Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Alex_Beilschmidt    22/07/2014    2 recensioni
Ciao a tutti! Vi siete mai chiesti il perché dei poteri di Elsa? In questa storia potrete leggere quella che è per me un'idea piuttosto accattivante di come Elsa abbia ricevuto i suoi sin dalla nascita (per la felicità di tutti, qui centra Jack Frost... E non sarà solo!). Questa è la prima volta che scrivo una storia del tutto inventata, quindi non mi sbranate viva se la storia non vi piace... E prometto (sempre per la felicità di tutti) che aggiornerò molto spesso. Un ringraziamento speciale agli autori di "Regina di ghiaccio" (MiakaHongo) e "Ice" (MarykoLove) per l'ispirazione che mi hanno dato con le opere qui riportate. Recensite in tanti!!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Granpapà, Re, Regina
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Elsa, una nuova leggenda (+ Il mio centro sei tu)'
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~~Da quando aveva accettato la realtà dei fatti, Jack capì che non c'era nulla che potesse fare, ma ogni giorno passava ore intere al lago dove si trovava la ragazza. Con lei passava interi pomeriggi, a volte da pomeriggio lui restava con lei fino alla mattina del giorno seguente. Le raccontava tutto ciò che gli passava per la testa: da come da guardiano sia divertente ghiacciare il mondo, a come si sentisse solo senza di lui, senza, ovviamente, ricevere mai una risposta. Nei momenti in cui era con lei, era come se entrasse in una specie di trans; era una battaglia ormai persa, e nel combatterla non si riconosceva più nemmeno lui. Cosa gli stava succedendo? In tutta la sua eternità (per ora non sono meno di 500 anni!) non si era mai sentito così, agiva d'istinto. Ma presto capì che quegli incontri, nonostante fossero l'unica cosa che lo aiutavano ad andare avanti, sarebbero dovuti cessare e prima sarebbero finiti, prima sarebbe riuscito a riprendere la sua vita. Dopo una settimana passata quasi per intero al lago, un giorno ci andò con le idee ben chiare e precise. Atterrato dal suo volo, si avvicinò al ghiaccio a testa bassa e con passo veloce ma insicuro. Si inginocchiò al centro della distesa d'acqua gelata e si portò una mano alla fronte, come se avesse un forte mal di testa. ''Elsa... Devo dirti una cosa, ma promettimi che non ti arrabbi...'' iniziò a parlare con un tono debole ''Ultimamente ci stiamo incontrando praticamente sempre, ma ho capito una cosa. Tutto questo non è un bene, né per me e né per te! Scusa, ma...'' gli scese qualche lacrima ''Penso che non dovremmo più rivederci!'' e, piangendo, balzò in aria e volò altrove. Se ne tornò al Polo Nord, dove Babbo Natale e company erano decisamente indaffarati nel loro lavoro. Ancor prima di entrare, da fuori dal laboratorio si sentì il vocione arrabbiato di Nord rimproverare istericamente uno yeti ''BLU!? TI HO GIA' DETTO MILLE VOLTE CHE BLU NON MI PIACE!! USA ROSSO!! … ELFI, PERCHE' STATE SEMPRE SOTTO SCARPONI? DIAMOCI MOSSA, MANCANO CINQUE GIORNI A NATALE!''.
 Di solito, scene come queste facevano piegare il ragazzo in due dalle risate, ma questa volta non bastò a togliergli le lacrime salate dagli occhi. Entrò cautamente dal portone, e silenzioso silenzoso si diresse verso la sua stanza dove avrebbe potuto sfogarsi liberamente. In punta di piedi, era quasi arrivato all'entrata della sua camera, quando sentì alle sue spalle una voce grave e familiare ''Jack, stai piangendo? Cosa è successo? Elfi fare ancora dispetti con riscaldamento di laboratorio...?''. Lui rispose con un tono falsamente sereno ''No, no... Non è niente, non preoccuparti...'' e senza voltarsi verso l'omone, per non fargli vedere il suo volto rigato, per poi entrare frettolosamente nel suo rifugio. Qui, non appena chiusa la porta, si girò dandole le spalle e appoggiatosi con la schiena, scivolò con la testa sempre attaccata al legno di questa ed arrivò a sedersi per terra e con la testa nascosta fra le gambe iniziò a liberarsi, distrutto. Da quella mattina, restò chiuso in quella camera per ben due giorni di seguito, senza mai uscire, né mangiare o almeno consolarsi con qualcuno; non fece altro che piangere tutto il tempo. Intanto, fuori da quella camera Nord era molto preoccupato: non solo per l'isolamento del giovane, ma anche perché come questo stava diventando sempre più debole, così accadeva per l'inverno lì fuori. Mancavano tre giorni a Natale, e Babbo Natale non voleva che fosse la mancanza di neve a mandare il lavoro di un anno a rotoli. Quella mattina presto, decise finalmente di agire; arrivò davanti all'entrata della stanza ed avvicinò un orecchio al legno che lo separava da Frost. Capì che stava ancora piangendo. Per lui, vederlo in quelle condizioni non era proprio facile da sopportare: egli considera Jack quasi come un figlio che non ha mai avuto, ci teneva molto a lui. Dopo aver ripreso il