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Autore: Francine    25/07/2014    7 recensioni
Tutti abbiamo degli scheletri nell'armadio, segreti che non vorremmo che mai e poi mai fossero rivelati, giusto? Bene. Anche Milo di Scorpio ne ha uno. E bello grosso, pure. Che proviene dritto dritto dal suo passato. E che salta fuori, all'improvviso, da un anonimo quaderno con la copertina bordeaux...
[Baby!Gold Saint!]
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aries Shion, Scorpion Milo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scripta Manent'
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Quando odiamo un uomo, odiamo nella sua immagine qualche cosa che sta dentro di noi.
(Hermann Hesse,
Demian, 1919)




«Sei stato tu!»
 
Etienne si volta. Alle sue spalle, il viso contratto dall’ira, c’è il Santo dello Scorpione. Nilos, Milos o una cosa del genere. Lo ricorda perché è quello che fa più chiasso dei suoi nuovi compagni. E perché è quello che capisce di meno. Quando parla, certo, con quelle parole ammassate l’una sull’altra che sembra non ci sia spazio per tutte sulla sua lingua; ma anche quando ragiona, sempre se di ragionamenti si può parlare, con uno come lui.
 
«A fare cosa?», domanda, tornando a leggere la lettera che Rémy gli ha spedito da casa. Maman lo saluta e lo abbraccia. Rémy lo conforta ed esorta a migliorarsi sempre. Armatura o non armatura. E no, la sua sorellina non è ancora nata. L’aspettavano per gli inizi di Luglio, ma si vede che nella pancia di Maman si sta così bene… I suoi occhi stanno per terminare la frase lasciata a metà quando la lettera sparisce da sotto le sue dita e qualcuno lo afferra per lo scollo della maglia. Nilos, Milos, o come si chiama lui. E lo sguardo che gli scocca è madido di pura furia. Che sta per esplodere, da un momento all’altro.
«Sfotti, marmocchio?», sibila a pochi millimetri dal suo viso. Il suo alito profuma dell’aroma dolciastro della liquirizia. Avrà anche la lingua annerita.
«No», risponde pacato.
 
Etienne sa che non ci si può battere senza l’ordine della dea Athena, men che meno per motivi personali. Sia il Sacerdote che Rémy sono stati molto chiari su questo punto. Mai battersi. Anche se ti prudono le mani dal desiderio di suonarle di santa ragione ad un pazzo appena scappato dal manicomio. E che fa tanto il gradasso solo perché è nato quattro mesi prima di te.
 
«La calma è la virtù dei forti.» Il Sommo Sion lo ripete spesso, e i freddi occhi color rubino della maschera sembrano sempre volergli leggere dentro l’anima e oltre, per vedere se quel concetto abbia messo radici. Se si sia conficcato nel suo cervellino, come un chiodo da tenda nel terreno. Ché se il chiodo è piazzato male, la tenda volerà via al primo soffio del vento e ciao.
Ma è sempre calmo e tranquillo, lui. È lo Scorpione ad essere esagitato. E ad avercela con lui. Chissà mai perché.
Etienne se l’è chiesto spesso, ed un giorno ha rivolto il medesimo quesito all’esagitato in questione. Il quale gli ha risposto – gli ha ringhiato: «Perché sei tu.».
.
Non c’è una logica precisa nelle azioni di Milos, Nilos o come si chiama lui.
«O meglio, c’è», gli ha confidato Aphrodite il mese scorso, con il tono di chi dispensa saggezza spicciola ad un tanto al chilo. Era tarda mattinata, e il sole splendeva in un cielo azzurrissimo. Come gli occhi del Santo dei Pesci. «Ma è una logica tutta sua.»

Aphrodite non gli piace. È un tipo pericoloso. Come quelle piante carnivore dall’aspetto lussureggiante. O quei pesci tropicali dai colori sgargianti.
Sa che non ha prove da portare a suffragio della sua tesi; tesi che si basa su una semplice sensazione, per altro; ma c’è qualcosa nello sguardo del Santo dei Pesci che lo induce ad alzare le difese. Come se, invece che trovarsi di fronte ad un delfino, gli sembrasse di guardare vis à vis la dentatura affilatissima di uno squalo.
Però sembrerebbe che Aphrodite, almeno per quel che riguarda il Santo dello Scorpione, abbia ragione. E se solo non fosse così pericoloso, Etienne gli domanderebbe perché, secondo lo svedese, Milos, Nilos o come si chiama lui sia così insofferente alla sua presenza. Cosa lo spinga mai ad accusare sempre e soltanto lui di quello che gli accade.
 
«Sei stato tu!!», ruggisce ancora Milo, Nilos… lo Scorpione, insomma. Il suo sguardo incenerirebbe un ghiacciaio in una vampa istantanea.
«No. Non sono stato io.»
«Menti!»
«No.» Coi pazzi ci vuole fermezza. Bisogna assecondarli, sì; ma con fermezza. Per non ritrovarci, poi, in manicomio assieme a loro.
«Te la sei cercata, stavolta!», urla Milos, Nilos o come si chiama lui; il pazzo, insomma. E mentre lui si domanda Stavolta?, vede apparire l'indice destro dello Scorpione nel suo campo visivo. Ha un’unghia rossa, e questa cosa un po’ lo disturba. Perché è dello stesso colore delle unghie di Julie, la tabaccaia. Ma Julie è una donna. Julie può. Maman può. Sua sorella potrà. Ma un uomo?!
 
