Grazie per aver letto e commentato il capitolo precedente!
Questo è il penutlimo, con Ron&Hermione,
la mia coppia preferita. Spero che possiate apprezzarlo. Buona lettura, e
fatemi sapere che ne pensate! Kisses, Sara
Five Ways to
say “I love you”
Ron&Hermione
Ron prese stancamente la sua giacca, e si apprestò
ad uscire. Si ricordò di sistemarsi i capelli nello specchio all’ingresso, perché
erano estremamente disordinati. Lei dormiva, e le aveva lasciato un biglietto in
cui aveva brevemente accennato ad un incontro impellente al lavoro. Che era,
del resto, la verità.
Gli dispiaceva lasciarla così, senza neanche
augurarle il buon giorno, ma era già in netto ritardo, e si era scordato di
mettere l’abito adatto. Il suo capo probabilmente se la sarebbe presa, ma non
tanto da licenziarlo. Studiò ancora una volta il suo aspetto nella vetrina del
palazzo in cui lavorava: poteva andare, anche se sembrava che fosse appena
sceso dal letto. E, ancora una volta, era la verità.
Hermione
si svegliò tardi, ancora piuttosto assonnata, e non si stupì di essere sola.
Guardandosi intorno, intercettò subito il biglietto che dava bella mostra di sé
sul comodino. L’aveva scritto su un pezzo di carta rossa che aveva trovato
chissà dove, in una calligrafia a dir poco illeggibile. Ma a lei non
interessava tanto il messaggio, quanto la firma. Infatti, senza leggere quale
fosse il motivo che aveva spinto il suo ragazzo ad abbandonarla così senza
neanche salutarla, il suo sguardo corse velocemente a quel “baci, Ron” che era
scribacchiato in un angolo del foglietto. Sentì una piccola fitta di delusione
al cuore, ma la nascose bene a se stessa con la prospettiva di un’interessante
giornata di lavoro.
Erano mesi che andava avanti così, se non anni (ma
agli anni non ci pensava, perché sarebbe stato troppo deprimente). Stavano
insieme, facevano tutto insieme, erano una vera e propria coppia. E stavano
bene, davvero, ma a lei mancava qualcosa, e sapeva anche benissimo di cosa si
trattava.
-Mai? Non ci credo.-
Ginny la guardò scettica, mentre finiva di
sistemare i capelli del suo primogenito James che, pur essendo ancora molto
piccolo, dimostrava un carattere degno di quello dei suoi genitori e dei suoi
zii. In quel momento, era intento a giocare con i bottoni del maglione di sua
madre.
-E io ti dico che è così. Davvero.-
-Ma come è possibile che non sia mai accaduto?
Insomma, è una cosa che viene spontanea!- Hermione,
indecisa tra il ridere o disperarsi, decise di prenderla con filosofia. –Spontanea? Evidentemente non a tuo fratello. Credimi, ogni
volta che si presenta l’occasione in cui sembra che finalmente lo farà, poi non
succede assolutamente nulla. E’ inutile. E tuttavia non ne capisco il motivo.-
Ginny
adagiò il bimbo su una sedia, e prese a trafficare con una macchina per il
caffè, una delle più recenti ossessioni di suo padre. –E
tu? Non dirmi che neanche tu glielo hai mai detto!-
Hermione
si fece piccola piccola, pronta alla sfuriata della
sua adorata cognata che, sapeva, sarebbe arrivata da un momento all’altro. Il
suo atteggiamento bastò a far comprendere alla rossa quale fosse la risposta
alla sua domanda. –Io l’ho sempre detto che siete
proprio adatti a stare insieme! E ora avete anche conquistato il primato di
coppia più strana che io conosca!- Hermione, all’affermazione,
si sentì un tantino offesa. Loro erano una coppia fantastica: perfetti l’uno
per l’altra, stavano benissimo insieme, e si amavano alla follia. Si, peccato
che non riuscissero a dirselo. Ma questo non era il solo problema della
ragazza. Tremando dall’emozione, e sussurrando quasi, disse piano –Ginny… non è tutto. C’è un’altra cosa che devo dirti.-
Ron tornò a casa dal lavoro molto stanco. Aveva
passato una giornata davvero pesante, iniziata con una sfuriata da parte del
suo capo e proseguita peggio. Sua madre aveva preparato una cena coi fiocchi, e
si chiese se ci fosse qualche occasione particolare da festeggiare. Quando,
togliendosi il cappotto, sentì le urla del suo adorato nipotino, capì che sua
sorella e il suo migliore amico sarebbero stati loro ospiti quella sera. Si
stupì, però, di vedersi comparire davanti Hermione.
Dopo che si furono salutati con un bacio, come
facevano sempre, Molly chiamò tutti a tavola.
-Allora, ragazzi, com’è andata oggi?-
Tra gli assensi e i brevi racconti delle varie
giornate, trascorse tutta la cena. Nonostante ciò, Ron non potè
fare a meno di notare che tra Ginny ed Hermione c’era un sospetto scambio di sguardi, del quale
non riusciva a capire il motivo. In particolare, sembrava che sua sorella
volesse esortare la sua ragazza a fare qualcosa. Si, ma che cosa?
-Allora, Ron, ce l’hai fatta a dirglielo?- Ron si
spaventò quasi sentendo la voce del suo migliore amico raggiungerlo nel
cortile, dove era andato per pensare un po’.
