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Autore: Amber    05/09/2008    10 recensioni
Salve a tutti! Eccomi di nuovo qui con la terza e ultima parte! No, non è un miraggio, sono proprio io... lo so che è da secoli che non posto e mi dispiace moltissimo, ma questa parte è stata davvero dura da scrivere. Comunque eccomi tornata con altri 29 capitoli pronti per essere pubblicati!! Abbiamo lasciato una situazione abbastanza critica nella seconda parte ricordate? Ebbene, sono passati tre anni, Kagome si è chiusa dentro un guscio di protezione, è diventata fredda e menefreghista continuando però ad andare a scuola e lavorando al pub affiancata da Mikado. Sango e Miroku, in questa parte avrenno un sacco di grattacapi ed enormi problemi... Inuyasha? Beh, lui è di ritorno dall'America... Sposato? Fidanzato? Con una frotta di figli? Tutto da scoprire in quest'ultima parte! Buona lettura a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Note e Anima'
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Occavolo scusatemi!!! Ieri ho proprio avuto un lapsus..assolutamente dimenticata!! Poi quando tipo un ora fa ho visto la data di oggi mi è preso un colpo!! Per farmi perdonare a fine cap c’è uno spoilerino sul prossimo capitolo!

Allora..in montagna mi sono divertita moltissimo! È stata davvero una bella esperienza! L’unica nota negativa di questi giorni..la scuola sta per cominciare..oddio, il solo pensiero mi fa stare decisamente molto male!!

Vabbè, spero che almeno voi abbiate finito i compiti XD a me manca ancora mezza materia!!

Passiamo alle recensioni..per non annoiarvi e per così farvi leggere questo tanto agognato capitolo ma immagino che dal titolo si capisca tutto!

 

Ka chan: oh vedrai che lo farà! Grazie per la recensione!

 

pIcCoLaKaGoMe92: sono contenta che questa storia ti piaccia! Anzi, sono felice che tu abbia recensito per dirmelo! Mi fa sempre un sacco piacere! Spero ti piaccia anche come continua ma di risentirti presto anche!! A tra una settimana..anzi, 6 giorni visto che posto il giovedì..chissà ieri dove avevo la testa??

 

Kaggi_Inu91: guarda, a dire il vero oggi posto di venerdì quindi tu commenterai oggi con me?? XD detta così sembra che l’ho fatto apposta..chiedo venia non è così, lo sai che puoi commentare quando vuoi vero? Dai, non essere così arrabbiata con quella povera donna..non ha ANCORA fatto nulla!! Ops, spoiler tra le righe, ma a te posso fare lo strappo alla regola! Grazie della tua recensione giulia!!

 

Bchan: perché Kagome è una ragazzina e poi credo che a volte una persona arrabbiata non ascolti niente e nessuno se non se stessa..e su questo ho fatto una Kagome con i fiocchi non pensi?? Alla prossima settimana e grazie della tua recensione!

 

smartina86: ciao! Sono contenta che le tue vacanze siano andate bene e che tu ti sia divertita! Effettivamente, ora che mi ci fai notare e adesso che ci penso ho sempre fatto una protagonista molto..umh..contradditoria..però è troppo bello pensare alle sue pare mentali..vero?? Scusa il ritardo e spero tu riesca a leggerlo!

 

pillo: sono contenta che la mia Kagome ti piaccia e anche se un po’ contraddittoria è l’ideale del carattere! Purtroppo non ho mai pensato di fare suonare Paolo..visto che lui suona un sacco di strumenti e canta fargliene suonare uno solo mi sembra un po’ come mettere da parte tutti gli altri..ma anche nella mia immaginazione è l’unico momento in cui fa il serio..e a dire il vero un Paolo serio è davvero difficile da immaginare!!!

 

pretty: sono contenta che i capitoli scorsi ti siano piaciuti e la rec chilometrica me ne da una conferma! La decisione di farli andare a letto insieme ce l’avevo in mente da secoli..dalla ben lontana data di tre anni fa quando tutto cominciò..ma credo di avere messo la storia in modo che anche questo si incastri perfettamente a ciò che verrà dopo! Per Tom/Eve dovrai aspettare ancora qualche capitolo purtroppo, ma non disperare che arrivano!! Effettivamente per il bambino..si, è un demente..ma questo si sapeva no? XD

 

Kagome_chan89: ciao ilaria!! Non ti preoccupare..anche io ho tardato un sacco con questo capitolo e me ne dispaccio molto! Sono contenta che la mia vecchia storia ti piaccia e devo dirti la verità..l’ho riletta anche io settimane fa e devo dire che ci sono rimasta malissimo! Al confronto questa storia dovrebbe prendere l’oscar! E pensare che quando l’ebbi finita secoli seculorum ne ero tanto soddisfatta..povera me! Beh, ti lascio al capitolo e grazie per la recensione!!!

 

Ecco, finito! Vi lascio alla lettura!! Divertitevi!!

 

***

 

Capitolo 11

        Di nuovo in pista

 

Era tutti impazziti in quel periodo!? Probabilmente si.

Prima Sango e Miroku, poi Inuyasha, poi la classe… ora ci metteva pure lui?

Ma dove aveva la testa Paolo? A farsi un viaggetto dalla vicina di casa!?

Molto probabile.

Insomma, siamo ragionevoli, non credo che il concetto sia così maledettamente difficile, no? Se per tre anni aveva detto di no, un semplice e secco no, credeva sul serio che avrebbe suonato anche se era per aiutare qualcuno?

La risposta è pacifica: no.

No, no, no, no, NO!

Non le importava un emerito se la poverina aveva la sfiga di trovarsi l’accompagnamento indisposto!

La prossima volta si sarebbe fatta furba e avrebbe prevenuto! Facile no? Limpido.

