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Autore: jadestark    24/07/2014    1 recensioni
Questa fanfiction nasce come seguito di You Must Be The Ruler e parla della storia di una dei figli di Mary e Francis, Anne, la più piccola.
Ci sono elementi fantasy e la maggior parte dei personaggi sono inventati, in quanto gli eventi si svolgono molti anni dopo l'ambientazione del telefilm.
L'attinenza alla storia è (o sarà) più importante di quanto si possa credere.
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Francis, Mary Stuart, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO VIII.



 
"Scala reale!"
"Non è possibile, Anne. Tanta fortuna non può racchiudersi in una sola persona. Non ci gioco più con te"
"Lord Hugh che si dà per vinto così facilmente?! Questa dovevo ancora sentirla"
Hugh lanciò le sue carte sul tavolo della cabina. La nave sarebbe salpata a momenti ormai.
"Faremmo prima ad attraversarla a nuoto la Manica, se questi non si decidono a partire"
"Oh piantala di lamentarti. E' tutto il viaggio che ti lamenti. Sei piuttosto insopportabile"
"Se lo pensassi davvero non saresti venuta, sbaglio? Non sbaglio. E adesso vado ad accelerare la partenza perchè stare nella stessa stanza con te mi sta facendo venire il mal di mare"
Anne sbuffò, rimettendo a posto le carte: "Mi devi in totale..." controllò un taccuino sul tavolo "...cinque monete d'argento, due prosciutti, tre metri di seta e sei panini al cioccolato"
Hugh fece finta di non sentirla e si incamminò verso il ponte della nave. Anne era simpatica, ma stare con lei ventiquattro ore al giorno cominciava a pesargli.
"Vengo con te, aspettami"
"Non se ne parla"
"Dai, mi annoio qua sotto"
Il ragazzo le fece cenno di muoversi, sbuffando.
Il ponte era affollato di marinai e passeggeri, il sole era alto e tirava una brezza leggera. Hugh intravide il capitano e si avviò nella sua direzione, deciso a parlargli, non notando quindi due marinai che lanciavano occhiate poco raccomandabili in direzione della sua accompagnatrice.
Anne si accorse di quello che stava succedendo solo quando la circondarono.
"Bella signorina, vieni con noi sottocoperta" disse il primo, afferrandola per un braccio.
"Lasciami subito"
Anne cercò di divincolarsi ma il secondo le bloccò l'altro braccio e iniziò a spingerla, guardandosi intorno per assicurarsi di non essere visto.
"LASCIATEMI!"
Hugh si voltò di scatto, e con lui il capitano
"Zitta, bambolina"
Neanche il tempo di finire di sghignazzare che il marinaio si ritrovò senza uno dei denti davanti: Hugh gli aveva sferrato un pugno in piena faccia, afferrando contemporaneamente Anne e stringendola a sè.
Il secondo uomo cercò di colpirlo a sua volta ma il capitano lo fermò spintonandolo: "Tornate a lavorare, idioti!"
I due si dileguarono, lanciando occhiate di odio verso Hugh, che stava ancora ansimando di collera.
"Hugh, lasciami adesso. Non riesco a respirare"
Si accorse di stringerla troppo forte, così la lasciò andare, senza guardarla.
"Mi scuso per il comportamento dei miei uomini, state sicuri che pagheranno per questo: perderanno il lavoro e li costringerò a scendere dalla nave. Nel frattempo però vi consiglio di stare in guardia e a voi, signorina, di non allontanarvi mai da sola. Non sbarcheremo prima di una settimana e i marinai non sono uomini troppo cortesi"
Anne annuì, ancora scossa per quello che era appena successo.
"Vieni, torniamo in cabina" le disse Hugh, spingendola piano sottocoperta. Anne lo lasciò fare e quando furono al sicuro le mise le mani sulle spalle e le chiese: "Stai bene?". La ragazza annuì, quindi lui si voltò e andò a sdraiarsi sulla brandina. Dopo qualche secondo Anne lo seguì, sedendosi accanto a lui.
"Grazie per quello che hai fatto"
"Sono stato uno stupido, non avrei dovuto lasciarti sola. Sai cosa ti avrebbero fatto?"
"Lo so, per questo ti ringrazio. Non eri tenuto a proteggermi"
"Beh, mi andava di prendere a pugni qualcuno, mi stavo annoiando"
Hugh non vide Anne sorridere, stava fissando una ragnatela sul soffitto. Non la vide neppure avvicinarsi a lui e lasciargli un bacio leggero sulla guancia. I suoi capelli gli sfiorarono il collo, facendogli il solletico.
"Sono in debito con te" gli sussurrò mentre si allontanava da lui. Poi andò a sedersi al tavolo, mischiando le carte e disponendole per fare un solitario.

