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Autore: 8Kanemi8    04/09/2008    7 recensioni
se credete nelle fiabe o nelle storie d'amore... Questa è una storia adatta al vostro cuore.
Genere: Romantico, Triste, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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migliorato

Ok l’ ho aggiustato un po’. Spero che gli errori siano stati aggiustati. Comunque chiedo scusa. Perdonatemi.

 

         

 

           The War Of  The Dragons

                           Capitolo  1

 

 

- Totosai?- lo chiamo a voce alta entrando nella sua fabbrica.

- Entra pure… è pronta!- mi risponde.

Mi dirigo nella direzione da dove proveniva la voce. Ed eccolo lì mentre ripulisce la mia spada.

- C’è ne hai messo di tempo-

- Era ridotta male!- si lamenta lui.

- Certo certo- rispondo annoiata.

- Io non capisco perché fai questo Kagome. Sei una bella ragazza, potresti diventare una moglie umana perfetta. Ma tu lavori nei campi, preghi, studi e ti alleni con la spada perché?- mi guarda in cerca di una risposta, porgendomi la spada.

- Grazie per averla riparata- rispondo soltanto.

- Di nulla è un piacere- si rassegna lui.

Lo saluto alzando una mano. Prima di uscire, però, avvolgo la mia spada in una coperta. Nessuno sa come sono realmente escluso Totosai.

Di fronte agli altri sono la dolce Kagome, la contadinella. Di fronte a Totosai sono la vera Kagome. Odio essere protetta dagli altri. Odio dipendere dagli altri.

Mi dirigo verso casa, lì nessuno attende il mio ritorno. La mia famiglia  è stata sterminata durante la guerra, solo io sono sopravvissuta.

Avevo solo 2 anni all’epoca, adesso ne ho 17. Arrivo, apro la porta, entro e mi dirigo in camera dove nascondo la spada. Nessuno deve sapere di lei, non è normale che una ragazza abbia una spada in casa. La nascondo sotto il letto, lì c’ è una botola segreta. Quando mi rialzo vedo riflesso il mio volto in un vaso di ferro.

Ho i capelli neri, occhi grandi di un grigio quasi bianco e intorno alla pupilla e al contorno dell’iride il colore e azzurro. Ho labbra carnose e rosee, sono alta, snella e la mia pelle è candida. Tutte le ragazze del villaggio mi invidiano, ma a me non interessa come sono fatta.

Esco di nuovo e mi dirigo verso i campi dove aiuto una vecchietta nelle faccende domestiche. Poveretta è rimasta sola… anche lei. La causa? La stessa della morte dei miei genitori. Lo ricordo come se fosse ieri quel maledetto attacco. Odiosi traditori, seguaci di Naraku. Maledetto. È anche per lui che mi alleno… un giorno lo ucciderò.

- Signora? È permesso?- chiedo.

- Goccia sei tu?- mi chiede. Sorrido a quel soprannome. Mi chiama così perché dice che sono la sua goccia di luce nel buio della sua vita.

- Si signora- rispondo raggiungendola.

- Meno male sei arrivata, mi sentivo sola- cerca di sorridere, ma ormai ha perso quasi tutti i denti… è la più vecchia del villaggio. Alcuni credono che sia una strega, per questo nessuno le si avvicina.

- Scusi il ritardo-

- Tranquilla cara- mi rassicura.

- Allora mi metto all’opera cosa le va di mangiare?- chiedo mettendo un pezzo di stoffa sopra la gonna del mio vestito per non macchiarlo.

- Avrei voglia di un po’ di formaggio e del pane fresco- dice pensierosa.

- Allora vado a prendere il necessario- dico.

- Torna presto-

- Certo-

Esco mi dirigo verso il pastore lui ha sempre tutto. Lui crede di essere in debito con me e non mi fa mai pagare, ma non capisce che non è così.

-Kagomeeeeeeeeeeeeee!- riconoscerei quella voce ovunque.

- Ciao Rin!- è una bambina di otto anni. È dolce come sua madre e coraggiosa come il padre.

- Dove stai andando?- mi domanda curiosa.

- Da tuo padre… ho bisogno di alcune cose- rispondo sorridendole.

- Ti accompagno- durante tutto il tragitto mi parla dei fiori che ha raccolto, dei giochi che ha fatto con i suoi amici e di come si è divertita.

- Tieni questo è per te- mi porge un fiore bianco con petali lisci e a forma di cuore.

- Grazie-

- Di nulla…oh ecco mio padre-

Guardo Rin correre da suo padre. Bell’uomo peccato per quella cicatrice. Veterano di guerra anche lui.

