Serie TV > Buffy
Segui la storia  |       
Autore: Utrem    25/07/2014    5 recensioni
Post VII stagione. Buffy non vuole più soffrire e si rifugia laddove crede d'essere circondata solo da ciò che è bene. Senza più i suoi amici, in procinto di sposarsi, dopo l'incontro con qualcuno riuscirà a riformulare le sue priorità non solo come cacciatrice, ma anche come persona.
Dal prologo: "Si era ripristinata in tempo. Stava bene, benissimo in verità, anche se era ovviamente scioccata dai pensieri aberranti appena avuti. Era stata evidentemente raccattata da una temporanea follia. [...] Equipararsi a una cacciatrice brancolante nella notte, perennemente sola, equivaleva a una condanna a una permanenza nell’ Inferno. Lei amava il suo Paradiso. Il suo imperfetto Paradiso. [...]"
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buffy Anne Summers, Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Spike
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Normal again.



“Come hai trascorso il pomeriggio, poi?” Ryan chiese a Buffy, mentre, ormai del tutto afflosciati, traevano sonnolenza dalla morbidezza del sofà e dalla monotonia di una squillante voce femminile proveniente dal televisore.
“Divinamente. Mi sono messa in pigiama e ho perso tempo seduta in cucina a mangiare biscotti al cioccolato. Sì, biscotti in pigiama. È tutto” rispose lei, vagamente divertita dalla banalità delle sue parole.
“Oh be’, vedi che ti ha giovato andare a casa, alla fine? ‘Biscotti in pigiama’ è la migliore prospettiva che si può avere per un pomeriggio. Ti sto sinceramente invidiando” Ryan borbottò, un attimo prima di sciogliere le catene ad un prepotente e profondo sbadiglio.
“Ti sei stancato parecchio oggi?” Buffy si informò impensierita, buttando la schiena all’indietro per schiacciarsi contro il cuscino.
“No no, non molto in verità. Cioè sì, ma ne è valsa la pena” Ryan rispose, sorridendo e occhieggiando la consorte, che lo stava denudando con uno sguardo indagatore “Ahah, finiscila! Non penserai mica che mi lascerò sfuggire qualcosa?! Non sono così inetto. Saprai tutto a tempo debito. Non possiamo continuare a parlare di biscotti?”
“Su, almeno dimmi se è stato apprezzato dalla gran giuria! Betty ed Alice che ne pensano?” Buffy insistette, artigliando la stoffa dall’eccitazione.
“È piaciuto, ed è tutto quello che ti basta sapere” tagliò corto Ryan, distogliendo lo sguardo, spazientito. Buffy tuttavia era talmente invaghita dall’idea della sorpresa che prese a scimmiottarlo, nella speranza di irretirlo abbastanza da strappargli un ulteriore dettaglio, ma fu inutile e dovette arrendersi. Si sentiva un po’ delusa, dopo quel pomeriggio consumato a fluttuare leggiadramente tra le sue fantasticherie per il matrimonio, che erano ovviamente ancora inconsistenti e quindi poteva rimodellare e rivivere quante volte le garbava. I biscotti ed il pigiama avevano solo contribuito a rendere l’atmosfera ancora più favolosa.
“Piuttosto... sai, prima, mi è successa una cosa strana nel parcheggio…” Ryan iniziò, con un tono volutamente intrigante per sviare definitivamente la sua attenzione.
“Ah, sì? Racconta, sono tutt’orecchi!” lo accontentò Buffy, spegnendo la TV e rinunciando definitivamente a portare avanti quel capriccio.
“Stavo guidando alla ricerca di un posto dove parcheggiare, quando per poco non ho fatto secco un tizio. Ho frenato e gli ho chiesto che diavolo stesse facendo, lì fermo in mezzo alla strada. Poi mi sono accorto che imbracciava un gatto randagio: gli ho domandato il perché e pensa, lui mi ha detto che di mestiere fa il gattaro! Ahahah! Sul serio! Il bello è che io in principio non gli ho creduto, ma lui mi ha fatto sorbire un tale panegirico sul suo lavoro che poi mi è venuto il dubbio che non lo fosse davvero! In fondo, chi è chi si inventerebbe qualcosa del genere?”
