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Autore: AClaudia    21/07/2014    1 recensioni
"La testa gli girava come se dovesse improvvisamente alzarsi in volo e le gambe parevano fatte di pasta frolla. Afferrò pesantemente il corrimano per scendere i gradini, ma sembrava impossibile. Avrebbe salvato il suo compagno a qualsiasi costo. Sull'orlo dello svenimento, stava per accasciarsi su se stesso, quando una mano lo aiutò a rialzarsi..."
AGGIORNAMENTO!!: voglio proseguire questa storia e sto cercando qualche autore che voglia collaborare con me ;)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La Chiave Della Verità



Candida neve copriva come un mantello i tetti di Mosca, una coltre bianca che rendeva quella metropoli una città incantata, in cui tutte le gioie e le sofferenze venivano ugualmente coperte da soffici fiocchi cristallizzati.
Solo la neve aveva questo straordinario potere e Yuri ne era profondamente innamorato. Amava il silenzio e la lentezza con cui si posavano uno sull’altro, fino a dominare tutto il paesaggio circostante. Una potenza della natura dolce ma decisa.

Ancora più splendido per lui era osservare come i primi raggi del sole incendiassero di colori quella distesa compatta, dipingendo arcobaleni come un pittore mentre crea un nuovo quadro.
Yuri adorava quel momento della giornata, in cui ogni speranza si riaccendeva, ogni sogno riacquistava forza e la vita si mostrava in tutta la sua bellezza. Era un momento speciale, e lui amava goderselo sentendo la brezza gelida sulla sua pelle, completamente immerso nella natura, al di fuori di quelle mura infernali. Usciva di nascosto, ben coperto per evitare malanni, e si intrufolava nel giardinetto più recondito del monastero, che raramente veniva usato e mai nessuno era di guardia. La vegetazione cresceva selvaggia, tra siepi altissime, fitti cespugli e alberi secolari.

Quella mattina Yuri sedeva a gambe incrociate in mezzo a quel trionfo di vegetazione, mentre le prime frecce di luce accendevano di rosso i suoi capelli. Il silenzio della città ancora assopita suonava una musica di pace.
Uno strano verso raggiunse le sue orecchie spezzando il silenzio e distogliendo la sua attenzione dal quella bellezza. Una sorta di lamento, un pigolio, un miagolio, non sapeva distinguere. Si guardò intorno incuriosito. Gli animaletti che solitamente popolavano il boschetto non facevano quei versi. Tese le orecchie per capire da dove venissero e si fece largo tra i cespugli e i rami appesantiti dalla neve.

Silenzio. Non li sentiva più. Rimase immobile.
Di nuovo quei versi, erano un lamento, ma stavolta li sentiva più forti. Scansò un cespuglio ai piedi del quale vi erano dei rami spezzati e numerose pietre, un piccolo riparo naturale per dei cuccioli infreddoliti. Stralunato e curioso Yuri si accucciò per osservare meglio dei fagottini di pelo bianco e grigio, tutti accovacciati l’uno contro l’altro. Uno di loro lo fissava con enormi occhi sgranati.

Erano tre cuccioli di lupo. Quella visione infuse una tenerezza incredibile nel cuore di Yuri che istintivamente allungò una mano per accarezzarli. Erano così piccoli che ebbe paura di far loro del male, anche solo accarezzandoli. Come avevano fatto a finire li? E dov’era la loro mamma? Si guardò attorno, ma non vide nulla, nessuna lupa che reclamasse quei cuccioli. Erano lì soli, probabilmente affamati e infreddoliti. Tornò ad osservarli. C’era qualcosa che non andava, due di loro erano immobili, sembrava che non respirassero nemmeno. Non saranno mica…?