Il signore abbraccia la figlia, che dopo mi indica. Lui si alza e mi guarda dritto negli occhi con un’espressione incomprensibile. Mi avvicino senza distogliere lo sguardo.

-Come posso aiutarti?- mi domanda.

- Mi serve del formaggio e del pane fresco- sospira scontento.

- Quando mi darai l’opportunità di scontare il mio debito con te- mi chiede.

- Mai… non ho fatto nulla, era dovere-

- Se tu non avessi conosciuto le piante medicinali Rin avrebbe perso il braccio- mi risponde serio come se volesse rimproverarmi della mia cocciutaggine.

- Come ho detto prima Morden, era mio dovere-

- Aspetta… vado a prendere ciò di qui hai bisogno- si gira arrabbiato. Ogni giorno è sempre la stessa storia.

- Ecco tieni, c’è anche del latte fresco- mi porge un sacchetto.

- Quanto ti devo?-

- Non essere stupida- dice allontanandosi e tornando al lavoro. Sorrido e saluto Rin.

 

- Sono tornata-

- Goccia quanto hai speso i soldi sono nel baratt…- non le lascio finire.

- Non si preoccupi ecco adesso mangi… Morden mi ha dato anche del latte fresco-

- Grazie-

Inizia a mangiare. Mi fa pena. È piccolina ed è sempre seduta sulla sedia. Gli occhi sono celesti come il cielo e sottili, a causa delle numerose rughe. Mangia lentamente, assaporando tutto. Torno in cucina e mi metto a lavoro. Riempio la botte di acqua. Lavo il pentolone. Tolgo la cenere dal camino. Ecc. Mangio anche io qualcosa poi saluto la vecchina e me ne torno a casa. Il sole è alto in cielo. Saranno intorno alle quattro. Arrivo a casa, apro un sacchetto dove c’ è un completo blu. Lo indosso, poi metto anche gli stivali coordinati (regali di Totosai). La tuta è aderente e fascia perfettamente il mio corpo. Lego i capelli in una treccia tenendo coperte sempre le mie orecchie. Poi prendo la spada ed esco di casa. Per fortuna la mia è vicino al bosco.

Mi dirigo verso la radura circondata dagli alti alberi.

Mi posiziono al centro estraendo la mia spada dalla coperta.

Chiudo gli occhi.

 Respiro a fondo e mi metto in posizione di attacco.

Creo nemici immaginari e inizio ad attaccarli.

 Nella mia mente combatto contro i nemici, ma se qualcuno mi vedesse mi prenderebbe per pazza. Forse lo sono.

Agito la spada, affondo un colpo nel cuore del mio nemico.

Danzo tra i nemici colpendoli e uccidendoli.

Ascoltando il fruscio della mia spada, distinguendolo dal fruscio, provocato dal vento, tra i rami degli alberi.

-Kagome!-

Mi blocco.

 Il mio respiro aumenta, il battito del cuore accelera.

Mi guardo attorno…niente!

Ancora quella voce… sono mesi che mi tormenta. Ogni volta che mi concentro o dormo quella voce arriva.

Mi arrabbio e pianto la spada nella terra. Questa vibra creando, con il sole, giochi di luce sull’erba. Una ciocca di capelli si è sciolta dalla treccia ed scivolata sulla spalla. La porto dietro all’orecchio, scoprendolo e mostrandolo.

Non è un orecchio normale.

Non sono normale, come non lo è Totosai.

Lui è un demone, esistenti ancora oggi. Invece la mia razza è estinta, sono l’ultima sopravvissuta …l’unico elfo esistente.

 

                                          ________________________________

 

-MIOROKUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU- eccoli ricominciano.

- Sango ma tu ti metti in quella posizione, io mi sono sentito attratto…non ho resistito e…- solito porco.

- SEI UN DEPRAVATO!- povera Sango.

- Inuyasha aiutami!- non questa volta. L’ultima volta le ho prese io al posto tuo.

- no! Meriti di essere ucciso!- rispondo alzandomi e dirigendomi fuori.

Mi dirigo verso le “stalle” del castello attraversando l’enorme giardino. Sono un soldato della corte di Sougar. Capitano, in realtà di una squadra.

C’è stata assegnata una missione strana: trovare il drago nero e chi è destinato a essere il suo padrone. Ma non è facile i draghi neri sono estinti e i destinati impossibili da trovare. Mi avvicino alle stalle, sono enormi e numerate. Io mi avvicino alla numero 1.

“Arel posso?” penso. Per qualche secondo nessuna risposta poi…

“entra!” risponde. Sorrido la sua voce esprime tutta la sua forza e la sua maestosità.