Ora che ci pensava, non aveva scritto la musica per la mattina dopo.

Ma chi se ne frega! Erano le 18 e, sinceramente, mettersi a tavolino a sprecare energie inutilmente le faceva venire il voltastomaco! Perché doveva fare una cosa così inutile come preparare il loro show per una cavolo di festa di fine anno, a cui non avrebbe voluto andare?

Rientrò in casa sbuffando sonoramente e salì in camera per fare i compiti, ma si bloccò a metà scale battendosi una mano sulla fronte

-Accidenti, a proposito di compiti… le ripetizioni per mate!- Fece dietro front e agguantò il telefono componendo il numero di Miu

-Pronto?- La voce della ragazza era piuttosto bassa e lenta

-Miu?-

-Kagome? Ciao. Non parlare forte, per piacere, ok? Mi scoppia la testa…-

-Oh, scusa- commentò –I postumi della sbornia si fanno sentire, eh?-

-Lasciamo perdere… i miei per fortuna non si sono accorti di niente ieri sera. Cosa posso fare per te?-

-Volevo sapere se ti andava e avevi tempo di farmi delle ripetizioni- disse sedendosi appoggiando la schiena al muro

-Ma certo, con piacere. Matematica?-

-Eh già. Ho l’esame quest’anno e se prendo sotto in questa materia mi potrei incavolare… mi aiuti?-

-Certo. Quando?-

-Va bene se cominciamo domani alle 16 in biblioteca?- propose Kagome

-Vieni a casa mia. Saremo più comode- commentò

-D’accordo. Allora a domani-

-Stai bene tu, vero?- chiese improvvisamente Miu. La giovane chiuse gli occhi

-Ma certo! Che domande mi fai? A domani e riprenditi!- esclamò

-Ok. Ciao!- Kagome riattaccò e sbuffò sonoramente

 

Mercoledì. Ore 8.45

-Non lo hai completato!?- ripeté Karin accigliata. La giovane alzò lo sguardo verso di lei

-No-

-Uffa Kagome!! Come possiamo prepararci se non abbiamo un testo su cui provare?-

-Karin, anche io ho le mie cose da fare! E poi non ho mai fatto un testo per un flauto traverso o per dei flauti! Non posso di certo inventarmeli non ti pare? Ho bisogno del mio tempo!- esclamò con una punta di irritazione la mora

-Higarashi non ha tutti i torti Karin. Non puoi pretendere che componga un pezzo per degli strumenti a lei sconosciuti e in meno di una settimana!- esclamò una voce dietro di loro. Karin si voltò e sorrise. Kasuke stava appoggiando la cartella a terra che produsse un suono sordo

-Ciao Kasuke! Però pensavo… lo so che hai ragione, ma…-

-Ma, come al solito, non sai guardare al di là del tuo naso!- La voce aspra di Daysuke le fece ridurre gli occhi in due fessure. Lo guardò sorridere sornione a braccia incrociate mentre i capelli castani gli ricadevano davanti agli occhi

-E tu, non sai mai stare zitto?? Ma che diamine vuoi? Non stavo neppure parlando con te! Maledetto impiccione…- ringhiò velenosa. Kagome alzò gli occhi al cielo esasperata.

Tra quei due era sempre così. La divertiva guardarli, le ricordava i vecchi tempi.

-Ma come siamo nervosette- osservò lui alzandole il mento con l’indice. Lei lo fulminò

-Stupido! Lasciami andare immediatamente!!-

-Oh, puoi anche cercare di fare la coraggiosa cara… ma non lo sarai mai abbastanza per me, sono troppo furbo e intelligente. Di certo, è comoda aspettare che la tua compagna ti faccia la musica senza che tu muova un dito per aiutarla, dico bene?- Karin spalancò gli occhi e scattò indietro. Lui ghignò divertito mentre Kagome alzava il sopracciglio.

Ma questo dove diavolo voleva andare a parare??

-In effetti stiamo lasciando tutto nelle mani di Kagome- osservò Sango pensierosa

-Daysuke!- esclamò improvvisamente Karin

-Mh?- Lui la fissò

-SEI UN GENIO!- urlò la giovane battendo le mani e saltellando eccitata

-Beh, questo lo sapevo anche io, ma… da dove viene questo tuo lampo di genio?-

-Che ti è venuto in mente stavolta?- domandò esasperato Kasuke guardando la giovane correre fino alla cattedra

-Classe, ominidi, esseri, SILENZIO!!- I compagni si azzittirono improvvisamente guardando stralunati la ragazza vicino alla cattedra –Ascoltatemi, oggi pomeriggio si sta a scuola anche dopo le lezioni, chiaro?-

-Cosa!?- gridarono lamentandosi

-Silenzio ho detto!- ringhiò lei –Il nostro amato, intelligente, stupido, poco di buono , pervertito, ecc Daysuke mi ha fatto venire, incredibile ma vero, una illuminazione suprema!!-

-Ehi!!- gridò furioso il giovane preso in causa

-Zitto tu!! Insomma, stiamo lasciando fare tutto quanto a Kagome per il nostro show, non è mica giusto! Oggi pomeriggio la aiuteremo a fare il pezzo, tanto l’aula di musica è sempre libera, quindi non credo ci saranno problemi!-

-Non vogliamo rimanere qua questo pomeriggio!- esclamò uno

-Appunto, sarebbe solo una perdita di tempo!-

-Neppure se vi offro la pizza a pranzo?-

23 paia di occhi la fissarono intensamente

-Va bene ragazzi, margherita o wurstel?-

Mentre tutti facevano una lista per le pizze, Karin chiamava casa per farsi portare un po’ di soldi e i gemelli si congratulavano a vicenda, Kagome si portava lentamente le mani nei capelli sbattendo la fronte sulla superficie liscia del banco più e più volte.