Provò a toccarli con la mano, ma niente, non si mossero, nessun segno di vita. L’inverno è impietoso con tutti, pensò Yuri. Probabilmente erano troppo piccoli per potersela cavare da soli. Che tristezza, poveri piccoli.
Eppure uno di loro continuava a fissarlo facendo di tanto in tanto qualche gridolino muovendo appena il musetto.
Non poteva lasciarlo lì, pensò Yuri, vedeva molto di se stesso in quel cucciolo. Sorrise vedendo quel musetto bianco e peloso. Lo prese in braccio e lo nascose sotto il pesante cappotto, per scaldarlo. Si, si sarebbe preso cura lui di quel batuffolino.

Tenendolo ben stretto al suo petto, attento a non farlo cadere, rientrò al monastero, sgusciando silenziosamente nei corridoi e raggiungendo ben presto la sua cella. Durante tutto il tragitto il cucciolo non aveva fatto alcun rumore, meno male, pensò Yuri.
Appoggiò il piccolo di lupo sul letto, ancora accuratamente avvolto nel suo cappotto, e si affrettò a mettere insieme dei vecchi vestiti per creargli un posto caldo dove stare. Mentre si affannava in questa operazione il cucciolo lo fissava, seguendo i suoi movimento col musetto. Finalmente il batuffolo di stracci, messi insieme alla bell’ e meglio, fu pronto e Yuri lo sistemò sotto al proprio letto, in modo che restasse sempre ben nascosto.  

Cavolo, probabilmente aveva fame, ma cosa dargli da mangiare? Yuri si era creato una scorta personale, sgraffignando qualcosa ogni tanto, in vista di momenti di carestia. Lo osservò. Era davvero piccino e sicuramente aveva bisogno di latte, doveva andare a rubarlo in dispensa. Aveva poco tempo prima dell’inizio degli allenamenti giornalieri, perciò prese il cucciolo, lo infilò nel suo giaciglio, ben nascosto tra i lembi di stoffa, e si precipitò fuori.
Era un azzardo, il monastero era già in fermento e le guardie avevano già cominciato il loro giro d’ispezione. Fortuna che esistono i passaggi segreti! Si infilò in uno di questi che, andando a memoria, lo fece sbucare proprio nel locale dispensa. Si avvicinò furtivo al grande frigorifero e lo aprì con un colpo deciso. Una folata di aria fredda lo investì ma non ci badò, era abituato. Prese alla svelta una bottiglia di latte e sparì nuovamente nel passaggio.
Una volta rientrato in camera, dopo aver controllato di non essere stato scoperto, si affrettò a prendere una piccola bacinella, tirata fuori da chissà dove, ed a riempirla di latte. Il cucciolo era rimasto immobile come l’aveva lasciato, e ancora lo guardava con i suoi occhioni. Gli avvicinò la ciotola. Per un attimo temette che non avrebbe mangiato. Invece il lupetto fece capolino dalle stoffe, muovendosi a piccoli passi incerti, e prese a bere avidamente il latte. Era davvero affamato, pensò. Sorrise e lo accarezzò dolcemente, gli faceva una tenerezza immensa.
Non era però il momento di incantarsi, sarebbe rimasto volentieri,  ma aveva un allenamento e non voleva certo rischiare di beccarsi una punizione. Lasciò tutto così com’era, chiuse la porta lanciando un ultimo sguardo al suo nuovo amico, e si precipitò in cortile.
 



“Sei in ritardo”. Una voce gelida tagliò il filo dei suoi pensieri. Boris! Con un certo sollevo ben dissimulato, il rosso notò il compagno di squadra già sistemato in testa alla loro truppa per l’allenamento quotidiano. Nonostante la punizione, sembrava in forma ed aveva uno sguardo acceso, che teneva fisso di fronte a se.
“La campana non è ancora suonata.”
“Di solito sei uno dei primi ad arrivare. Avevi di meglio da fare stamattina?” sussurrò Boris.
“Non azzardarti a parlarmi così! Quel che faccio sono solo affari miei, in più sono il tuo Capitano e devi portarmi rispetto, chiaro?” lo rimproverò Yuri con tono secco.
“Si, signor capitano…
Che faccia tosta Boris! Non aveva mai risposto così, ma era necessario chiarire subito le regole.
 