Ryan non se ne rese conto, ma non appena ebbe concluso di enunciare innocentemente l’interrogativo finale, il colore del viso di Buffy mutò radicalmente colore, le sue pupille si ingrandirono sino a oscurare quasi totalmente l’iride ed il rivestimento del divano a portata d’unghie si stropicciò e si spezzò, cucitura dopo cucitura.
“Che c’è? Hai idea di chi possa essere? È veramente un gattaro?” la interpellò con curiosità, stimolato dall’espressione sibillina che aveva assunto.
“No, no, non lo so! Voglio dire, sembra… strano! Un gattaro?! No, no, non credo proprio… cioè, teoricamente ci sono tanti gatti a Mountyville, quindi la richiesta ci sarebbe anche, ma non credo proprio sia questo il caso… ” Buffy replicò subito , evitando accuratamente di incrociare il suo sguardo, investita da un terrificante senso di colpa nei suoi confronti.
Ryan prese a sganasciarsi dalle risate, una mano che gli tappava il viso, mentre Buffy si sporse in avanti, stringendo e comprimendo le arcate di denti l’una contro l’altra, le narici dilatate.
Che cosa aveva combinato? O meglio, che intenzioni aveva?
Quel…
Buffy chiuse gli occhi, travolta da un putiferio d’emozioni discordanti, che finirono per farla semplicemente sospirare.
“Va be’, io vado a letto, dai. Ho un sonno pazzesco! Poi mi raggiungi, ok?” Ryan annunciò, baciandola velocemente e rizzandosi in piedi, lo strascico del riso ancora sulla bocca.
“Sì…” Buffy annuì debolmente, troppo piano perché la potesse udire, toccandosi le guance scottate dall’ira con le dita.
Si pentì di non aver dormito, quel pomeriggio, poiché adesso era ben lungi da potersi concedere il lusso di farlo. Almeno avrebbe potuto approfittarne per effettuare qualche visita di precauzione, per ammonirlo allo scopo di prevenire questi spiacevoli eventi: ad un certo punto sicuramente aveva avuto quelle intenzioni. Tuttavia, aveva preferito accantonarle in favore di quel dolce far niente, costituito da sogni e biscotti. Aveva preferito percepirlo vincolato a una dimensione separata, che non la riguardava ed in cui si sarebbe eventualmente inoltrata solo quella notte, e per breve tempo. Le era piaciuto immaginare che questa dimensione fosse impenetrabile per lei e anche per lui, presumendo ottusamente che in quel misero stato, volente o nolente, non avrebbe potuto apportare alcun significativo danno alla sua rinnovata e appagante vita.
Si era sbagliata. Vi era penetrato e non avrebbe smesso, se lei non fosse intervenuta.
Alzò lo sguardo da terra, impuntando i piedi e chiudendo i pugni, risoluta a riparare a tutto non appena Ryan si fosse addormentato.

-

Con suo sollievo, non dovette aspettare molto.
Ryan pareva aver avuto una giornata particolarmente estenuante e si assopì neppure dieci minuti dopo essersi infilato sotto le coperte.
Buffy spiava palesemente il decorso del suo stato di veglia, ansiosa di porre fine alla tortura di rimanere sdraiata e comoda e nel contempo totalmente vigile.
Non appena il suo sonno si fu infittito abbastanza da poter sentirne il respiro, Buffy poggiò una gamba a terra e fece leva su di essa per scattare in piedi, con un’agilità e una determinazione che la sorpresero un po’. Più volte infatti la stanchezza l’aveva assalita, pure pesantemente: solo la motivazione a ricollocare il limite fra le due dimensioni era riuscita a persuaderla a non cedere.