Entro spingendo la porta piccola. Appena entro lo vedo in tutta la sua grandezza accovacciato sulle zampe, quelle anteriori incrociate l’una su l’altra. Arel è una femmina di drago. Il lungo collo e dritto e la testa è alta, che completava l’effetto di maestosità. Le sue squame blu cobalto brillano sotto la luce delle torce. I suoi occhi sono bianchi come la neve e le sue corna sono lunghe e argentate. Involo le su ali sono enormi e sputa fuoco azzurro…bhè è normale è un drago del nord…un drago di ghiaccio.

 “Litigano di nuovo?”mi chiede mentalmente.

- Sono impossibili…o forse è meglio dire Miroku è impossibile- spiego scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

“Però si vogliono bene” dice cacciando dalla bocca degli sbuffi di fumo e un suono gutturale che mi fa intuire che sta ridendo.

-Tu stai diventando troppo romantica… non è che ti sei innamorata?- gli chiedo sospettoso.

“Mpf…Behiro è innamorato di Lumì” wow con più disprezzo quel nome non si può pronunciare.

- Gelosa?- si è tradita da sola!

“ Ma che blateri”

- Comunque spiegami Behiro il drago di Miroku è innamorato di Lumì drago di Sesshomaru?- chiedo sorpreso.

“Sì perché?”

-Perché Sesshomaru è geloso del suo drago e se lo scopre impedirà a Lumì di uscire ( se non con lui) e picchierà Miroku!- mi scappa da ridere.

“ Hahah non l’ avrei mai detto che Sesshomaru fosse geloso” ride.

Mi siedo vicino alle sue enormi zampe e la fisso negli occhi.

“Che ti preoccupa?” mi conosce troppo bene.

-Domani inizieremo quella missione impossibile-

“Ci riusciremo”

-No! lo sanno tutti che i draghi neri sono estinti-

“Non dire stupidaggini”

-Non lo sono-

“È  l’ultimo drago che manca”

-Abbiamo quello di ghiaccio, di fuoco, di montagna, di acqua e ci manca quello nero- li elenco tutti.

“Esatto”

-Ma non riesco a capire…perché il nero? Non appartiene a nessuno elemento-

“Ai metalli non ci hai pensato?”

-Certo! ma non capisco lo stesso-

“ Raccontano che sputi fuoco di color oro”

-Appunto “raccontano”-

“ E dai Inuyasha!  Sei o no il mezzo demone più forte che ci sia? Allora non abbatterti!”  mi dice guardandomi severa.

-Hai ragione. Ma come è già il tramonto?- intravedo il cielo rosa da una delle finestre posizionate in alto.

“Si”

-Domani partiremo presto perlustreremo tutto il lato est a volo-

“Va bene”

-A domani Arel -

“Ciao Inuyasha” mi saluta rispettoso.

Gli accarezzo il muso ed esco raggiungendo i miei compagni nel castello.

 

                                      _________________________

 

Cavolo ho fatto di nuovo tardi! Povera vecchina starà morendo di fame! Mi devo sbrigare ad arrivare a casa.

Corro arrivo a casa mi cambio e torno dalla vecchina.

-Goccia?-

-Si signora sono io scusi il ritardo-

-Figurati… come mai hai fatto tardi?- mi chiede. E adesso che le dico.

-Ho lavorato un po’ nei campi- ottima scusa.

-Non è vero- cavolo!

-Si che è vero- ripeto.

-Se avessi lavorato nei campi odoreresti di terra –

-Oh!- ma come fa? Io stò in cucina e lei in camera e poi è mezza cieca!

- Lo sai che puoi parlare con me-

-Allora…- cavolo - ho studiato- forse ci casca.

-Cosa?-

Ma che ha stasera? E poi perché sono nervosa?

-Medicina, sono andata nel bosco per vedere se riuscivo a ricordare i nomi delle piante medicinali-

-Ti credo-

Fiù me la sono cavata. Mi affretto ad accendere il fuoco nel camino, a riempire il pentolone e a metterlo sul fuoco.

-Cosa ti preoccupa cara?-

-Niente…aglia- cavolo mi sono bruciata .

 già sera?-

-…si…- me lo doveva per forza ricordare?

- Hai paura?-

- No- so che riavrò di nuovo quel sogno.

-Se avrai di nuovo quel sogno ti darò una cosa-

-Qualche rimedio?-

- No –

-Cosa?-

-Domani-

-Va bene- imbattibile e pure sono io la più testarda.