 




Passarono giorni, in cui l’insano ritmo di vita al monastero imperava senza problemi, e i giovani ospiti continuavano a subire le angherie del monaco folle.
Una sera come tante, Yuri si trovava nella sua cella, la cena era finita ed era tempo di ritirarsi nei propri squallidi alloggi.
Il suo però era diventato un po’ più accogliente, da quando sapeva che ad aspettarlo c’era un cucciolo di lupo, vivace ed in piena salute. Yuri se ne occupava con molta cura, portandogli regolarmente da mangiare e condividendo con lui i suoi pochi averi. Era una compagnia confortante, anche perché il lupetto mostrava molta gratitudine per le attenzioni ricevute.
Il giovane blader era sdraiato sul letto, intento ad osservare il cucciolo che giocava con un filo di lana della sua coperta. Muoveva le sue zampine rapidamente, con la foga di chi ha tutto da imparare, poi improvvisamente si fermava a scrutare gli oggetti che aveva intorno e subito riprendeva a giocare. Ma ciò che più attirava la sua attenzione era Wolborg, il bey di Yuri. Quando lo faceva roteare nella sua stanza, il piccolo spalancava gli occhioni e non lo perdeva di vista nemmeno un secondo, fin quando lui non prendeva in braccio tutti e due, interrompendo quel legame quasi mistico.
 
Mentre si rotolava sulla schiena in cerca delle attenzioni del suo ‘padrone’ Yuri lo accarezzava dolcemente con le dita, saggiando la morbidezza del suo pelo.
La stanchezza degli allenamenti stava prendendo il sopravvento, quando la porta si aprì improvvisamente, facendo scattare sull’attenti entrambi gli occupanti.
L’ombra nera dell’intruso si stagliò per un attimo davanti a loro, che però richiuse subito la porta dando modo al rosso di riconoscere Boris.
 
“Che diavolo stai facendo?” esplose Yuri mentre nascondeva il cucciolo nella sua tana di stracci per non farlo vedere al compagno. Tentativo fallito.
 
“Volevo vedere cosa combini di nascosto nella tua stanza” disse sorridendo con soddisfazione e lanciando un’occhiata al batuffolo.
 
“Ma come ti permetti di entrare così nella mia stanza! Vattene, o chiamo le guardie!”
 
“Fallo, dai, così poi sarai costretto a spiegare perché tieni un cucciolo di lupo nella tua cella. Non oso immaginare quale punizione avrebbero in serbo per te…” disse Boris mentre si avvicinava per vedere meglio il contenuto del cesto.
 
Yuri lo osservò con occhi furenti, lo avrebbe incenerito all’istante se avesse potuto. Eppure non poteva farci niente, aveva perfettamente ragione, e questa volta dovette ammettere di essere stato scoperto. Lo lasciò avvicinare, pur non abbassando la guardia, ed entrambi si sedettero sul letto.
 
“È un cucciolo che ho trovato qualche giorno fa nel giardino-foresta dell’ala nord. L’ho trovato sotto un cespuglio insieme ad altri due, che però non hanno resistito. Probabilmente erano i suoi fratelli. Ero andato là per vedere l’alba e li ho sentiti.
Questo era l’unico vivo, e ho pensato di portarlo qui per evitare che morisse.”
Spiegò mentre lo guardava, contento del fatto che quel pericolo fosse ormai lontano.
Boris prese ad accarezzarlo, e la dolcezza di quella creatura fece breccia anche nel suo cuore, tanto che riuscì quasi a sorridere.
 
“È un bellissimo cucciolo” cominciò Boris.
Pausa.
 
“Quando ero più piccolo i miei vicini di casa avevano un bellissimo cane, ed io andavo sempre a giocare con lui…”
“…Anch’io avevo un cane!” esclamò Yuri, colpito dalla forza di un nuovo ricordo affiorato nella mente. Boris lo fissò lievemente stupito.
“Si, adesso mi ricordo…avevamo un cane, nella casa in cui vivevo prima con i miei genitori… e… era grande… quanto mi piaceva giocare con lui…” disse con lo sguardo perso, nel tentativo di ricordare il più possibile. Di ricordare stralci di vita familiare.
 
