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Autore: Bloomsbury    25/07/2014    9 recensioni
[Storia in revisione] Capitoli revisionati: 14/35.
Jay era un ragazzo come tanti, con qualcosa in più o in meno degli altri, un ragazzo normale, un ragazzo omosessuale: particolare insignificante per ogni persona di buon senso.
Si vergognava di tante cose, tranne che di questo.
Jay bramava la luce, la libertà.
Fece la scelta sbagliata nel contesto meno appropriato e quel particolare insignificante diventò la spada che lo uccise, la macchia scura che lo inghiottì.
«Mio figlio è morto il giorno stesso in cui ha tradito la natura che gli ho donato con orgoglio.»
«La natura che mi hai donato è quella che ti ho confessato…»
«È una natura che mi fa ribrezzo!»
Così comincia la storia di Jay Hahn, fatta di dolori, di abbandoni, di amore, di amicizia, di segreti, di bugie, di tempesta.
E le tempeste intrappolano nel proprio occhio ogni cosa, risputandoti fuori lacerato, diverso, un mostro.
Jay uscirà ed entrerà da quelle raffiche di vento, diventerà lui stesso la tempesta e annienterà ogni cosa al suo passaggio.
Compreso se stesso.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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"Tearing me apart with
words you wouldn't say
And suddenly tomorrow's
a moment washed away
'Cause I don't have a reason
and you don't have the time
But we both keep on waiting for
something we won't find."

Final Masquerade- Linkin Park 


 
 



