vuole darle. Draco Malfoy è morto. Lo capisce il giorno in cui Nelly le fa indossare un vestito fin troppo elegante, morbido sulla pelle, e la porta in un posto che sa di terra smossa e morte. L'ennesimo giorno in cui dovrebbe piangere. Se solo potesse.
 
***
 
Lo bruciano. È di pessimo gusto, ma lo fanno: è una delle poche cose che sono riusciti a decifrare dalla sua ultima lettera. Che dunque sia bruciato Malfoy, rendendo la cenere alla terra. Ma l'hanno vista tutti quanti: Hermione Granger, fra lo folla, le braccia tese in avanti verso il calore del fuoco. Se Potter e Weasley non l'avessero saldamente tenuta, aiutati da Nelly Gwyn, sicuramente l'ex Auror Granger si sarebbe unita alla pira funebre. Per rendere onore alle sue ferite.
Tornando a casa, lei è inerme come un sacco vuoto. Le ciondola la testa, finché non oltrepassano la soglia della Tana. Finché Ron non la trova, sul suo letto, avvolta in un mantello nerissimo, il naso sepolto nella stoffa e un sorriso storto che è l'unica cosa che il suo volto sfigurato riesce a concederle.
 
Da quel momento, smette di vivere. Smette di essere il relitto di Hermione Granger per diventare cenere. Smette di essere. Scrive sempre la stessa storia.
 
***
 
Hermione Granger entrò nel magazzino abbandonato, bacchetta in mano, in silenzio. Medaglioni maledetti, per lo più. Nulla che potesse rimandare ai Mangiamorte – e invece sì. Una stupida, dannata trappola. Se li trovò addosso in un attimo, i sopravvissuti.
Non esistono Mangiamorte sconfitti: esistono morti e sopravvissuti. E gli ultimi, Hermione se li trovò addosso, pronti a duellare. Mangiamorte superstiti, figli degli sconfitti. Goyle. Fu un attimo soltanto, mentre si guardava attorno, raccogliendo le forze per fuggire. Incontrò gli occhi di Draco Malfoy: il ragazzo – l'uomo – ricambiò lo sguardo, esitante. Cosa ci faceva lui, lì? L'avevano salvato, lei e Harry e Ron, non poteva essere tornato dalla parte sbagliata del vetro.
Non poteva essere il ragazzo che, riconoscente, le aveva chiesto – implorato – perdono dopo la guerra. Non poteva.
Hermione incontrò il ghigno di Goyle.
«Come ha fatto lui».
E il fuoco zampillò fuori dalla bacchetta. L'ultima cosa che Hermione vide fu il volto terrorizzato di Draco Malfoy.
 
 
***
 
La tomba di Malfoy splende quasi. L'hanno bruciato. Hermione ride. L'hanno bruciato. Smette solo quando Nelly la porta via, quasi di peso.




 

(1) Nelly Gwyn, uno dei miei personaggi storici favoriti. L'amante di Carlo II Stuart.
(2) Liberamente ispirata da un passo del romanzo “Le cronache del ghiaccio e del fuoco (Vol 2)” di Martin.
   
 
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