coraggio, diede un paio di forti colpi alla porta, per assicurarsi di essere sentito. Dovette attendere un paio di minuti, prima di udire la sua debole risposta ''C-chi è?'' ''Jack, sono io. Esci un attimo, dobbiamo parlare''. Subito l'omone vide la maniglia, ricoperta di brina, girarsi e il portone aprirsi, rivelando la figura scarna del ragazzo, che si aggrappava penosamente al suo bastone, come se non riuscisse a rimanere in piedi da solo. Aveva un aspetto orribile: era diventato talmente magro che tra poco si potevano vedere le ossa senza Raggi-X, le occhiaie sotto gli occhi, la pelle ancora più pallida di prima, quasi di un blu sbiadito e senza lasciare nemmeno l'ombra né di brina o ghiaccio, né di qualsiasi altra forma di freddo (cosa che lasciava normalmente ovunque poggiasse i piedi). Non appena lo vide, l'uomo sussultò dallo spavento e preoccupato gli fece notare ''Oh Sostakovich, Jack! Non vedi come tu sei ridotto!? Senti Jack, facciamo patto: se io ti concedo settimana di vacanza, tu torni a essere Jack Frost?''. L'altro si guardò prima le mani, poi il resto del corpo, spaventandosi da solo del suo stesso aspetto, poi il suo guardo tornò fisso sugli occhi del russo e gli fece un cenno con la testa. Sempre sotto l'osservazione del premuroso omone, Frost si avviò verso l'uscita, lento e silenzioso e non riuscendo nell'intento di non farsi notare da elfi e yeti, e sparì accompagnato dal vento. Subito dopo, nel salone principale, vide la luce lunare colpire il disegno circolare inciso sul pavimento, così corse vicino al globo e tirò una leva familiare, richiamando gli altri guardiani (e i tre ragazzi). Non appena arrivarono tutti quanti, sulla parte illuminata del pavimento una luce azzurra ed intensa andò a formare la figura di Jack con accanto un bellissimo fiocco di neve, che ben presto iniziò a sgretolarsi. ''Nord, che sta succedendo?'' chiese preoccupata Merida e questo rispose ''Manny sta dicendo che Jack è debole, ed è in pericolo: se non riporta inverno in Europa, bambini non crederanno più un lui, e se questo succederà non esisterà più nessun Jack Frost! Lui ha bisogno di aiuto, ma non possiamo aiutare lui in nessun modo...''. Detto questo, la sagoma rotonda sul suolo si abbassò sotto terra, e fece apparire al suo posto un grande cristallo dal colore azzurrino-bianco luminoso. ''Dai, che ora sceglie un nuovo teppistello!'' scommise spiritoso Calmoniglio, per poi venire inzittito da Dentolina ''Shhhh! Chissà chi è!''. Nel cristallo andò a formarsi la sagoma sterilizzata di una persona, per poi prendere forma: era una bellissima regazza, vestito abbastanza aderente con vistoso spacco alla gonna, mantello, treccia laterale, occhi bellissimi... ''Eh no, questa è nuova...'' disse pensieroso il coniglio ''Nord, tu sai chi è?''; l'altro scosse orizzontalmente il capo.
[Intanto, al lago di ghiaccio...]
Jack era seduto appoggiato con la schiena ad un albero lì vicino alla tomba di Elsa, a riposarsi e ad ammirare il lago ghiacciato in mezzo ad un territorio che aveva sempre meno neve, pensando ''Oh no, che cosa ho fatto... Non sono buono a nulla, neanche a seguire la mia natura!'', quando qualcosa interruppe i suoi pensieri. Nell'aria si sentiva una leggera voce femminile che intonava una melodia a lui familiare, ma che era così bassa che era probabile che se la stesse immaginando. Poi iniziarono a cadere dei delicati fiocchi di neve. Era una cosa che, per la prima volta, gli scaldò il cuore, ma nonostante ciò preferì far cessare quella nevicata ''Fantastico, ora sento anche le voci! … E devo ricordarmi di moderare le mie emozioni...''. Ma poi, dopo averci provato e riprovato, quella neve non si decideva a sparire ''Ehi, ma questa neve... Non è... Mia...''.

ANGOLO DELL'AUTR DELLA PAZZA: Ciao a tutti!! Un ringraziamento enorme per chi segue le storia, per chi l'ha messa tra le ricordate e soprattutto chi l'ha messa fra le preferite e uno ancora più grande a chi recensisce e che ha letto fin qui <3. Comunque volevo dire che quella che sente Jack è la canzone ''All'alba sorgerò'', ma senza parole, canticchiata praticamente. E' solo che mi sarebbe sembrato bruttino inserire nel testo ''E jack sentì una voce canticchiare 'nananana naaa nananana naaa...' e riconobbe una melodia che trovò malinconicamente familiare'', quindi mi scuso ed aspetto Thor con il martello e seguito dalla folla inferocita con i forconi domani mattina alle 10:00, chi c'è c'è, altrimenti aspetti il prossimo capitolo per riavere l'occasione di squarciarmi viva XD. Spero mi perdonerete anche per il ritardo, ma cercate di capirmi, questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere... Per il resto un altro GRAZIEEE alla mia cuginetta Fabiana e alla mia amicona Maya per avermi sostenuto <3; lunga vita a JackxElsa! Baci baci, tanti abbracci e California a tutti! Alex <3

   
 
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