 

-Te lo ricordo per l’ennesima volta Karin: io alle 15.35 devo eclissarmi-

-Ma quanto sei monotona!? Me lo hai già ripetuto decine di volte!-

-Allora sarà meglio muoversi con questi testi, non trovi?-

-Infatti…-

-Allora mi spieghi come facciamo a darci una mossa se tutti fanno sto casino!?- chiese Kagome indicando i compagni che parlavano tutti in una volta facendosi i loro. Chi era seduto a terra comodamente, chi provava i vari strumenti suonando note senza senso, chi massaggiava, chi leggeva riviste… Karin storse il naso

-Rappresentati! Fatevi sentire!!- esclamò ai due seduti a terra con una espressione beata in volto

-Noi? E perché mai?- Kasuke sorrise

-L’idea è stata tua, non nostra- commentò Daisuke sbadigliando –E poi… che noia!- La giovane strinse i pugni

-In realtà… genio, la cosa è venuta fuori da te e poi siete voi i rappresentanti, non io!!-

-Perché dovremmo stare dietro ad una classe del genere? È irritante e noioso…- commentò Kasuke scuotendo il capo seccato. Karin sbuffò sonoramente

-Siete dei bambini viziati e patetici- sibilò e, con un balzo, salì sulla cattedra fischiando sommessamente. Kagome alzò il sopracciglio.

Era pazza… completamente fuori di testa!!

I compagni la fissarono

-Beh, grazie!- sbottò lei ironicamente incrociando le braccia al petto –Possiamo concentrarci sull’argomento della nostra rimpatriata o dobbiamo ascoltare discorsi inutili?- chiese. Si fissarono ammutoliti

-Visto che non aveva bisogno del nostro aiuto?- sussurrò Daysuke al gemello

-Va bene, ma cosa dobbiamo fare?- chiesero. Karin si grattò la testa pensierosa

-Ah, io non sono pratica su certe cose… Kagome? Che facciamo?- domandò lei rivolta alla compagna che si indicò

-Io?-

-Beh, l’esperta sei tu- Kagome sbuffò seccata

“Perché, perché io!?” scosse il capo sconcertata e si issò in piedi –Va beh… allora… ci vuole uno strumento base prima di tutto… potrebbero essere le chitarre ma non credo sia una buona idea… il flauto traverso di Karin invece sarebbe meglio, almeno per l’idea che ho io- commentò

-Cioè?-

-Potremmo fare come ho fatto ad Amsterdam, ma visto che non abbiamo un pianista sarebbe inutile, però l’idea base sarebbe tipo quella-

-Intendi anche il tempo?- domandò Sango. Kagome scrollò le spalle

-No, questo dovrà essere più movimentato, se lo facessimo così lento i ballerini si addormenterebbero in piedi- spiegò chiudendo gli occhi –Dovremo fare passaggi rapidi e veloci, in modo tale che i flauti possano riprendere fiato… Quindi pensavo che i gemelli e Koshuzo potrebbero essere la base da seguire, mentre i flauti si divideranno le parti… io e Karin faremo il pezzo cantato, nel senso che dovrò seguire  principalmente lei durante le strofe anche se avrà di sicuro un assolo- concluse riaprendoli –Ovviamente è ancora tutto da decidere, ma abbiamo poco tempo e cominciare senza uno straccio di idea non ha senso- Li gelò con lo sguardo

-Ehi Karino? Riuscirai a fare un assolo?- la prese in giro Daysuke. Lei gli fece la linguaccia e lo fissò scettica

-Con chi credi di avere a che fare eh?- sibilò. La corvina sbuffò seccata

-Dopo questo scambio di opinioni- iniziò Kagome –direi di cominciare- Si bloccò improvvisamente –Ehm… scusatemi un secondo… ma chi diamine è!?- ringhiò tirando fuori dalla divisa il cellulare che vibrava impazzito –Si pronto?- Girò le spalle alla classe e si aprì in un sorriso –Ciao!! Come stai? Tutto bene??- chiese –Io sto benissimo!- Si appoggiò alla finestra e sbuffò –Stendiamo un velo pietoso su quell’argomento e no, non voglio parlarne adesso!- esclamò –Sono a scuola! Ti pare il momento?? No, stiamo preparando la festa di fine anno…- Arrossì –Tom sta zitto!! Guarda che quando arrivi ti ammazzo, chiaro!? Non vorrai lasciare Eve sola già da subito vero?? Pensaci… nelle grinfie di tuo padre…- ghignò scoppiando a ridere –Ecco appunto!- Annuì un paio di volte –Si, allora è meglio che vai da lui… si, salutami il pargolo ok? Anche Eve ovviamente!- sorrise di nuovo –Ok, allora a prestissimo! Ciao!- Non fece in tempo a mettere via il cellulare che Sango le si avvicinò

-Era Tom!?- chiese sorpresa

-E allora?- la freddò

-Niente, è solo che mi ha sorpreso…- disse senza badare al tono della giovane

-Il fatto che noi continuiamo a sentirci? Che credevi? Il fatto che VOI non siete più loro amici doveva influenzare pure me!?-

-Ma no Kagome, certo che no…- disse –Torna in Giappone?-

-Perché ti interessa?-

-Voglio salutarli- disse. Kagome sorrise guardando un punto imprecisato davanti a lei

-Beh, fidati, loro no- commentò

-Si sono sposati alla fine? Hanno avuto un bambino?- Si guardarono e Kagome sorpresa esclamò

-Ah! È vero che non sei stata invitata! Accidenti, me ne ero proprio dimenticata sai? Sarà meglio non toccare l’argomento… non vorrei ferirti più del dovuto sai com’è- Sango le voltò le spalle irrigidite e si allontanò da lei di gran carriera dirigendosi nell’angolo della stanza

-Allora, possiamo cominciare?- domandò Karin esasperata.