“Come si chiamava?”
Yuri tornò sulla terra. Lo guardò assorto.
“Ilo… si chiamava Ilo…”
“Che nome è? Gliel’hai dato tu?” Boris lo pungolò.
“No… beh, non ricordo chi ha scelto il nome. Forse… c’entrava qualcosa con un una città, una città greca…”.
“Bah, per quello che ne so io…” Boris tornò a concentrarsi sul piccolo che reclamava attenzioni muovendo le zampette.
 
“Lo chiamerò Ilo.” Yuri sorrise.
“Cosa?”
“Il cucciolo, lo chiamerò Ilo, come il mio vecchio cane. Sarà come avere con me un pezzo del mio passato”.
Boris decise di non ribattere, concentrandosi sui suoi ricordi.
“Anche io ero felice, prima di entrare qui…”
Il rosso puntò gli occhi su di lui. Stava per raccontargli qualcosa del suo passato? Sentiva che anche il compagno aveva subito qualcosa di terribile, ma non voleva spingerlo a parlare se non avesse voluto.
 
Infatti non parlò. Il silenzio calò pesante sui due bladers, mentre questi sentivano l’eco del passato tornare prepotente.
Ilo si dava un bel daffare a mordicchiare le dita di Boris, che a sua volta si divertiva a stuzzicarlo sempre di più.
 
Yuri approfittò del momento per affrontare un discorso che gli stava particolarmente a cuore.
“Boris, tu sai qualcosa di quella ragazza bionda che ogni tanto viene nella nostra chiesa a suonare l’organo?”
Boris lo guardò con tanto d’occhi “Non possono entrare ragazze al monastero, il monaco l’ha severamente proibito.”
“E invece ti dico che ce n’è una che ogni tanto entra nel monastero per esercitarsi… la sera dopo cena…”
“Ma com’è possibile? Tu l’hai vista?”
“Si, l’ho vista con i miei occhi! Ogni tanto passo dall’ala Ovest, e qualche volta mi è capitato di vedere la porta aperta e dentro qualcuno che suona.”
“Ma sei sicuro che fosse una ragazza? Non poteva essere proprio Vorkov? Quella è la sua chiesa, l’accesso è estremamente limitato.”
“No, ti dico. Perché io l’ho vista! La sera che sono venuto da te nei sotterranei, ho dovuto scappare in fretta e mi sono ritrovato in quella zona. Ho sentito la musica, una musica strana, che mi diceva qualcosa ma non so cosa, e non ho resistito. Sono entrato in chiesa e l’ho vista bene in faccia! Era una ragazza, bionda e con i capelli lunghi, mai vista prima.
Solo che quando lei si è accorta di me è scappata via.”
“Questa storia ha dell’incredibile. Per quante cose succedano qui al monastero, questa non l’avevo ancora sentita.”
“È tutto molto strano. Ma devo capire, perché ho la sensazione che quel brano che lei suona abbia qualcosa a che fare con me. O forse lei stessa. Non so. Sta di fatto che devo scoprire il più possibile.”
“Potrebbe essere divertente…”
“Allora vieni con me, andiamo là adesso. Se abbiamo fortuna potrebbe essere in chiesa a suonare, così anche tu potrai vedere con i tuoi occhi.”
“Ci sto!” affermò Boris, pronto ad andare all’avventura.
 
