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Autore: Ortceps    24/07/2014    7 recensioni
STORIA COMPLETA
Se al tempo dei tredici rinnegati oltre a loro ci fosse stata una ragazza? Se provenisse dal nostro mondo? E dopo una vacanza sulla Terra tornasse al servizio di Galbatorix?
Ma tutto quello che conosceva è cambiato. Quello che vuole è il potere e farà di tutto per ottenerlo, però qualcosa potrebbe cambiarla.
Tra intrighi, bugie, sentimenti soppressi e l’incombenza della tirannide, chi vincerà? Il sangue bagnerà il suolo al suo passaggio, ma non colmerà la sua sete di vendetta, un solo destino che ancora non è stato scritto taglierà i fili che li uniscono.
Dalla storia:
“Tu mi vuoi salvare perché è la tua natura, aiutare principesse indifese” Nella grande sala cade il silenzio “Ma ti sei mai chiesto, almeno per un secondo se voglio essere salva?”
[…]
Posa un ginocchio a terra, nel sangue ancora fresco e caldo; alza gli occhi su di me e con la sua voce profonda, ma al contempo estremamente divertita chiede: “Vuoi sposarmi?”
Annuisco con le lacrime agli occhi, non sono felice “Io sarò la regina e tu il mio re” Perché in fono so che non avevo bisogno di lui, è dell’uomo che ora mi bacia di cui ho bisogno.
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Galbatorix, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VOGLIO SALVARTI

19 – Sepoltura e fuga

Il respiro mi torna prepotente, invadendomi e ardendomi i polmoni; anche Ignem è esausta e ferita, fatica a restare sollevata in aria. La guarisco e le dono un po’ di energia che è racchiusa nella squama che mi aveva dato. Sono ancora un po’ intorpidita, è come se non usassi il mio corpo da anni e dovessi farci l’abitudine; guardo in basso e quello che vedo non mi sorprende, gli elfi si stanno ritirando e scappano nei boschi.
Planiamo verso il basso e con la voce amplificata dalla magia ordino di fermarsi e non inseguirli, i soldati ubbidienti si schierano e aspettano miei ordini. Li osservo, le perdite sono ingenti e l’esercito esausto; gli elfi erano meno e minori sono le loro perdite, ma loro sono elfi. Se li inseguissi ora sarei una stupida, gli uomini devono riposare, ma non le creature con le orecchie a punta.
“Tornate all’accampamento, mangiate e riposatevi. Domani marcerete sulla città e prenderete quello che ha da offrire” grido, mi rispondono acclamazioni di gioia, tra me e me aggiungo “ormai devono essere rimasti in pochi là dentro e saranno vostri anche loro, a me non servono”
Scendo dalla mia dragonessa e con lei mi dirigo nel mezzo del campo di battaglia, un ufficiale mi affianca “Mio cavaliere, c’è una tenda che vi aspetta e un pasto caldo, ai feriti penseremo noi” sorrido cupamente.
“Non voglio occuparmi dei feriti, capitano; è dei morti che ho intenzione di occuparmi. Ora vai e fa il tuo dovere, non risparmiate i feriti nemici”
“Nemmeno le donne?” Domanda quello.
“Nemmeno le donne, nessuno” Proseguo mentre quello resta fermo e dopo una piccola riverenza raggiunge il suo gruppo di stregoni.
Il cadavere di Oromis giace nel sangue suo e di altri, con una gamba schiacciata sotto il suo potente, e pesante, drago; con la magia che mi rimane scosto la massa enorme e dorata di Glaedr, taglio le funi della sella che sono avvolte intorno ai polpacci dell’elfo e ne sposto il cadavere in uno sprazzo di terra libera. Osservo la sua ferita che va dalla spalla al fianco e la guarisco, la carne si rimargina velocemente e il sangue secco scompare; impongo su entrambi i cadaveri un incantesimo di conservazione.
Ignem saresti in grado di trasportare Glaedr con il mio aiuto?” Domando; lei mi osserva dubbiosa, ma poi annuisce. La dragonessa afferra con gli artigli l’enorme massa dorata di Glaedr e scuotendo convulsivamente le ali si solleva di poco, la iuto con la magia e, sempre con la magia, sollevo anche Oromis; insieme ci dirigiamo verso la foresta.
Quando i due corpi vengono accasciati a terra sono stanca, ma mi riprendo velocemente; mentre camminavamo ho trovato la spada del cavaliere, per quanto mi dispiaccia non gliela posso lasciare e trasferisco la sua energia nella squama di Ignem, un vero arsenale. Osservando la corazza dorata di Glaedr provo l’innato sentimento di sottrargli una squama, non se ne accorgerà nessuno e a lui non servono più.
Mi avvicino ad una squama della zampa mutilata, sembra essere già quasi del tutto staccata e con un piccolo tiro la prelevo, la rigiro tra le mani e poi la attacco alla collana con quella di Ignem.
Cosa vuoi farne?” Chiede Ignem, riferendosi ai due cadaveri; scuoto la testa “Hai intenzione di darli agli elfi?”
No, non sono degni di seppellire un drago, solo un cavaliere può farlo e visto che sono l’unico cavaliere lo farò io” Uso l’energia che era conservata nella spada e pronuncio poche parole.
Gli alberi si chiudono come a cupola su di noi, i rami e le radici avvolgono i due corpi, li trascinano e li posizionano; i rami si irrigidiscono e si fermano. I due sembrano drago e cavaliere fatti di intrichi di rami, non si vedono i lineamenti del viso, ma la forma dei corpi è ben delineata e l’arto mancante di Glaedr è stato sostituito dai rami.
La testa del drago è puntata verso l’alto, nell’atto di ruggire, con una zampa sollevata; il cavaliere si regge alla sella con una mano e l’altra è protesa verso l’alto, la mano chiusa intorno a un’elsa di spada inesistente. Guardo la lama dorata che pende al mio fianco; non è mia e non mi serve, ma… 
Puoi dire al re che è andata perduta” Suggerisce Ignem, annuisco e posiziono la spada dorata nel suo legittimo posto “Dovremmo dire qualcosa?” Domanda ancora lei.
“Bè, polvere alla polvere, immagino. E tu, elfo, diventerai il cibo per le piante che il tuo popolo ama tanto; non credo che il tuo riposo sarà eterno, presto anche da qui vedrai la tua foresta bruciare del fuoco della mia compagna di mente e di cuore” Un’ultima minaccia detta a un morto e il fruscio del mantello stracciato, mentre esco dalla cupola di alberi.
La città è stata conquistata, gli abitanti sono morti tra atroci torture e le ricchezze sono finite nelle case dei sodati; dal re ho ricevuto l’ordine di tornare a casa e un comandante, vecchio e rugoso, ha preso il mio posto, per continuare la conquista della foresta. Ora torno a “casa”.