Si cambiò rapidamente, senza prestare troppa attenzione agli abiti che si metteva o a come pettinava i capelli; poi agguantò le chiavi di casa e le infilò piano nella serratura, costringendosi a non emettere rumore nel girarle. Aprì la porta, evitando ogni tipo di cigolio; la richiuse con la stessa procedura e corse giù per le scale e in direzione del parcheggio, accumulando una velocità sufficiente da distrarla dal rimorso provato per quello che aveva fatto e si accingeva a fare, quando improvvisamente si imbatté in lui.
“Buonasera, ‘piaga’!” la salutò con evidente sarcasmo, reggendo le carcasse di un paio di gatti sulla spalla con una mano ed il mozzicone di una sigaretta accesa nell’altra.
“Come ti sei permesso?!” Buffy lo accusò saettandolo con gli occhi socchiusi, il labbro inferiore gonfio e tremante.
“Dillo a lui! È così che ti chiama, apparentemente. Oh cielo, non mi dire che è uno dei vostri nomignoli segreti… l’altro qual è, allora? ‘Malaria’?”
Buffy stese un braccio per smaltire la stizza che minacciava di farla impappinare e proseguì:
“Tu pensi di poter fare ciò che vuoi, vero? Vivere nell’appartamento, vederti con me la notte…è come un’autorizzazione! Tutto questo per te è una gigantesca fonte di intrattenimento e non vedi l’ora di sguazzarci dentro! Io… confidavo che ragionassi abbastanza da non venire a collidere col mio spazio e, specialmente, da non intrometterti nella mia relazione con Ryan, e invece a un giorno dal tuo arrivo vengo a sapere che avete fatto conversazione!”
Nell’ascoltarla, Spike aveva stirato orizzontalmente la bocca nel tentativo di preservare la serietà, ma quando aveva finito i suoi nervi ticchettavano e gli bastò ripetersi a mente due parole della sua ramanzina per spanciarsi letteralmente dalle risate.
Buffy abbassò il mento ed inforcò i fianchi con le mani tese, esterrefatta.
“Tu credi… che io sia andato nel parcheggio… in concomitanza col suo arrivo… per incontrarlo! Ahahah! Se qui c’è qualcuno che sragiona, certamente non sono io! È stata soltanto una dannatissima coincidenza! Se davvero avessi voluto manipolarlo, sicuramente non mi sarei ridotto a raccontargli una balla così penosa! A proposito, ci ha creduto?”
“Smettila!” Buffy esplose, sentendosi improvvisamente indifesa.
“Di fare che?” Spike non aveva capito. Fece un ultimo tiro e fu istintivamente sul punto di calpestare la cicca, ma poi si rammentò d’avere le scarpe di tela e la spense col dito.
“Non c’è da scherzarci allegramente su! Non avresti dovuto essere in giro a quell’ora, non capisci? Non avresti dovuto incontrarlo. Era l’ultima cosa che volevo…”
“Ma era anche l’ultima cosa che volevo io! Vedi? Che senso ha discutere quando potremmo sfogarci piangendo uno sulla spalla dell’altra? Accidenti, le ho finite” Spike brontolò, frugando a vuoto nel pacchetto “Piuttosto, non mi hai ancora detto se c’è cascato! Sono davvero curioso!”
Buffy alzò gli occhi al cielo e si morse il labbro, indecisa su come articolare la domanda. Poi disse:
“Ieri, quando ti ho fatto quel lungo discorso sui cambiamenti di questi ultimi due anni, mi sei stato a sentire?”
“Certo che ti son stato a sentire!” Spike ribadì, offeso, facendo oscillare pericolosamente i cadaveri sul petto nell’impeto della risposta.
“Bene. Allora, te ne prego, comportati di conseguenza e fai sì che non capiti più una cosa del genere, neppure per sbaglio. So che non è dipeso da te, ma te lo domando per favore. È meglio per tutti e due”
Ciò detto, Buffy girò i tacchi e si ridiresse rapidamente verso il proprio appartamento.
“Oh, no! Non penserai di andartene così, tesoro!” Spike tuonò, venendole dietro per un breve tratto.