 
***

 
"Questa città è così bella!"
"Con te lo è ancora di più, Mary"
Mentre lei era affascinata da tutto ciò che vedeva, Francis aveva occhi solo per sua moglie. Se fosse dipeso da lui non sarebbero mai usciti dalle loro camere. Invece non facevano altro che girare e girare e girare in carrozza tutto il giorno.
Mary gli sorrise e gli si avvicinò per dargli un bacio, incurante del fatto che il cocchiere fosse a pochi metri da loro.
"Andiamo sul battello?"
"Si chiama bateaux-mouche"
"Non fare il saputello con me, Francis"
"Io faccio quello che voglio, donna. E voglio tornare in camera"
Mary scosse la testa: "Non sono mai stata a Parigi e non mi farò certo sfuggire quest'occasione. Voglio vedere il più possibile. Andremo in camera quando dovremo dormire"
Francis assunse un'espressione contrariata: "Dormire?!"
"Sì, beh, tra le altre cose" Mary ridacchiò "Ma tutto dipende dal giro sul battello, ovviamente".
Francis la fissò per un secondo con gli occhi ridotti a due fessure, decidendo cosa fare. Mary aveva la capacità di fargli fare sempre quello che lei voleva, e senza nemmeno sforzarsi troppo. Lui non riusciva proprio a dirle di no e lei lo sapeva benissimo. Dopo aver lasciato trascorrere una giusta quantità di tempo tenendola in sospeso, si rivolse al cocchiere che li stava portando in giro per la città: "Cambio di programma, andiamo in battello"
Mary sorrise gongolando: "Ottima scelta"
"Questa è coercizione" si lamentò Francis.
"Un pochino, forse"
Francis sbuffò, contrariato.
Mary lo conosceva troppo bene per non divertirsi un po' prendendosi gioco di lui e le piaceva avere questo tipo di confidenza con suo marito, ma sapeva anche che Francis aveva bisogno di conferme e soprattutto aveva bisogno di sentirla vicina. Quindi gli prese il viso tra le mani e gli diede un leggero bacio sulla guancia.
"Io ti amo, lo sai" gli sussurrò all'orecchio. Francis le accarezzò la mano per qualche secondo, prima di tirarla verso di sè, obbligandola a salirgli sulle ginocchia.
"FRANCIS!" esclamò lei.
"Shh..." le appoggiò l'indice sulle labbra, facendole segno di non fare rumore "Anche io ti amo". Poi la attirò a sè, baciandola sulle labbra, dove un secondo prima aveva appoggiato il dito.
 

 
***

 
"Così tu abiti qui?"
Hugh annuì, scendendo dalla carrozza e tendendole la mano per aiutarla: "Mentre tu ti riposi io sbrigherò delle faccende al castello. Bernard resterà con te, se vorrai farti portare a fare un giro per Edimburgo"
"Non posso venire con te?"
"Vorresti venire al castello? Ma parleremo solo di affari, ti annoieresti"
Anne ci pensò su un secondo: "Va bene, schiaccerò un pisolino fino al tuo ritorno"
"Non ci metterò molto, vedrai" Hugh le fece l'occhiolino prima di affidarla a una delle domestiche, con le istruzioni su dove sistemarla, poi salì nuovamente sulla carrozza, diretto al castello di Edimburgo.
Anne sistemò tutte le sue cose nella vecchia stanza di Judith, dove la ragazza viveva quando veniva a far visita alla sua famiglia. Se non aveva capito male dalle poche parole che Hugh aveva speso per spiegarle, quella era la casa dei loro genitori, lasciata a entrambi i figli quando loro avevano deciso di andare a stare in campagna. Essendo Judith sempre vissuta alla corte di Francia, fin da piccola, quella casa era a disposizione di Hugh, ma sua sorella aveva ancora la sua stanza dove alloggiare quando le veniva permesso di recarsi a casa per vedere il fratello, al quale era molto legata. Non era una casa molto grande, sufficiente per due persone e ben arredata, collocata nel centro di Edimburgo e rivolta verso il castello, così imponente che sembrava dominare tutta la città.
Anne sentiva già di adorare questa città, che il castello rendeva imponente e maestosa, mentre le strade del centro erano invece piuttosto piccole e strette. La ragazza sperava di poter visitare il castello durante il suo soggiorno, là dentro c'erano le radici della sua famiglia, e Hugh lo sapeva.
Stremata dalla fatica del viaggio, si tolse gli stivali, si accoccolò sul letto e si addormentò senza nemmeno fare in tempo a spogliarsi.
 