***

I mesi passano mesti nella grande città di Urû’baen, il re è sempre più preso dalla scoperta che sta per fare: il vero nome dell’antica lingua, cosa che mi lascia completamente indifferente, ho già il controllo sulla magia, tutta la magia e non solo la lingua con cui è amministrata. Non ho più ricevuto incarichi dopo Oromis e Glaedr, a quanto pare Ignem è troppo preziosa, ma io non metterei mai in pericolo la sua vita.
Alla fine trovo il mio talento in guerra recesso a “consigliere” della corona, posso seguire passo a passo gli eserciti e formulare strategie, ma non amministrare i soldati sul campo. I Varden accumulano successi su successi e tutti i tentativi di catturare Eragon falliscono. Dopo un’altra sconfitta di Murtagh a Dars-Leona l’ira del re era alle stelle.
“Sire, lui vuole ucciderti, no?” Attiro su di me gli sguardi truci di tutti i generali, compreso il re, che annuisce “Per fare questo dovrà venire qui, un topo che cerca il formaggio e cade in trappola; è tutto così semplice. Sire, sposta gli eserciti qui e aspetta che arrivi; lo farai entrare nel palazzo, lui e pochi altri e pian piano potrai sfoltire le sue fila. Metti delle trappole, altri andranno avanti per testare la sicurezza del terreno e quando saranno morti quelli che non ti servono lui sarà esattamente dove vuoi che sia” Lo sguardo di Galbatorix si illumina.
“Questa è l’idea che mi serviva” Annuisce e poi indurendo lo sguardo si volta verso i suoi generali “Voi siete inutili, questa ragazza capisce la guerra più di voi, ed è molto più giovane; fate come ha suggerito, ma lasciate qualche sostanzioso gruppo di soldati, per provocargli più perdite possibili" Appena ricevuti gli ordini i generali si dileguano con un lungo e spaventato inchino.
“Anna, veniamo a noi, io penso…” Mentre le parole gli escono di bocca sullo specchio posato accanto al tavolo appare l’immagine tremolante di Murtagh.
“Sire, come avete saputo abbiamo perso la città; sarebbe opportuno attaccarli subito, questa notte, mentre festeggiano” Il re sorride.
“Voglio che la regina dei Varden venga uccisa, senza una guida sono un toro senza gli occhi, colpiscono alla cieca” Lo sguardo del cavaliere rosso sembra rabbuiarsi, che si sia preso una cotta per quella… smidollata?
“Sire, posso parlare liberamente?” Galbatorix annuisce, è curioso “Credo che Nasuada possa essere il cavaliere dell’ultimo uovo, se dovesse morire potremmo cercare un giusto compagno per anni e ora, forse, lo abbiamo a portata di mano” Il re si gratta il mento e poi lascia ricadere mollemente il braccio lungo il fianco, si gira verso di me.
“Tu, Anna, cosa ne pensi?” Inclino la testa; sono certa che Nasuada non potrà mai diventare un cavaliere di drago, ma se dovesse morire mi mancherebbe un aiuto inaspettato.
“Credo…” lancio un’occhiata a Murtagh, che mi osserva silenzioso “… sia difficile che questa eventualità possa diventare reale, ma potrei sbagliarmi e non varrebbe la pena perdere questa opportunità”
“Bene, allora vedi di catturarla!” La figura di Murtagh scompare e lo specchio torna a riflettere la sala poco illuminata. “C’è qualcosa che non hai detto cara, fammi diventare partecipe dei tuoi pensieri” Mi stupisco sempre di come Galbatorix sappia interpretare le mie parole e, ancora meglio, i miei silenzi. Valuto la possibilità di mentirgli, ma è troppo rischioso e non mi voglio espormi troppo, così gli dico la verità.
“Sembra che Murtagh abbia un attaccamento particolare a questa… donna; credo che lei sia il modo per controllarlo meglio” Il sorriso sul viso del re si accentua.
“All’inizio credevo che tu fossi come Morzan, ma adesso vedo che sei esattamente come me” Rispondo al sorriso.
Non sai quanto” Mi inchino e raggiungo l’uscita.
Cosa te ne fai di Nasuada?” Chiede Ignem curiosa.
Quello che ho detto a Galbatorix, Murtagh è diffidente e cercherà di mettermi i bastoni tra le ruote; se ho qualcosa con cui controllarlo ben venga”
Dubito che quella duegambe cambi qualcosa;  esprimo il concetto usando una tua espressione: hai gli occhi foderati di pancetta?!” Corrugo la fronte, non riesco a capire cosa vuole dire.
Non capisco, spiegati meglio” L’unica spiegazione che mi arriva è la fragorosa risata della dragonessa e poi più niente. Che comportamento bizzarro.