“È quello che intendo fare, invece; e non chiamarmi ‘tesoro’” Buffy replicò , fredda e rigida, senza voltarsi, senza arrestarsi.
“D’accordo, allora. Ti parlerò da qui. È preferibile che tu stia a sentire, ma anche questo, come d’altronde tutto il resto, è a tua personale discrezione” Spike insistette, posizionandosi di fronte agli ultimi gradini, gli occhi che cercavano la chioma bionda , ormai scolorita e distante nel buio “Ho ascoltato molto attentamente il tuo discorso ieri, e lo capisco e lo rispetto. Sappi che io ti supporterò sempre, qualsiasi decisione tu prenda , perché conoscendoti so che sarà sempre riflettuta e ponderata. In cambio, però, ti chiedo per favore di ascoltare il mio discorso. Un po’ meno di cinquant’anni fa, il 4 febbraio 1955, ho espresso un desiderio in presenza di un demone della vendetta. Non era un periodo molto brillante per me: un nugolo di streghe mi aveva reso del tutto impotente come vampiro e questo fatto aveva allontanato da me Drusilla, Angelus e Darla. Di punto in bianco, parvero non avere più alcuna considerazione per me: ero diventato debole, per loro, in tutti i sensi. In preda all’agonia e alla disperazione, vagai inutilmente per un anno intero alla ricerca della mia forza perduta, quando improvvisamente mi imbattei in questo demone, nel territorio che oggi corrisponde appunto a Mountyville. In lui trovai la migliore occasione che avessi mai avuto per riscattarmi contro i miei sire: col giusto desiderio, avrei potuto dar prova d’essere un vero campione. Così mi ritrovai a comunicare il dannato desiderio: in cinquant’anni avrei affrontato la più grande minaccia alla quale chiunque, uomo o demone, si fosse mai esposto, nello stesso posto in cui lo avevo espresso. Il demone lo esaudì e presto la notizia si sparse capillarmente ovunque, impressionando moltissimo tutti, quei tre compresi: tanto è vero che mi riaccolsero e lavorammo insieme per ripristinare la mia forza vampirica. Tornando al presente: come sai, i demoni della vendetta, dopo che hanno acconsentito ad esaudire un desiderio, non possono assolutamente permettersi di lasciarlo incompiuto o verrebbero meno alle proprie maledette regole. Così suppongo d’esser stato resuscitato da lui tramite l’amuleto, in un modo che mi è sconosciuto, cosicché possa vedere realizzato il mio disgraziato desiderio fra, esattamente, tredici giorni. ”
Buffy scese nuovamente gli scalini, con passo lento e cadenzato, seguendo con zelo i suoi movimenti.
Si era interrotto e aspettò con pazienza che lei si riavvicinasse abbastanza da distinguerne i lineamenti per continuare:
“Quando dici che questo è tutto ciò che hai sempre desiderato e che ti sei stancata di combattere… io non ho scelta. Non ho una vita normale e gioiosa in cui rifugiarmi. Non ho neppure una vera vita. Fra tredici giorni dovrò presentarmi là, pesto, dolorante e con l’anima a complicare le cose, per fronteggiare l’ignoto. Non ho idea di cosa mi aspetta, non un indizio, non un aiuto da parte di nessuno. Ahah, chi vorrebbe aiutare me? Non piaccio a nessuno quando non sono un mucchietto di polvere. Dunque, Buffy, mi spieghi che interesse potrei avere nel metterti i bastoni fra le ruote quando l’unica cosa a cui ambisco al momento è un paletto di legno per accelerare quest’inutile, dannato processo?!”