28. Final Masquerade
 
 
Lo aveva usato inizialmente. Forse per scaricare la rabbia o semplicemente perché gli serviva qualcuno di affidabile che l’avrebbe sfiorato con amore.
Jay si sentiva sporco e Brad aveva lasciato le sue impronte su di lui.
Aveva permesso ad un uomo incapace di provare emozioni di toccarlo e di abusare della sua inadeguatezza. Quando faceva sesso con Brad non aveva niente a cui pensare, a parte il disgusto che gli lasciava addosso; cosa funzionale al suo reale scopo: dimenticare Izaya.
Chaz lo aveva sfiorato, baciato e accolto dentro di sé senza usarlo, aveva goduto nel vederlo sciogliersi nel suo piacere. Avevano fatto l’amore tutta la notte, fino alla mattina e, lentamente, Jay era riuscito ad abituarsi a lui; a poco a poco aveva messo da parte il ricordo di Izaya e aveva finalmente visto e percepito l’emozione di quell’atto d’amore così trasparente da indurlo a pensare di aver sbagliato veramente tutto.
Se si fosse dato il tempo di riprendersi, senza donarsi a Brad solo per autodistruggersi pur di non sentire la nostalgia dei sentimenti con il quale Izaya usava invaderlo, molto probabilmente, con il tempo, avrebbe trovato qualcuno come Chaz a leccare le sue ferite.
Accanto a lui c’era un ragazzo che l’aveva sempre amato e si chiese se davvero meritasse quell’amore, se fosse all’altezza di beneficiarne alla luce di ciò che era diventato.
Aprì gli occhi accecato dal sole e solo allora si accorse che Chaz non era più nel letto.
Si lasciò andare ad un sospiro, avvertendo il loro odore non totalmente consumato dalle ore passate.
Si sedette sul letto, stropicciandosi gli occhi stanchi e dopo qualche secondo si alzò e si diresse, ancora nudo, verso la scrivania sul quale aveva studiato per anni in compagnia del suo unico amico.
Alcune cose non erano mai cambiate: i post-it con le citazioni più belle delle canzoni, i volantini di tutte le feste alle quali erano andati insieme, la cornice nella quale c’era sempre stata una loro foto insieme, seduti sul solito muretto; l’afferrò e si accorse che quella foto non c’era più.
Al suo posto c’era un’immagine di una ragazza sorridente, con lunghi capelli neri ed un sorriso aperto e solare.
Contrasse la fronte nel tentativo di capire chi potesse essere e pensò che se avesse cercato altrove l’avrebbe scoperto.
Depose velocemente la foto dov’era come se scottasse e guardandosi intorno nervosamente udì la voce di Chaz fuori dalla stanza: parlava a bassa voce in modo da non farsi sentire.
Jay aprì la porta e sbirciò lungo il corridoio dove vide l’amico seduto sul pavimento, impegnato in una telefonata. Per i primi momenti non riuscì a sentire le parole né a capire il discorso, ma qualcosa di inequivocabile lo stordì tanto da costringerlo ad entrare nuovamente nella stanza, chiudendo la porta senza fare rumore: «Julia, sì amore, ti chiamo dopo. Tranquilla!».
Una volta dentro, Jay cominciò a camminare avanti e indietro per tutta la stanza, scompigliandosi i capelli, tormentandosi le labbra, stropicciandosi gli occhi come se volesse convincersi di aver inteso male ciò che, invece, era chiarissimo.
Dopo poco Chaz ritornò in camera; non si aspettava di trovarlo sveglio né in piedi e imbarazzato della sua nudità così apertamente ostentata, prese da terra i pantaloni del ragazzo per poi lanciarglieli contro con un sorriso: «Vestiti!»
«Ti imbarazza vedermi nudo?» chiese Jay ancora stordito.
«No, è che…»
«Sono l’unico uomo che hai visto nudo.» stabilì con sicurezza.
Chaz rimase per qualche secondo in silenzio, senza sapere cosa avrebbe potuto rispondere.
«Non sei abituato a vedere un uomo nudo perché stai con una donna, Chaz.» lo accusò con delusione e con una calma tale da renderlo incapace di rispondere con prontezza. «Ti sei frenato, hai soffocato ciò che sei, giochi a fare l’eterosessuale felice con una vita perfetta accanto ad una fidanzata inconsapevole. Ti stai prendendo gioco di lei, di te stesso. Ti sei preso gioco di me.» continuò monocorde fissandolo con insistenza negli occhi.
«Non è così semplice…»
«È più chiaro di quel che credi.»
«Chi sei tu per giudicarmi?» chiese Chaz inaspettatamente, rivolgendogli lo sguardo con disprezzo.
Jay raccolse i resti del suo vestiario da terra e senza dire altro cominciò a vestirsi.