-Ancora no. Non riesco a trovare il momento giusto… E poi stasera mi è sembrata molto strana. Non
vorrei che fosse successo qualcosa, oggi.-
Harry sorrise, e lo guardò divertito. –Non credo che sia successo qualcosa OGGI, ma piuttosto che
vada avanti da un po’ di tempo.- Ron lo fissò senza capire, innervosito dal
fatto che harry sembrava conoscere la sua vita
sentimentale meglio di lui. In quel preciso istante, Hermione
aprì la porta, e si avvicinò a loro.
-Credo che Ginny avesse
bisogno d’auto con James. Si è rovesciato qualcosa addosso.- Disse, e guardò harry con uno strano sguardo complice. –Non
c’è bisogno di preoccuparsi, Herm, c’è mia madre- la rassucrò Ron ma, siccome harry lo
colpì con discrezione con un gomito, si affrettò ad aggiungere –Oh.. si, sarà meglio che tu vada ad aiutarla, amico. –
Quando furono rimasti soli, dissero
contemporaneamente –Ho bisogno di parlarti.-
Ridendo, decisero di fare una passeggiata. –Allora,
che volevi dirmi?- le chiese Ron osservando quanto fossero magnifici i suoi lineamenti
alla luce della luna. Si, era addirittura più bella del solito, con un’espressione
serena che raramente le aveva visto in faccia. –Oh..
No, sicuramente quello che vuoi dirmi tu è più importante.-Ron
sorrise, e le prese una mano.
-Sai, forse hai ragione. Credo che quello che devo
dirti io sia più importante.- Così dicendo, fece per inginocchiarsi, ma non
aveva notato il cipiglio che stava assumendo la ragazza, decisamente infuriata.
-Oh no! Non te lo permetterò, Ronald Weasley, fosse l’ultima cosa che faccio!- e si girò le
braccia incrociate e un’espressione di palese disappunto scolpita nel volto.
Ron, incredulo, ferito e un po’ arrabbiato, si
rialzò velocemente per poi posizionarsi esattamente di fronte a lei. –Ora mi spieghi. Per quale motivo, esattamente, non posso
fare quello che stavo per fare?-
Lei, senza cambiare espressione, ma con un’altezzosità
e un’aria piuttosto feroce, che al tempo stesso lo spaventavano e facevano
infuriare, sibilò: - Non puoi pretendere di fare le cose come e quando vuoi tu.
Quello che stavi per fare… non è giusto che tu lo
faccia!- E tacque, voltando la testa.
Semplicemente confuso, il ragazzo insistette –Forse è colpa mia, ma davvero non capisco. Cosa vuoi? Una
serenata, dei violini, un atto eroico? O il problema è che mi rifiuteresti e
non sai come dirmelo?-
Indignata, lei si voltò a guardarlo, la bocca
spalancata dallo stupore, gli occhi ridotti a due fessure. Ron, che aveva detto
l’ultima frase un po’ perché lo pensava, un po’ perché era sicuro che gli avrebbe
fatto riavere tutta la sua attenzione, la guardò con aria di sfida.
-Io rifiutarti?? Come puoi anche solo pensare una
cosa simile?-
-E allora perché diamine mi hai impedito di
farlo?-
Lei, come le accadeva molto raramente, non sapeva
cosa rispondere, non volendo svelare la verità, perché se ne vergognava. Così,
prese a fissare a testa china il terreno, e a guardarlo ogni tanto di
sottecchi.
-Adoro questi momenti, in cui sono io ad avere l’ultima
parola. Davvero, ti amo immensamente quando fai così.-
Prima ancora che il ragazzo concludesse la frase,
lei lo guardò con gli occhi sbarrati, confusa e, se possibile, ancora più
arrabbiata di prima.
-Sono anni che aspetto questo momento, si sentirti
dire quelle parole… e tu che fai?? Lo rovini così!-
Lui improvvisamente capì. Capì perché era arrabbiata,
e la frecciata di Harry, e il motivo per cui era tutta la sera che sua sorella
lo guardava come se volesse fulminarlo. E, avendo compreso, non potè fare a meno di scoppiare a ridere in maniera piuttosto
evidente.
Vedendo che però la cosa stava attirando ancor di
più su di lui le ire della ragazza, si fermò, e le si avvicinò, abbracciandola.
-Migliaia di volte. Per migliaia di volte ti ho
detto che ti amavo, mentre dormivi o quando non potevi sentirmi. E non ho mai
avuto bisogno di dirtelo davvero, perché so che sai che senza di te non potrei
andare avanti neanche per un minuto.-
Tutta la rabbia la abbandonò immediatamente, e lo
baciò animata dalla stessa magia che l’aveva guidata la prima volta che l’aveva
fatto, nel bel mezzo della battaglia.
-Hermione…
vuoi sposarmi?-
Lo disse così, in maniera completamente diversa da
come l’aveva progettato, ancora abbracciato stretto a lei, con il cuore che gli
batteva vicino a quello della ragazza che aveva sempre amato. E che accelerò di
un battito, quando lei rispose –Si. –
Restarono per un po’ immobili, a godersi quel
momento, e poi, mano nella mano, si avviarono verso casa.
-Ma ora che ci penso…
Era questo che volevi dirmi, quando hai detto che dovevi parlarmi?-
Lei arrossì lievemente, e si fermò, mettendosi
davanti a lui.
-Non esattamente. Ecco, io avevo paura di dirtelo,
ma adesso non più. Aspettiamo un bambino.-
Lui per un attimo sembrò scioccato, poi sorrise e
la trasse a sé un’altra volta.
-Ti amo e non mi stancherò mai di farlo. Anche se
non lo ripeto spesso.-