 
Sistemato Ilo nella sua cesta, sgattaiolarono fuori dalla cella indisturbati, ed arrivarono in un attimo al chiostro della chiesa. Il deserto più totale, non c’era nessuno. Nascosti dietro le colonne, tesero l’orecchio, e la udirono. Ancora quella melodia.
Erano stati fortunati, la ragazza era ancora lì.
Un cenno d’intesa e si diressero furtivi fino all’antica porta di legno. Era chiusa, ma non a chiave.
La aprirono lentamente, per evitare cigolii e rumori, e furono dentro.
Si avvicinarono con circospezione, mentre Boris ancora faticava a credere a ciò che vedeva.
Con l’ultimo crescendo, la melodia si concluse e la biondina cominciò a riporre le sue cose nello zaino, compresi gli spartiti.
Yuri, nel desiderio di sapere, colse l’attimo e si avvicinò a lei, almeno per sapere il suo nome, e il perché fosse li, dimentico di Boris che se ne era rimasto più nascosto.
La ragazza si accorse del giovane blader quando ormai lui era abbastanza vicino da notare due magnetici occhi verdi che lo fissavano terrorizzati.
“Come ti chiami?” Provò lui.
Lei rimase immobile, probabilmente per la paura, ma subito si riprese e scappò via con la sua borsa sotto il braccio.
Yuri, preso in controtempo, vide solo un alone biondo svolazzare via, ed un foglio cadere per terra, poco lontano da lui.
Boris chiamò il compagno con un sibilo senza un apparente motivo, ma Yuri non vi fece caso, troppo predo da quel pezzo di carta. Sembrava magnetico. I suoi occhi azzurri non riuscivano ad allontanarsi.
Si avvicinò e fece per raccoglierlo, quando una voce imperiosa tuonò nell’aria immobile della chiesa e gli fece gelare il sangue nelle vene.
 
“Yuri Ivanov! Che cosa ci fai qui? Sai benissimo che non puoi entrare, ed inoltre dovresti essere nella tua cella per recuperare dalle fatiche dell’allenamento!
Come hai osato disobbedire ad un mio preciso ordine! Tu che dovresti dare il buon esempio a tuoi compagni! “
A grandi falcate il monaco superò la ragazza, pietrificata nel mezzo della navata, lanciandole uno sguardo di fuoco.
“Portatela nel mio ufficio. Abbiamo due chiacchiere da fare!” disse rivolgendosi alle guardie al seguito.
La giovane musicista si affrettò a raggiungere la porta, con lo sguardo basso e il suo zaino stretto al petto, dove gli scagnozzi del monaco erano pronti a scortarla fuori. Una volta usciti, chiusero pesantemente la porta. Il silenzio che calò dopo, mozzò il fiato a Yuri, che già immaginava a cosa sarebbe andato incontro.
In un attimo Vorkov fu vicino a lui e raccolse lo spartito ancora per terra accanto a lui. Lo piegò e se lo mise in tasca, sotto lo sguardo gelido di Yuri.
 
“E così ci sei cascato di nuovo, Ivanov.”
Yuri lo guardò dritto negli occhi. Provava solo disprezzo per lui.
“Non è la prima volta che vieni qui, vero? Pensi di poter fare tutto quello che vuoi, ti senti potente, ed invece sei stato stupido. Ti sei scoperto troppo e ti sei fatto beccare.”
Il monaco gli girava intorno come un avvoltoio, con il suo nasone a becco. A Yuri non interessavano le sue parole.
“Sei stato qui l’altra sera. Le mie guardie ti hanno visto, ma non sono intervenute, su mio ordine. Ti ho voluto tendere una trappola per saggiare il tuo acume. Ma tu, come tutti voi marmocchi, ti sei comportato come un’idiota. Cosa pensavi di fare qui, eh? Trovare la formula segreta per diventare il blader più forte? Non esiste! Tutto ciò che serve è l’allenamento!”
Yuri continuava guardarlo in tralice. Chissà quante frustate lo avrebbero atteso.
“Cercavo qualche traccia del mio passato.”
“Ahh, tracce del passato. Ma come siamo diventati romantici, adesso” lo sbeffeggiò.
“Bè, qui non ne troverai di certo!” Si passò involontariamente una mano sulla tasca del suo soprabito, e Yuri lo percepì distintamente.
“Perciò ora vattene nella tua cella. E vedi di non mettere mai più piede in questa chiesa! Sono stato chiaro!?”
“Si, signore.” Riuscì a dire il rosso.
 