Quando riaprì gli occhi la luce era molto diversa: più bassa, attenuata e arancione. Aveva dormito fino al tramonto. Alzò la testa e si accorse di non essere sola. Hugh era sdraiato accanto a lei e fissava il soffitto con le braccia sotto la testa.
"Buonasera, dormigliona"
"Che ore sono?" gli chiese lei, posando di nuovo la testa sul cuscino e coprendosi la faccia con la coperta. Poi si accorse che qualcosa non quadrava: "Ehi ma questa coperta da dove viene?"
"Da quell'armadio. Stavi gelando"
"Mi hai coperta tu?"
Hugh non rispose, continuando a scrutare il soffitto. Anne si chiese cosa ci fosse per lui di tanto attraente nei soffitti.
"Sono le sei, per la cronaca" le disse dopo un po'.
"Ho dormito tutto il giorno?"
Finalmente si girò a guardarla: "Sì"
"Tu quando sei tornato?"
"Un paio d'ore fa, circa"
"Quindi sei qui da due ore?!" esclamò Anne.
"Definisci 'qui'"
"In camera mia"
"Forse"
Anne stette in silenzio, non sapendo cosa rispondere e nemmeno cosa pensare del comportamento di quel ragazzo, così diverso dall'idea che aveva di lui all'inizio.
"Mangiamo?" gli chiese infine.
"Hai fame?" le rispose lui, guardandola di nuovo, ma stavolta con uno sguardo diverso dal solito: più tenero e dolce. Anne annuì e Hugh si alzò dal letto: "Quando sei pronta, chiedi alla domestica di accompagnarti in sala da pranzo. Faccio preparare il porridge e ti aspetto di sotto".

 
***

 
Dopo una settimana, Anne poteva dire di aver girato tutta la città. Aveva preso dei vestiti, accessori, regali per sua nonna, Mary e le ragazze. Frequentato pasticcerie e comprato qualche bottiglia dei migliori scotch. Il suo accompagnatore era occupato per molte ore al giorno e la lasciava in compagnia della servitù, con la quale la ragazza aveva già fatto amicizia.
Una mattina, a colazione, Hugh le annunciò che avrebbe avuto la giornata libera e le chiese cosa le sarebbe andato di fare. Lei gli disse che avrebbe voluto vedere il castello, così lui acconsentì e fece preparare i cavalli.
Insieme salirono la collina dove era situato il castello, lasciando i cavalli alle cure dello stalliere e visitando la sede del potere scozzese a piedi. Hugh era molto ben conosciuto in quei luoghi e nessuno fece domande al suo passaggio.
Videro tutte le parti visitabili, lui fu molto paziente, dicendole tutto ciò che sapeva delle varie stanze che si presentavano loro davanti, finchè non si ritrovarono davanti ad una porta di legno massiccio, chiusa a chiave.
"Ho una sorpresa per te" le annunciò.
Anne lo osservò con circospezione: "Ah sì?"
"E' una bella sorpresa, te l'assicuro" e così dicendo estrasse una chiave dalla tasca e aprì la porta. La stanza che si rivelò ad Anne era relativamente piccola, chiaramente arredata per un bambino. C'erano un piccolo letto, dei giocattoli, libri di favole e gessetti per disegnare. E una quantità esorbitante di bambole.
"Nessuno è più entrato qui dentro da quando Mary ha lasciato la Scozia, a parte la servitù per pulirla ogni tanto"
Anne lo fissò a bocca aperta: "Questa è la camera di Mary?!"
Hugh annuì, felice di essere riuscito a sorprenderla.
"Posso camminarci?" chiese lei.
"Puoi anche prendere qualche bambola, se vuoi. La gente non ci entra perchè non gli interessa la vecchia camera della regina e qui di certo non mancano le stanze. Fa come se fossi a casa tua" poi fece una pausa "beh, in effetti è casa tua".
Anne iniziò a girovagare per quei pochi metri quadrati, osservando tutto e toccando ogni giocattolo, le sembrava impossibile essere lì. Hugh si tenne lontano, lasciandole il suo spazio e limitandosi a guardarla, fino a che lei non gli chiese di avvicinarsi, mostrandogli un orsacchiotto giallo con dei bottoni al posto degli occhi e un fiocco viola sulla pancia.
"Vuoi tenere questo?"
Anne annuì: "Era il preferito di mia madre, voglio riportarglielo"
Hugh se lo rigirò tra le mani per qualche secondo, per poi restituirglielo.
"Dobbiamo andare adesso" le disse, voltandosi verso la porta, ma Anne gli bloccò il braccio: "Aspetta. Grazie per... questo. E' una delle cose più dolci che qualcuno abbia mai fatto per me"
"Sì ma adesso non esagerare però, eh"
Anne fece spallucce: "Beh, lo sei"
"Che cosa?"
"Dolce"
"Me ne vado"
Anne scoppiò a ridere, cercando di tenere il passo: Hugh stava praticamente correndo.
"Oh, ma io ti accetto per quello che sei!" gli disse, prendendolo in giro.
"Smettila subito" ma vedendo che Anne continuava a sghignazzare si bloccò di colpo, spingendola verso il muro più vicino "Smettila subito o mi costringerai a dimostrarti quanto NON sono dolce e gentile con le donne". Anne, purtroppo, non riusciva a prenderlo sul serio, ma cercò di annuire mascherando il suo divertimento. Hugh sembrò accettare questa resa, o forse decise solo di accontentarsi e lasciar perdere. Dopotutto Anne non aveva tutti i torti.
  
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