«Non sono omosessuale. Pensavo di esserlo in passato ma mi piacciono le donne…»
«Mettiti d’accordo con il tuo cazzo, allora. Fai discorsi così infantili da farmi venire i brividi: “mi piace la fichetta, i pisellini mi fanno schifo.”» lo scimmiottò senza remore, dandogli le spalle mentre, con infinita calma, indossava i pantaloni.
«Non ci vediamo da quattro anni, cosa vuoi saperne di me?»
«Di te niente, ma sono abbastanza grande ormai da capire come vanno le cose.» lo disse con quella tipica rassegnazione dei disillusi. Lo guardò per qualche istante aspettando un’amissione a cuore aperto, ma quando vide che Chaz insisteva nelle sue illogiche convinzioni lo raggiunse d’un tratto, spingendolo verso il muro. Lo costrinse alla parete, toccandogli l’inguine con veemenza, insinuando le mani nei pantaloni: «Non ti piace? Dimmi che ti fa schifo ed io me ne andrò senza giudicarti.» gli chiese avvicinandosi a lui, sfiorandogli le labbra con le sue. Chaz rimase inerme, incapace di opporsi. Sentiva il respiro caldo di lui addosso, le mani sempre più avide, la bocca carnosa e morbida sulla sua e non appena la reazione a quel tocco si fece ovvia, Jay lo liberò di colpo, lasciandolo con un palmo di naso. «La risposta mi sembra chiara.» concluse raccogliendo la maglietta da terra.
«Sei diventato un fottuto stronzo.»
«E tu un gay represso, come uno di mia conoscenza.» lo additò con ironia, riferendosi a suo padre.
«Non hai pensato minimamente alla possibilità che le mie reazioni con te siano del tutto esclusive? Io sono stato confuso in passato, Jay… ti ho amato. Ti incontro di nuovo dopo anni, dopo aver sofferto per te e mi sono sentito spiazzato. Non andrei mai con nessun uomo al di fuori di te.»
«Non è così. Sono l’unico uomo con cui hai condiviso la tua reale natura e non appena sei sparito dalla mia vita hai perso l’unica cosa che ti tenesse con i piedi per terra. Eri deluso, amareggiato, avevi paura di confessare e hai trovato la via più facile non appena una ragazza ha dimostrato interesse nei tuoi confronti.»
«Cosa ti fa credere che sia andata davvero così?»
«Dimmi che ho torto.» lo intimò intrappolandolo nel suo sguardo categorico e deciso.
«Hai torto.» rispose con titubanza, negando.
«Bugiardo!» esclamò con un sorriso sarcastico stampato in faccia.
Era duro ma, ancora, non sapeva bene se intenerirsi di tanta insicurezza o indignarsi per la traboccante codardia.
Si sedette sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Prima di sparire ancora dalla vita di Chaz avrebbe fatto qualcosa per aiutarlo: «È vero, sono diventato uno stronzo, ma ci tengo a te. Ti ho sempre pensato e ti ho immaginato libero e felice chissà dove, in compagnia di un uomo che meritasse il tuo amore e che ti amasse come sono stato amato anche io: senza paure, senza segreti.» disse con il sorriso di Izaya stampato nella sua mente; un sorriso così pieno da fare male. «Voglio il meglio per te e non so come dartelo, quindi mi limito a dirti l’ultima cosa: non avere paura. Essere omosessuale non è un delitto, non uccidi nessuno ad ammetterlo, anzi, uccidi te stesso se non lo fai. È un tuo diritto essere felice ed è un tuo dovere fare in modo di esserlo. Qualcuno sarà scontento, altri ti giudicheranno male ma tu hai il diritto di guardarti allo specchio e riconoscerti, se non lo farai avrai davanti sempre e solo il riflesso di un estraneo.» il suo tono di voce era rassegnato anche se consapevole e solenne.
«Cosa vedi tu, quando ti guardi allo specchio?» azzardò Chaz, incuriosito dalla trasformazione di Jay che, ormai, era più che palese.
«Uno che ha giocato male le sue carte, peggio di come lo hai fatto tu. Ma ho una cosa in più di te: so chi sono.».
Un relitto accasciato sul fondo del mare.
Si alzò e raggiunse la porta senza guardarlo.
«Sparirai dalla mia vita, Jay?»
«È solo uno sviluppo naturale delle cose, non prenderla a male.» minimizzò sparendo dietro la porta, lasciando Chaz a lottare da solo contro i suoi demoni. Se la prima volta l’aveva lasciato andare con qualche rimorso, stavolta, Jay sentiva di non poter fare nulla di più e capì che se non era in grado di pensare a se stesso non sarebbe mai stato capace di prendersi cura anche di lui.