Era incredulo, non era stato punito. Nessuna punizione, niente. Solo un ‘vattene’. Che razza di miracolo!
Mentre Vorkov usciva a passo svelto dalla chiesa, una guardia lo afferrò in malo modo e lo scortò fino alla sua cella dove venne sbattuto dentro.
 
“Allora, che è successo?”
Boris si era nascosto in un angolo e lo stava aspettando.
“Boris! Ma che fine hai fatto??” disse sussurrando.
“Stupido! Ho cercato di avvertirti che il monaco stava entrando, ma tu eri talmente preso da quel pezzo di carta che non mi hai nemmeno sentito! Sembravi uno zombie! Così mi sono nascosto prima che mi vedessero, e sono scappato dal passaggio segreto, altrimenti sai che frustate se mi avessero scoperto!”
“Hai fatto bene. Io invece mi sono dovuto sorbire la ramanzina di quell’avvoltoio. Ma sai la cosa incredibile? Nessuna punizione!”
“Come sarebbe?”
“Non lo so. Semplicemente non ha detto nulla.” si guardarono allibiti.
“Qui c’è sotto qualcosa…” fece Boris.
“Già, ne sono convinto anch’io. Ed è per questo che andrò comunque avanti a cercare. Ho come avuto l’impressione che la chiave della verità si trovi in quello spartito.”
 
 


“Ascoltami bene, ragazzina. Tu sai di avere un vero talento per la musica, e già in tenera età si sono viste le tue doti per il pianoforte. Un genio nato, che ha bisogno però di esercizio per coltivare le proprie doti. Di molto esercizio.
Tutti i giorni dedichi ore allo studio del piano e dell’organo, ed hai bisogno di un luogo consono dove poterlo fare e di risorse sufficienti.
Tuttavia, sfortunatamente, la tua famiglia è povera, vivete in un sobborgo malfamato di Mosca, dove si lotta per sopravvivere. E i tuoi genitori non hanno i mezzi per poterti aiutare, anche se lo vorrebbero con tutto il cuore.
Ecco allora che, un bel giorno, un uomo gentile e con tanto amore verso il prossimo, si presenta a voi e rimane colpito dalla tua bravura. Tanto da offrirti i mezzi per studiare.
Sai di chi stiamo parlando, vero?”
La bambina, terrorizzata dal tono glaciale del monaco, riuscì appena ad annuire con la testa.
“Bene.
Quindi, se vuoi continuare a studiare qui al monastero, cosa di cui sono molto felice, dovresti fare una piccola cosa per me.
Potrai suonare qualsiasi brano di tuo gradimento, tranne quello che stavi suonando stasera. In sintesi voglio che non suoni più alcun brano scritto da Aleksander Ivanov nel mio monastero.”
 
 
 
 



Note:
Dopo secoli, eccoci al quarto capitolo! Scusate l’assenza (seee, e chi se n’è accorto?) ma purtroppo la scrittrice è andata in ferie mentre lavorava la studentessa.
Ora prometto di aggiornare la storia abbastanza di frequente, se non addirittura di finirla entro l’estate!! Booooom!!! Mah, chi lo sa… ;)
Ecco dunque un bel capitolo un po’ più lungo dove vengono aggiunti nuovi particolari e si capisce qualcosa in più ( qui siamo lontani anni luce dalla serie originale, eh, vi avverto!).
Anche chi ne aveva fatto la recensione chiedendo dei chiarimenti dovrebbe trovare questo capitolo abbastanza esaustivo, per quanto possibile!
Yuri e Boris stanno diventando amici! Yayyy!! Ma attenzione! Non sarà una YurixBoris! Anche se Boris avrà un ruolo molto importante…
La parte della musica spero non sia troppo intrigata, del resto è la colonna portante della mia fic, quindi si capirà tutto volta per volta.
Spero di non annoiarvi troppo, e se leggerete questo capitolo sotto l’ombrellone, beh, pensate un po’ anche a me che adoro il mare!!
Buone vacanze, my dear readers!!
E ricordate di lasciare una recensione, se vi va!
 
Thanks to: coloro che regolarmente lasciano due (o più) parole di commento! Grazie!
 

 
 
  
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