Esattamente 25 minuti dopo, Kagome se ne andò salutando i compagni. Quelle due ore erano state una vera e propria tortura psicologica, per non dire di peggio, e sperava che, aver lasciato tutto a Karin non fosse stato un errore. Certo che la prospettiva non era molto allettante visto che, appena fuori dall’aula l’aveva sentita inveire contro Daysuke! Bah l’amore!

Ah, è un peccato visto che sono tutti e due molto orgogliosi e non vogliono piegarsi neppure un po’, sarebbero una bella coppia…

Beh, ho le prove di quello che dico!

1. Daysuke prende in giro solo lei

2. Quando Karin lo vede le brillano gli occhi

Questi due soli punti basterebbero, ma per esserne certi sarà meglio continuare…

3. Durante le lezioni lui la fissa anche troppo spesso e troppo involontariamente…

4. Durante la mattinata LEI lo fissa sempre

Su, se questo non è amore cos’è? Ossessione?? Dubito, anche se il filo che separa i due sentimenti è davvero molto, molto, molto sottile.

Immersa com’era nei suoi pensieri non si accorse di avere superato di qualche metro la casa dell’amica e, sbuffando sonoramente, fece dietro front tornando indietro. Suonò il campanello e la rossa le andò ad aprire raggiante

-Kagome! Dai entra!-

-Ciao Miu- salutò la ragazza entrando –Permesso…-

-Siamo sole in casa, lascia perdere le formalità. Su avanti, vieni in cucina, staremo più comode- le disse dopo avere preso il soprabito

-Grazie-

-Succo o acqua?-

-Succo grazie- rispose accomodandosi. Miu le si sedette di fronte appoggiando i bicchieri colmi

-Molto bene, allora… vogliamo cominciare subito?- Kagome annuì sorridendo. La giovane davanti a lei portava i capelli raccolti in una pratica coda alta, indossava un paio di jeans corti e una maglietta in tinta unita rosa a maniche corte con una scritta scintillante sul davanti. Si riscosse dal suo esame e le elencò i suoi innumerevoli buchi mentre Miu annuiva di tanto in tanto prendendo nota

-Ma si… certo capisco… in effetti i sistemi non sono molto facili, ma se capisci la teoria non dovrebbero esserci problemi. Ce l’hai qua?- Kagome annuì e le allungò il quaderno che la giovane iniziò a sfogliare freneticamente –Mh, non hai degli appunti ordinati… beh, aspetta… dovrei averceli da qualche parte i miei adoratissimi e ordinatissimi appunti…- Le sorrise e si alzò –Seguimi- Kagome annuì

-Va bene- Le due salirono nella camera della ragazza che iniziò a metterla a soqquadro

-Sono sicura di averli conservati qua da qualche parte…-

-Senti Miu?- Kagome la guardò girare per la stanza aprendo cassetti vari

-Si?-

-Se tu fossi l’unica a potere aiutare una persona che ha bisogno del tuo aiuto… ma che per poterla aiutare dovresti fare una cosa che ti fa soffrire, tu che faresti?- chiese. Miu la guardò alzando il sopracciglio e incrociò le braccia appoggiandosi alla scrivania

-Ehm… è successo qualche cosa Kagome?- domandò

-No, voglio solo sapere un tuo giudizio. Te ne infischieresti di questa persona pensando solo a te stessa, o la aiuteresti rischiando di fare riaffiorare brutti ricordi?- Miu sospirò e chiuse gli occhi

-Beh, a dire il vero non saprei. Però se questa persona la posso aiutare solo io… beh, credo che la aiuterei. Se poi questa cosa è di vitale importanza per il soggetto avrei un motivo in più, mi sentirei troppo in colpa dopo e poi per pensare a me avrei tempo anche se mi farebbe soffrire… chissà, forse diventerei più forte facendo quella cosa e riuscirei anche a ritrovare una vecchia passione, chi lo sa?- Scrollò le spalle –Ma tu…- Kagome scosse il capo

-Non chiedermi nulla, ti prego…-

-Va bene- Miu le girò le spalle tornando a cercare gli appunti –Ah, lo sapevo che li avevo tenuti!!- esclamò tirando fuori una busta contenente due quaderni –Dai, torniamo giù!- la incitò.

 

Non riusciva a non pensarci, più si diceva che non la riguardava e più le parole di Paolo riaffioravano. Che fare?

La giovane scrollò il capo decisa

“No, non ci andrò! Al diavolo tutti quanti! Non spreco i miei sforzi in trenta minuti, scordatevelo!!” pensò stringendo i pugni furiosa. Strinse il cuscino al petto chiudendo gli occhi

-Ma se ci fossi stata io al suo posto avrei voluto il meglio…- Morse il labbro sentendo gli occhi pizzicare –Cosa posso fare?-

 

Inuyasha completamente immerso nei suoi pensieri fissava dal suo ufficio gli edifici in lontananza senza in realtà vederli. Aveva un sacco di lavoro da fare, ma non gli importava molto e, sinceramente, non ne aveva voglia… avrebbe potuto andare a casa ma oltre al fatto che non ne aveva voglia non voleva spezzare il corso dei suoi pensieri.

Perché Kagome aveva mollato il piano?

Era la domanda che gli rimbombava nel cervello dal pomeriggio prima. Come aveva potuto lasciarlo? Lei adorava quello strumento, lo suonava in modo divino, era la sua passione, il suo hobby, il suo… tutto!

Si morse il labbro massaggiandosi le tempie.

Era davvero stata colpa sua? Possibile che una sua scelta avesse comportato tutto quello, possibile che avesse rovinato talmente tanto la vita alla giovane?