Buffy si ritirò nuovamente nella penombra, intimidita e colpita dal freddo proveniente da fuori. Era piazzato lì, gli occhi luccicanti, la mascella contratta, le labbra sporgenti, a rinfacciarle quanto era stata ingiusta. Aveva promesso di stargli vicino, eppure lo stava allontanando, usando ogni possibile pretesto. Era ben cosciente del perché lo stesse facendo, ma era corretto, considerando che sarebbe sopravvissuto solo sino al giorno del suo matrimonio? E se invece avesse vinto? Gli avrebbe ugualmente concesso di abitare in quell’appartamento in pianta stabile? Lo avrebbe scacciato? Espulso dalla città? Lui avrebbe accettato di andare? Dove? E se fosse uscito malconcio dalla battaglia, se fosse stato privato di qualche potere? Come avrebbe contrattato con lui? Avrebbe lasciato che si isolasse da qualche parte, a vivere in condizioni meschine? In una fogna a nutrirsi di ratti, magari? O che si disperdesse da qualche parte del globo, senza nessuno, con il peso della sua reputazione da William il Sanguinario  a tormentarlo ogni volta che si fosse imbattuto in una vecchia conoscenza? Drusilla, per esempio? Cosa sarebbe successo se l’avesse visto con un’anima?
“Buffy…” l’apparizione di Spike vicino al suo viso troncò bruscamente il flusso delle angosciose domande “Buffy, io dovrei davvero andare a disfarmi di questi gatti… stanno iniziando a decomporsi”
“Sì… certo… vai! Io invece faccio un salto a casa mia a prenderti cuscini, lenzuola e coperte… prometto che questa volta li porto sul serio” scherzò fiaccamente Buffy, che in realtà stava incontrando qualche serio ostacolo a staccarsi da quella posizione.
“Uhm, ok. Ci vediamo domani…”
Un po’ riluttante, Spike indietreggiò di qualche passo, per poi voltarsi senza ripensamenti e procedere a passo spedito verso l’uscita dell’edificio.
“Spike!” Buffy esclamò, allungandosi sulla ringhiera nella sua direzione.
Al suono della sua voce s’irrigidì, come spaventato. Poi si girò, un’espressione scocciata e polemica dipinta sullo smagrito viso.
“Cosa? Che c’è?”
“Domani potrei comprare delle braciole e prepararti un misurino di sangue di maiale” propose Buffy, con un mezzo sorriso d’incoraggiamento.
“Sì… niente male, come idea. Ricorda i vecchi tempi” commentò Spike, col tono più neutrale che era in grado di produrre.
“Già! E poi ti leverà dall’impiccio di uccidere i gatti… sai, sarà un po’ difficile che tu riesca a portare avanti la bugia del gattaro se persisti nel nutrirtene” Buffy notò, facendo trapelare disgusto e ironia dalla voce.
“Ahahah! Ci ha creduto, lo sapevo! Ti consiglierei, mentre cucini le braciole, di infilargli un po’ di sale in zucca: chissà, potrebbe fargli bene!”
Buffy scosse la testa e roteò gli occhi. “Buonanotte, Spike”
“’Notte, Buffy”
Aprì la porta del palazzo e la richiuse con un colpo secco, che rimbombò per le scale e sancì un’altra fine.
Buffy stette immobile per un po’, quasi in imbarazzo, a guardarsi le mani. L’incontro non aveva decisamente avuto l’esito previsto. Ne contemplò lo scorrimento nella sua memoria da spettatrice, inizialmente con una sorta di piacere, finché la storia di Spike non si espanse, sino a prevalere su tutto il resto. Fortemente decisa a schivare tutte le sensazioni che vi erano connesse, ripercorse celermente la scala, fissando come unico impegno mentale il recupero di coperte e cuscini.


ATTENZIONE: per via di una numerazione errata da parte di EFP, il capitolo 6 NON È REGISTRATO e, per avanzare nella lettura della storia, è necessario PASSARE MANUALMENTE AL CAPITOLO 7. I capitoli sono consecutivi, non c'è alcun capitolo mancante: è solo un bug di EFP.


Nota:
Il modo in cui Spike è tornato in vita è di mia invenzione. Può essere quindi considerato AU rispetto al differente sviluppo dell'evento che si ha in "Angel".
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Buffy / Vai alla pagina dell'autore: Utrem