Finito di cucinare mangiamo insieme e poi la porto a letto. Esco da casa e mi dirigo verso la mia. Non riesco a non ripensare alla voce del pomeriggio.

Sono arrivata e come ogni sera mi lavo, mi metto quella veste che uso per dormire, e con paura mi addormento sognando per l’ ennesima volta la stessa cosa.

 

Un’ombra nera sovrasta la mia figura. Un ruggito riempie l’aria. Il mio nome gridato nella mia testa. Occhi come l’oro mi scrutano.

“Kagome cercami” mi ripete.

“Siamo vicini” ancora.

“Cerca nel bosco…cerca…cerca” la voce si affievolisce sempre di più finche non scatto a sedere.

Chi è quell’essere che mi chiede, da più di un mese, di cercarlo? E perché?

Sbuffo accorgendomi che è ancora notte. Ripenso al sogno. Il bosco… e se devo ritornare lì?

Ho deciso, infilo il mio completo, prendo la spada ed esco di casa. Corro nella radura. Mi guardo intorno ma non vedo nulla. Forse devo concentrarmi.

Chiudo gli occhi e tutto intorno a me tace. Mi concentro sul silenzio. I miei occhi si perdono nel buio più fitto. Respirando a fondo l’aria fresca di primavera.

Resto immobile aspettando la voce, ma niente neanche un sibilo.

Quando riapro gli occhi mi accorgo che l’alba è prossima. E di conseguenza inizierà la mia routine.

Ma non perdo tempo, devo andare dalla vecchina. Lei sa qualcosa… ne sono sicura!

-Kagome- mi aspettava, è seduta sulla sedia.

-Si signora?-

-Hai avuto lo stesso sogno vero?-

-Si- è una strega davvero! Sa sempre tutto.

-Vieni ti devo dare una cosa-

Mi avvicino sospettosa. Mi porge una lettera e un sacchettino. Sulla lettera c’è il mio nome. Mi agito, guardo la vecchina che tiene puntato il suo sguardo sul muro. Guardo di nuovo la lettera e la apro.

 

Ciao Kagome,

So che sei sorpresa e spaventata ,ma sapevo che questo giorno sarebbe arrivato presto.

Ho scritto questa lettera prima di morire. Io e tu padre sapevamo che ci stavano cercando per sterminarci , ma per fortuna non erano a conoscenza della tua esistenza.

Piccola , leggi attentamente… il sogno che stai avendo da un po’  , non è un caso.

 Tu sei una prescelta! Tu sei destinata a guidare un drago e non uno qualunque , ma il drago nero.

Lo devi cercare e trovare ! lui cresce come te. Pensa come te. È come te. Insieme vi completerete. Come tua nonna diventerai un cavaliere. Onora questa tradizione e portala avanti. Ti amiamo piccolina e non aver timore! Ricorda che sei un elfo.

 

                                                                                  Con affetto

                                                                         Mamma e Papà.

 

Stringo la lettera con forza. Senza versare una lacrima, io non piango mai.

-Ne eravate a conoscenza…perché non me ne avete mai parlato?- sono arrabbiata.

-Mi avevano chiesto di aspettare… e così ho fatto-  calma…sorride.

-Io non capisco-

-Il mio tempo qui è finito. Il mio compito è stato portato al termine. Adesso posso andare- continua a sorridere.

-Cosa significa che il suo tempo è finito qui?-

-Come te io non sono un essere umano…strano che non te ne sia mai accorta-

-Non sei…?- o gli occhi spalancati non ci capisco più niente.

-Sono lo spirito di un’antica quercia evocata da tuo padre – spiega.

-Mio padre- sussurro.

- Sì, per sorvegliarti e far in modo che tu ricevessi questa lettera-

La fisso, incredula.

-Nel sacchettino troverai dell’ambra particolare, portala a Totosai lui saprà cosa fare. Ah mi raccomando la tua spada tienila al sicuro è stata costruita con il metallo degli elfi ed è potente. Adesso devo proprio andare. Addio Goccia mi mancherai-

Non mi ha lasciato il tempo di risponderla, ne di salutarla. È stato un attimo. L’ ho vista scomparire sotto i miei occhi. Ha lasciato solo una cosa… una foglia secca.

 Adesso sono sola davvero.

 

 

                                                   _____________________

 

Ok è finito anche questo primo capitolo. Che ne pensate? Vi affascina? Spero di si.

Che tensione! Fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando.

Ah vi volevo dire che scriverò i capitoli ogni fine settimana. L’ unico modo per poter studiare, allenarmi, leggere e scrivere un po’. Un kizzulo fortissimo.

8Kanemi8

Ps sono super emozionata!  

  
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