Paolo gli aveva raccontato di quel giorno, quando lei si era presentata da lui dicendogli che non avrebbe mai più suonato. Era stato uno choc per Paolo che all’inizio era certo che scherzasse, purtroppo non era così… Kagome gli aveva detto che odiava lo strumento e la sola vista la faceva stare male. Ma perché? Come mai tutto d’un tratto?

Sentì bussare alla porta e sbuffando guardò l’orologio. Le 18.00

Che diamine volevano adesso da lui!? Non vedevano che era in una contemplazione profonda??

-Avanti- disse. La porta si aprì senza un rumore e si richiuse di scatto facendolo girare. Sango gli si avvicinò sorridendogli tesa

-Ciao Inuyasha. Come va?-

-Che ci fai qua Sango? Tu e il tuo ragazzo avete deciso bene di seccarmi già i primi due giorni?- domandò lui prendendo il computer sottobraccio e il casco nero

-Scusami, non voglio disturbarti, ma hai il cellulare staccato e ti devo dire assolutamente una cosa- Lui alzò il sopracciglio seccato e lei continuò –Oggi pomeriggio, durante le prove per la festa di fine anno, Kagome ha ricevuto una telefonata-

-E allora?- chiese corrugando le sopracciglia più interessato

-La chiamata era di Tom- confessò lei

-Di Tom??-

-Si, ma non è questo che mi ha colpito- commentò lei –Il fatto è che dalle parole di lei si è potuto capire benissimo che lui e Eve, che sono sposati, torneranno qua in Giappone, non so bene quando ma presto presumo… e hanno un figlio!- esclamò

-Un figlio?- Lei annuì

-Mi è sembrato giusto dirtelo ecco…- mormorò. Lui sospirò e si appoggiò alla scrivania. Allora il bambino di quella foto… che si fosse immaginato tutto?

-Sango… tu sai perché Kagome ha mollato il pianoforte?- chiese cambiando discorso. Lei lo trapassò con lo sguardo e gli occhi blu si assottigliarono pericolosamente

-Stai scherzando vero?-

-Ti pare che scherzi?-

-Inuyasha… come diamine ti permetti di chiedere una cosa del genere?- ringhiò lei -È ovvio il perché lo abbia fatto! Credi che dopo Amsterdam e dopo la storia con te rivedere quello strumento non la faccia stare male!? Dove l’hai messa la sensibilità, giù per il tubo di scarico??-

-Così è colpa mia?-

-No, di mia nonna!- esclamò ironica –Dio Inuyasha… ma che cosa ti passa per la testa?-

-Ascolta, vuoi un passaggio a casa?- domandò lui di punto in bianco

-No grazie, vado a piedi!- esclamò lei uscendo stizzita dall’ufficio e sparendo.

Inuyasha guardò la porta per lunghi minuti poi, sbuffando, se ne andò richiudendo la porta alle proprie spalle.

 

Intanto Kagome stava rimuginando passeggiando su e giù per la propria stanza…

-Oh insomma, mi vogliono far credere che in quella scuola non c’è un pianista che possa imparare il pezzo? Probabilmente lo ha usato come espediente per farmi suonare di nuovo… MA CHE PIZZA!!!- gridò calciando il comodino con forza –Dal gran pensarci mi è venuto mal di testa maledizione a loro, al piano, a Paolo, a quella tipa a… a… ecco… insomma… a Lui…- mormorò guardando il letto. Arrossì furiosamente e si prese la testa tra le mani disperata –Argh! Come diamine faccio adesso!?!? Voglio la mamma… si, certo come no! Uhm… ora che ci penso, chissà a che ora torna il mio adorato fratellino… ah! Manca solo un ora emmezza all’inizio di quel maledetto concerto…- Agitata si passò una mano sul viso –Vabbé basta, ho capito! Mi sentirei uno schifo dopo e non riuscirei a dormire, ci vado e amen! Al diavolo tutti quanti…- sibilò scendendo al piano di sotto per mangiare qualche cosa.

 

La moto ruggiva mentre dava gas. 50… 60… 80… 100… sempre più veloce. Il vento gli muoveva i capelli mentre il casco era abbandonato sotto la sella.

Perché era così stupida?

Era arrabbiato, era furioso…Kagome era sciocca e debole, aveva mollato il piano a causa di lui, a causa della loro storia… Aveva mollato la sua passione perché le ricordava Amsterdam, la loro storia, lui… Non poteva crederci, non poteva essere! Perché faceva così? Perché non poteva semplicemente accettare i suoi sentimenti? Perché non tornava a suonare ora che ne aveva l’opportunità?

Si fermò davanti al tempio Higarashi e contemplò le lunghe scalinate. Avrebbe voluto salire, bussare e abbracciarla, abbracciarla fino a farle male. Non sapeva se quel sentimento era… amore… ma una cosa era certa, la voleva vicina e ora che l’aveva capito, avrebbe fatto di tutto per tenersela accanto, di tutto, avrebbe usato anche la forza. Rimise il casco e guardò l’ora.

Venti minuti all’ora X.

“Ti prego Kagome, angelo ti supplico… vieni, vacci, suona…”

 

Aveva fatto un po’ tardi apposta, tanto per tenerli sulle spine… Con una spinta aprì il portone e guardò gli spettatori seduti al loro posto che ascoltavano una chitarra e un violino accompagnare un ragazzo che indossava un paio di jeans schiariti e una maglietta bianca con una stampa sul davanti. Aveva una voce bassa roca e profonda, quel tipo di voce che ti incanta per tutta la durata dell’esibizione. Il viso era tondo e le guance, sotto il riflettore, sembravano di quel rosso da cipria… sperava proprio non fosse trucco!

Kagome scosse la testa e spostò la propria attenzione al violinista che stava qualche passo indietro al cantante.