L’unghia del pazzo brilla. Cupissima. E un senso di pericolo serpeggia sulla pelle di Etienne.
Non starà per colpirmi, vero?, si domanda. La sua mano destra si ricopre di una patina di ghiaccio. Rémy ed il Sacerdote non potranno biasimarlo per essersi difeso, giusto?
 
«Che succede qui?»
Aiolos del Sagittario.
Li sta fissando, mani sui fianchi, fermo sulla soglia della camerata, la luce delle torce alle sue spalle proietta un’ombra allungata sul pavimento rosso scuro. Lo Scorpione s’è fermato col braccio a mezz’aria, pronto a colpire. Si volta in direzione del Sagittario, come una furia, mentre Etienne fissa l’ombra sul pavimento con un senso di malessere.
Un letto di sangue, pensa. E alza lo sguardo mite sul compagno più anziano. Compagno che si avvicina, tre passi ed è alle spalle di Milo. E li fissa. Entrambi.
 
«Allora?», domanda Aiolos. Non afferra il polso di Milo, né libera Etienne dalla stretta. «Sapete che i combattimenti tra Santi sono vietati, vero?»
«È stato lui!», ringhia Milo, lasciando libera la propria preda. «Ha cominciato lui!»
Gli occhi di Aiolos si posano su Etienne.
«Non è vero!», protesta – si difende – l’Acquario. «Non so di cosa sta…»
«Ah! E così sarei pazzo, eh?» L’aculeo di Milo è sempre estratto e pronto a scattare. «E allora chi ce le avrebbe messe le formiche nella mia borsa?»
Formiche?! «Non io. Io stavo leggendo quella lettera», prima che tu me la strappassi di mano. Non conclude la frase. Indica i fogli di carta, vergata con la grafia spigolosa di Rémy, ancora sparpagliati sul pavimento.
«Certo, certo. Il mammone leggeva la letterina…»
«Basta così.» Aiolos ne ha abbastanza del loro battibeccare. Scocca ad entrambi uno sguardo severo, poi aggiunge:«Non mi interessa di chi sia la colpa o chi sia stato a cominciare. Voi. Non. Dovete. Battervi. Siete Santi d’Oro, non monelli di strada!».
Milo ritrae l’unghia rossa, che scompare senza lasciare traccia. Ma le sue labbra fremono.
«Non finisce qui», sibila, minaccioso, all’indirizzo dell’Acquario. Come un serpente a sonagli che avvisa la preda della propria presenza. E poi se ne va. Senza dire altro, lasciando Etienne con la consapevolezza che la questione, tra loro, è tutt’altro che chiusa.
Anzi.
 




Capitoletto veloce veloce tanto per entrare in argomento.
Con dolcezza.
Approfitto delle note per spiegare la cronologia di questa storia.
 
Stando a Kurumada, le vicende di Saint Seiya iniziano nel 1986.
L’unica data certa è riportata su un quotidiano all’inizio della storia, quando– nel primo volume, tipo – si introducono le Galaxian Wars.
La data è 15 settembre 1986. O comunque, da metà Settembre parte la nostra storia.
Prendendo quella data, si fanno i conti. E se ne deduce che, se Milo ha vent’anni, ne stia per compiere ventuno, mentre Camus, che di anni ne ha venti, ne compirà ventuno il 7 febbraio dell’anno successivo. Che poi non ci arriverà a compierli è un'altra questione.
 
Sicché, nel mio headcanon almeno (perché Kurumada butta cose e info a casaccio ed è prontissimo a ritrattare senza battere ciglio ciò che non può essere ritrattato. La butta in caciara, come si dice dalle mie parti. E lo fa benissimo.), Milo è nato l’8 novembre 1965. Camus, il 7 Febbraio 1966.
 
Siamo nel luglio 1972. In uno dei suoi poderosi flash-back, di quelli creati ad mentula canis, Kurmada-sensei ci dice che prima che la dea Athena apparisse ai piedi della propria statua, vi fossero già i Santi d’Oro. Ed infatti appaiono in una vignetta con le facce da bambini e le armature addosso! Ed è l'anno di grazia 1973.
Io rilancio. E sposto la cronologia degli eventi indietro di un anno. Sono freschi d’investitura – e non l’ho deciso io che diventassero supermegacicciobomboscalciacooli® a sette anni. Io mi adeguo. Sennò faccio prima a chiamarlo Peppe, il Santo – ma sono ancora piccoli. Sono bambini. E si comportano come tali.
 
E sì, Milo e Camus, la supercoppia di amici che tanto fa trillare i cuori delle yaoiste incallite, non c’era ancora. È la storia di come è nata un’amicizia, questa. E si sa che più si litiga, prima, più si va d’amore e d’accordo dopo. Almeno fino a quando non si finisce con le dita dell’amico strette attorno al collo, ma sono dettagli.
Sì, ho scelto un topos letterario stra-abusato, ma che da Gilgamesh ed Enkidu in poi si è riproposto con forza nella letteratura. Perché ha ragione Hesse: quando odiamo una persona, odiamo in lei qualcosa che sappiamo essere in noi stessi.
 
In tutto ciò, vado in ferie anche io. Due settimane di svacco totale! Me le sono meritate, che dite? Voi divertitevi, riposatevi, abbronzatevi. Ci si sente dal dieci di agosto in poi.
Buona canicola a tutti. E grazie per essere passati di qui!
 

 
   
 
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