***

Il giorno seguente Murtagh arriva con la prigioniera svenuta; Nasuada viene portata nei sotterranei, ma invece di essere rinchiusa nelle segrete viene legata nella Stanza dell’Oracolo. Per disposizione del re nessuno dovrà farle visita senza un suo preciso ordine, tranne il carceriere; due guardie vengono stazionate davanti alla porta, per prevenire qualsiasi minaccia e con esse vengono imposti anche vari incantesimi di allarme, di cui uno allerta me.
Passano tre giorni in tranquillità; il re sembra persino essersi dimenticato della sua “ospite”; ma verso mezzanotte del terzo giorno mi sveglio di soprassalto, il braccio destro mi brucia terribilmente. Accendo una candela e lo osservo, a lettere scarlatte, scavate nella pelle arrossata vi è scritto una sola parola: fuga.
Mi alzo di scatto, indosso un paio di brache sopra la camicia leggermente lunga e prendo la spada; quando riguardo il braccio la scritta è scomparsa e senza farmi altre domande mi precipito nei sotterranei. Non mi scapperai reginetta; non oggi.
Nelle scale sono già affollati una ventina di soldati “FATEMI LARGO IDIOTI!” Urlo e questi si spostano di lato lasciandomi passare; scendo le scale come una furia e dopo due svolte mi trovo davanti la reginetta.
“Ma guarda chi si vede” la schernisco “Bella camicia da notte” forse un po’ di tempo fa doveva essere bella veramente, ma ora stracciata e sporca sembra solo uno straccio. Nasuada brandisce una spada, ma non sembra essere in forma, anche se alle sue spalle ci sono due soldati morti.
Getto il fodero della spada di lato, non avendo avuto il tempo di legarmi il cinturone alla vita; avanzo e tento un fendente, che viene prontamente parato dall’altra spada, sorrido. Ho appena iniziato.
Faccio un passo indietro e inizio la mia danza; le infliggo piccoli tagli su tutto il corpo, vado troppo veloce perché possa tenermi dietro, sarebbe impossibile anche per un soldato nel pieno delle sue capacità. Poco dopo, ferita e stanca, lascia cadere la spada e si accascia a terra; calcio l’arma, che roteando sul pavimento si allontana da lei.
Mi giro verso le guardie che, arrivate, stavano osservando il mio balletto “Riportatela in cella, legatela bene e sgombrate i cadaveri” Chiudo il colletto della camicia, che nello scontro si era leggermente aperto, recupero il fodero della spada e me ne torno a letto.

NOTE DELL’AUTRICE: Salve a tutti; anche in questo capitolo c’è solamente una piccola apparizione di Murtagh, ma non preoccupatevi nel prossimo capitolo avrà un ruolo fondamentale… Vi annuncio che non manca ancora molto alla fine della storia: tre o quattro capitoli, non ho ancora deciso.
Sto già scrivendo una nuova storia e vi chiedo un consiglio: come dovrei intitolarla?

- La storia dietro il tiranno

- Danzare con i propri demoni

Parlerà, come forse avrete già capito di Galbatorix, ma anche di Morzan e Brom. Credo che arriverà fino alla morte del primo cavaliere rosso, ma non ne sono ancora sicura.
Fatemi sapere quello che pensate. Ciao e alla prossima.

   
 
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