Anche lui indossava i jeans, con la differenza che erano strappati in più punti, la maglia in tinta unita aveva le maniche lunghe e il collo a V, i capelli corti gli incorniciavano il viso e la frangetta troppo lunga gli cadeva sugli occhi concentrati sulle corde e sulla bacchetta che muoveva agilmente. Per tutta quella maestrezza naturale o aveva imparato il pezzo fino a vomitare o era da anni che suonava. La chitarrista era, invece, l’unica seduta su uno sgabello a tre piedi. Era mancina e poggiava la chitarra sulla gamba destra pizzicando le corde con la mano sinistra dalle unghie perfettamente smaltate di blu in tinta con la gonna a pieghe e la camicetta. I lunghi capelli neri le coprivano il volto concentrato in lunghi boccoli sfuggiti dalla severa acconciatura sulla sommità del capo. Era davvero una bella ragazza.

Scrollando le spalle si allontanò dirigendosi vero la porticina in legno posta sulla destra coperta da un pesante tendaggio rosso fuoco. Ad una occhiata veloce al palco vide il pianoforte a coda posto in un angolo pronto per essere tirato fuori, non riusciva a vederne bene il colore con tutta quell’ombra ma, probabilmente era bianco. Aveva sempre adorato i pianoforti di quel colore anche se, i tradizionali neri, rimanevano sempre i suoi preferiti. Aprì la porta dalla maniglia color oro e se la richiuse alle spalle piano, attraversò il corridoio sicura e aprì la quinta porta a sinistra.

Aveva già suonato in quel teatro e ricordava perfettamente dove erano le quinte, infatti appena l’ebbe aperta decine di occhi si voltarono a guardarla. La maggior parte dei ragazzi presenti aveva ad occhio e croce qualche anno in meno di lei e, quasi tutti erano in piedi nervosi e preoccupati. Altri invece provavano la parte scaldandosi la voce, altri chiacchieravano allegramente, come se non fosse la loro prima volta. Visto che non smettevano di guardarla lei li freddò con una occhiata che gli fece distogliere lo sguardo, era solo entrata che diamine!

-Kagome!?- Riscuotendosi la giovane si voltò

-Karin?- La giovane con il flauto traverso in mano la guardò stupita poi le sorrise

-Ma cosa ci fai qua!? Non credevo che tu…-

-Sapessi io- sbottò –Sono qua perché mi hanno chiesto un favore, tutto qua. Accompagni anche tu?-

-Ah… si. Sono lo spettacolo dopo. Sono in questa scuola da due anni e questo mio amico mi ha chiesto di accompagnarlo, è agitatissimo, la sua crisi isterica mi sta facendo diventare nervosa quindi mi sono dileguata. Tu sei appena arrivata?-

-Si- rispose togliendosi la giacca e posandola sulla sedia. La gonna nera e la maglia a mezze maniche azzurra le facevano intravedere il decolté, gli stivali ai piedi e il trucco leggero a differenza delle labbra color rosso fuoco –Senti, hai visto Paolo?- chiese. Allucinata lei scosse il capo

-Mi spiace, non lo conosco… è un insegnante?- Al cenno affermativo di Kagome, Karin sorrise –Allora sono tutti nella stanzetta adiacente, stanno parlando- disse

-Grazie, in bocca al lupo per dopo- disse e voltandole le spalle uscì dirigendosi nell’altra porta dove bussò ed entrò.

Al centro della stanza degli uomini stavano parlando a piccoli gruppi da due e tra di loro riconobbe la testa bionda di Paolo. Gli insegnanti, tra cui riconobbe qualcuno, la guardarono sorpresi. Il giovane che stava parlando con Paolo si girò e lei lo riconobbe subito.

I capelli raccolti in una coda bassa con un laccetto, i pantaloni neri, la camicia bianca coperta da una giacca sempre nera aperta sul davanti. Lo guardò negli occhi per qualche istante poi posò la sua attenzione sull’uomo che le si avvicinò agitato

-Kagome!! Meno male sei qui! Credevo davvero non venissi!-

-Beh, invece sono qua. Senti, vediamola di farla finita ok? Voglio andare a casa. Fammi parlare con questa tipa e dammi il pezzo così lo guardo un attimo- commentò

-Ma certo, vieni. Il pezzo ce l’ha lei. Vieni Inuyasha?- Lui assentì con il capo e li seguì nell’atra stanza dove chiamò una certa Maria.

Kagome vide davanti a se una ragazza più bassa di lei di almeno dieci centimetri, i capelli biondi lasciati sciolti sulle spalle, gli occhi giada leggermente ansiosi, il vestito rosso che la faceva sembrare una bambola di porcellana e che risaltava la pelle incredibilmente pallida.

-Maria, lei è Kagome. Kagome, lei è Maria, la cantante di cui ti parlavo. Maria, ti ho trovato la pianista, sarà lei che ti accompagnerà- disse lui dopo la presentazione breve e coincisa

-Lei?- chiese guardando Kagome con cipiglio. La ragazza irritata la fissò dall’alto in basso. La credeva per caso una principiante? –Ma Paolo… Non hai detto che lo avresti fatto tu?- chiese

-Lo sai che se avessi potuto mi sarei astenuto… gli insegnanti non possono aiutare gli allievi- La ragazzina sospirò

-Almeno è adatta?- Kagome la fulminò e, anche se non lo vedette, sapeva che sulle labbra di Paolo e su quelle di Inuyasha si era formato un sorriso ironico, forse quello di Inuyasha era più un ghigno…

-Se non lo fosse non l’avrei chiamata, non credi?-

-Se lo dici tu- affermò poco sicura lei

-Senti ragazzina, mi hai rotto ok? Potrei benissimo tornarmene a casa, invece sono venuta a pararti il tuo bel culo d’oro, quindi… se ti vado bene è ok… altrimenti arrangiati, va bene tesoro?- asserì acida ma con un tono controllato Kagome. La giovane scrollò le spalle