***
 
Tutti avevano un segreto da proteggere, anche Jay ne aveva uno.
L’aveva difeso da Brad, da se stesso, se n’era preso cura in silenzio e l’aveva coltivato amorevolmente senza lasciarselo intaccare dall’efferatezza dei suoi gesti e dalla sua sporca vita.
Le pettinava i capelli ogni volta che andava, a lei piaceva; stava seduto sullo schienale della poltroncina rosa cipria dove lei trascorreva i tre quarti della giornata.
Emily si lasciava sfiorare i capelli ciocca dopo ciocca, anche se non aveva idea di chi fosse il ragazzo che la stava mettendo in ordine.
«Che cosa hai fatto oggi, Emy?» chiese Jay con dolcezza, guardando fuori dalla finestra della stanza arredata in modo spartano ma accogliente.
«Ho pensato.»
«A qualcosa di bello?»
«Ai fiori di loto.» rispose con un sorriso consapevole ma gli occhi persi nei suoi pensieri.
«Sono belli i fiori di loto.»
«Qualche giorno fa, Charles mi ha regalato una bellissima stampa cinese con un fiore di loto dipinto.» disse soltanto, senza modificare il tono di voce incerto, simile a quello dei bambini che non sanno ancora parlare e che cercano le parole per rendere l’idea di un pensiero troppo complesso per le loro capacità. «Sai cosa significa il fiore di loto?»
«No, non lo so. Dimmelo tu.»
«Significa: rinascita.» spiegò pacatamente. «Si dice che gli uomini primitivi, stupiti dal risorgere del fiore dal fondo dei corsi d’acqua inariditi dalla mancanza di pioggia, lo considerarono simbolo dell’immortalità e della resurrezione. Il Loto è capace di nascere e crescere dal fango rimanendo sempre candido e puro, dalle tenebre oscure riemerge alla luce e rimette ordine nel caos.».
Jay pensò ad Izaya senza un preciso motivo e si accorse che cominciava a ricordarlo davvero troppo spesso e, sorprendentemente, non faceva più così male. Gli faceva bene o, forse, era proprio Emily a farlo stare bene.
La madre del suo unico amore aveva perso ogni ricordo e Jay non seppe cosa potesse essere migliore: perdere i ricordi o morire lentamente per la smania di soffocarli.
«John.» lo chiamò come era solita fare.
Izaya se n’era preso cura arrendendosi al fatto di essere diventato un estraneo, Jay avrebbe fatto la stessa cosa: l’avrebbe accudita diventando semplicemente John.
«Dimmi, Emy.»
«Non so, ma… c’è qualcosa che mi manca. Mi sento triste. Forse perché Charles non è qui.»
O forse perché, anche se non lo ricordi, Izaya non è più qui.
«Può essere. Anche io mi sento triste per gli stessi motivi. Ti manca l’uomo che ami, anche a me manca la persona che amo.»
«Dopo di me hai trovato qualcuno da amare?»
«Sì. Dopo che mi hai lasciato per Charles ho trovato qualcuno.»
«E dov’è adesso?».
Nonostante l’assecondasse in ogni cosa, fingendosi un suo vecchio amore, nascondendogli il fatto che Charles fosse morto da anni e che, quindi, non esisteva più, desiderava parlargli di Izaya. Non l’aveva più fatto con nessuno.
«Adesso non c’è più. Io amavo un uomo straordinario che mi ha dato tutto; si chiamava Izaya, e perdendo lui ho perso me stesso, è come se non fossi adatto a questo mondo. Ho continuato a vivere convinto che non esistesse più un amore degno di essere vissuto e ho fatto troppi errori, tante scelte sbagliate e adesso non sono più niente. Non sono neanche più un uomo capace di provare sentimenti.».
Emily pianse silenziosamente come se tra quelle parole esistesse qualcosa che li univa.
In realtà condivideva davvero tutto: aveva perso suo figlio senza averne coscienza e anche lei aveva perso l’amore della sua vita; poteva comprenderlo appieno nonostante non se ne rendesse conto lucidamente. «Sono convinta che tu sia come un bellissimo fiore di loto. Se pensi che ci sia una persona degna di essere amata, amala. Non sentirti come se non fossi in grado di provare qualcosa perché ogni uomo, anche il più cattivo, cerca l’amore. È un bisogno, una necessità fisiologica; non chiudere le porte, tu puoi rinascere anche da un corso d’acqua inaridito e bruciato dal sole».




Angolo autrice.
Ciao! Ringrazio tanto tanto Elsker alla quale dedico questo capitolo. Babbo Aven e Bijouttina alla quale dovrò regalare un camion di fazzoletti. Ringrazio Julie e Sorella Grimm per le crociate per mettersi in pari e Oxymoros per la sua luuuuuunghissima e bellissima recensione. Ringrazio DarkViolet dicendole grazie per avermi scritto una recensione priva di spoiler XD. Ringrazio Hime per avermi regalato un numero tondo, Emide per avermi sostenuta e WarHamster per avermi dato il suo punto di vista sull'incipit che, finalmente, ho partorito. Grazie a tutti quelli che leggono questa storia e che l'amano. Grazie a Ghost e a Mrs Burro. Grazie a tutti quelli che si stanno mettendo in pari e a chi ha iniziato da poco. Grazie di tutto tesori *oggi è romantica*.
Grazie a chi ha messo la storia nelle seguite/preferite/ricordate.
Un abbraccio.
Bloomsbury
   
 
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