-È ok. Questo è il pezzo- disse allungandole qualche foglio. Con la coda dell’occhio vide Karin uscire affiancata a un ragazzo più alto di lei e dinoccolato

-Siete dopo di loro, quindi vi consiglio di prepararvi. Kagome, è ok il pezzo?-

-Te lo so dire quando l’avrò finito di suonare- sbottò in risposta lei e guardandolo con un breve occhiata

-Ehi, un attimo… tu questo pezzo non lo hai mai fatto?- chiese –Paolo! Credevo avessi cercato qualcuno con una certa esperienza per questo pezzo! Se non l’ha mai fatto come può farcela!?- lo accusò Maria nel panico. Con sufficienza Kagome le voltò le spalle e si allontanò di qualche passo, abbastanza da non sentire la sua voce perforante e petulante

-Kagome?- Lei si irrigidì stringendo i pugni e lo guardò facendo un passo indietro. Vide alcune ragazze indicarlo e ridacchiare sognanti. Piccole stupide ragazzine…

-Che vuoi?-

-Sono contento che tu sia venuta… ce la farai?- Inuyasha assolutamente tranquillo e sicuro la guardò diritto negli occhi grigi marcati con la matita

-Ovviamente, ora sparisci che devo concentrarmi- Lo guardò sorridere e dirigersi verso Paolo. I muscoli della schiena si contraevano ad ogni suo movimento e le gambe fasciate dai pantaloni facevano intravedere i muscoli ben allenati. Anche se non vedeva quelli delle braccia, sapeva perfettamente com’erano: calde, forti, accoglienti, gentili… Scosse forte il capo e si riconcentrò sulla musica. Conosceva la canzone, era molto dolce anche se le parole non le capiva bene visto che era straniera… una volta era andata a vedere su internet il significato e ora ricordava quelle parole a stento

-Kagome?- Si voltò. Maria si stava stropicciando le mani con il viso basso. Fermando il tremito alzò lo sguardo con occhi sicuri

-Mi fido di te, ma devi giurarmi che farai del tuo meglio- Kagome fece un sorrisetto e annuì

-Lo farò- disse e strinse la mano protesa della giovane

-Bene, allora tocca a noi-

-Allora andiamo- commentò e la seguì fuori dalla porta

-Ragazze?- Si girò e Paolo sorrise

-Buona fortuna- disse. Kagome guardò Inuyasha che la guardò incoraggiante scandendo a chiare lettere “In bocca al lupo angelo” Gli voltò la schiena e sparì mentre la giovane cantante rispondeva per loro

-Ehi Kagome!- esclamò la giovane correndo per raggiungerla nel corridoio

-Si?-

-Quel ragazzo così bello… non è che ti fa il filo?- domandò maliziosamente

-No- rispose

-Ma che dici? Ti fa gli occhi dolci!- La guardò

-Quel “ragazzo così bello”, mi ha piantata per i soldi. Non farti ingannare dall’aspetto- sbottò acida. Maria si coprì la bocca con la mano spalancando gli occhi

-Oh…. Che bastardo!- esclamò

-Già, ben detto. Parole sante. Ora concentrati che tocca a noi- disse

-Ok- Dopo qualche secondo la guardò

-Maria?-

-Si?-

-Se ti tengo questa base come musica- commentò sventolando il foglio –Riesci comunque a seguirmi anche se cambio qualche punto?- Maria la guardò dal basso verso l’alto e alzò il sopracciglio

-Fa pure, ma non esaltarti-

-Ok- Improvvisamente la giovane venne scossa da un brivido e spalancò gli occhi color smeraldo

-Tocca a noi- sussurrò

-Sei pronta?- chiese lei guardandola tremare leggermente. La ragazzina si riscosse e alzando il mento altezzosa raddrizzò la schiena rilassandosi

-Ovviamente- rispose aprendo la porta. Con passi leggeri Kagome la raggiunse al centro del palco e notò una lunga tavolata nascosta e al buio che prima non aveva notato dove erano sedute parecchie persone: i giudici.

Improvvisamente un luccichio attirò la sua attenzione e con meraviglia, Kagome voltò lo sguardo. Posizionato al centro del palco e illuminato da un riflettore in modo che fosse visibile a tutti, la giovane notò un pianoforte a coda color bianco perla. Quasi tremando lo raggiunse. Era bellissimo. Allungando una mano tremante sfiorò la superficie fredda e liscia, seguendo la dolce linea della coda, lungo il fianco, fino ad arrivare al coperchio che nascondeva i tasti bianchi e neri, un contrasto talmente bello e semplice, ma al contempo così complicato, che le sembrò di averlo davanti agli occhi. Lo sfiorò con lentezza e dolcezza risentendo improvvisamente alla base dello stomaco e all’altezza del cuore un completamento.

Come aveva potuto, come aveva solo pensato di poter stare lontana a uno strumento talmente bello e perfetto? Come aveva solo osato pensare di non risentire quella completezza che era così famigliare?

-Kagome?- Il sussurrò di Maria la riportò alla realtà e con uno scatto la guardò.

Ah già, doveva suonare il pezzo per lei…

Riguardò il pianoforte e gli si posizionò davanti appoggiando lo spartito ordinatamente sul ripiano, poi, con grazia, si sedette e, con delicatezza estrema, alzò il coperchio rivelando quel disegno di tasti e di colori contrastanti posti come li ricordava. Sospirando si concentrò e guardò Maria negli occhi che annuì prendendo il microfono con la destra. Kagome guardò le note e tutti i piccoli appunti scritti a macchina e ricordò tutte le lezioni di teoria e quei pomeriggi interi suonando per puro divertimento sulla pianola o alle lezioni di Paolo. Chopin, Mozart, Schumann… e si, anche quel Beethoven! Posizionò le mani improvvisamente sicura di quello che avrebbe fatto, come se non si fosse allontanata in quei tre anni da quel suono e lasciò scivolare le mani sulla superficie fredda.

Due battute, accordo di quarta di La maggiore, il diesis e via con la musica che prendeva forma, plasmata della sue mani piccole e agili che si muovevano sicure mentre crescevano d’intensità

 

Tu non rispondi più al telefono
E appendi al filo ogni speranza mia
Io non avrei creduto mai di poter
Perder la testa per te

 

Pausa, un solo secondo e poi via, in levare, diesis accordo nella sinistra, la mano destra che lasciava intravedere un momento di suspance per poi correre via

 

All'improvviso sei fuggito via
Lasciando il vuoto in questa vita mia
Senza risposte ai miei perché adesso
Cosa mi resta di te

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Eccola, l’esplosione. L’adrenalina che ti scalda le vene, che ti fa vibrare le membra. Il simbolo della velocità, dell’intensità e della forza sotto lo spartito che ti incitano, che urlano, che smaniano la libertà, l’aria, la vita e tu non puoi fare altro che aumentare il ritmo, semplicemente… Anche Maria, quasi come se fossero legate da un filo, sembrò percepire i suoi stessi pensieri poiché sganciò il microfono e con enfasi ricominciò a cantare, con forza, con vigore, come se ci fossero solo loro due

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione che mi
Liberi l'anima

 

Incatenata a notte di follia
Anche in prigione me ne andrai per te
Solo una vita non basta
Per me

 

 La pausa di Maria corrispondeva ad altre sue battute spostandosi lentamente verso le note più acute. Accordo, pausa, via al levare e nota lunga due movimenti. Battere, levare… via…

 

E anche l'estate ha le sue nuvole
E tu sei l'uragano contro me
Strappando i sogni nei giorni miei te ne sei
Andato di fretta perché

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è vita per me, più
Non c'è altra ragione per me

 

Dall’ultima nota fece slittare il dito velocemente per tutta la lunghezza della testiera e ricominciò ancora più scatenata mentre la giovane cantante si muoveva sul palco tranquillamente e fermandosi di botto poggiando un mano sul diaframma

 


Se esiste un Dio no può scordarsi di me anche se
Fra lui e me c'è un cielo nero nero senza fine
Lo pregherò, lo cercherò e lo giuro ti troverò
Dovessi entrare in altre dieci cento mille vite

In questa vita buia senza di te sento che
Ormai per me sei diventato l'unica ragione
Se c'è un confine nell'amore giuro lo passerò
E nell'immenso vuoto di quei giorni senza fine
Ti amerò

 

Pausa. Lento, con calma… accordo di La minore… i tre diesis e di nuovo il Do… le emozioni che le scorrevano lente mentre il sangue le scorreva nelle vene lento e regolare. Il battito del cuore era furioso contro il suo petto. Accordo nei tasti bianchi e pausa nella destra, accordo nella destra e via con la sinistra. Incrocio, lento, fine, regale… La voce di Maria tornò a invaderle la mente, piano, tranquilla, come se non avesse fatto nessuno sforzo.

 

Come la prima volta a casa tua
Ogni tuo gesto mi portava via
Sentivo perdermi dentro
Di te

 

Non c'è , non c'è il profumo della tua pelle
Non c'è il respiro di te sul viso
Non c'è la tua bocca di fragola
Non c'è il dolce miele dei tuoi capelli

 

Non c'è che il veleno di te sul cuore
Non c'è via d'uscita per questo amore
Non c'è, non c'è vita per me, più
Non c'è, non c'è altra ragione per me

 

Finale. Schiacciò il pedale e con un ultimo, lento e dolce accordo, concluse. Rimase immobile, finché anche l’ultimo eco non si fu dissolto nell’aria. Staccò le mani leggermente affannata e regolarizzò il respiro. Incrociò gli occhi smeraldo di Maria in attesa di qualche cosa, qualsiasi cosa…

Un eco di applausi che si trasformarono in uno fragoroso in pochi istanti le fece sobbalzare mentre guardavano il pubblico che applaudivano forte fischiando. Maria cominciò a ridere felice e Kagome sorrise di rimando alzandosi in piedi. Paolo aveva avuto ragione: quella ragazza aveva talento e forse, se non ci fosse stata lei, lo spettacolo non sarebbe stato altrettanto spettacolare.

Maria era stata grande.

Vide i giudici annuire e iniziare a scrivere indicandola con un cenno del capo e Maria continuare ad inchinarsi senza che gli applausi si fermassero. Con un sorriso e una scrollata di spalle rilanciò un ultimo sguardo al pianoforte e dandogli le spalle, si allontanò dal palco. Aprì il portone e lanciò di nuovo uno sguardo a Maria contenta. Uscì all’aria fredda e la respirò a pieni polmoni.

Era stato… stupendo, fantastico, emozionante…

Fece alcuni passi verso la macchina

-Kagome?- Si voltò e incrociò quei profondi e penetranti occhi neri

-Kujimawa…-

-Perché alla fine hai deciso di suonare?- Lo guardò

-Perché mi sarei sentita in colpa- rispose sinceramente. Gli voltò le spalle allontanandosi ma la voce di lui la fermò di nuovo ma, questa volta, non si girò

-Sei stata bravissima-

Kagome sentì qualche cosa invaderle il cuore, come un calore remoto e ancora troppo piccolo per capire cos’era.

Ricominciò a camminare e svoltò l’angolo con ancora la sensazione di quegli occhi neri sulla sua schiena.

 

***

 

ANTICIPAZIONE!

 

E dal capitolo 12- Riavvicinamento?

 

[…]

-Beh, buona lezione Kagome- disse mestamente voltandole la schiena per dirigersi al suo banco

-Buona lezione… Sango- rispose Kagome

[…]
  
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